West Coast Trails e HUTR ASD Marco Angeletti 8 Agosto 2014 News Quando mesi fa con il Capo (Matteo Cappè, nda) abbiamo iniziato a parlare della sezione dedicata al trail building di casa nostra, alle associazioni sportive e alle persone che si prodigano, anche gratuitamente, per manutentare i sentieri e promuoverli al “traffico” delle mountainbike, tra i primi nomi venuti “a galla” c’è stato quello di Simone del Sarto e dei ragazzi di West Coast Trails; amici di vecchia data di Matteo, che io seguo sui social networks da qualche anno e con i quali condivido spesso e volentieri il mio “pensiero” sulla situazione del mountainbiking in Italia. Vi lascio alla nostra intervista con i “West Coast Trailers”; vediamo se “scoprite” tra le righe il comune denominatore a molte altre realtà italiane… Breve Presentazione, chi siete, cosa fate? West Coast Trails è nata ufficialmente nel 2013 dalle teste di Simone “Milkman” Del Sarto, Damiano “Barella” Bigini e Simone “@one” (si legge chiocciolone) Pera. Siamo 3 amici provenienti da 3 città diverse ma vicine: Massa, Carrara e Pietrasanta. Il progetto WCTrails è il tentativo di concretizzare un’idea maturata nel corso degli anni attraverso la passione e le nostre esperienze come bikers. Il “progetto” si divide in due aspetti principali: il trailcare/trailbuilding e l’attività di guide in mountainbike. Il primo aspetto è legato alla realizzazione di un progetto, presentato nel 2010 al Comune di Massa, che si pone l’obiettivo di creare, segnalare e manutenzionare una rete di sentieri ed itinerari permanenti per la mountainbike ed il trekking. La zona collinare di Massa è infatti ricca di vecchi sentieri, i più vecchi dei quali risalenti al medioevo, nel corso del tempo usati da pastori, cavatori e, durante la seconda guerra mondiale, dai partigiani per collegare e raggiungere i paesi delle varie vallate. Alcuni di questi sentieri, quelli più antichi, si spingevano fino a raggiungere la Lunigiana o la Garfagnana. Il secondo aspetto è invece quello di fornire un servizio di guide in mountainbike, che diano anche aiuto e supporto nella progettazione e realizzazione di brevi vacanze e tour ciclistici, sui sentieri delle Alpi Apuane e della Versilia. Da quanto tempo praticate la MTB, quando e come è la nata la passione? Chi più chi meno ci ritroviamo con circa venti anni di mountainbiking sul groppone. [Milk] Ho iniziato ad andare in mountainbike tra i 13 e i 14 anni: ero alle medie, intrippatissimo con le moto, ma grazie ad un inserto allegato ad una rivista, ho scoperto la mountainbike. Quella lettura mi ha rapito e trasportato in un nuovo mondo. Mio babbo mi aveva già trasmesso l’amore per la montagna, ed unire le due cose è stato un attimo! La sensazione di libertà provata il giorno della mia prima gita in mtb non la scorderò mai, e la porto con me ogni volta che vado in bici! [@one] Lo sai che non me lo ricordo più quanto tempo è passato? Sicuramente meno dei miei amici Simone e Damiano; l’unico “problema” è che non ne ho mai abbastanza! Com’è nata però me lo ricordo bene: ero nel container/casa di un mio amico (non vi dico a fare cosa) e nel mentre sfogliavamo qualche rivista di moto. Lui mi fa vedere una mountainbike e la sua voglia di cominciare a girare per i monti con questo mezzo. La conclusione è stata che io la bici me la sono comprata dopo nemmeno una settimana, lui no. [Barella] Penso di aver iniziato tra il ’97 ed il ‘98, anche se ho ricevuto la mia prima mtb come regalo di Natale all’età di circa 10 anni (andavo alle elementari): era una Atala in acciaio a 21 velocità bianca con sfumature rosse, parafanghi e portapacchi che subito poco dopo feci rimuovere da mio