Tiro catena, pedal kickback, brake jack, anti squat… quella dei sistemi di sospensione è una vera giungla da cui a volte può essere difficile districarsi.

In questa guida cerchiamo di sgombrare il campo da ogni dubbio e incertezza, mostrandovi i principali fenomeni cui è sottoposta ogni sospensione posteriore.

foto dello snodo di una sospensione mtb

Il carro ammortizzato ha un semplice compito: far fronte alle sconnessioni del terreno, e agli urti che ne derivano e si scaricano sulla ruota posteriore. Urti che non sono solo verticali, avendo una componente orizzontale conseguente al fatto che la bici si muova in avanti, e sollecitazioni laterali in quanto nelle curve le forze torsionali sono molto alte.

Ma le sconnessioni del terreno non sono l’unico fattore da tenere in considerazione, infatti, anche il peso del biker si scarica sulla bici, producendo oscillazioni aggiuntive. Per finire, il biker, quando pedala, trasmette un’ulteriore oscillazione su entrambe le sospensioni, per la rotazione indotta dalle sue gambe che pesano da sole più dell’intera bici.

Le sospensioni, materia complessa

foto dello schema ammortizzante Trek Remedy 9 18

Lo schema della Trek Remedy 9, con il particolare sistema ABP con snodo coassiale al mozzo posteriore.

Come potete intuire, la materia è complessa, così come è complesso il compito di ogni designer che si appresta a progettare o rivisitare o semplicemente ottimizzare un determinato schema di sospensione.
Si potrà impegnare al 101%, ma non riuscirà mai a contrastare completamente le oscillazioni indotte dalla pedalata, e proprio per questo motivo nascono i vari sistemi di smorzamento della pedalata sull’ammortizzatore – a partire dal Propedal – per minimizzarle

Tiro catena

foto del grafico del tiro catena della Canyon Nerve AM_Catena

È invece più facile contrastare le forze indotte dalla trasmissione, in parole povere l’effetto che ha la catena tesa tra ingranaggi anteriore e posteriore – corona e pignone – sul comportamento del carro ammortizzato.

È chiamato “tiro catena” il fenomeno che porta all’aumento della distanza tra il movimento centrale (asse della corona anteriore) e il perno ruota (asse del pignone posteriore), quando la ruota posteriore assorbe un urto e quindi la sospensione si comprime.

Pedal Kickback

foto del grafico del pedal kick back della Commencal Meta AM1_Pedal-kickback

Come scritto poco prima, la ruota posteriore disegna un arco, muovendosi sia all’indietro sia verso l’alto lungo la sua corsa, con il tiro catena che arriva a contrastare l’azione della sospensione mentre cerca di assorbire una sconnessione del terreno.

E in cosa si traduce questo? In quello che è chiamato “pedal feedback” o “pedal kickback”: quando il carro si comprime, il tiro catena, contrastando questa azione, fa ruotare leggermente indietro le pedivelle e di conseguenza i pedali .

Ci sono sospensioni che soffrono più di altre, fate una semplice prova: a bici ferma, con l’ammortizzatore aperto, premete forte e a intervalli regolari sulla sella e osservate se e quanto ruotino i pedali indietro.

Brake Jack

foto dello schema dell'anti squat della Norco Range 650B_Anti-squat

Ma non è finita qui! Anche se lo speravate…

Pure la frenata ha conseguenze negative sulla sospensione posteriore. In realtà è un fenomeno controverso, c’è chi afferma con sicurezza che i monoshock si bloccano in frenata, altri invece percepiscono solo una piccola inibizione… dove sta la verità?

Semplicemente ci sono schermi che tendono a irrigidirsi in frenata più di altri, con il fenomeno che diventa più avvertibile su full a lunga escursione.

Ma cosa succede nel dettaglio? Quando la ruota posteriore subisce una forte e improvvisa decelerazione, segue le sconnessioni del terreno con minore facilità e precisione rispetto a una ruota che invece gira senza alcun impedimento, come su un asfalto perfettamente liscio.

A questo fattore si aggiunge il naturale trasferimento di carico sull’anteriore della bici ogni volta che vi attaccate ai freni, con la ruota posteriore che si scarica di peso. Le azioni congiunte – inibizione della sospensione e trasferimento di carico – sono vere e proprie costanti fisiche a cui poco interessa del nome altisonante dato al carro e all’ammortizzatore… qualsiasi veicolo, a due o quattro ruote, reagisce in modo sfavorevole quando queste si verificano in contemporanea.

Dulcis in fundo

Dobbiamo ricordarci anche un aspetto impossibile da trascurare: neppure la migliore sospensione del pianeta Terra, equipaggiata col migliore ammortizzatore del sistema solare può vincere un montaggio scadente, un setup inadeguato, o una manutenzione da uomo di Neanderthal.

Dobbiamo imparare a conoscere la sospensione posteriore della nostra bici, indipendentemente da come si chiami e da quanto faccia figo pronunciare il suo nome in presenza degli amici.

Tutto quello che si deve muovere, in un determinato modo, lo deve fare nel modo corretto.
Tutto quello che deve stare fermo e chiuso lo deve rimanere.

L’ammortizzatore deve essere impostato per il vostro peso e stile di guida.

E prendetevi cura della vostra mountain bike.
Non è poi così difficile intuirlo e comprenderlo, ma è veramente sorprendente quanto lavorino bene le sospensioni con un pizzico di pazienza, indispensabile per settarle nel modo corretto e per compiere la giusta manutenzione ordinaria…

In questo articolo vi sveleremo i principali sistemi di sospensione mtb, illustrandovi pregi e difetti, e come reagiscono ai principali fenomeni che vi abbiamo appena esposto… state sintonizzati!

Foto Cristiano Guarco/Bicilive.it
Grafici Linkage 2012/Racooz Software

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A proposito dell'autore

Da oltre 15 anni nel mondo dell’editoria specializzata, come redattore di testate giornalistiche specializzate nel mondo mtb, dell’informatica e del multimedia, e come autore di manuali tecnici e guide d’itinerari dedicati alla mountain bike.