La terza edizione della Trail Of Pioneers, evento ideato da Pippo Marani detto il “Randagio” su un percorso da lui definito “all mountain hard bike trail”

Siamo sull’Appennino Modenese nel comune di Fanano, punto di partenza dell’evento che, percorrendo i sentieri della Linea Gotica, teatro di scontri della Seconda Guerra Mondiale, ci porta fino a Trignano. Questo è il punto di arrivo e paese di origine di Felice Pedroni, uno dei pionieri che migrando all’estero nell’800 in cerca di fortuna, dopo molte avventure trovò in Alaska un giacimento d’oro, si arricchì e fondò la seconda più grande città della nazione, Fairbanks.

Oltre 130 i partecipanti, tra professionisti e non (con alcuni che addirittura hanno effettuato una riparazione al volo pur di partecipare), per una gara che non è una gara tanto contro gli altri quanto più un evento per pedalare insieme in allegra compagnia e sfidare sé stessi a scavalcare il monte Spigolino, che con i suoi 1.827 metri di altezza è il punto più alto e arduo del percorso.

La sfida è aperta a tutti i tipi di bici e di biker senza distinzioni. Per rendere al meglio lo spirito goliardico e di avventura dell’evento si è sempre incoraggiato i partecipanti a indossare abbigliamenti eccentrici o di tipo pionieristico. Nelle passate edizioni avevano incluso nel pacco gara un paio di baffoni a manubrio in stile “Felix Pedro” che in questa edizione mancavano, ma chi è rimasto deluso da questa assenza si è consolato con il pacco di pasta, il salame e l’aceto balsamico di Modena ricevuti con l’iscrizione.

Non sono mancati i personaggi con costumi “fai da te”

Un’intera compagnia di amici è arrivata a portare anche i cappelli da western oltre ai baffi, più uno vestito da tirolese. Una ragazza si è presentata addirittura con un vestitino intero colorato e minigonna.

Intanto, dopo aver radunato i biker in piazza a Fanano e aver ricordato i vari passaggi per chi voleva fare il percorso lungo o quello corto, Pippo ha sciolto le briglie e i biker si sono lanciati, prima tappa il ristoro presso la località i Taburri, dove le prime salite sterrate hanno cominciato a tagliare le gambe ai meno allenati. Tutti comunque hanno proseguito per il passo del Colombino, alcuni spingendo la bici nei tratti più scassati ma godendosi il sentiero nei tratti aperti in mezzo ai prati in fiore o nei singletrack dentro le faggete, in direzione del secondo ristoro a Capanna Tassoni.

Una volta giunti qui la grande abbondanza di specialità locali ha portato molti partecipanti a godersi qualche fetta di salame in più e a fare qualche sentiero in meno, optando per il percorso breve da 32 km in direzione del passo della Riva, che porta successivamente al lago Pratignano con il suo terzo ristoro e al tratto finale verso il traguardo.

Per tutti gli altri invece, belli farciti di cibo e pronti a pedalare, percorriamo la mulattiera che ci avrebbe portati al Passo Della Croce Arcana, dove ci attendeva la parte più “hard” del percorso.
Poco prima di arrivare, uscendo dai boschi, ci ritroviamo completamente immersi fra i crinali appenninici che incorniciano la valle del Dardagna, tra le cime del Corno alle Scale e del Cimone.

È una bella giornata e lo spettacolo è notevole, la strada larga e la pendenza regolare permettono agli amici di pedalare uno fianco all’altro e di commentare la giornata, la bellezza del posto e del percorso, prendendosi in giro per qualche passaggio superato male o col piede per terra.

Si ride e si lanciano sfide, se c’è preoccupazione per quello che ci attende nessuno lo dà a vedere.

