La stagione enduro mtb è ormai giunta al termine e come ogni anno si tirano le somme, riflettendo su decisioni prese e risultati e si guarda al futuro cercando di indovinare cosa succederà. Abbiamo chiesto ai pro e agli esperti di settore un parere sul 2015

Per quanto riguarda l’enduro mtb italiano il 2015 è stato un po’ particolare; alla fine del 2014 la comunicazione che il circuito Superenduro avrebbe chiuso i battenti scosse tutti, lasciando letteralmente a piedi i rider e i rispettivi team.

Per trovare un rimedio alla situazione, la Federazione Ciclistica Italiana ideò un circuito nazionale chiamato Coppa Italia Enduro… ma questo nuovo circuito è risultato all’altezza delle aspettative o i rider hanno rimpianto l’amato Superenduro? La qualità delle gare è rimasta la stessa? E il mercato delle bici del settore come è andato?

Questi sono gli interrogativi che la redazione di mountainbike.bicilive.it si è posta. Per trovare delle risposte che facciano capire cosa stia accadendo in Italia ci siamo fatti aiutare dai top rider italiani, insieme ai negozianti e gli organizzatori che erano riuniti a Finale Ligure per l’ultima prova dell’Enduro World Series.

Le cose sono diverse ora e la notizia è ormai nota, nel 2016 il Superenduro ritorna con quattro gare a partire dal 20 marzo 2016 a Massa Marittima (GR).

Nel 2015 Superenduro è mancato molto

foto del pick up del Superenduro

Il 2015 è stato l’anno della Coppa Italia Enduro. Come spesso accade, le novità incuriosiscono e spaventano allo stesso tempo ma, in questo caso, nonostante fosse molto difficile ripetere le quasi perfette stagioni passate del SE, gli obiettivi di partenza erano buoni.

foto di alex lupato

Alex Lupato

Qualcosa è però andato storto perché il nuovo circuito ha profondamente deluso le aspettative: “La mancanza del Superenduro (SE) si è fatta sentire molto!” ha esclamato il campione italiano Alex Lupato durante l’intervista. “La Coppa Italia è stato un rimedio trovato all’ultimo momento quindi è andata già bene così, però tranne un paio di gare le altre sono state gestite male”.

Parlando con gli altri rider e ascoltando le loro impressioni abbiamo capito che il parere contrariato di Alex non è un caso isolato, tutti si trovano d’accordo nell’affermare che il SE è mancato molto sotto vari aspetti.

foto di davide sottocornola

Davide Sottocornola

Ragionando con loro emerge che la Coppa Italia sia stata nettamente inferiore principalmente su due aspetti (che sono i più importanti per un circuito): l’organizzazione delle gare e la loro comunicazione mediatica pre e post evento; secondo Davide Sottocornolale gare di Coppa Italia sono state gestite male; a partire dai comunicati (che sono quelli che contano di più per gli sponsor e le squadre), ma anche a livello di organizzazione di gara; tutto fatto con un po’ di pressapochismo e ciò ha gravato sull’immagine dell’enduro in Italia”.

La macchina organizzativa, che era sempre diversa ad ogni appuntamento, sembra proprio aver deluso tutti i rider, tranne che per un paio di gare: le tappe di Sestri Levante e di La Thuile, in cui gli organizzatori hanno fatto tesoro degli insegnamenti del SE cercando di emulare quel modello organizzativo.

foto di Nicola Casadei

Nicola “Raul” Casadei, vincitore del circuito Coppa Italia Enduro 2015

Tolte queste tappe, dove la comunicazione è rimasta comunque sottotono, “la Coppa Italia d’immagine non ne aveva, anzi alcune gare non si sapeva neanche che ci fossero” (Nicola Casadei, in arte “Raul”).

