Zaino Camelbak Kudu 12: la nostra valutazione
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  • € 159,00
9Il nostro voto

Camelbak ha colmato alla grande una sua grave e recente lacuna: aver sottovalutato la crescita del movimento enduro – nell’interpretazione ludica e in quella agonistica – a livello globale, lasciando così ampia libertà d’azione per quei brand che hanno saputo approfittarne

In primis, Evoc è diventato l’assoluto protagonista del mercato, raccogliendo i favori di chi cercava uno zaino idrico che offrisse anche una protezione omologata per la colonna vertebrale. Personalmente ho sempre preferito l’approccio dedicato, quindi gilet con paraschiena morbido e zaino idrico propriamente detto, così da non essere costretto a usare il secondo anche quando non strettamente necessario – ad esempio, giornate a sola pendenza negativa – e raggiungendo in ogni caso un buon livello in fatto di comfort.
Se devo essere sincero, avevo sempre visto la soluzione “tutto in uno” come troppo forzata, dovendo adattare uno zaino idrico a una protezione spinale, quindi con inevitabili compromessi in fatto di comodità, capacità, peso, ed estetica.

Ma con il nuovo Kudu 12 di Camelbak, mi sono dovuto ricredere… e lo devo ammettere, l’ho fatto con grande piacere!

Protezione al top

Ciò che impressiona in misura maggiore, anche se si tratta di un prototipo, è la qualità della realizzazione, in fatto di materiali e finiture… un aspetto che in realtà dovrebbe ormai passare quasi inosservato, considerata la storia di Camelbak, fatta di prodotti progettati e realizzati con estrema cura.
In tutto e per tutto il nuovo Kudu 12 appare come un comune zaino idrico da 12 litri di capacità, pensato con un occhio di riguardo al mondo gravity ed enduro: la tasca porta casco esterna può ospitare un caschetto aperto oppure un integrale, mentre i lacci inferiori sono destinati alle ginocchiere. Una volta aperto il vano dedicato alla sacca idrica, l’arcano è finalmene svelato, infatti, a ridosso del dorso ventilato, è ricavata la tasca in cui è alloggiata la protezione spinale, chiamata Impact Protector.

Camelbak ha lavorato a dovere, non solo rispettando le normative CE 1621-2 Level 2 (standard di sicurezza per equipaggiamenti da moto), ben più stringenti di quelle degli attuali zaini idrici con protezione per la schiena, ma estendendo la superficie ben oltre quella richiesta dalle norme.

Camelbak dichiara che la struttura laminare a tre strati di Impact Protector è in grado di assorbire oltre il 94% dell’impatto, riducendo notevolmente il rischio di danni (lesioni e fratture) alla schiena, colonna vertebrale compresa… ma non solo, il paraschiena è anche riutilizzabile, a differenza di altri prodotti presenti sul mercato.

Nulla lasciato al caso

P1010781Un altro punto a favore dello zaino Kudu 12, è la massima capacità dichiarata che corrisponde a quella reale, e non viene penalizzata dal volume occupato sia dalla protezione spinale sia dalla sacca idrica da tre litri. Inoltre, lo zaino a pieno carico, come sperimentato in una due giorni con tappa in rifugio, non rende problematico né lo stoccaggio del casco aperto all’esterno né l’autonomia idrica, grazie per l’appunto all’assoluta indipendenza di ogni tasca e vano.

Passando alle altre caratteristiche dello zaino Kudu 12, troviamo l’indispensabile protezione anti pioggia, estraibile dal minuscolo scomparto collocato sul fondo e chiuso da zip nastrata, un ampio vano principale con le consuete due tasche in rete (una aperta e l’altra con zip) per riporre oggetti di vario tipo, una tasca superiore felpata per gli occhiali o lo smartphone, e altre due tasche di accesso rapido sulla fascia ventrale (una con zip). La vera chicca è l’accessorio, purtroppo solo opzionale, per riporre gli attrezzi: è in nylon, con tre scomparti in rete chiusi da altrettante zip, che si chiude prima arrotolandolo su se stesso e poi con una comodissima fibbia estensibile dotata di robusta clip. Il porta attrezzi, che consente di stoccare di tutto e di più, si inserisce comodamente nello scomparto dedicato, sempre in rete, ricavato sulla parete posteriore del vano principale.

Ma non ho finito qui! Infatti, il design viene incontro alle esigenze degli enduristi, con animo più o meno agonistico o ludico.

 

Kudu 12 non è un semplice zaino adattato al paraschiena integrato, essendo stato progettato appositamente. Quindi, la struttura è più larga che profonda, senza compromettere la capacità di portare oggetti voluminosi… infatti, non è raro trovare zaini così “sottili” che anche una camera d’aria per gomme intorno a 2,3-2,4″ diventa improvvisamente un oggetto enorme e difficilmente trasportabile…
Lo zaino Camelbak Kudu 12 mantiene in modo egregio quello che promette: non scendere a compromessi tra comfort, capacità e peso, ma soprattutto tenere gli oggetti trasportati il più vicino possibile al corpo e rimanere il più stabile possibile sulla schiena, per evitare di sbilanciare il rider, durante una PS in gara o in una discesa percorsa con gli amici.

