SRAM // XX1 | La nostra valutazione
BiciLive Review9
prezzo
  • da 1.417,00 a 1.483,00
9Il nostro voto

Un anno e quattro mesi con il meglio che offre l’attuale mercato mtb in fatto di trasmissioni. Come si è comportato lo SRAM XX1 dopo un così lungo periodo d’uso e abuso?

Premesse

La trasmissione del brand statunitense è stata montata a fine ottobre 2012, appena dopo il suo lancio ufficiale sul mercato, avvenuto come da copione alle fiere autunnali di settore. SRAM XX1 non solo ha dato il via al fenomeno 1×11, infatti, ha avuto altre e importanti ripercussioni sul mercato: molti biker sono stati convinti a convertire la propria trasmissione in una 1×10, e sono comparse – e stanno comparendo ancora – soluzioni artigianali per ampliare il range di rapporti. Parliamo del pignone da 42 denti di OneUp Components, finora la soluzione più convincente apparsa (in vendita a 100$ da gennaio 2014), essendo compatibile con cassette Shimano XT/XTR e SRAM X5/X7/X9, richiedendo solo la rimozione del pignone da 17 e l’inserimento di un anello spaziatore in posizione strategica. Non bisogna dimenticare uno degli antesignani, Leonardi Racing, che dopo il kit dedicato sta sviluppando una cassetta 9-42d a 10 velocità per corpetto ruota libera XD1 11v (unica soluzione per montare un pignone così piccolo). Qualcosa di gustoso bolle anche nella pentola di ZetaBike, Aribike propone un pignone da 38 da sostituire all’originale 36d sulla cassetta SRAM XX, WolfTooth Cycling e FRM hanno messo a catalogo soluzioni equivalenti a quella di OneUp Components, vi terremo aggiornati su ogni sviluppo futuro…

 

 


Ma torniamo a noi, al test di lunga durata di SRAM XX1. La trasmissione top di gamma 1×11 ha visto di tutto, sia dal punto meteorologico – ha vissuto quasi cinque stagioni in giro per l’Italia e l’Europa – sia per l’ampio ventaglio di uscite affrontate: dalle sgambate “xc style” alle discese servite da impianti di risalita, passando per il campo d’uso più consono alla bici su cui era montato, una bella e performante Lapierre Spicy 916 da enduro.

Solo nell’ultimissimo periodo, complice anche la necessaria manutenzione della full Lapierre, ha traslocato sull’altrettanto affascinante e performante hardtail da enduro, l’amata Cotic BFe.
Ne vedrà ancora delle belle, ma mi sembrava giunto il momento di fare il punto della situazione, valutando le performance a lungo termine, dopo un anno e quattro mesi di vita.


Per chi non conosce a menadito ogni dettaglio della trasmissione SRAM XX1 (tutti tranne i geek delle ruote artigliate, eheheh), ecco un breve riepilogo delle caratteristiche chiave: singola corona anteriore, da 28 a 38 denti, con design specifico e brevettato X-Sync; pedivelle in carbonio con spider a quattro bracci in alluminio; cassetta posteriore a 11 velocità, 10-42d; corpetto ruota libera dedicato XD, disponibile per le ruote più diffuse sul mercato; cambio posteriore specifico 11v con sistema di stabilizzazione Type-2; catena specifica 11v; comando destro dedicato, trigger o Grip Shift.
Chi vuole approfondire ogni sigla e la relativa tecnologia che sta dietro può farsi un giro sul sito di SRAM o scaricare il catalogo italiano dal sito dell’importatore AMG Srl.
Ora ritorniamo al nostro report dopo questo breve intermezzo.


L’utilizzo a lungo termine del gruppo XX1 mi ha sorpreso, in positivo. La sorpresa è stata per l’affidabilità e per la stabilità delle prestazioni nel tempo. I primi 12 mesi sono stati incredibili, con solo una caduta della catena, accaduta in una condizione particolare: stavo provando pedivelle e13 con corona compatibile 1×11, quindi nulla da imputare al setup originale. La stessa assenza di problemi ha coinvolto gli altri elementi, cambio, catena, cassetta e comando destro. È semplicemente incredibile il lavoro svolto a braccetto dalla corona con profilo X-Sync e dal cambio posteriore con sistema di stabilizzazione Type-2.

