European Enduro Series: scopriamola assieme al delegato tecnico Luca Bortolotti Elena Martinello 10 Novembre 2015 Gare Vogliamo saperne di più sull’European Enduro Series. La redazione di mountainbike.bicilive.it ha intervistato Luca Bortolotti, delegato tecnico del circuito Siamo nel periodo in cui vengono svelate le date dei vari circuiti enduro nazionali e internazionali per la stagione 2016. I circuiti più famosi le hanno già rese pubbliche qualche settimana fa e a breve altre saranno online. Ormai l’enduro ha fatto sì che ci siano competizioni per tutti i livelli e per tutte le tipologie di atleti, ma ancora oggi non esiste in Italia un circuito che faccia crescere gli Italiani rendendoli competitivi a livello internazionale e mondiale. L’European Enduro Series è un circuito giovane che si estende in tutta Europa, pensando non solo ai professionisti di questo sport, ma soprattutto agli amatori che sono molto più numerosi. Forse non molti sanno che questo circuito ha un delegato tecnico italiano ed è colui che si occupa di tracciare le prove speciali: Luca Bortolotti, di Terlago (TN). Data la sua esperienza internazionale dove ha avuto modo di vedere realtà diverse da quella italiana, gli abbiamo fatto qualche domanda per spiegarci come funziona l’European Enduro Series e la filosofia di questo circuito. L’intervista a Luca Bortolotti, delegato tecnico European Enduro Series Luca Bortolotti, delegato tecnico EES. Raccontaci un po’ chi sei. Luca Bortolotti, 44 anni, moglie svedese, tre figli, un cane, un mutuo, un lavoro precario, nessun grande brand alle spalle, grandi passioni, molti sogni, insomma, probabilmente l’esempio tipico di “endurista medio” italiano. Come sei arrivato a lavorare con l’European Enduro Series? Mi ci sono imbattuto per una combinazione di eventi: l’anno scorso la Terlago Enduro (la gara organizzata dalla Rideaway ASD di cui sono presidente) è stata tappa di apertura della Specialized Enduro Series, circuito che era gestito tecnicamente da Trailsolutions, l’organizzazione che ha dato vita alla EES… da lì sono nate intese e collaborazioni. Che ruolo hai nell’EES? Delegato tecnico. Di base mi occupo della ricerca e della verifica dei percorsi ancora prima che vengano inseriti in calendario, in modo da essere sicuri che possano avere i requisiti minimi sia per qualità dei percorsi, sia per la sicurezza e per l’effettiva fattibilità. Questa prima parte viene sempre eseguita in collaborazione con Georgy Grogger, il “boss” di Trailsolutions. Dato che tutto ciò viene fatto con parecchio anticipo, se necessario, curiamo anche la modifica dei percorsi, quindi mi capita spesso di destreggiarmi con pala e piccone. Da quanti anni c’è l’EES e come sono stati questi anni per il circuito? Secondo te perché viene visto solamente come una circuito “tedesco”? Il 2015 è stato il secondo anno. Effettivamente il sentore legato alla EES è nettamente quello di una “serie tedesca” come hai detto tu, poi nel dettaglio non lo è, anche se, per strascichi legati al passato organizzativo di Trailsolutions, molti dei partecipanti sono di madrelingua tedesca, ma si sa, solitamente ci si affeziona aIle cose che piacciono e che funzionano. Il format nasce, come detto prima, da una serie consolidata come è la SSES (Specialized-SRAM Enduro Series), che esiste già da anni e che però rispecchia in pieno quello che si può definire una “German Series” supportata da un grande brand. La EES ne riprende alcuni aspetti tecnici che funzionano, il format, il sistema di cronometraggio a transponder accoppiato ad un regolamento consolidato che è molto vicino a quello della FCI. Qual è la filosofia dell’EES? Quali sono le caratteristiche che differenziano l’EES da altri circuiti nazionali e internazionali? A chi si rivolge? La filosofia dell’European Enduro Series, come in teoria quella di tutti gli altri circuiti, è quella di promuovere una disciplina sportiva, senza però nessun secondo fine commerciale se non quello riconducibile allo sviluppo della disciplina stessa. È un lavoro e come tale va svolto professionalmente, col vantaggio che essendo anche una passione (la stessa di chi partecipa), ti porta a dare il massimo. Si è parlato molto in questi ultimi due anni (rispetto all’Enduro World Series) di gradino mancante, ovvero di competizioni di livello intermedio che diano una formazione agli atleti che li permetta di arrivare a gareggiare nel circuito mondiale… ecco che la EES può essere considerata il “missing