foto copertina: © A.J. Westermeyer - Red Bull Content poolDennis Tondin alla Redbull urban downhill a Valparaiso in Cile bicilive.it 1 Marzo 2016 Gare Ecco il racconto di un forte discesista italiano, il trentino Dennis Tondin che, grazie all’impegno, la passione, i sacrifici e le circostanze adatte, riesce a realizzare il suo più grande sogno: partecipare alla urban downhill di Valparaiso in Cile, una gara spettacolare che scende dalle scalinate e nelle strette vie della città sudamericana. La gara Red Bull Urban Downhill “Cerro Abajo” a Valparaiso Mi chiamo Dennis Tondin, sono nato nel 1988 a Covelo, vicino a Trento. Dopo sei anni di motocross sono passato nel 2011 al downhill, partecipando a molte gare della Circuito Gravitalia downhill e ad altre gare internazionali. Per me la discesa è uno sport genuino, divertente e pieno di gente fantastica… se uno non prova non può capire quanto sia bello. Il 24 dicembre 2015, grazie all’aiuto dei miei genitori e dei miei parenti sono riuscito a intraprendere questo fantastico viaggio in Argentina assieme al mio amico Simone Medici. Jeremias Maio, un amico che ho conosciuto in Europa, è venuto a prenderci all’aeroporto e ci ha portati a casa di mio cugino a Bariloche. Da qui è iniziata questa fantastica esperienza: siamo andati in Argentina per passare del tempo con Jeremias e perché in questo momento è estate e si può girare in bici, ma il vero motivo del viaggio è partecipare alla 14esima edizione della urban downhill Cerro Abajo di Valparaiso. Venerdì notte arriviamo a Valparaiso dopo un viaggio lunghissimo partito da Bariloche. Insieme a Simone e Jeremias abbiamo incontrato Daniele, il meccanico del Paganella bike park e DangerZone, che è venuto qua per vedere la gara e darci sostegno. Con lui abbiamo mangiato qualcosa e siamo andati a dormire con una strana sensazione in testa. Il drop della casa azzurra visto dal basso. Impressionante. La mattina ci svegliamo e andiamo a fare un giro di pista a piedi. Prendiamo un taxi e saliamo fino alla cima, perché Valparasio è proprio “pendente”, le strade sono super-ripide. Arriviamo alla partenza e stento a credere che sto mettendo i piedi sulla pedana dello start di “Valpo”! È da più di 10 anni che guardo foto, video e tutto quello che si può trovare su questa gara, ho sempre sognato di poter partecipare e ora finalmente sono qua. Iniziamo a scendere per il percorso, 1,8 km di stradine lastricate, viottoli, gradini, salti e passaggi al limite delle dimensioni del manubrio della bici, il tempo medio è sui 3 minuti. Le strutture non sono ancora tutte pronte perché vengono montate all’ultimo momento per non bloccare la città. Scendiamo e troviamo la prima rampa di scale, poi la seconda, molto lunga, dove alcuni set di gradini si possono “doppiare” ma sono salti molto tecnici, Jeremias ha già corso su questo tracciato in precedenza e quindi ci spiega dove saltare e cosa fare. Arriviamo al primo salto, in inglese drop, quello della “casa azzurra”, non c’è ancora l’atterraggio montato ma a guardarlo da su fa un po’ impressione perché devi saltare fuori traiettoria, verso sinistra, per poter atterrare correttamente sul landing. Continuiamo a scendere e incontriamo un’altra sessione di scale che ci porta all’entrata di una casa, successivamente ancora strette rampe di gradini seguite poi da un tratto pedalato e un drop molto alto, da affrontare a bassa velocità (per non arrivare “lunghi”), con atterraggio in piazza Bismarck. Dennis su uno dei wall ride da affrontare a Valparaiso. Foto credit: © C.O. Parra – Red Bull Content Pool Ancora scale, lo spettacolare wallride Redbull (passaggio sul muro) e si arriva al salto più veloce della gara, il jump dell’hotel. Qualche metro più avanti la struttura più problematica, per quanto mi riguarda, il wallride sul muro. Struttura fantastica ma molto tecnica e difficile per tutti. Si pedala per un altro tratto, si supera il salto del container e arriviamo al famoso salto della Pergola col finish line. “Mamma mia che pista” è stato il primo pensiero superata la linea di arrivo. Un’altra particolarità di questa gara è l’impossibilità di provare la pista in bici fino alla domenica della gara, ne abbiamo quindi approfittato per fare un po’ i turisti nella coloratissima Valparaiso. Valparaiso è una città unica con murales fantastici ovunque, dalle serrande ai muri dei locali. Sembra che i muri parlino da soli, con tutti quei disegni e scritte… fantastico! Dopo una breve visita della storica e coloratissima cittadina portuale, patrimonio mondiale dell’UNESCO, si va tutti a dormire perché il giorno seguente ci aspetta una lunga giornata. Non c’è un muro della città senza graffiti. Molti richiamano e rappresentano la gara Redbull, ormai una consuetudine qui a Valparaiso. Finalmente è domenica mattina, inizia la fibrillazione per la gara. Scendiamo nella piazza principale dove c’è l’arrivo e saliamo sui pickup che ci portano in cima, alla partenza. Essendo in diretta con Redbull.tv i tempi sono molto stretti. Le prove erano previste dalle 11 alle 14:30 ma purtroppo devono ancora finire di montare delle strutture. Quindi la partenza slitta alle 12:30. Ci rimangono solo 2 ore per provare un percorso così tecnico. Arriva il momento di partire. Guardo Simone negli occhi, ci scambiamo il cinque e partiamo. L’adrenalina è alle stelle. Dentro di me penso “Sono a Valpo e sto mettendo le ruote per la prima volta sulla pista dei miei sogni!”