La solidità delle performance è però l’aspetto che colpisce di più, mi sarei aspettato che dopo qualche mese il naturale consumo delle parti in movimento provocasse una normale alterazione, con salti catena e/o peggioramento della cambiata. Ma così non è stato, anche sfidando la sorte con una manutenzione ordinaria volutamente improntata alla pigrizia. Non che abbia maltrattato lo SRAM XX1, ma poco ci è mancato…


Ho approfittato dello spostamento del gruppo dalla Lapierre Spicy 916 alla Cotic BFe per dedicare un pomeriggio intero allo smontaggio delle parti, alla successiva pulizia accurata, alla necessaria lubrificazione e al montaggio conclusivo. Analizzando con la lente d’ingrandimento ogni elemento, mi sono sorpreso nel notare un consumo così regolare e comunque minimo del particolare profilo della corona X-Sync. Né più né meno di quello che si avrebbe su una analoga pensata per le 10 velocità e comunque allineata per qualità realizzativa e relativo prezzo (alta gamma, nda). Bello vedere un prodotto che costa tanto ma dura altrettanto, quando è più facile trovarsi situazioni in cui i due fattori sono inversamente proporzionali…
Solo quasi allo scoccare del 13 mese le performance hanno avuto un percettibile decadimento, con la catena che ha iniziato a non rimanere più in sede così stabilmente, rilevando in media una caduta per ogni uscita. Un chiaro avviso di cambiare le parti in movimento (corona, catena, pignoni).


Avendo vissuto un inverno infinito tra fine 2012 e inizio 2013, con l’estate arrivata rapidamente dopo neanche un mese di vera primavera, ed essendo altrettanto rapidamente ripiombati nell’autunno a inizio ottobre, il test del XX1 è stato particolarmente probante per il fango e l’umido che ha dovuto sopportare. Girare a lungo in condizioni di bagnato ha evidenziato un altro aspetto al tempo stesso inusuale e sorprendente. La corona e le pulegge del cambio, che replicano in parte il profilo dei denti della prima, attirano e trattengono il fango e lo sporco come mai visto in precedenza. La necessaria pulizia diventa così più frequente rispetto a una trasmissione tradizionale. Diventa anche quasi obbligatorio controllare lo stato di corona e cambio durante un’uscita particolarmente fangosa, con i detriti accumulatisi tra la terra che alterano facilmente la precisione della cambiata e la stabilità della catena su corona e pignoni, in particolare quelli più grandi.

Il profilo X-Sync della corona ha un altro effetto insolito: trattiene le foglie secche come carta moschicida! Bisogna fermarsi e toglierle una per una, girando sui singletrack boschivi – tipo nelle faggete o nei castagneti che frequento di solito – diventa la norma trovare decine di foglie intrappolate! Nulla di preoccupante, le performance non sono alterate, rimanendo di fatto un semplice e curioso effetto secondario.


Fin qui mi sono dedicato alla corona anteriore, ma il merito nella sicurezza e nell’efficienza della pedalata va condiviso con il pacco pignoni. Il lavoro svolto da SRAM non è banale, andando ben oltre la semplice aggiunta del pignone da 42 denti. Invito tutti quelli, che pensano di migliorare la pedalabilità di una trasmissione 1×10 aggiungendo un 40 o 42 alla fine, a una sincera e prolungata riflessione.
Infatti, le performance del sistema trasmissione dipendono anche e soprattutto dalla spaziatura dei rapporti, e più ci si allontana dal centro – l’asse della ruota e quindi della cassetta – più le cose si fanno difficili per la catena e soprattutto per il cambio. Non è semplice per quest’ultimo saltare anche 13 denti nel giro di tre soli rapporti…