Una volta arrivati al passo, punto di confine naturale fra Emilia e Toscana, con la bici in spalla e il fiato corto affrontiamo il primo di una serie di tratti assolutamente impossibili da pedalare sul sentiero verso il lago Scaffaiolo, fino alla deviazione che ci porterà alla cima del monte Spigolino.
Il dislivello aumenta, il terreno peggiora e il sole ci martella ma nessuno molla, nessuno vuole tornare indietro, stringiamo i denti e andiamo avanti.

Finalmente tra una presa in giro e un sorriso arriviamo alla cima, stanchi ma felici di avercela fatta.
Intanto, mentre tiro il fiato per riprendermi mi concedo una lunga occhiata intorno e, può sembrare esagerato, mi sembra di essere in cima al mondo.
Tutti tirano fuori il cellulare, qualcuno più esigente una macchina fotografica, foto e selfie si sprecano, ognuno vuole un ricordo, una pezzetto di gloria, una fetta di terra e cielo per poter dire “io c’ero”.

Sopra di me ho solo il cielo e le nuvole. Mentre il sentiero appena fatto si riempie di gente con la bici in spalla che sale, anche il sentiero che porta giù al Passo Della Riva è pieno di gente a piedi… infatti così come a salire, anche a scendere il sentiero è ripido e accidentato, anzi, è più scavato di quello che ho appena fatto, impossibile scendere sulle ruote nel primo tratto.
Guardando avanti e vedo però che il terreno migliora, qualcuno si sta già lanciando verso “la bassa” e la cosa mi fa ben sperare, quindi senza perdere altro tempo arraffo la mia roba e comincio la discesa.

Il sentiero è davvero molto scavato e mi costringe a scendere quasi più lento di quando sono salito

Praticamente sono su un crinale in discesa e lo strapiombo mi aspetta su entrambi i lati ma riusciamo a scendere quasi tutti senza grossi danni, all’arrivo infatti mi parlano di un paio di cadute, ma fortunatamente non ci siamo persi nessuno.

Bene, il sentiero migliora e finalmente possiamo tornare in sella, ma chi pensava di fare tutta una discesa fino al ristoro dovrà aspettare, infatti ecco una serie di “montagnette” di roccia delle dimensioni di un palazzo sbucare dai prati e naturalmente il sentiero si inerpica proprio in cima, ma ormai siamo gasatissimi per aver superato lo Spigolino e a parte qualche caso di “lingua a penzoloni” di fantozziana memoria non vediamo l’ora di arrivare al prossimo ristoro. Urge nutrimento e la sete si fa sentire, quindi, dopo qualche battuta in stile “ma chi me l’ha fatto fare” e “quando la fatica supera il gusto, molla la bici e piglia il lambrusco”, avanti tutta verso lago Pratignano, ultima tappa prima dell’arrivo.

E finalmente dopo l’ultima dura salita eccoci al lago, la maggior parte della cui superficie è coperta da piante di canna palustre che danno un aspetto insolito per un lago di montagna. Il tutto è immerso in una valle circondata da alberi e il sentiero ne fiancheggia le sponde fino a una breve salita, dove finalmente il ristoro ci riporta in vita con qualche fetta di torta e bottiglie di acqua.

Poco dopo siamo pronti all’ultimo breve strappo che ci porta alla discesa più divertente del percorso.

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Creata dalla mente geniale di Pippo Marani, la Warline 1945, è stata chiamata così per onorare i combattenti che hanno lottato su questi pendii nella Seconda Guerra Mondiale (e ribattezzata poi da tutti il Pippodromo). Questo sentiero è un tracciato scorrevole e nervoso con un fondo di terra e foglie, che scende fino all’arrivo al paese di Trignano. Da fare a manetta e in molti punti in derapata, col sentiero lasciato volutamente il più naturale possibile per dare una autentica emozione di avventura e distaccarsi da quelle sensazioni “domestiche e precotte” a cui ci hanno abituati i soliti sentieri dei bike park.

