Non è mai troppo tardi per iniziare qualcosa che ci piace. Spesso ci lasciamo intimidire dall’età e pensiamo di non poter fare questo o quell’altro, condizionati da una società che sembra relegare certi sport solo a giovani considerati “scavezzacollo” e non ritenendoli adatti a signori che ormai, come massimo svago, dovrebbero ambire a un tè in poltrona nel salotto di casa.

Come se ci fosse un’età fissa per ogni cosa, al di fuori della quale non si può fare altro. Potete star sicuri che non è così e in particolar modo per quanto riguarda il nostro sport: la MTB.

Se hai più di trent’anni (o quaranta, o cinquanta) e senti dentro di te una gran voglia di cominciare a dedicarti alle mountain bike, beh… questo articolo fa per te, continua a leggere!

Roberto Calcagnile salta in sella a una MTB

Da allenati in mountain bike si può fare di tutto, anche se non siamo più tanto giovani…

Cominciare ad andare in mountain bike in età avanzata

Al di là del condizionamento sociale, un’altra difficoltà a lanciarsi in nuove attività è rappresentata dal meccanismo mentale per cui una persona generalmente sedentaria ha difficoltà a iniziare a fare sport. Lo scopo in questo caso è quello di risparmiare energia.

Proprio così, si tratta di una protezione che ha origini ancestrali, quando eravamo uomini preistorici non avevamo cibo garantito per tre pasti al giorno, si mangiava quando si poteva, quando si riusciva a cacciare o a raccogliere qualcosa di commestibile, per questa ragione andava risparmiata energia per la lotta o la fuga (il famoso meccanismo “fight or flight”) e per riprodursi sessualmente.

Capirete bene che oggi non è più così, anche se la parte più antica del nostro cervello (il cervello rettile) è rimasto impostato in una certa maniera e boicotta tutte quelle attività che gli sembrano poco opportune.

In taluni casi, invece, boicottiamo talune attività per la sola pigrizia. Se fate attenzione una persona che non vuole fare una cosa, questa quasi sicuramente si crea degli alibi mentali.

Una persona che non ama lo sport sostiene di essere fatto così, che non vuol dire nulla, ma rappresenta un’autogiustificazione razionale a qualcosa che non vogliamo intraprendere, oppure chi non vuole iniziare una dieta dice che la sua struttura fisica è così e magari aggiunge il classico: “ho le ossa grosse”.

Sappiamo che le ossa non sono piene ma hanno una sorta di telaio interno che le rende resistenti e leggere, e la differenza di peso tra persone di uguale statura ma con ossa grosse o piccole si aggira intorno ai 2-3 kg massimo.

A chi dice “ormai sono troppo vecchio” vorrei ricordare personaggi come Marco Olmo che alla “giovane età” di 58 anni è diventato Campione del Mondo vincendo l’Ultra Trail du Mont Blanc: 167 km attraverso Francia, Italia e Svizzera, oltre 21 ore di corsa ininterrotta attorno al massiccio più alto d’Europa con 10.000 metri di dislivello positivo mettendo dietro gente con 30 anni meno di lui.

Questo è un caso eclatante, ma ci sono decine di ultraottantenni che affrontano una maratona, 42 km e 195 metri di corsa, per non parlare dei tantissimi atleti over 40 che praticano triathlon.

Locandine dedicate ai vecchietti in mountain bike

All’estero non mancano locandine e gadgets dedicati ai “vecchietti con la mountain bike”.

La mente è l’arma più importante che abbiamo, parte tutto da lei, dobbiamo essere onesti con noi stessi e se siamo interessati a fare una certa attività non creiamoci falsi alibi, piuttosto è meglio ammettere che non ne abbiamo voglia, senza però, quando siamo al bar con gli amici, prendere in giro il tale che a 50 anni cerca di fare “il ragazzino”.

Il “diversamente giovane” di turno non sta facendo il ragazzino, segue le sue aspirazioni, realizza il suo sogno, fa ciò che ama e soprattutto, ha il coraggio di mettersi in gioco.