. Ci fermiamo prima delle strutture, gli si dà un’occhiata e poi via, si provano. C’è una discreta paura affrontandoli la prima volta… è una sensazione indescrivibile. La gente inizia ad arrivare e già fa del gran tifo. Arriviamo in fondo con il cuore a mille ma contenti per essere riusciti a completare tutti i salti e le strutture del tracciato. La gente ci ferma per autografi e foto, ne facciamo qualcuna ma non si può perdere tempo, i tempi sono stretti quindi si carica la bici sul pickup e si risale. Al secondo giro inizio a prendere familiarità con il percorso e provare i primi “doppi” sulle rampe di scale. Inizio a tenere un buon ritmo e mi sento bene sulla bici, fino a quando non mi succede la cosa peggiore che potesse succedere a Valpo… Appena prima di staccare dal drop della casa azzurra, il più alto di tutti, colpisco il manubrio contro un tubo della struttura portante e volo letteralmente per 5 metri, senza bici. Con molta fortuna e grazie ai miei tre angeli custodi (Maicol, Walter e il nonno) ne esco illeso a parte un’escoriazione sul gomito. Non so ancora come abbia fatto a uscirne intero, il pubblico presente pensava che mi fossi rotto diverse ossa e continuava a chiedermi se stessi bene. Tempo di riprendermi e risalgo subito in sella per riprendere le prove ma pochi metri dopo mi accorgo di aver bucato. 5 metri di drop.. senza bici! Un piccolo urto col manubrio sulla rampa si trasforma in un’impressionante caduta, fortunatamente senza conseguenze. I tempi sono davvero limitati e corro a cambiare la ruota insieme ad altri pezzi piegati durante la caduta, risalgo al volo su pickup, arrivo alla partenza e mi comunicano l’impossibilità di partire: pista chiusa! La mia testa inizia a affollarsi di pensieri… dovrei partire per la qualifica con un solo giro effettivo di prova, su una delle piste più estreme in cui abbia mai gareggiato. Il mio amico Jeremias mi aiuta a mantenere la calma e a tranquillizzarmi, non posso partire deconcentrato. Simone parte davanti a me, poco prima di partire si gira e mi guarda come per dire “Dai che ce la facciamo!”, mi schiaccia un cinque e si prepara. È il mio turno, guardo Jere e parto. La qualifica dura una manciata di secondi purtroppo: nella prima parte del percorso sventola la bandiera rossa per una caduta. Io e Simone ci ritroviamo entrambi fermi a bordo pista, il cronometro continua a scorrere e abbiamo solo una manche di qualifica. All’arrivo ci informiamo dai giudici se la run si può ripetere ma il permesso ci viene negato, rischiamo di non classificarci per la manche di gara e inizio a innervosirmi. Non posso credere che abbiamo fatto un viaggio simile per la gara dei sogni e proprio sul più bello veniamo lasciati fuori. Fortunatamente a fine qualifiche ci comunicano che siamo automaticamente qualificati, ma siamo i primi a partire. Risaliamo in fretta con l’adrenalina a mille! Questa volta parto io davanti a Simone, solito scambio di sguardi, mi concentro, do uno sguardo al cielo per salutare i miei angeli custodi e parto. Dennis Tondin alla partenza della manche di gara. Lo sguardo è al cielo per un saluto personale a chi purtroppo non c’è più. Un tifo inimmaginabile rende difficile mantenere la concentrazione e commetto qualche errore nella prima parte. In ogni passaggio c’è una marea di gente a gasarmi! Nei punti più spettacolari il tifo è da stadio. Questa volta non ci sono intoppi e arrivo in piazza con centinaia di persone che esultano. Non credo ancora di essere arrivato in fondo alla “Valpo”! La Hot Seat, la poltrona per chi ha il tempo migliore provvisorio, è mia. Seguo la discesa di Simone sul mega schermo, il tempo è buono e sta scendendo molto bene, inizio a esultare come non mai. Abbassa il mio tempo di 10 secondi e passa anche lui sulla Hot Seat. Jere fa segnare il tempo migliore e festeggiamo tutti insieme. Ognuno di noi è finito sulla Hot Seat della gara più spettacolare del mondo e io sono riuscito a realizzare uno dei sogni della mia vita. A riscrivere questo racconto mi sale ancora l’adrenalina in corpo… Ho chiuso 17° e Simone 15°, su 23 dei migliori piloti qualificati dai 50 della prima selezione. La vittoria è andata a Johannes Fishback con 2’53″50, un tempo pazzesco! È difficile esprimere che cosa si provi a correre questa gara, è una sensazione indescrivibile, mai provata prima. Ora capisco perché venga definita la gara più spettacolare tra le urban dh. Un pubblico di 15.000 persone che si sgolano a tifare, tutti ti chiedono autografi e foto, ti fanno sentire un vero pro, soprattutto i bambini. Dennis, Jeremias e Simone Medici a fine giornata, con un pensiero sempre rivolto all’amico Walter Belli, costretto su una sedia a rotelle dopo un incidente con la mtb. Ringrazio veramente di cuore tutti quelli che hanno contribuito a realizzare questo sogno: i miei genitori, zii e nonne che mi hanno aiutato col viaggio, Mangusta Bike, Smith, DeanEasy, Poc, Andreani Group, Local Outerwear, Oxeego, 100-One Freeride Shop, Dolomiti Paganella Bike. Grazie a Jeremias che ci ha aiutato in tutto e per tutto in questo viaggio, trovandoci casa in Argentina e portandoci alle gare e a girare ovunque: è come un fratello per me. Ora si va alla super downhill in La Parva, una gara con una discesa di 20 minuti… non vedo l’ora di provarla! Grazie a tutti e a presto. Dennis