Dalle parole di rider, negozianti ed importatori si ricava una considerazione: la comunicazione è uno degli aspetti più importanti di una gara, non solo per la mera pubblicizzazione dell’evento ma per comunicare e dare una buona immagine alle gare di livello nazionale (le più importanti) e anche quelle regionali. Tutto ciò è fondamentale per avere un seguito mediatico e trovare o confermare gli sponsor per le stagioni a venire (senza i quali i rider e i team non potrebbero fare quello che amano).

foto di Cico Baroni

Cico Baroni

Davide Bonandrini (DSB-semplicemente bici) ci ha fatto riflettere con le sue parole: “quest’anno la comunicazione è stata disastrosa; diciamo che se il circuito resta così, il valore degli atleti scenderà di molto e sicuramente anche il supporto che riceveranno dalle aziende sarà inferiore”; la stessa preoccupazione ce l’ha Francesco Baroni

(“Cico” di CICO BIKES) “è mancato tutto quello che faceva il SE a livello di comunicazione (che loro facevano molto bene), quest’anno è stata pari a zero e se l’anno prossimo non riparte sarà anche difficile trovare degli sponsor”.

Il mercato enduro si è forse stabilizzato?

foto di Franco Monchiero

Franco Monchiero

All’inizio del 2015 l’enduro italiano godeva ancora di buona salute e i primi due appuntamenti hanno visto parecchi iscritti (anche se meno dell’anno precedente); sembra però che questo boom di inizio anno dei numerosi appassionati sui sentieri italiani non sia rispecchiato dalla la vendita delle bici da enduro e degli accessori.

Alcuni negozianti e distributori come Andrea Bruno e Davide Bonandrini sono soddisfatti dell’annata mentre altri come Cico e Franco Monchiero hanno riscontrato un calo delle vendite rispetto agli anni passati “quest’anno con la crisi che c’è in Italia non è che si è venduto poi più di tanto; diciamo che siamo stabili o poco sotto” (Cico); “il mercato in questi anni è cresciuto tantissimo, però, io che faccio il commerciale per un’azienda, ho la sensazione che quest’anno ci sia stata una piccola flessione verso il basso oppure semplicemente un assestamento” (Franco).

Foto di Salvatore

Salvatore Abela di BiciDaMontagna.com

Salvatore Abela (Bici da montagna) ha riscontrato invece un inizio anno un po’ fiacco che si è poi ripreso “forse perché la stagione è entrata nel vivo, con molte gare, molti circuiti, nuovi appassionati e la gente ha probabilmente avuto bisogno di attrezzature”.

Dai pareri delle persone intervistate non riusciamo a farci un’idea chiara su come sia andato il mercato quest’anno ma potremmo dire con buona probabilità che abbia raggiunto una situazione stabile dopo anni di continua crescita.

Le eBike avvicinano nuovi appassionati

Pensando alle vendite delle bici da enduro ci è sorta spontanea la domanda: ma tutti questi nuovi modelli di bici (dalle fat bike alle eBike) avranno in qualche modo tolto spazio al mercato dell’enduro “classico” oppure no?

Il rider medio che avrebbe potuto acquistare “un’endurina” avrà cambiato idea e si sarà comprato la bici elettrica?

Il campione di persone intervistate abbraccia i tre eventuali pareri: positivo, neutro e negativo. Abbiamo ricevuto solo una risposta negativa, ma il numero potrebbe aumentare parlando con più persone, aggiungendo anche gli appassionati. Salvatore di “Bici da Montagna” sostiene infatti che avere un mix di mtb “ibride” con caratteristiche diverse rischia di generare solo confusione: “noi commercianti abbiamo seri problemi a soddisfare un cliente quando chiede una gomma (quale gomma? 26, 27 e mezzo, plus, 29, fat) è un grosso problema; poi sicuramente ci sono realtà dove è più utile una bici piuttosto che un’altra, ma si rischia di avere dei grossi mix. Secondo me come il DH e il XC hanno una bici apposta per le loro discipline, anche l’enduro ha bisogno di una bici da enduro”.

foto di Enrico Guala

Enrico Guala

Dalla nostra indagine emerge un fatto curioso… la maggior parte delle persone con cui abbiamo parlato è del parere che il mondo dell’enduro “classico” può tranquillamente convivere con gli altri mondi “paralleli” (parere neutro) ma una buona fetta di queste persone (Enrico Guala, Raul, Cico e Sottocornola) è convinta che le eBike potrebbero addirittura aver aumentato le prospettive degli utenti e ampliato il mercato enduro.

L’eBike apre completamente un altro mondo e dal mio punto di vista è un mondo bellissimo, perché mette in bici gente nuova, perché ti permette di fare cose diverse e perché l’esperienza di guida di una bici elettrica è una nuova avventura” (Enrico Guala).