Nella mia esperienza nel campo delle arti marziali la cosa più importante che ho imparato è stata durante uno stage con un istruttore dei Navy Seals americani (le forze speciali della Marina degli Stati Uniti), ci disse: one mind, any weapon cioè “una mente, qualsiasi arma”. Se abbiamo una mente e un setup mentale adatto, possiamo trasformare in arma anche una semplice biro, le chiavi della macchina o una bottiglietta d’acqua.

Questo vale in ogni settore della nostra vita. La mente è davvero importante è il punto di partenza per raggiungere i nostri obbiettivi.

Tornando a noi quindi, possiamo dire che l’importante è partire, metterci volontà e poi soprattutto fare le cose con gradualità, in particolar modo se si è stati sedentari per molto tempo. Avvicinandosi con progressività diverrete in grado di fare giri che vanno ben oltre le vostre aspettative.

Quindi fate le prime uscite su terreno pianeggiante e con lunghezza non eccessiva, poi potrete iniziare con qualche salita moderata e via via prefissarvi traguardi sempre più ambiziosi.

Aumentate il vostro dislivello con molta calma, aggiungendo 100 metri per volta, una settimana dopo l’altra sarete in grado di raggiungere già qualche modesta cima e respirare aria pulita e frizzante.

Il rider MTB Matty Miles truccato da vecchio con Stumpjumper Evo

Il rider MTB Matty Miles truccato “da vecchio” durante uno spot per la nuova Specialized Stumpjumper Evo.

Mountain bike per diversamente giovani: elettrico è bello

Inoltre, adesso abbiamo a disposizione un nuovo gioiello della tecnologia moderna: l’e-bike, nel nostro caso specifico l’eMTB.

Non crediate che sia un oggetto per pigri sedentari che non hanno la forza di spingere sui pedali perché non è così, e questo video di salita estrema in eMTB fatto dal nostro Claudio Riotti lo dimostra.

In realtà con l’ebike si tratta solo di disporre di un piccolo aiutino che nelle fasi iniziali può servire a mettere in moto la gamba in maniera meno traumatizzante e anche meno rischiosa per la nostra salute.

Se non l’avete mai fatto vi invito a provarne una: oltre a essere molto divertente vi permetterà di arrampicarvi su muri che sarebbero impegnativi anche per il più abile mountain biker, proprio come si vede nel video linkato sopra.

Avrete modo, in ogni caso, di modulare lo sforzo nella maniera a voi più congeniale. Potrete scegliere la modalità di assistenza più adatta al vostro modo di intendere le uscite in bici: divertimento oppure allenamento e perché no, entrambe le cose insieme.

Cliccando oltre potete scaricare la prima App dedicata al mondo della bicicletta elettrica con marchi, modelli e motori, dotata di un potente strumento di ricerca avanzata per trovare l’e-bike su misura per voi.

Ma ritorniamo alla mia storia.

Una bicicletta Graziella e una bici da cross Saltafoss

La Graziella e la Saltafoss che ne hanno viste di tutti i colori…

La MTB da over 40: la mia storia (la tua storia)

Ho iniziato la mia storia ciclistica da bambino. Prima bici una Graziella, sì proprio una di quelle pieghevoli da bambina di cui mi vergognavo un po’, ma che mi permetteva di fare impennate pazzesche.

Il convento passava solo quello. In compenso ero diventato il campione di “penne”, tutta Via Alfieri a Torino su una ruota sola, le folle impazzivano per me. Dopo aver supplicato mia madre e mio padre in polacco, ebraico antico, dialetto maori, portoghese e tutti i dialetti Inuit, ho ottenuto una “bici da cross“.

Si chiamavano così. Le più belle avevano la forcella con molla, rigorosamente finta. In compenso aveva un bel cambio “tipo auto” sul tubo orizzontale e una sella lunga e comoda per trasportare amici non ciclo-muniti in giro pe i boschi e sui campi da motocross.

