Quest’anno un gruppo di amici non è andato a Chatel per girare in un bike park qualsiasi…

Video, internet, Facebook, persino il passaparola tra di noi, tutto sapevamo sulla carta riguardo le novità del park più incazzato d’Europa (forse dopo c’è solo Whistler…), ma eravamo anche determinati nel chiudere le linee che sognavamo durante tutto l’anno e che fantasticavamo seduti al bar tra una birra e l’altra. Chatel fa parte del comprensorio delle Portes du Soleil e dal punto di vista turistico è una delle località meno attraenti, soprattutto per chi si porta dietro la famiglia, ma forse è meglio così, quando vai a Chatel è bene lasciare fatiche e distrazioni a casa per puntare tutto su un colore della roulette, e crederci fino in fondo. Così abbiamo fatto. Dei tanti trail a disposizione abbiamo puntato fin dal primo giorno alle linee black, tanto di sponde se ne trovano un po’ ovunque…

Se cercate tranquille discese su singletrack cambiate meta, a Chatel c’è una pista facile, tutte le altre richiedono un certo impegno

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E’ iniziata così, con un gruppo di amici che prendeva per il culo Tony che arrivava corto sui salti da due metri. Matteo Lupidi, detto Chiameteme, lo abbiamo conosciuto che aveva appena iniziato a fare discesa, ma il ragazzo, essendo una manetta con la moto da cross prometteva bene. Qui sulla Gueps in puro mx style tutto eretto.

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A Chatel devi avere pelo ma non è richiesta una bici da discesa, anzi, avendo girato i primi giorni in sella a 29 da 120 e 27,5 da 150, devo dire che ho avuto diverse difficoltà a riprendere la mano una volta presa la mia dh, tranne che sulle “linee della morte” dove la dh rappresenta la salvezza.

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Tutto concatenato. Era difficile arrivare a chiudere alcuni doppi se prima non tiravi bene quelli prima. Ci devi credere!

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Italian Style. Mentre io e Matteo eravamo in hotel ospiti di Lapierre, il resto del gruppo ha affittato un appartamento dove si respirava profumo d’Italia a mezzogiorno e sera. Ai fornelli Ale Kid.
Poche piste facili e tante impegnative, senza contare le innumerevoli varianti che i local si costruiscono per complicarsi la vita…

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Per molti un sogno, ma non era l’ideale di trail che La Family stava cercando

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Tony si è fatto venire il mal di collo a furia di combattere la forza centrifuga che ti schiacciava nelle forti compressioni delle paraboliche
Dio ci ha salvato facendo cessare la pioggia il giorno prima del nostro arrivo, altrimenti non so se sarei stato qui a scrivere queste righe…

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La serata inizia così, aperitivo ai truck Lapierre e RockShox e qualche birra viene subito orinata nei cespugli lì dietro. Poi…

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Si continua a champagne in un ristorante molto chic. Siamo sempre all’aperitivo…
La serata è speciale perché Simon di Sram è riuscito a riunire un gruppo di persone che si vedono di rado ma non per questo poco affiatate. Qui in foto il “master of wine” Steve Jones di Dirt Magazine

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E Alan Moldoon di Mbr Uk.
La sera è il suo territorio e Tony riesce a mettere a proprio agio da Simon, che non ne ha bisogno, a Valentina, la nostra cordiale cameriera, anche se è riduttivo chiamarla così

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Torben e Dani sono la “sporca coppia” che mette mano agli ammortizzatori RockShox di tutta Europa
Storie di braccio di ferro e storie di Aulin per far passare il male. Kaled sfida Matteo Cappè, non vince nessuno ma il giorno dopo qualcuno gira poco perché ha male alla spalla.

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Volevamo una foto stile Dolce & Gabbana, molto maschia ma allo stesso tempo un po’ frocia. Questa è perfetta!

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Da sx in alto: Alan, Ale Kid, Elmar, io e Torben. Fila centrale: Kaled, Simon, Tony, Johnny Drop e Dani. Sotto: Matteo, Chiameteme e Jonesy, con in corpo qualcosa come 400€ di vino.
E la serata va avanti… Fino a che non lasciamo in campo solo quelli con le palle per scomparire nel buio della notte…

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Mentre qualcuno non riesce ad alzarsi per la serata brava, noi siamo carichi come molle e ci scaldiamo girando sulle uova!
Vogliamo a tutti costi fare la nuova linea chiamata Zougouloukata e visto che era pressoché vergine le diamo una sistemata per renderla più scorrevole dopo i tanti giorni di pioggia.

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Ale Kid dopo l’ennesimo messaggio della moglie che chiede “quando torni?” decide di farla finita e prova la linea il giorno prima, quindi la prima foto in action è la sua! Questo è il primo doppio, ci incute paura perché per chiuderlo devi farti un drop e un altro doppio più semplice, ma basta lasciarla andare che nonostante la lunghezza si arriva sempre di là, tranne…

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Tony al primo tentativo arriva un filo corto, poi andrà via liscio anche lui.

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Questo è doppio del tronco, non è difficile, basta aver mira e centrarlo a forte velocità.
Poi arriviamo a qualcosa di impressionante e mai visto, mandiamo Chiameteme in mezzo e gli diciamo di aprire le braccia per misurare il gap. Era meglio non farlo…

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Il primo a tirarselo è Ale Kid visto che l’aveva provato il giorno precedente.

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Il secondo è Chiameteme, quest’anno in super forma e ben determinato a chiudere qualsiasi cosa.
E l’ultimo sono io.

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Poi ci attende il pranzo più meritato giù agli stand della Pass Portes du Soleil.

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Ma i ragazzi sono in pompa e vogliono andare a vedere l’Air Voltage.

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Il capo è lui, un giovane inglese che avevamo conosciuto la mattina sulla Zougouloukata, tirata alla grande senza troppe menate e con una bici che a guardarla meglio…
Aveva la forcella completamente esplosa con l’olio che colava sulla pinza del freno e nemmeno si è fermato a pulirlo!

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Questo gap fa paura perché quando sali sulla passerella vedi sotto e sei davvero alto da terra. Questo è Tony che finalmente si sveglia e tira qualcosa di immenso. Almeno abbiamo le prove che la Rose è stata testata realmente sui più grossi gap d’Europa.

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La nostra sete di progression finisce con Chiameteme sulla passerella che termina con l’atterraggio più schifoso di tutta Chatel. Poi ci sarebbero due grossi doppi, Ale Kid li ha provati, ma dopo un “Johnny impunto” da manuale abbiamo ben pensato che per quest’anno poteva bastare

Conclusione
L’indomani eravamo rimasti solo io, Chiameteme e Kaled perché gli altri dovevano tornare (erano pronte le torte della moglie di Ale Kid…) e siamo andati a Morgins, in Svizzera, che dista una decina di minuti in macchina da Chatel. La mattina sembravamo degli zombi e ci abbiamo messo un po’ a riprendere il ritmo dopo quattro giorni di ferro e fuoco. Ci ricordavamo Morgins come un posto davvero figo e ideale per progredire, ma viste le nuove costruzioni di Chatel abbiamo preferito girare tranquilli visto il livello di qualità e sicurezza che qui ci pareva fermo a qualche anno fa. Bella giornata nonostante Kaled abbia esploso un freno dopo due discese, ma detto fra noi, bastava così… Chatel è Chatel!

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A proposito dell'autore

Una figura chiave nel panorama della mountainbike italiana e internazionale. La sua presenza spazia dall'essere giornalista, tester, testimonial, protagonista di un canale Vimeo seguitissimo e co-fondatore della Gravity School.