padre. Era uno spasso, ma veniva usata quasi esclusivamente su strada. Fu mio padre ad avvicinarmi alla mountainbike; lui veniva dal ciclismo su strada e in quegli anni si parlava di questa “nuova bici” in grado di andare per monti. In due anni o poco meno passò alle ruote grasse e s’incominciò ad affrontare insieme le prime strade bianche… Da lì è stata una continua evoluzione, attraverso le varie “epoche” della mountainbike stessa, fino ad oggi: freeride, cross country, enduro, all mountain… per me resta “solo” mountainbike! Com’è nata l’idea di realizzare dei sentieri ad hoc per la mountainbike? Bella domanda, ce lo chiediamo ogni fine settimana nel quale “rinunciamo” alla nostra amata… In realtà penso che sia una cosa naturale e forse inevitabile, quando capisci che senza quelle strisce di terra e sassi (che ora fa tanto figo chiamare trails) il giochino della mountainbike non avrebbe senso; è un concetto semplice, quasi banale che hai dentro di te (sia chiaro che abbiamo tutti) e che aspetta solo di essere scoperto e di essere concretizzato. Sin dai primi anni di mountainbiking, il semplice fatto di andare in bici per noi implicava anche una minima dose di manutenzione sui sentieri. Poi la visione dei primi video “a tema” e le prime vacanze in bici, prima in Italia e poi all’estero, hanno cambiato tutto: abbiamo scoperto che i sentieri potevano essere veramente costruiti o comunque adattati ai nostri gusti. Siamo fortunati, abbiamo una rete di sentieri a portata di mano, che praticamente partono dal centro città. Però i sentieri così come erano non ci bastavano, in più l’inverno, le piogge e le moto li rovinavano molto e come se non bastasse una decina di anni fa un fortunale ha abbattuto una quantità incredibile di alberi, chiudendo o facendo franare diversi sentieri. Dovevamo darci da fare per riaprirli e farli tornare alla luce. In quel momento, per noi (e pochi altri), fu un fatto di necessità: senza quel lavoro chi avrebbe riaperto i sentieri? Così è diventata una specie di abitudine dedicare i mesi invernali alla pulizia o all’apertura dei sentieri. Organizzate gare o eventi sui sentieri che manutentate? Noi abbiamo sempre organizzato qualcosa, sinceramente non so perchè, forse per una sorta di masochismo! Ogni volta ci promettiamo che sarà l’ultima volta; poi, il giorno dopo un qualsiasi evento, ci troviamo davanti ad una birra e siamo già proiettati all’evento del prossimo anno. Il Monte Brugiana è stato per anni il fulcro del movimento singlespeed italiano: i sentieri che abbiamo ripulito e che costantemente manteniamo hanno ospitato tre edizioni del Campionato Italiano e, nel 2008, il Campionato Eeuropeo. Da 5 anni organizziamo la West Coast Inferno, un raduno attraverso il quale condividiamo e cerchiamo di dare visibilità al lavoro che svolgiamo sui sentieri. Quest’anno poi ci siamo imbarcati nella organizzazione della nostra prima gara di Enduro, con una tappa del circuito Ultraenduro. Con l’organizzazione di eventi cerchiamo soprattutto di creare un momento di condivisione ma al tempo stesso vogliamo mandare un segnale all’amministrazione per far vedere che la bici e la montagna, in una città che sembra girare intorno al mare e agli ombrelloni da spiaggia, sono una risorsa. Insomma, non ci vogliamo fermare a coltivare il nostro orticello, ma cerchiamo di costruire qualcosa. Avete mai organizzato giornate di promozione per avvicinare altre persone alla mountainbike sui vostri sentieri? E dei corsi di guida fuoristrada rivolti alle giovani leve? Da alcuni anni collaboriamo con la Commissione mtb del CAI di Massa, coinvolgendo anche i ragazzi dell’Alpinismo Giovanile per cercare di avvicinare