“Guarda, ci sono i mughetti!” Luca Masserini 18 Aprile 2014 Tecnica di Guida In Italia, la mountainbike è uno sport principalmente al maschile Il sapore di avventura, la difficoltà nel gestire un mezzo semi complesso come la mtb attuale e quello spirito di sana competizione che ad ogni uscita crea quell’insaziabile appetito per l’uscita successiva. L’uomo, senza ombra di dubbio, si interfaccia alla perfezione con le tante sfumature presenti nella gamma di colori che creano l’emisfero a due ruote, ma la donna? Un gruppo di donne in un ambiente a loro ancora poco familiare La maggior parte delle mie uscite in bici sono quasi ed esclusivamente al maschile. Ci sono quelle rare eccezioni in cui si conosce la fidanzata dell’amico che pedala da anni e che già è ben inserita nel mondo, ma per il resto si esce tra uomini e si parla di donne, questa è la media tra tante avventure. Ma non solo si parla di loro, ci lamentiamo pure del fatto che non ce ne sono abbastanza a pedalare con noi, e che in Germania, Austria e Francia, praticamente in tutta Europa tranne che in Italia, la cultura della mtb al femminile c’è ed in pieno vigore. Ora io questo non lo posso confermare con precisione, anche se a spanne la cosa mi sembra vera, ma una piccola riflessione – noi uomini – sulle donne italiane la dovremmo fare. Nella maggior parte dei casi una donna usa la bici così come esce dal negozio. Già questo gioca a sfavore Noi crediamo che la donna si debba appassionare di bici esattamente come noi, che capisca la differenza tra un carro monopivot e un quattro punti di infulcro, che preferisca il CTD rispetto al Motion Control DNA o che scelga di proposito il tubeless all’anteriore e la camera d’aria al posteriore così non si deforma la carcassa quando pompa su una sponda. Noi uomini crediamo ad un sacco di cose sull’emisfero femminile, ma la realtà dei fatti è che molte donne, se escono in bici, notano i mughetti. Una lady alle prese con una pietraia sui trail di Cuasso al Monte (VA) Fatevi pure due risate, ma l’esempio dei mughetti è vero e risale a pochi giorni fa, quando ho dedicato un intero venerdì a un gruppo di donne tra i 30 e i 45 anni, alcune alle primissime armi, altre più esperte, ma proprio quelle donne delle quali sentiamo la mancanza nei boschi. I tentativi di appassionare le donne alla mtb si sprecano nella mia vita, ogni amica o compagna ho cercato di coinvolgerla in questa stupenda esperienza, con alcune ho fallito miseramente, con altre ho ottenuto ottimi risultati. E cosa ho imparato? Punto 1 Per prima cosa non devo avere alcuna aspettativa. Se si sono divertite bene, se si son rotte le scatole non ci dobbiamo rimanere male. Le donne sono molto più sensibili di noi e la semplice uscita in bici deve filare liscia esattamente come il giorno delle nozze. La troppa pressione porta all’errore e l’errore, in questa delicata fase, potrebbe portare all’abbandono prematuro di un’avventura ancora tutta da scoprire. Un briefing ridotto all’osso in cui si spiega, ad esempio, che i freni vanno azionati con molta delicatezza Punto 2 Mai parlare troppo tecnici. A loro poco importa il significato dei freni, dei cambi o le regolazioni della bici. Se iniziassimo a dire loro che in discesa devono frenare al 60% con l’anteriore e al 40% col posteriore o di usare lo Low Speed Compression nei tratti pedalati, probabilmente le manderemmo solo in crisi. La semplicità è la chiave di tutto. E aggiungo, meglio affittare una bici adatta alla loro statura che prestarle una delle nostre creature immacolate. Soffriremmo troppo nel sentire grattugiate di cambio sotto sforzo in salita, e loro non sarebbero tranquille sapendo che ad ogni cric-croc corrisponde un’imprecazione. In ultimo, la donna deve sentirsi sicura al 100% su una bici, quindi a meno che non sia alta come noi, vale davvero la pena farla iniziare con un mezzo in cui arrivi a toccare a terra senza alcun tipo di sforzo. Un errore su questa valutazione e il dado sarebbe tratto e non le vedremmo più in giro con noi… A Cuasso al Monte abbiamo trovato trail facili, con ostacoli adatti ai principianti Punto 3 Mai pensare che il sentiero che noi reputiamo “facile” vada bene anche per loro, un po’ come se da profani, loro ci dessero da fare una ricetta culinaria da principiante senza che noi abbiamo mai spadellato in cucina. Meglio non bruciare le tappe, che portarle su sentieri in cui la paura si farebbe presto sentire bloccandole