Personalmente non ho resistito e mi sono messo a ruota del gruppo che avevo davanti e non li ho mollati fino al paese, dove ai partecipanti che tagliavano il traguardo veniva consegnata una targhetta commemorativa dell’evento. Finalmente, appoggiate le bici al muro, eccoci seduti alle tavolate allestite nella piazza, con una birra in mano e tre tigelle farcite a piacere prese con un buono ricevuto all’iscrizione, a ridere e scherzare in attesa che anche l’ultimo sia arrivato per procedere alla premiazione tutta particolare, come si addice a una gara firmata dal nostro Randagio D.O.C.

Mentre aspettavamo abbiamo assistito a un’esibizione a sorpresa del campione mondiale di trial delle ruote da 20 pollici, lo spagnolo Benito Ros, venuto qui in allenamento a Fanano a studiare il percorso per una probabile gara internazionale. C’era anche il campione italiano Alessandro Bertola e Damon Dubois, campione juniores dal Belgio, ospiti all’Agriturismo Eco Day il Castagno assieme ad alcuni tecnici federali e internazionali che erano presenti al Felix Pedro’s Day.

Gli atleti hanno dato spettacolo sfruttando alcune strutture messe a loro disposizione nella piazza del paese saltando su tronchi, alti blocchi di cemento e addirittura sfruttando la fontana della piazza e il muretto di cinta della chiesa del paese, e coinvolgendo una delle partecipanti alla gara facendola sdraiare per terra per una dimostrazione di precisione e acrobazia, con il pubblico che applaudiva ogni volta che Ross le atterrava molto vicino ma senza naturalmente sfiorarla.

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Lo show si è poi concluso con una gara di salto in alto tra lo spagnolo e l’italiano, gara che, come da prevedersi, è stata vinta dal campione mondiale, anche se comunque Bertola si è difeso bene.

Intanto tutti i partecipanti alla gara sono arrivati e si è potuto procedere alla premiazione in puro stile “Randagio”, infatti il premio “Trail Of Pioneers Felix Pedro 2015” è stato vinto da Antonia Araldi che ha completato il percorso lungo in sette ore e quaranta, arrivando pochi secondi dopo il suo ragazzo… in questa gara non è il primo che arriva ma l’ultimo, lo spirito della gara è lo stare insieme, condividere l’avventura pedalando su sentieri sconosciuti in compagnia degli altri e arrivare alla fine tutti insieme senza lasciare indietro nessuno.

Altri premi sono andati a chi è arrivato ultimo al giro più corto, alla compagnia più numerosa, alle dieci donne che hanno partecipato alla gara, alla bici più pionieristica, una Olimpya rigida con i freni cantilever, al primo arrivato dei maschi e il primo delle donne e a quello con l’abbigliamento da Felix Pedro’s migliore, che con tanto di cappello, baffoni e vestiti da pioniere sembrava quasi quello della foto.

Alla fine Pippo ha ringraziato tutti i partecipanti e tutti quelli che hanno contribuito alla realizzazione del progetto, ovvero le comunità di Trignano, in special modo Attilio e Pomma che sono fra i maggiori artefici dell’evento e al Soccorso Alpino che a provveduto alla vigilare sulla salute dei partecipanti.

Che dire? È stata una bella avventura, ricca di emozioni e di…ristori, ma non ci siamo riempiti solo la pancia, abbiamo fatto il pieno di sentieri e di emozioni, e per quel che mi riguarda non vedo l’ora di tornare. Perciò tenete le orecchie e gli occhi aperti, Pippo ha sempre qualcosa in ballo e il divertimento è assicurato.

Per dirla come lui…ci vediamo alla prossima, yeeeeeaah!!!

A proposito dell'autore

Ha la mountainbike nel cuore, è un "compagnone" con un accento bolognese marcato che sta simpatico a tutti, ma è anche una macchina da guerra quando mette sulle spalle il suo zaino fotografico. Soprannominato Roboborg per la sua efficienza sul campo, BiciLive non potrebbe fare a meno di lui!