tante nuove leve alla mountain bike. Lavorare coi ragazzi è veramente bello, inconsapevolmente sono in grado di trasmetterti energia ed entusiasmo… e a volte ce n’è veramente bisogno! Nel mese di gennaio abbiamo organizzato, assieme ad un negozio di zona, un test bike lungo un percorso da noi ideato/ripulito, dove anche i meno esperti potevano girare e provare le bici. “In testa” abbiamo anche l’organizzazione di corsi di “conduzione” della mountainbike, magari di livello diverso e anche con docenti di “un certo spessore”. Come promuovete le vostre attività? Credo che al momento, soprattutto per chi ha pochi mezzi economici, i social network siano la migliore risorsa, perchè sono a “costo zero”. Tutti o quasi hanno un profilo Facebook, Instagram o Twitter e i forum sono un’ottima risorsa per il passaparola, quindi cerchiamo di utilizzarli nel miglio modo possibile. Noi utilizziamo molto il nostro blog e abbiamo una nostra pagina ufficiale su Facebook. Avete mai pensato di fondare una scuola di ciclismo fuoristrada e “coltivare” un vivaio? Uno dei nostri obiettivi è proprio le creazione di una scuola di mountainbike e ciclismo fuoristrada; vogliamo cercare di portare il nostro sport nelle scuole, puntando sulla voglia di scoperta che tutti i ragazzi hanno. Per questa attività ci affideremo al supporto dell’ASD HUTR, che è la nostra associazione sportiva di riferimento, affiliata FCI e dedicata a tutti gli aspetti legati all’attività sportiva, anche agonistica. Quali sono le problematiche maggiori che avete riscontrato in questi anni? Ultimamente, con l’organizzazione della gara di enduro, abbiamo riscontrato delle difficoltà con alcuni proprietari dei terreni dove passa il tracciato; alcuni di loro non vedono di buon occhio il passaggio di una gara, perchè implica una certa quantità di “traffico” sui sentieri. Tutto questo va ben oltre il divieto di passaggio sui terreni privati, ma arriva alla volontà di vietare il passo anche su stradelli comunali, solo perchè confinanti con le proprietà private. Speriamo che passato il “boom” di affluenze dovute alla gara, tutto rientri alla normalità; dopo di ché torneremo a chiedere il supporto delle Amministrazioni Locali per dare seguito e concretezza al nostro progetto. Il vostro rapporto con le Istituzioni Locali Lavorare con gli Enti Locali non è facile per nessuno in questo momento storico dell’Italia; in più la nostra zona viene da 30 anni di crisi occupazionale ed economica, con tutto quello che ne consegue a livello politico. In questi anni però abbiamo trovato persone, poche ma buone, che ci hanno appoggiato e aiutato e che ancora lo fanno. Grazie a questa continua collaborazione speriamo di arrivare quanto prima alla realizzazione, in collaborazione con il Comune di Massa, della segnaletica dei sentieri e degli itinerari. Secondo il nostro punto di vista, il nostro territorio, che è già molto votato al turismo, ha la possibilità, grazie anche agli sport outdoor, di offrire una proposta turistica in più. Vedere che tutto intorno alla nostra provincia nascono e si concretizzano progetti per la valorizzazione degli sport e delle attività all’area aperta, mentre qua stiamo a guardare, lascia un pò l’amaro in bocca, ma allo stesso tempo ci fa ben sperare. Prima o poi ci sveglieremo anche noi e, come si dice, meglio tardi che mai! Quanto ha influito la burocrazia nella realizzazione dei vostri progetti? Per ora non molto; sicuramente non c’è ancora il supporto che ci piacerebbe avere, ma confidiamo in una collaborazione sempre maggiore e che, presto o tardi, ci si renda conto che quanto sosteniamo non è fantasia, ma una realtà assodata che in altri territori funziona.