La prima volta che l’ho usata sono andato lungo, in sottosterzo, in un curvone a velocità supersonica e ho preso di punta un albero di Robinia (gasìa in piemontese): la finta forca si è piegata un po’, solo un pochino, ma da allora grazie alla modifica di forma della struttura e del conseguente momento d’inerzia la mia forcella diventò più resistente di quella di una moto da enduro.

Per quanto mi riguarda fui sbalzato poco più avanti e un provvidenziale cespuglio fermò la mia faccia, guadagnandomi solo qualche piccola escoriazione. Fu così che capii la ragione per cui avevano inventato un oggetto chiamato casco.

Un’altra regola d’oro, infatti, è di avere sempre il casco ben allacciato in testa: una caduta per quanto banale può avere conseguenze poco piacevoli. A questo proposito per orientarvi nella scelta potete leggere il nostro articolo dedicato alla scelta dei caschi MTB.

Comunque, come molti ragazzi anche noi andavamo a girare sui campi da motocross. Salti enormi con le nostre biciclettine e capottoni da non credere. Mi sono salvato più volte da danni seri grazie alla tecnica di caduta avanti che conoscevo da buon praticante di Judo.

Lì ho capito un’altra cosa importante: mettersi sempre le protezioni, ginocchiere, pettorina, paragomiti, guanti, per chi fa discesa sono disponibili attualmente materiali che le rendono leggere e resistenti agli urti.

Per approfondimenti vi consiglio questo nostro articolo che fa una panoramica dettagliata delle protezioni da mountain bike molto esauriente.

Inutile dire che i mei genitori hanno passato buona parte della mia pubertà ad accendere ceri nella chiesa vicino a casa.

A questo proposito, se iniziate ad amare le discese uscite sempre con qualcuno che ha già dimestichezza con passaggi tecnici più importanti, in modo da poter avere dei consigli su come affrontarli (e qualcuno in caso di guasto/incidente).

Informatevi: su internet esistono migliaia di video che spiegano qualsiasi argomento relativo alla guida nelle più diverse condizioni.

Oppure scegliete una scuola di MTB e frequentate qualche corso. Un buon istruttore anche solo nel corso di un’unica giornata saprà darvi tante buone indicazioni.

Tornando a me, quando la mia bici da cross diventò piccola mia madre mi comprò una bici da turismo, speranzosa di deviare le mie malsane inclinazioni verso un’attività fisica più ortodossa.

Si chiamavano così ai miei tempi ed erano una versione più comoda della classica bici da corsa. Rossa fiammante per i miei 15 anni. Avete presente quelle bici da strada con i parafanghi, manubrio dritto e le manopole madreperlacee? Ecco, proprio lei.

Bitumaro per almeno tre lunghi e catramosi anni. Salite e discese su asfalto, fino a quando, irrimediabilmente attirato dai sentieri sterrati, l’ho impietosamente distrutta. Quelle gommine non reggevano a lungo sulle radici e i cerchi men che meno.

E fu così che arrivarono le prime mountain bike. Le ruote artigliate e il telaio robusto consentivano salite e discese in mezzo alle montagne, lontano dagli homini lupus, insomma adrenalina e tranquillità. Il silenzio e la pace in mezzo alla natura in sella al mio mezzo preferito e i brividi di una bella discesa a tutta.

Il mio primo acquisto fu una Cinelli Rampichino rigorosamente rigida cioè senza nessuna sospensione. Da lì iniziò la mia storia di mountain biker, un inizio carriera di matrice esclusivamente “cross crautista” ;-).

Lunghi giri, pedalate faticose e discese veloci ma timide e senza, come dire, “quel qualcosa” che cercavo da sempre.

Questo durò per tantissimi anni. Diciamo che dai 24 anni fino ai 43 vissi in una sorta di letargo ciclistico dove la MTB era unicamente rappresentata da uscite su strade con modesti ostacoli a contatto con la natura e nulla più.

Questo fino a quando un giorno non vidi una MTB full suspension.