Senza il Superenduro non c’è qualità

Dando degli spunti di riflessione ai rider e organizzatori siamo riusciti a scucire molte critiche; tutti i piloti sono fortemente delusi da come sono state organizzate le gare, ma in particolare hanno criticato duramente il servizio di cronometraggio che quest’anno è stato al limite del ridicolo: “sul cronometraggio possiamo stendere un grosso velo pietoso; non ho mai visto così tanti errori, specialmente con MySDAM; in tutte le gare ci sono stati problemi con le classifiche; hanno fatto comprare i chip a inizio anno e poi nella maggior parte delle gare non si potevano usare, davvero scandaloso!” (Alex Lupato).

foto di denny lupato

Denny Lupato, vincitore dell’ultima tappa della Coppa Italia Enduro a Coggiola

Alex è stato il più “colorito”, ma anche suo fratello Denny, Raul, Cico e Sottocornola sono stati altrettanto duri; l’unico ad aver parlato bene del cronometraggio è Salvatore che però in veste di co-organizzatore dell’Appenino Enduro Trophy nel centro e sud Italia ha avuto a che fare con altre società di cronometristi.

Parlando con i rider si percepisce la loro delusione per una stagione che è scivolata via con una qualità generale molto bassa, con tanti iscritti ai primissimi appuntamenti che sono poi scemati con il passare dell’anno e un pubblico che sembra essere stato meno presente (probabilmente anche per la poca comunicazione e informazione).

È stata una stagione anomala dove la comunicazione mediatica è stata fatta dagli stessi rider che, grazie ad alcuni fotografi amatoriali, sono riusciti a recuperare materiale da poter pubblicare corredato dalle news del momento.

Davide Sottocornola ci ha spiegato che probabilmente con una qualità scarsa delle gare “i media e giornalisti hanno perso un po’ d’interesse”.

Enrico Guala, persona molto oggettiva e competente in campo di organizzazione gare, ha sottolineato che “forse con l’assenza del SE ci si è resi conto di cosa sia stato il SE stesso e la risposta a tutti gli spunti, in tutti i piccoli dettagli è proprio questa: senza un’organizzazione professionale (dove ci sono professionisti potenzialmente tra i migliori sul campo), molti degli elementi di una gara sono stati sicuramente sotto tono o comunque non così efficienti come in passato; poi quello che si vede è la comunicazione, ma serve solo a comunicare un buon evento: senza un evento riuscito non c’è una buona comunicazione, ovvero non si può comunicare in maniera positiva un evento negativo”.

Visto che però gli atleti si impegnano duramente per raggiungere dei risultati, non solo per se stessi ma anche per la famiglia che li supporta, per i team, per gli sponsor e i tifosi, sarebbe giusto che venissero ripagati con un circuito nazionale degno dei loro sforzi, che gli permetta di mettersi in luce magari puntando ad un futuro team factory (in Italia è successo solo due volte con il pluricampione italiano di downhill Lorenzo Suding e la nuova promessa Gianluca Vernassa) o che semplicemente possa mostrare il loro vero valore (eventuale foto di Suding e Vernassa dall’archivio).

L’enduro italiano ha bisogno di uno scossone

Ciò che emerge da questa indagine non può essere ignorato: quest’anno la disciplina della mtb che pochi anni fa mise in ombra le gare di discesa ha invertito la rotta, generando un effetto contrario che da un lato ha sicuramente aiutato a rafforzare l’immagine della downhill italiana ma dall’altro ha comportato una perdita di valore della scena enduristica e dei suoi migliori atleti.

foto dell'alba a finale ligure

Speriamo che il prossimo anno l’enduro italiano possa sorgere con un’alba come questa, magari anche con meno nuvole.

L’enduro mtb italiano ha quindi bisogno di uno scossone, non possiamo permetterci un altro anno come questo:  è necessario che qualcuno di competente si faccia avanti per ripetere ciò che è stato fatto in passato.

Ci auguriamo che il Superenduro, tornando a organizzare un circuito degno del nome e dell’immagine che ha costruito, dia anche lo spunto per le altre organizzazioni a non ripetere gli errori e fare di meglio.

Solo così potremo veder sorgere una nuova alba e si potrà raccontare di aver vissuto un anno di transizione che, seppur strano e incompleto, a qualcosa è servito.

Buone gare a tutti!

Testo, foto e interviste di Francesco Crocco

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