Scheletro d’acciaio, fisico da ballerina, quote da discesista, bella da far male. Ve l’abbiamo presentata in anteprima, ora è venuto il momento di dirvi come vada questa mtb front. Clog 27,5 – la “fun-enduro” di ELK Cycles – scopritela nel nostro test

Steel is style

Lo ammetto, sono un accanito fan delle mtb front in acciaio e penso che, in questi tempi di full suspended in carbonio e della bike a pedalata assistita, credere ancora in un telaio come quello del Clog 27,5 – prodotto artigianalmente da ELK Cycles – costituisca un atto di fede, un’eroica inversione di tendenza, la volontà di tenere viva e vibrante la storia della mtb nella sua forma più pura, essenziale, ancestrale.

Qui l’articolo di presentazione del Clog a inizio anno, ora veniamo al test dopo alcuni mesi di utilizzo: non c’è che dire, Alberto e Giulio di ELK hanno fatto un buon lavoro e il risultato si vede e “si sente”.

Steel is real, l’acciaio non mente

foto della Elk Clog 27,5" vista di lato

Clog 27,5: bella da far male.

Solido, essenziale, accattivante: questi sono gli aggettivi giusti per definire Clog. Un telaio caratterizzato da geometrie per ruote da 27,5 (o 650B) e per una forcella da 150/160 mm di escursione, una soluzione quasi ai limiti della fisica per una front, ma che ha invece portato i suoi frutti, eccome.

Imponente se visto frontalmente in virtù di un tubo sterzo e un tubo obliquo massicci, è invece “magro”, compatto e filante se visto di lato, grazie a tubazioni di ampio spessore ma di piccola sezione che caratterizzano i foderi del carro e il top tube.

Assemblato con tubi Dedacciai Zero e Columbus Niobium (tanta roba!), è trattato termicamente e rifinito con operazioni di deformazione e distensione per minimizzare le tensioni residue. Le saldature sono al TIG ad arco pulsato per riuscire a lavorare gli spessori fini delletubazioni senza indebolirle.

A tutto ciò si aggiunge il procedimento di cataforesi per elettrodeposizione, usato per rivestire l’interno e l’esterno del telaio con uno spessore costante, conferendogli un’alta resistenza ai processi di corrosione e rendendolo, così, più longevo.

“Robusto ma flessibile” – come spiegatomi da Giulio –“il telaio è stato pensato perché ammortizzi nella sua interezza le asperità del terreno. È fatto per avere la massima elasticità verticale e rigidità laterale. Tra i due foderi bassi del carro non c’è il solito rinforzo utilizzato su altri telai: le saldature, piegature e bozzature che bisognerebbe fare in quel punto per garantire il passaggio ruota/corone sono state evitate grazie a una lunga piegatura a freddo dei foderi”.

Per intenderci, durante un atterraggio dopo un salto, il telaio è capace di assorbire interamente il contraccolpo, flettendosi, per poi riprendere la forma originaria. E non è solo pubblicità, poiché questo “effetto ammortizzatore” si percepisce chiaramente quando si scende, si salta e si “droppa”.

Venendo ai particolari, la robusta scatola del movimento centrale di 92 mm, compatibile con il montaggio di guarniture con standard Shimano Hollowtech 2 e SRAM GXP, è stata pensata per alleggerire i pesi, oltre che a fornire una superficie più grande per saldare i foderi bassi del carro e il tubo obliquo.

Belli i forcellini in alluminio ricavato dal pieno e lavorati al CNC: compatibili con lo standard Maxle 142×12, sono stati progettati per garantire un risparmio di peso del 40% e nascono già per attacco freno post mount da 180 mm, al fine di risparmiare anche il peso di viti e adattatore.

L’unico neo risiede nelle viti di fissaggio dei forcellini al telaio: caratterizzate da una testa che non facilita il serraggio e forse leggermente troppo lunghe, sfregano di tanto in tanto contro la catena quando si gira sul pignone più piccolo: da sostituire subito e migliorare nella fase di montaggio.