Roberto Calcagnile in sella a una MTB full in carbonio

Prima volta in sella a una full suspension in carbonio, erano i primissimi telai che uscivano, abbigliamento improvvisato e adrenalina alle stelle…

Mountain bike per over 40: la goduria delle full suspension

Avevo passato i quaranta, ma non ho indugiato e mi sono buttato in uno sport che conoscevo solo per la sua parte più turistica; è stata una scelta che mi ha permesso di scoprire un mondo e trovare un hobby davvero appassionante e salutare.

E qui iniziò la metamorfosi. Scoprire l’esistenza di bici full suspension catturò immediatamente il mio interesse.

La mia pressione arteriosa si alzò improvvisamente quando vidi fare a una bici quello che io facevo da ragazzino nei campi da cross. Iniziai ad acquistare valanghe di riviste del settore e la mia mente naufragò confusa per lungo tempo tra le discipline più disparate.

Cosa volevo diventare? Un trail biker, un all-mountain-biker, un freerider, un endurista o un downhiller?

Che differenza c’era? Quali mezzi erano meglio per l’una o per l’altra disciplina? Che escursioni usare? Forca e ammo troppo generosi che smorzano la pedalata ma che ti fanno godere in discesa o una via di mezzo per non perdere né in salita né in discesa? Devo dire che la scelta fu veramente dura.

Qui un altro articolo di bicilive.it che vi aiuterà nella scelta della vostra prima MTB.

Dopo una lunga ed estenuante valutazione acquistai una 130 mm + 130 mm, allora (circa 10 anni fa) definita All-Mountain e adesso relegata quasi nelle Cross Country o meglio il nuovo (ennesimo) segmento “down country“.

Però la scimmia delle discese, dei salti, dei drop e delle pietraie a cannone non mi mollava.

Ho sottoposto la mia 130 a cose che voi umani non potete immaginare. Drop di un metro e mezzo, pietraie da far invidia a una gara Pro di downhill… In un anno saltavo come un grillo qualunque cosa, con lo stupore degli amici di uscita che con le loro 170 mm saltavano appena poco più di un marciapiede.

Però questi 130 millimetri di escursione non mi consentivano di spianare a manetta le pietraie come volevo e come riuscivo con la “GT Ruckus del Gianni” che prima di prestarmela recitava tre volte il rosario davanti alla Madonna dei Boschi.

Decisi che non era giusto vedere il mio amico seduto davanti al pilone votivo che lacrimava per la paura di non rivedere la sua amata.

Fu così che acquistai la mia prima bici da downhill: 170 mm di forca e 200 mm dietro, giunto Horst, angolo di sterzo a 64,5 e discese a bomba. Tutto questo iter nell’arco di due anni e alla tenera età di 45 anni.

Così se sentite dire a qualcuno “non ho più l’età”… pensate a me!

Roberto Calcagnile 40nne in sella a una MTB Kona

Eccomi qui con la mia Kona alla verde età di 43 anni, questa bici ha visto cose che non potete immaginare…

Tanti consigli per gli over 40 per cominciare con la mountain bike

Per terminare vi elenco un piccolo decalogo di consigli pratici per iniziare la vostra avventura in MTB:

  • Se ne avete la possibilità affittate bici e protezioni in qualche negozio specializzato per poi passare a una bici tutta vostra, sempre facendo attenzione a non spendere troppi soldi: un buon usato va benissimo (meglio se garantito da un negoziante), in modo da capire se la vostra passione avrà un seguito
  • Guardate le tabelle delle taglie: ogni sito ne ha una e al giorno d’oggi è praticamente impossibile sbagliare taglia della bici, non potete guidare una M se siete alti 185 cm
  • Preferite una MTB full suspended a una front, non ve ne pentirete e la schiena ringrazierà
  • Scegliete una all mountain con 150 mm di escursione, va bene per fare qualsiasi cosa, 29″ se siete oltre i 170 cm, 27.5″ se siete più bassi.
  • Indossate sempre il casco, l’ideale è averne uno con mentoniera rimovibile, quindi aperto per la salita e integrale per la discesa
  • Portate con voi uno zainetto o un marsupio per trasportare un multitool, una giacca impermeabile, l’acqua, le barrette, i levagomme, una camera d’aria di riserva, una pompa, un fischietto per richiamare l’attenzione se dovesse capitarvi qualcosa e soprattutto un cellulare per avvisare di eventuali contrattempi. Questo è il kit di sopravvivenza che andrete ad arricchire man mano che acquisirete esperienza
  • Usate per iniziare i pedali flat, liberi: devono essere larghi, con pin alti e possibilmente piattaforma concava. La vera tecnica si impara con i flat, i pedali a sgancio possono creare difetti di tecnica, ansie e timori; inoltre poter mettere subito un piede a terra può preservarvi da una caduta
  • Con i pedali flat potete inizialmente usare una scarpa con suola di gomma non specifica ma l’acquisto di una scarpa specifica MTB con suola apposita che grippi bene sui pin dei pedali è molto consigliato
  • Usate un reggisella telescopico: la sella va abbassata in discesa per abbassare il baricentro, dare più spazio al lavoro delle gambe e rischiare meno di capottarsi in avanti sulle sezioni ripide
  • Iniziate con calma, giri non troppo impegnativi e possibilmente in pianura per risvegliare la gamba dormiente
  • Dopo che avete preso confidenza con la bici, il cambio, i freni, il reggisella telescopico e le sospensioni iniziate a fare salite modeste e incrementare poco alla volta il dislivello
  • Iniziate a fare le discese su sentieri non troppo sconnessi e con pendenze non eccessive, anche qui aumenterete per gradi. Quello che all’inizio vi sembrerà impossibile diventerà con l’esperienza un gioco da ragazzi
  • Andate piano, al vostro 60% o cercate di restare nella vostra zona di comfort, quello che conta è acquisire un minimo di tecnica
  • Se potete, uscite in gruppo con qualche amico che ha più esperienza e tecnica (ma che non vada troppo veloce),vi basterà seguirlo e vedere come si muove per imparare davvero tanto, meglio ancora se avrà la buona volontà di darvi delle istruzioni specifiche su come guidare. Non ascoltatelo però se vi dice di “mollare i freni e stare indietro”, è il consiglio più sbagliato in discesa
  • Il fondamentale dei fondamentali: guardate sempre avanti 3-5 metri, anticipate gli ostacoli, non scendete guardando la vostra ruota anteriore
  • In discesa piegate le gambe e aprite i gomiti usando gli arti come sospensioni pronte ad assorbire gli ostacoli
  • La postura corretta in discesa è con i pedali “pari” e il peso abbastanza centrale, il sedere è sopra la parte posteriore della sella (abbassata)
  • Il fuorisella è una tecnica che va imparata ma usata solo dove serve: drop, manual e gradoni in discesa
  • Usate dei guanti, oltre a migliorare la presa vi proteggeranno, evitando che spine o rami colpendo la vostra mano vi facciano mollare la manopola per il dolore
  • Usate degli occhiali con lenti trasparenti per gli stessi motivi (con esiti ben peggiori se non presenti)
  • Prima di fare la discesa suddividetela in più sezioni e studiate come superare gli ostacoli che sono presenti, anche guardandoli prima a piedi, dopodiché unite tutte le sezioni e cercate di farla mantenendo un minimo di ritmo

Questi sono solo alcuni suggerimenti ma di sicuro vi consentiranno di fare i primi progressi e di iniziare a prendere confidenza con il mezzo.

Se poi non siete capaci a trattenervi e vi buttate giù dalla Black Snake in Val di Sole ricordate di fare prima testamento 😉

Buone (prime) pedalate!

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A proposito dell'autore

Appassionato da sempre di sport. Le bici e le arti marziali lo accompagnano sin da bambino. Ama qualsiasi disciplina che preveda l’uso di due ruote a pedali, anche se la vocazione per eccellenza è la Mountain Bike, specie quando punta verso la discesa. Il Taijiquan diventa mestiere e la bici si coniuga perfettamente con la passione per la scrittura grazie alla collaborazione con la redazione di BiciLive.it.