Ma torniamo a noi, al sistema 1×11 nella configurazione con corona 32 e pacco pignoni da 10-42 denti. Entrambe le bici su cui l’ho provato erano da 26” (in attesa di una nuova soluzione per quest’anno…), quindi avere un 32×42 come rapporto più agile basta e avanza per la maggior parte delle situazioni e dei biker: lunghi giri all-mountain con salite altrettante lunghe e non sempre su liscio asfalto o comode strade bianche, ma anche con sentieri tecnici che contribuiscono a bruciare ed esaurire più rapidamente muscoli, cuore e cervello. La spaziatura è ben studiata (sviluppo 10-12-14-16-18-21-24-28-32-36-42d), con salti mai esagerati e 11 combinazioni realmente fruibili.
Tornando al 1×10, spesso e volentieri ci si accorge quanto siano evidenti i salti tra un rapporto e l’altro, e le soluzioni artigianali accentuano questa situazione non proprio piacevole negli ultimi 3-4. Abbiamo un vero e proprio rapporto della vergogna ma ci ritroviamo con una pedalata poco confortevole in quelli immediatamente precedenti (troppo spaziati, arrivando addirittura a 24-29-35-42), costringendoci a ingoiare una pillola sì dorata ma (molto) amara.


Tornando al nostro XX1, chi usa bici 650b o 29er sa bene che la corona da 30 o addirittura 28 non è una semplice opzione, diventando obbligatoria nel caso si usi la bici realmente a 360° e non solo su salite da una mezzora al massimo, o circa 300 m di dislivello, superabili agilmente anche da chi è poco o mediamente allenato. Per ruote da 26″ e per un sistema 32×42 abbiamo un rapporto più agile che equivale a un 24×32 (31,5, nda) circa di un’ipotetica doppia 2×10. Con un 30 invece passiamo a un 24×34 circa (33,6, nda), col 28 arriviamo a un 24×36.
Personalmente, valuto l’efficienza di un sistema sia a lungo termine sia in situazioni limite, come possono essere le ascese da oltre un’ora e mezza (più di 1.000 m di dislivello) e le relative discese seguenti, magari tutte su terreno scassato e/o al limite del trialistico… se mi proponi il tuo prodotto anche per l’all-mountain (quello vero) e l’escursionismo a tutto tondo, mi sembra giusto provarlo e stressarlo nel suo terreno di gioco preferito! Da qui le considerazioni sul senso che ha usare corone da 30 e 28 su full all-mountain/enduro con rispettive ruote da 27,5” e 29 pollici.

C’è un altro importante aspetto da considerare, quanto cambia la pedalata con il rapporto più duro. Con una corona da 32 denti e un piccolo pignone da 10 replichiamo un ipotetico 35×11 (35,2, nda), quindi pareggiamo, o quasi, il rapporto più lungo di una doppia tradizionale da all-mountain/enduro (36d, nda). Se decidiamo di montare un 30d sulla nostra bici da 26” la situazione è poco vantaggiosa in termini massima velocità raggiunta, tornando prepotentemente in auge la considerazione precedente sui diametri ruota. Con il superiore sviluppo metrico di una 650b allora il 30d ha un senso, così come lo ha un 28d su una 29er. Ovvio che se siamo biker allenati e/o usiamo bici leggerissime, un paio di denti in più per ogni soluzione ce li possiamo tranquillamente permettere. Ricordiamoci sempre e comunque che pedaliamo mountain bike e non bici da strada…


Il vero piacere nell’utilizzo di XX1 non sta tanto nella disponibilità di un rapporto finale relativamente agile, o nella stabilità della catena o ancora nell’efficienza dell’intera trasmissione, quanto nella semplice e pura precisione della cambiata. Quest’ultima rimane rapida e netta sull’intero range degli 11 rapporti, anche se non fulminea come le migliori trasmissioni a 10 velocità senza sistema di stabilizzazione (Shimano e SRAM, soprattutto la prima). Complice anche la resistenza indotta dalla frizione Type-2 sugli ultimi rapporti, è necessaria un’azione leggermente più prolungata sulla leva lunga: passare dal 36 al 42d del 1×11 richiede in ogni caso la stessa azione di una cambiata dal 32 al 36d di un analogo sistema SRAM X0 10v Type-2 (il cambio XX non prevede il sistema di stabilizzazione, nda).
Soprattutto nell’ultimo periodo di prova, complice un’usura evidente delle parti in gioco, la cambiata è diventata meno efficiente, niente di preoccupante, rimanendo sempre nel campo di un utilizzo soddisfacente e proficuo. Anche in questo caso, ho apprezzato il fatto di non aver rilevato un netto decadimento delle performance.