Bene i supporti passa-cavi esterni, che comprendono anche uno specifico passaggio per il comando remoto del reggisella telescopico, ormai divenuto un “mai più senza”. Personalmente avrei aggiunto una serie supplementare di supporti a metà del top tube per limitare lo “sbatti-sbatti” in discesa e sullo sconnesso: ma è una questione di dettagli.

Stupenda la verniciatura nera opacacon decalcomanie verniciate in verde fluo, e bellissimi il logo ELK e lo stile grafico scelto per il nome del telaio. Le tre mani di vernice garantiscono un’ottima resa estetica e una notevole resistenza all’abrasione.

Il nero opaco dona al telaio la giusta combinazione di eleganza e “cattiveria”. Oltre alla livrea nero-verde, ELK Cycles propone anche le varianti grigio-arancione e blu-bianco, ma esistono altre possibilità di personalizzazione“Su richiesta ne abbiamo fatto uno nero e bianco. Non ci formalizziamo, benché ci siano dei limiti: le vernici che proponiamo le abbiamo, infatti, testate; il bianco che abbiamo usato al posto del verde era lo stesso della versione blu-bianco. Forse in futuro allargheremo la gamma dei colori per proporre altre grafiche”.

Venendo ai particolari, la robusta scatola del movimento centrale di 92 mm, compatibile con il montaggio di guarniture con standard Shimano Hollowtech 2 e SRAM GXP, è stata pensata per alleggerire i pesi, oltre che a fornire una superficie più grande per saldare i foderi bassi del carro e il tubo obliquo.

Belli i forcellini in alluminio ricavato dal pieno e lavorati al CNC: compatibili con lo standard Maxle 142×12, sono stati progettati per garantire un risparmio di peso del 40% e nascono già per attacco freno post mount da 180 mm, al fine di risparmiare anche il peso di viti e adattatore.

L’unico neo risiede nelle viti di fissaggio dei forcellini al telaio: caratterizzate da una testa che non facilita il serraggio e forse leggermente troppo lunghe, sfregano di tanto in tanto contro la catena quando si gira sul pignone più piccolo: da sostituire subito e migliorare nella fase di montaggio.

Bene i supporti passa-cavi esterni, che comprendono anche uno specifico passaggio per il comando remoto del reggisella telescopico, ormai divenuto un “mai più senza”. Personalmente avrei aggiunto una serie supplementare di supporti a metà del top tube per limitare lo “sbatti-sbatti” in discesa e sullo sconnesso: ma è una questione di dettagli.

Stupenda la verniciatura nera opaca, con decalcomanie verniciate in verde fluo, e bellissimi il logo ELK e lo stile grafico scelto per il nome del telaio. Le tre mani di vernice garantiscono un’ottima resa estetica e una notevole resistenza all’abrasione.

Il nero opaco dona al telaio la giusta combinazione di eleganza e “cattiveria”. Oltre alla livrea nero-verde, ELK Cycles propone anche le varianti grigio-arancione e blu-bianco, ma esistono altre possibilità di personalizzazione: “Su richiesta ne abbiamo fatto uno nero e bianco. Non ci formalizziamo, benché ci siano dei limiti: le vernici che proponiamo le abbiamo, infatti, testate; il bianco che abbiamo usato al posto del verde era lo stesso della versione blu-bianco. Forse in futuro allargheremo la gamma dei colori per proporre altre grafiche”.

Clog è disponibile nelle taglie S/M/L; la taglia XL non è per il momento contemplata, ma in Elk pensano di renderla eventualmente disponibile in futuro per i rider più alti.

La garanzia sul telaio è di 2 anni; Elk propone anche un servizio di assistenza in caso di rotture non dovute a problemi costruttivi ma a incidenti. Potenza dell’acciaio: “Se pieghi il telaio possiamo sostituire le tubazioni compromesse e ridartelo come nuovo”.

