Vi avevamo già presentato la M16 in carbonio vista e toccata a Cosmobike, ora è il turno del telaio in alluminio che abbiamo finalmente potuto apprezzare sul campo.

Il test si è svolto, durante il mese di luglio, nel bike park di Les Deux Alpes (Francia), teatro di una delle tre tappe del Crankworx: uno scenario perfetto per mettere sotto stress la Intense M16 “alu”.

Analisi statica della Intense M16

foto della intense m16

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intensecyles.com

Il telaio è in alluminio idroformato, saldato a mano dalle sapienti mani dei tecnici californiani di Intense. Tutto nuovo rispetto al progetto M9, sia per geometrie sia per formato ruote.

La bici si presenta con l’altezza del movimento centrale di 365 mm (H), l’angolo sterzo di 63.5° (E), l’angolo piantone di 73.3° (I) e un interasse da 1219 mm in taglia M (A). La lunghezza del carro è di 445 mm (C).

Il passaggio dei cavi esterno sacrifica un po’ l’estetica, ma facilita gli interventi su di essi.

L’escursione al posteriore può essere variata intervenendo con una brugola sul forcellino alla base dell’ammortizzatore ed è da 215 o 240 mm. I perni del link inferiore possono venire ingrassati velocemente attraverso due piccole porte, aumentando la scorrevolezza dei cuscinetti ed evitando di smontare così ogni volta il pezzo.
Il carro è dotato del sistema VPP, lo stesso delle altre Intense testate come la Tracer 275C, un sistema in grado di assorbire urti durante la pedalata a differenza di altri disegni che invece bloccano la sospensione applicando troppa forza di spinta alla catena. Il risultato è un comfort mai provato nell’affrontare buche e ostacoli anche durante la fase di spinta massima sui pedali.

Ben fatte le saldature a vista e numerosi i fazzoletti di alluminio collocati nei punti critici che vanno ad aumentare la rigidità di questa dh racer. La parte bassa del downtube è protetta da un inserto in gomma.

Inoltre sono molto utili i due fork bumper installati nel telaio che evitano il contatto con la forcella e con il parafango in plastica situato tra il carro e l’ammortizzatore, quest’ultimo atto a proteggere il sistema da fango e detriti. Il telaio è garantito dalla casa madre per 2 anni.

Montaggio

Il reparto sospensioni all’anteriore è affidato alla Rockshox Boxxer World Cup da 200 mm, mentre nel posteriore è collocato il Cane Creek Double Barrel Coil con la sua infinità di regolazioni.

I freni sono Shimano Saint con dischi da 200 mm sia all’anteriore sia al posteriore, in grado di offrire ottime prestazioni e affidabilità senza rivali e il manubrio è il Renthal Fatbar Lite DH 20 da 780 mm e lo stem della stessa marca INTEGRA II Direct Mount 45 mm.

Il gruppo trasmissione è tutto di casa Sram con il suo X01 DH da 7 velocità con corona da 36T e pacco pignoni 10-24T, mentre il guidacatena è l’E13 LG1.

Sella WTB Volt Race, reggisella Thomson Elite e cerchi No Tubes Rapid 30 Team da 27,5″. Le coperture sono Maxxis Minion 27.5×2.5.

Il test della Intense M16

foto di un rider durante un salto con la Intense M16

Come nel test della Intense 951 Evo, la M16 ispira confidenza fin dal primo metro e la voglia di mollare i freni per valutare quanto la bici possa regalare è alta.

La posizione in sella fa subito capire l’animo “race” di questa bike. Infatti l’interasse leggermente allungato e l’angolo di sterzo più aperto (per esempio rispetto alla vecchia M9) rendono questa mtb molto più stabile senza farle perdere quella reattività che ti consente di cambiare traiettoria in qualsiasi momento.

L’ottima geometria la rende facile e intuitiva nell’inserimento in curva e assumendo la giusta posizione in spinta sui pedali, in uscita si “schizza” fuori a velocità sostenuta.