Il cambio posteriore, con il suo particolare design studiato per funzionare con una sola corona anteriore e 11 pignoni posteriori, era a forte rischio di scarsa resistenza alle sollecitazioni e per robustezza generale. Ha stupito, in entrambi i casi, resistendo tra l’altro a strisciate e urti che avrebbero frantumato altri cambi altrettanto blasonati (mi ricordo ancora di una botta mitica sulla Ruggetta a Finale Ligure, nell’autunno 2012). Serve in ogni caso prendersene cura con metodo e periodicità, così come si farebbe con qualsiasi altro prodotto indipendentemente dalla fascia di prezzo cui appartiene. Personalmente ho curato la pulizia – per il comportamento da carta moschicida nei confronti di sporgo e fango – e la lubrificazione, così da averlo sempre al massimo dell’efficienza.


Non posso che dirmi soddisfatto della trasmissione SRAM XX1, mi aspettavo un sistema preciso e rapido nella cambiata, ma non in grado di mantenere grande efficienza e performance elevate a lungo termine. Una volta trovata la giusta combinazione di rapporti per il nostro allenamento, stile di guida, approccio al mountain biking, e diametro ruota della nostra bici, è un vero piacere usare la trasmissione 1×11 durante le nostre uscite ludiche o agonistiche.
Ora che è disponibile la soluzione di gamma medio-alta SRAM X01 si è anche abbassata la soglia d’ingresso (meno del previsto a dir la verità, nda), rendendo più agevole l’accesso al mondo delle 11 velocità al posteriore. Da questo punto di vista un ulteriore fattore di spinta è dato dalle corone compatibili 1×11 che stanno invadendo il mercato after-market, così da poter recuperare la nostra guarnitura tradizionale, anche se non sempre si riuscirà a raggiungere la corretta linea catena (dipende dalle pedivelle, se 2×10 native o 3×10) oppure montare una corona più piccola del 30 (possibile solo con pedivelle senza spider come Race Face per Next SL o SRAM X9/X0, in ogni caso è una situazione al limite con un giro bulloni 104 mm).

Date un’occhiata alla bellissima corona Race Face Narrow Wide (www.raceface.com, distributore www.dsb-bonandrini.com) e alla gamma Wolftooth Components, incredibilmente ampia (distribuita da www.riecycle.it, seguirà approfondimento). SRAM non sta a guardare e ha messo a catalogo, fuori dalle tradizionali serie, le pedivelle in alluminio con spider integrato per corona singola: ha un giro bulloni da 104 mm che purtroppo limita la minima dentatura utilizzabile, 30 denti, una soluzione “penalizzante” per le 29er ma più che sufficiente per gli altri diametri ruota.
In ogni caso tutto questo significa che più rider avranno possibilità di accedere ai benefici intrinseche di una trasmissione che si è rivelata semplice da gestire e usare, precisa, efficiente, silenziosa, affidabile e soprattutto resistente.
Non è ancora alla portata di tutti in fatto di prezzo e soprattutto per range di rapporti disponibile, e conseguente coperta troppo corta da un lato o dall’altro, ma questo è solo l’inizio dell’avventura delle 11v nel mondo mountain bike…

Pesi e prezzi

Pedivelle 562 g (con corona da 32d) – 262,00/299,00 € (GXP/BB30)
Mov. centrale 112/56 g (GXP/Press Fit) – 196,00/211,00 € (GXP-PF/B30)
Corona 56 g – da 85,00 a 118,00 € (28, 30, 32, 34, 36, 38d)
Catena 252 g – 57,00 €
Cassetta 265 g – 390,00 €
Cambio 241 g – 280,00 €
Comando Trigger 110 g (con cavo) – 161,00 €
Comando Grip Shift 143 g – 146,00 €
Prezzo gruppo completo da 1.417,00 a 1.483,00 secondo le opzioni (comando destro e mov. centrale)

Per approfondire

Lo sviluppo di SRAM XX1 
SRAM XX1 sul campo: enduro
SRAM XX1 sul campo: Schweinfuhrt
SRAM XX1 sul campo: xc

A proposito dell'autore

Da oltre 15 anni nel mondo dell’editoria specializzata, come redattore di testate giornalistiche specializzate nel mondo mtb, dell’informatica e del multimedia, e come autore di manuali tecnici e guide d’itinerari dedicati alla mountain bike.