Il montaggio per il nostro test della mtb front Clog

foto della Elk Clog 27,5" vista di lato

La taglia L è la più grande al momento disponibile, in programma c’è anche la XL per i rider della mia statura.

Per il test, in virtù della mia altezza (193 cm), ci è stato inviato un telaio in taglia L, montato con ottima componentistica:

– Dartmoor (marchio di cui Elk è peraltro distributore per l’Italia) per l’attacco manubrio Trail da 65 mm, il manubrio Nitro da ben 800 mm, la serie sterzo Blaze, le manopole Icon e le ruote, montate con mozzi Revolt Pro e cerchi Rocket 27,5″.

– Il reggisella telescopico è un RockShox Reverb con comando remoto al manubrio.

– La trasmissione è una SRAM X01 1×11 con pedivelle da 170 mm e corona da 32 denti.

– Dell’italiana Formula sono infine la forcella Formula 35, specifica per ruote 650B e con ben 160 mm di escursione, e i freni C1, con dischi da 203 mm (!) all’anteriore e da 180 mm al posteriore.

– Per gli pneumatici la scelta è caduta su due Schwalbe Hans Dampf 27,5×2.35 TLR, nella versione Snake Skin – Trail Star.

A questo montaggio abbiamo aggiunto una coppia di pedali flat HT Nano-P e la sella Camel di Your Air. La bici così montata raggiunge il peso 13,2 kg, compresi i pedali.

Clog costa al pubblico nel kit telaio, drop out e asse posteriore Maxle 1189,00 €. Un kit telaio con serie sterzo, forcella Formula 35 e ruote Dartmoor Enduro Revolt 27,5 costa invece 2189,00 €.

Con l’allestimento fornitoci per il test Clog arriva a costare circa 4.500 €, ma il bello è che ciascun rider potrà “cucirsi addosso” la bici in base alle proprie esigenze e disponibilità, anche economiche.

Steel Vs rocks, acciaio contro pietre

Appena montati in sella, per gli spilungoni come me la prima impressione è di essere seduti su una taglia M, trovandosi, pur con un attacco manubrio da 65 mm, con la schiena piuttosto eretta e con le ginocchia prossime al manubrio. Una posizione, questa, che potrà sicuramente piacere ai discesisti, ma che potrebbe costituire un punto a sfavore per chi ama pedalare “sdraiato” sul manubrio; per questi ultimi, forse, la taglia XL sarebbe da preferire, quando sarà disponibile.

foto di un rider con la Elk Clog 27,5 in un bosco

Sui terreni più scassati e quando si comincia ad aprire molto la manetta meglio essere pronti al gioco di gambe. Impegna fisicamente ma … che goduria! Photo Credits: Marco Fusarò.

Dando i primi colpi di pedale si scopre una bici un poco massiccia, è vero, ma pur sempre piuttosto agile, se comparata alle più “corazzate” enduro bi-ammortizzate. Convince per maneggevolezza e si dimostra pronta nello scatto e nei rilanci, in virtù dell’assenza di un sistema ammortizzante posteriore; il peso è vicino a molte full da enduro moderne e questo non si può ignorare, tuttavia il Clog lo nasconde bene.

Per testare tutto il suo potenziale non c’è nulla di meglio che partire alla volta di qualche gustoso trail appenninico (Finale o Varazze per intenderci) oppure approfittare di numerose sessioni di “urban enduro” (come mi piace chiamarlo), massacrandola tra le viuzze e le scalinate, come ho potuto fare qui a Lione, in Francia, dove risiedo e lavoro.

In entrambi i casi, la prima cosa che si scopre è che Clog non è propriamente “uphill friendly”: se la trasmissione X01 fa bene il suo dovere, assicurando i giusti rapporti per aggredire le salite più ripide, la geometria complessiva del telaio, il carro molto corto e la forcella da 160 mm di escursione non agevolano molto la pedalata, soprattutto sulle salite più ripide, con il conseguente manifestarsi di alleggerimenti dell’anteriore.

