La mia teoria sui manubri dritti – pt.2 Luca Masserini 19 Settembre 2013 Tecnica A mio avviso i manubri dritti sono stati introdotti per dare la possibilità ai rider di diminuire di netto la loro postura, senza sostituire parti più costose e complesse come la serie sterzo e poi diciamocelo, perché un manubrio colorato fa sempre più scena e dà quel tocco di nuovo ai nostri mezzi. Ma la questione manubrio dritto rimane attuale, perché siamo comunque attratti dalla novità e ingannati dalle aziende che lo montano di serie su super bici che ci fanno impazzire, la prima che mi viene in mente è la Trek Session in carbonio, provata di recente ovviamente con un manubrio non di serie da 30 mm di rise e con le piastre tutte alte, altrimenti poco guidabile. Se guardiamo i campi di gara, l’occhio attento nota un’inversione di tendenza importante, Sam Hill è stato uno dei primi ad uscire dalla moda del low rise montando un bel Renthal da 40 mm di altezza e da lì tanti campioni lo hanno seguito. Ma non solo i campioni che, come dicevo prima, possono contare su un magazzino ricambi più fornito rispetto l’utente medio, lo hanno cambiato tantissimi semplici appassionati che hanno notato la cosa, senza ancora una volta fare i calcoli delle capacità dei rider da cui ci ispiriamo, né tantomeno dei tracciati ultra ripidi che in qualche tappa di coppa vediamo. Sam Hill, un precursore sotto svariati punti di vista e uno dei primi a staccarsi dalla moda dei manubri dritti. Ci può stare la sperimentazione anche da parte nostra, anzi, è doverosa per affinare una propria e indispensabile sensibilità di guida o verso i materiali che il mercato ci propone, ma è bene tenere a mente diversi fattori che nel 99% dei casi vengono dimenticati o non presi in considerazione. Pertanto, prima di seguire una moda o nella fattispecie sostituire il nostro manubrio, valutiamo i seguenti fattori con calma e onestà: altezza tubo di sterzo, altezza serie sterzo, spessori, lunghezza cannotto della forcella, stile di guida e tracciati che percorriamo abitualmente. Adesso troviamo manubri di qualsiasi lunghezza, altezza e piega, come i pro model Truvativ Boobar che associano al nome di un campione caratteristiche che potrebbero adattarsi alle vostre esigenze. Questo perché? Perché al di là dell’avere una bici che replica quella di un campione, sono sempre più convinto che l’aspetto chiave sia la nostra comodità vista a 360° e non solo un miglioramento aerodinamico in discesa o il colore che finalmente riprende quello dei pomelli della forcella. Voi che ne dite?