link”, facendosi carico delle responsabilità internazionali che ne potrebbero scaturire, ovviamente. Durante la passata stagione abbiamo organizzato anche l’edizione numero uno del Campionato Europeo Assoluto di Enduro a Kirchberg in Austria, tappa internazionale supportata dalla UEC (Union Européenne de cyclisme), confederazione europea dell’UCI. Nel nostro paese non è stato recepito molto bene il senso, ma gli atleti italiani che hanno partecipato lo hanno capito e quest’anno avranno la possibilità di giocare in casa. Date un’occhiata al calendario! Spesso le gare dell’EWS vengono organizzate in località remote, gli spostamenti sono costosi e necessitano di molti giorni per provare i percorsi… solo per pochi insomma. In base a cosa vengono decise le location? Cerchiamo di organizzare le tappe tenendo conto che nelle vicinanze ci sia un aeroporto con voli low cost o che la località sia raggiungibile in modo facile ed economico. Ma pensiamo anche alle famiglie dei rider cercando di dare alla gara la possibilità di essere anche una vacanza e non solo uno scopo agonistico. Inoltre mettiamo a disposizione di chi ci raggiunge in furgone o camper, un’area per sostare gratuitamente o ad un costo minimo, con docce e servizi igienici. Com’è strutturata l’organizzazione dell’EES? Sono sei le persone che lavorano full-time all’organizzazione: Georgy (race director), Doris (press/communication), Sabine (race office/riders contacts), Philip (race office/graphic designer/web site), Felix (timing system), Daniel (course manager/trail building), Luca (technical delegate/trail building). Ovviamente ci sono dei collaboratori esterni, soprattutto per la parte logistica e dei percorsi, oltre alle organizzazioni locali, ma di base tutti fanno tutto. L’EES offre qualcosa in più oltre rispetto ad altri circuiti? Il qualcosa in più credo sia il risultato di una serie di ingredienti mescolati o aggiunti in maniera differente, per usare una metafora culinaria, a volte basta invertirne l’ordine per ottenere un gusto completamente diverso (pensa ad un risotto con il soffritto di cipolla o con la cipolla bollita). Il sistema di cronometraggio è sicuramente un elemento vincente, che in un certo modo fa la differenza: pensare di avere un orario di partenza imposto per la “starting list” (che noi chiamiamo tempo massimo di arrivo alla “pre-start area”), ma poter comunque partire quando si vuole, anche quando si arriva in anticipo sulle PS, cambia molto le carte in tavola: avvantaggia i pro che si sentono liberi di gestire il proprio tempo durante tutta la gara, ma anche gli amatori che non sentono il peso psicologico del tempo imposto. A livello di regolamento abbiamo introdotto altre cose che piacciono, come il divieto di utilizzare i percorsi nella giornata di venerdì, permettendoci di ultimare il fettucciamento delle PS ed eventualmente creare delle varianti “last minute” che in un certo modo mettano in crisi gli atleti che hanno provato in anticipo o gli stessi locals, mentre sulla giornata di sabato il training è obbligatorio. Questa soluzione fa riaffiorare la continua discussione sull’argomento “prove sì o prove no”: e n’è parlato migliaia di volte e sappiamo bene che non è possibile impedirlo, però la nostra convinzione è che con le prove obbligate tutti gli atleti sono costretti a stancarsi più o meno allo stesso modo il giorno prima dell’evento, che siano pro o amatori. Oltre a questo accorgimento, per assicurarsi che tutti provino come previsto, lungo i trasferimenti (nelle zone dove si più transitare solo pedalando) e nella zona di pre-start, vengono posizionati dei sensori chiamati “fairy check points ” che registrano l’effettivo passaggio degli atleti. Prova speciale dell’European Enduro Series 2015 ad Andalo. Rider Nicola Casadei Perché gli italiani dovrebbero provare a gareggiare nell’EES? Beh, più o meno per lo stesso motivo per cui partecipano alle altre gare… lo spirito agonistico in primis, ma anche la voglia di provare qualcosa di nuovo, di fare una vacanza, di trovarsi in mezzo ad atleti che non si conoscono, di culture diverse e abitudini diverse e perché no, magari anche per imparare a guidare su terreni e in situazioni che si differenziano molto da quelle dei posti dove sono soliti girare e che forse farebbero bene alla tecnica di guida e a un approccio diverso di interpretare i percorsi anche a vista. Un noto brand di abbigliamento da montagna usa questo motto: “never stop exploring”, un’esplorazione