Nei tratti veloci e accidentati è una vera e propria macchina da guerra. Il nuovo formato delle ruote da 27,5″ agevola i rider sulle piste sconnesse e la bici raggiunge velocità sostenute in minor tempo grazie alla maggior capacità di “galleggiare” tra gli ostacoli.

Eccellente il lavoro svolto dal reparto sospensioni. La Boxxer World Cup con la nuova cartuccia Charger, migliorata notevolmente rispetto alla vecchia, è molto più scorrevole e sensibile.

foto di un rider durante una derapata con la Intense M16

Grazie agli spessori (i famosi Token) montati all’interno dello stelo sinistro dove è presente la cartuccia dell’aria, è possibile cambiare anche la curva di affondamento in modo da poter regolare la forcella in base alla guida del rider, rendendola quindi più lineare o progressiva, proprio come sulla Pike o sulle altre forcelle di casa RockShox.

Ormai conosciutissimo il Cane Creek che, con la sua ampia gamma di regolazioni, rimane un ammortizzatore valido ma difficile da settare per i rider neofiti.

Efficace nei rilanci, forzando la pedalata la M16 prende subito velocità senza avvertire il classico fenomeno del “bobbing” (ondeggiamento eccessivo del carro in pedalata) grazie al collaudato sistema VPP.

Il test è stato effettuato con l’escursione al posteriore di 215 mm, consigliato per chi prediliga una bici più reattiva e dall’animo corsaiolo. In tutte le discese non sono mai arrivato arrivato “a pacco”, cioè a fine corsa, e il questo setting al posteriore sembra essere il giusto compromesso per andare forte in ogni condizione.

Personalmente valuto l’altra opzione (240 mm) un po’ eccessiva, comunque ottima per chi voglia scendere ovunque senza “sbattersi” e dover scegliere la traiettoria meno bucata o dissestata. Il mezzo, pur perdendo un po’ di grinta nei cambi di direzione e nelle uscite di curva, ti fa sentire come a cavallo di un “materasso”.

L’Intense M16 è ben bilanciata, stabile nell’affrontare i salti e maneggevole in aria. La scorrevolezza dei mozzi 32 Hole No Tubes 3.30 e la rigidità strutturale dei cerchi No Tubes Rapid 30 Team da 27,5″ donano a questa bike un’uscita di curva fulminea, dando l’impressione che il manubrio scappi dalle mani.

I freni Shimano Saint hanno un gran potenziale, le leve un’ottimo feeling sotto al dito indice e i dischi ICE-technology, combinati con le pastiglie autoventilate, eliminano il problema del surriscaldamento.

Conclusioni

Una bici reattiva, con il suo punto di forza nella stabilità, che dona una gran confidenza in discesa grazie all’ottima geometria. Un mezzo pensato per l’ambito “race” con l’unica vera pecca nel prezzo.

3899 euro sono una cifra ragguardevole per il solo telaio in alluminio, ma costando quello in carbonio solo 300 euro in più, non sarebbe impossibile pensare a un ulteriore piccolo sforzo economico.

Voi vi chiederete il perché di questa minima differenza di prezzo e la risposta è semplice: un telaio con saldature fatte a mano si paga, quasi quanto uno in carbonio.

La chicca

Geometrie e montaggio top

La pecca

Prezzo elevato per un telaio in alluminio

 

Test mtb Intense M16 alluminio
costruzione8.5
allestimento9.5
appoggi8.5
maneggevolezza8.5
stabilità9
rilanci8
prezzo
  • 3.899 euro solo telaio
  • 5.100 euro kit pro
  • 8.999 euro completa
8.7Il nostro voto
Voti lettori: (8 Voti)
7.0

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A proposito dell'autore

Arriva dal mondo del motocross, ha partecipato a gare di livello nazionale fino a quando non ha incontrato Luca e Matteo che lo hanno coinvolto nei loro shooting e trip in mountainbike. Da quel momento si è innamorato del gravity. Oltre a collaborare con BiciLive, è un rider sponsorizzato ed effettua test prodotti per alcuni brand.