Meglio dunque prendere tutto con calma, scegliere la risalita più dolce e meno diretta. Clog non è fatto per le cronoscalate, il suo obiettivo è piuttosto quello di farvi salire in vetta per farvi poi vedere di che cosa è davvero capace.

Eh già, perché una volta indossati casco integrale e mascherina e abbassato la sella, Clog diventa una vera goduria. Sarà la geometria votata alla discesa, sarà l’effetto della forcella Formula e del manubrio ampio, fatto sta che si mostra da subito maneggevole e divertente anche sullo stretto e reattiva nei cambi di direzione.

“Galleggia” bene sulle asperità, a tutto vantaggio della scorrevolezza e della velocità di percorrenza. Nei punti insidiosi (pietraie o scalinate ripide), il Clog sui salti o sui drop si dimostra sufficientemente solido, oltre che dotato di una flessibilità verticale che crea veramente quell’effetto “ammortizzatore” di cui abbiamo parlato.

Tutto ciò fa di Clog un telaio che trasmette da subito fiducia, tanto da spingervi a osare sempre di più. Attenzione, però, a non esagerare: è una front e richiede quindi un maggiore impegno fisico nell’uso delle gambe e il giusto allenamento per incassare i contraccolpi degli atterraggi e per tenere ben dritto il posteriore nei passaggi più scassati, soprattutto se si comincia ad andare a fondo con la manetta.

foto di un rider con la Elk Clog 27,5 in un bosco

Clog trasmette la fiducia necessaria per tirare fuori la bestia che è in voi … Photo Credits: Marco Fusarò.

In questo caso “la bella” si rivela essere anche “una bestia”, rendendo così la guida più nervosa – nel pieno stile di una front, d’altronde – con relative scodate e derapate. Che gusto, però!

Conclusioni

Clog di ELK Cycles è un fiore all’occhiello tra le enduro hardtail, in grado di competere con le rivali di casa Commeçal, Cotic ecc. Per la serie: Italians do it better!

Non è un’enduro-race, questo è ovvio. La potrei definire piuttosto una “fun-enduro”, agile, maneggevole e abbastanza leggera; tecnologicamente avanzata ma dal “sapore antico”.

Pensata per soddisfare il palato dei cultori dell’acciaio e le esigenze di un rider medio, non potrà che colpire chiunque cerchi una enduro “easy” per divertirsi, senza strafare. Un po’ impacciata in salita, vi ripagherà ampiamente di belle sensazioni in discesa, a patto di essere pronti al “gioco di gambe” e di non aprire troppo la manetta.

Se considerate il fatto che è 100% made in Italy, che è artigianale, che ve la potete cucire su misura e che – nel panorama sempre più convenzionale delle super-bici da 7.000 € – non passerete inosservati, il gioco potrebbe valere la candela.

Ebbene sì, lo confesso: io ci ho fatto un pensierino.

La chicca

Assemblaggio, qualità tubazioni, prestazioni in discesa

La pecca

Attacco forcellini migliorabile, impacciata in salita

 

Clog 27,5: mtb front in acciaio, l'hardtail enduro secondo Elk Cycles
Costruzione90%
Peso75%
Salita60%
Discesa80%
Appoggi77%
Scatto/Rilancio79%
Prezzo
  • Solo telaio: 1.189,00 €
  • Montaggio test: 4.500,00 €
77%Il nostro voto
Voti lettori: (4 Voti)
50%

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A proposito dell'autore

Metà Indiana Jones, metà biker: Egittologo e Archeologo, Matteo nutre parallelamente una morbosa passione per mezzi a due ruote, come Ducatista e incallito praticante della MTB a 360 gradi, dall’XC al Gravity.