che secondo me deve continuare dentro e fuori di noi e dal nostro paese. Comunque, la stessa domanda la farei anche agli enduristi italiani che quest’anno hanno seguito tutto il circuito dell’European Enduro Series dall’inizio alla fine e si sono trovati bene. Come prevedi la prossima stagione dato che in Italia non si ha ancora un’idea sulla Coppa Italia Enduro e il Campionato Italiano? Sicuramente ci sarà la riconferma di alcune realtà nazionali “minori” che funzionano, in barba a quanto si vuol far credere; gli esempi validi ci sono e ci sono anche le persone che stanno cercando di dialogare con la Federazione Ciclistica Italiana per risolvere le lacune della Coppa Italia Enduro, almeno nelle relazioni tra il bacino regionale (ossia quello che dovrebbe formare un atleta) e quello nazionale (cioè quello che dovrebbe consolidare la formazione in previsione di uno step maggiore). Pensi che l’assenza del Superenduro quest’anno sia stata “strategica” per farne “sentire la mancanza”? Visto la news che tornerà, sarà un bene secondo te? Il Superenduro ci ha dato modo di cominciare a praticare questa disciplina nel nostro paese, non dimentichiamoci, però, che oltre frontiera esisteva già (e i francesi continuano a bastonarci)… bisogna dare atto che l’istituzione di un regolamento scritto ha però fatto la differenza. Che dietro a questo stop ci siano strategie di marketing o semplici bacchettate sulle mani di chi ha voluto fare le cose senza di loro, nessuno può affermarlo, mi sembra che se ne sia discusso anche troppo senza arrivare a conclusioni certe, no? Ritornare per il bene della disciplina, chiaro che sì, mi sembra che ce ne sia bisogno e comunque quale miglior maniera per capire se è mancata solo un’immagine o una cosa davvero concreta? Come hai visto la stagione agonistica 2015 a livello di gare-organizzazione? Ci sono stati circuiti regionali che hanno riscosso più successo di quello nazionale. Secondo te perché ? Sappiamo tutti che una delle cause del flop della Coppa Italia Enduro è stata la comunicazione, basti pensare alla finale di Coggiola, quasi non si sapeva che ci fosse! Invece, altre località dove gli interessi economici erano molto più marcati sono “emerse” prepotentemente, con ricchi premi e cotillon… tutto è stato lasciato in mano alle organizzazioni locali che non hanno potuto creare uno standard qualitativo e di immagine tra di loro, non è stato pensato un layout comune e ognuno pubblicava come poteva le locandine della propria gara, dando a volte il senso di un evento amatoriale e in altre il senso di una gara di altissimo livello internazionale… colpa dei singoli budget ovviamente e colpa soprattutto della FCI che non ha avuto polso per dirigere questo aspetto così importante e l’intreccio si è completamente slegato. Se potessimo disegnare un diagramma degli andamenti della Coppa, durante la stagione, avrebbe un po’ il profilo della nostra penisola, dal flat delle spiagge ai picchi delle Alpi. La proposta è arrivata inizialmente in modo molto nebbioso e affrettato, veniva chiesta una partecipazione economica alle Asd organizzatrici per raccogliere il montepremi finale, probabilmente credendo che quello avrebbe fatto da esca per attirare i partecipanti. Le informazioni arrivavano in maniera frammentata, le spinte di chi il business sull’enduro lo fa erano insistenti e il tempo per decidere era poco… Altre organizzazioni, quelle locali, hanno probabilmente avuto il coraggio e la voglia di dialogare di più tra di loro, hanno forse capito che l’unione fa la forza, non hanno voluto dimostrare che la propria gara era migliore di un’altra e pensando alla qualità finale di tutto il circuito hanno cercato di mantenere un livello uniforme dall’inizio alla fine evitando i picchi delle Alpi e rimanendo in zona “collinare”, in modo da rendere il dislivello accessibile a tutti: se non ricordo male, questo era inizialmente lo spirito dell’enduro… Nel 2015 si è tenuta la prima edizione del Campionato Europeo di Enduro UEC che ha assegnato le maglie di campioni d’Europa. Il calendario European Enduro Series 2016 05-06/03/2016 // EES Prologo – Dolceacqua (ITA) 23-24/04/2016 // EES #1 – Punta Ala (ITA) 30-01/05/2016 // Campionato Europeo UEC – Riva del Garda (ITA) 08-09/07/2016 // EES #2 – (SWE)* 23-24/07/2016 // EES #3 – Reschenpass (AUT/ITA/SUI) 03-04/09/2016 // EES #4 – (FRA)* 29-30/10/2016 // EES #5 – (ESP)* *Presto sarà svelata la località. Maggiori informazioni: www.europeanenduroseries.com