Scoperta da poco e già indelebile nel cuore e nella mente di ognuno di noi… Tra arancini di riso, cannoli e quella superficie nera che ti lascia senza parole, a voi il report fotografico della nostra seconda tappa sull’Etna, un’esperienza indimenticabile!
Paolo Binarelli che l’ha vissuta per la prima volta posta sulla sua pagina Facebook:
“In genere odio i lunedì mattina. Ma quella di oggi è stata la mattina di un lunedì diverso dagli altri. Svegliato dal solito schiaffo di luce sulla faccia ho raccolto la piccola pietra nera che avevo lasciato sul comodino ieri sera. Una piccola pietra nera, insignificante nelle mani di chiunque altro, ma non nelle mie… vengo scosso da un fremito mentre accarezzo il lapillo, un frammento di roccia che il vulcano ha trasformato in pomice dopo averlo strappato dalle viscere della terra. Sento la pioggia, il vento che mi ghiaccia le mani, i piedi che affondano nella cenere mentre spingo la bicicletta. Fatica e, cazzo, c’è la nebbia! Siamo vicini, ecco le voci dei miei amici, andiamo avanti! Poi ci lanciamo giù appena il cielo si apre.
Goduria allo stato puro.
Le nostre ruote fendono la superficie di quel mare nero, immenso… inseguo le scie di polvere di una discesa che sembra non avere mai fine. Frammenti di pomice e altri detriti mi investono a ogni curva, li sento in bocca, sotto la maglia, dentro le scarpe. Dappertutto! Goduria assoluta. Ci fermiamo, gli sguardi si incrociano… si fa fatica a parlare, ma cazzo se siamo contenti, felici, appagati! E ora abbiamo solo voglia di una birra ghiacciata… la assaporo mentre accarezzo il mio lapillo. L’orgasmo della Gravity School Etna Experience in una piccola pietra.
Tardissimo! Lo lascio sul comodino… drifto al bagno, devo andare!”
Comunque te la devi guadagnare…
Per calare (terminologia sicula che sta a indicare la discesa) dall’Etna si prendono gli impianti di risalita e poi si cammina per andare a trovare le linee migliori. A meno che non vogliate farvi la squallida e affollata gippabile sotto gli impianti, lassù ci devi andare con una guida o tramite la Gravity School che pensa a tutta la trasferta
Sveglia all’alba…
…aereo, caffè, hotel, caffè, monta le bici, sali sull’Etna, spingi la bici: prima di scendere Cali e Michele si prendono dieci minuti di relax – meritati
Re-impara a guidare
Sei da solo a scendere, i tuoi amici sono partiti in ogni direzione per lasciarti, o prendersi, la sacralità del momento. Cerchi di capire come impostare le curve e come gestire i freni, hai la pelle d’oca e vorresti urlare a più non posso. Lo farai a fine discesa guardando in faccia i tuoi amici
Freeride is not dead
Michele, al centro, studia e analizza il comportamento da adottare su questo nuovo terreno, sulla destra Luca e Lucky “se la tirano” sfoggiando una certa confidenza essendo la seconda esperienza. La prossima volta ci sarà bagarre…
Solo poster
E’ stato difficile fare una selezione delle foto, avendole vissute in prima persona ci sono sembrate tutte da incorniciare
A 60 kmh sotto il diluvio
Nessuna foto rende giustizia alla pendenza, ma se si mollano i freni si possono raggiungere velocità importanti, soprattutto se la pioggia compatta la cenere vulcanica rendendo il terreno ancora più veloce.
Con la nebbia sei fottuto
Meglio il diluvio universale che la nebbia… Sull’Etna per ora è sempre andata bene, siamo scesi con le dita ghiacciate dopo un temporale a 2.600 m, con il sole, con il vento, ma quando ti trovi nel nebbione di Fantozzi armati di pazienza.
Quell’attesa verrà ripagata…
La pazienza è la virtù dei forti e qui non sono ammessi sgarri o ansia. Abbiamo vissuto dei momenti in cui non riuscivamo a vedere la nostra ruota davanti
Learn quick
Simone è alla sua decima raidata in mtb e alla sua prima volta sull’Etna: se ce l’hai dentro non ti ferma nessuno
Vale tutto
Paolo Binarelli, per noi “il Binaz”, mentre cerca di sfuggire ai frequenti sottosterzi di questo terreno
Alla ricerca del vergine
Luca trova un canale illibato e non ci pensa due volte, Lucky lo segue poco dopo incrociando le “S”
La tecnica
Gira la testa, apri il gomito e spingi con il ginocchio sul telaio, altrimenti non la tieni giù nelle driftate

Action cam
Qualunque essa sia, è d’obbligo per farti risalire la scimmia quando sei rinchiuso in ufficio

Ganci
La scorsa volta per caricare la bici si doveva smontare la ruota davanti, adesso ci sono dei comodi ganci

Quando è secco
Se non piove da tempo la sensazione è diversa da quando è bagnato, il terreno tiene molto meno e chi ti precede alza una scia bellissima da vedere
Guarda l’orizzonte
Mia mamma non è rimasta sorpresa da questa foto, poi le ho fatto notare la linea dell’orizzonte e mi ha detto: “ma voi siete pazzi!”
La firma che la pioggia cancellerà
Sei galvanizzato di ciò che stai vivendo ma se ti guardi indietro ti spiace lasciare le tue tracce. No problem, il vento e la pioggia farà un “delete all”
Non solo nero
Dipende da dove stai guardando, ma se alzi lo sguardo laggiù c’è Catania in tutto il suo splendore
Trova i tuoi confini
Se scendi piano puoi spaziare dove ti pare, se molli i freni sei obbligato a curvare nei posti più impensabili. A manetta devi calcolare le traiettorie più rapidamente e non sempre ti riesce la cosa giusta
Poi tutto cambia
Se in cima è tutto nero, mano a mano che scendi la natura cambia e ti regala fotografie uniche

L’Etna crea dipendenza
E’ stato Piero, che dopo aver saggiato quel mare nero il venerdì, ha proposto il sabato sera un cambio di programma della Gravity School, che si stava svolgendo su tutt’altro terreno e con tutt’altra modalità. Si è messo ai voti, tutti hanno accettato e la domenica mattina al posto di fare i bicchierini (esercizio obbligatorio in tutte le Gravity School) la nostra direzione puntava ben più in alto. Grazie Piero… a nome di tutti!

We were there
L’immancabile adesivo che marca un territorio, questa volta se l’è preso il Belladonna di Pedara (Ct), numeri uno, in tutto!

L’inchino del Cav. Minati dinanzi a Sua Maestà
La dice lunga sul tipo di emozioni che si possono provare… Ringraziamo gli amici Etna Riders per la grande passione che ci mettono.
Video prima calata
Tutte le foto sono di Fabio Bottinelli