Come va

Già vi sarete fatti un’idea di come va questo Kudu 12, che si potrà solo ammirare alle fiere di settore di fine estate (Eurobike a Friedrichshafen ed ExpoBici a Padova), anche in versione più capace da 18 litri.
Quello che impressiona veramente, sin dai primi istanti in cui lo si indossa, è il grande comfort, anche lungo intere giornate in bici con clima caldo e umido (una rarità in questa estate, eheheh), che significa grandi sudate potenziali.
Il secondo aspetto che lascia sorpresi positivamente, è la stabilità sulla schiena, veramente da primo della classe. Il sistema a doppia chiusura superiore, con le fibbie entrambe regolabili in altezza sullo sterno, insieme all’ampia fascia ventrale, alla conformazione ergonomica degli spallacci imbottiti, e al dorso ventilato, portano a un risultato semplicemente eccezionale: una volta che viene regolato addosso, non si muove, neppure sui trail più scassati e sui salti.
Si tratta di un grandissimo pregio, perché è quello che serve a uno zaino che fa della protezione della schiena il suo tratto distintivo: più fermo sta e più protegge. Purtroppo ho sperimentato la funzionalità principale del Kudu 12, in una caduta stupida che poteva avere conseguenze nefaste (ringrazio anche la mascherina indossata che mi ha protetto il viso), con lo zaino che non si è mosso di un millimetro.


Lo spazio interno è organizzato molto bene, l’idea di usare un porta attrezzi estraibile è al tempo stesso semplice e geniale. Inoltre lo spazio in altezza è sufficiente per portare con sé una pompa per sospensioni eccezionalmente lunga, per intenderci quella Cannondale ad altissima pressione. Avrei solo preferito una tasca esterna felpata più capiente e con accesso più ampio, per farci stare comodamente anche la mascherina e non solo gli occhiali o lo smartphone.
Il porta protezioni inferiore ha i laccetti leggermente corti, oltre ad avere gli agganci cuciti troppo a ridosso della cover, infatti, già con le ginocchiere morbide si è al limite: i lacci sono completamente estesi e non è così facile chiudere le clip. Il porta casco esterno invece funziona in modo egregio, sia trasportando un integrale sia un moderno caschetto aperto da enduro, più ingombrante di uno tradizionale da cross country.
Sono molto soddisfatto, almeno al momento avendolo provato solo un mese scarso, dei materiali e delle finiture, con gli inserti più resistenti sulla cover esterna e con le zip che si stanno rivelando robuste e comode da usare.

Chiudo con la colorazione rosso/gialla, che non passa inosservata, oltre a essere di difficile abbinamento con l’abbigliamento e con la bici… ma come potete vedere dalle foto action, il passo è breve per arrivare ai colori della bandiera giamaicana!

Conclusioni

Lo zaino idrico con protezione spinale Camelbak Kudu 12 è nato dopo una lunga e necessaria fase di progettazione e sviluppo, e si vede. Nulla è lasciato al caso, trovando tutto quello che serve: protezione, comodità, capacità e stabilità. Tutto ruota intorno alla protezione laminare a tre strati Impact Protector, il vero cuore del Kudu 12, ma non è solo questo il motivo che può spingere alla scelta dello zaino Camelbak. Infatti, ritroviamo la consueta qualità nel design, le feature all’insegna della versatilità e della facilità nello stoccaggio dei materiali, e la migliore sacca idrica del mercato. Lo zaino Kudu 12 sarà disponibile in colorazione Barbados Cherry/Sulphur Springs (quella provata) e Charcoal/Atomic Blue (blu/rosa/grigio), mentre il fratello maggiore Kudu 18 avrà tre differenti abbinamenti cromatici: Barbados Cherry/ Sulphur Springs, Black/Andean Toucan e Silver/Atomic Blue. Il prezzo per il mercato italiano di Kudu 12, disponibile da novembre 2014, sarà di 159 euro IVA inclusa.

Sicuramente Camelbak non ha bisogno di presentazioni, e con il Kudu 12 ha centrato il segno al primo tentativo, resta solo da capire quanto tempo ci vorrà prima che (ri)diventi l’assoluto protagonista anche nel mondo dell’enduro che ha (erroneamente) ignorato negli ultimi anni.

La chicca

Capacità non sacrificata dalla protezione spinale; uno zaino eccezionalmente versatile e confortevole, con la consueta qualità Camelbak

La pecca

I laccetti per le protezioni sono corti; la tasca felpata potrebbe essere più ampia

A proposito dell'autore

Da oltre 15 anni nel mondo dell’editoria specializzata, come redattore di testate giornalistiche specializzate nel mondo mtb, dell’informatica e del multimedia, e come autore di manuali tecnici e guide d’itinerari dedicati alla mountain bike.