completamente. Dalla teoria alla pratica: a questo punto calano i sorrisi e la tensione si taglia con un coltello… Punto 4 Qualche graffietto verrà fotografato e condiviso con orgoglio tra le amiche di Facebook, ma un “trauma” da caduta spesso farebbe gettare la spugna in modo definitivo, vanificando ogni nostro progetto di condivisione. Per l’uomo, un trauma e relativo stop forzato, è un po’ come la gabbia per un leone. C’è un forte desiderio di riprendersi la libertà pareggiando i conti con l’incidente che lo ha messo K.O. Per la donna subentrano mille pensieri, primo tra tutti la responsabilità del nucleo familiare. Il semplice “spaccare” in quattro la pedalata e andare a tempo, rappresenta un allenamento incredibile tra cervello e corpo (anche per l’uomo) Punto 5 Non insistere su concetti a loro difficili, ma gratificare quei miglioramenti anche infinitesimali. Lavorare con le donne è un po’ come con i bambini (senza offesa, mi raccomando!), si ha davanti un essere vergine che non ha ancora un’idea precisa se gli piacerà o meno questo mondo. Quindi zero aspettative, obiettivi facili e continuare a motivare i progressi. In questa foto ci sono tantissimi errori, ma ero già contento che girasse la testa per puntare il birillo successivo Punto 6 Valutare una scala di priorità e rispettarla. Nella mia c’era la posizione in sella centrata, l’anticipazione dello sguardo e il dosaggio dei freni. Credo di aver visto molti altri errori, ma per quella giornata mi andava bene che si concentrassero su pochi ma fondamentali argomenti. Una volta intrapresa la strada giusta si potranno perfezionare gli insegnamenti già trattati e aggiungerne altri, sempre che a loro interessi superare i propri limiti. A questo punto è fondamentale ascoltarle e capire, senza ragionare da “uomini”, se c’è la volontà di fare altri passi o è sufficiente la situazione attuale. Anche qui, insistere porterebbe ad una involuzione. (Alzi la mano chi di noi non l’ha fatto…) Punto 7 E’ un dato di fatto che mogli e figli diano relativamente retta al capo famiglia, pertanto il miglior investimento sarà quello di farle uscire e lavorare con altri uomini o donne che sappiano il fatto loro in materia di insegnamento. Per la donna poco importa se a trattare con loro ci sia il campione tal dei tali che ha dato 10 secondi al secondo classificato nell’ultima gara. Le donne, come del resto molti uomini, hanno bisogno di carisma ed efficacia nella comunicazione. Se avete un amico che non è un gran manico in bici, ma è un grande comunicatore, provate ad iniziare con lui. Prima di gasarle è bene che imparino seriamente le basi Punto 8 Le donne imparano alla svelta e proprio come noi si gasano dei piccoli o grandi progressi. In questa fase è bene non “pomparle” troppo e tenere gli umori a livelli normali. Occhiale e maglia sempre in coordinato, ovvio no? Punto 9 Una bici in tinta e un outfit che risalta la loro femminilità, conta molto di più di avere componenti a cui solo noi uomini sbaveremmo dietro. Se trovi “lo spinotto” giusto la donna progredisce molto rapidamente. Punto 10 La donna è un essere simile, ma diverso dall’uomo. Ad esempio l’uomo ha più forza, la donna ne ha meno. L’uomo alle prime armi spesso arriva a superare i propri limiti prima con la forza, poi con la tecnica, per la donna è l’esatto contrario. Se riesci ad avere un buon feeling con lei, farà dei passi da gigante che difficilmente l’uomo sarà in grado di fare. La mia giornata con le donne è stata molto piacevole, indubbiamente diversa dalle altre uscite tra maschi (alpha), in cui l’aspetto animale di predominanza viene fuori alla prima curva. A partire dal “guarda, ci sono i mughetti!” a tante altre piccole e grandi soddisfazioni, è stata un’esperienza da rifare assolutamente, per non parlare del vedere gambe depilate e filanti, e non polpacci muscolosi e tatuati. Le donne che si devono appassionare di bici sono diverse da quelle che lo praticano da sempre e condividono al 100% questa filosofia con noi uomini. Se vogliamo a tutti i costi che si avvicinino a questo mondo dobbiamo trattare la cosa con cautela, senza fare passi falsi, soprattutto all’inizio, altrimenti vanificheremmo le nostre piccole grandi aspettative. Perché diciamocelo, quanto ci piacerebbe avere una donna che capisse lo stato di libidine che si prova ad andare in bici, piuttosto che sentire al telefono “a che ora torni?”. E adesso possiamo farci coccolare! Foto di Fabio Bottinelli