Erano molti anni che volevo provare l’emozione di partecipare a una gara di mountain bike 24 ore.

Grazie ai vari racconti degli amici biker, la 24H di Finale Ligure mi ha sempre ispirato, proprio perché non è una semplice gara marathon xc ma un evento di proporzioni gigantesche con migliaia di partecipanti, feste, concerti e un’atmosfera unica.

Il percorso è stupendo, tecnico e panoramico e lo conosco bene: ci sono stato per diverse volte tra cui le prime comparative di Bicilive e per due cicloraduni ebike a cui ho partecipato con la Gravity School, la scuola mtb con cui collaboro.

foto della  parte del percorso dell 24H di Finale Ligure sul Bric dei Crovi

La parte del percorso della 24H di Finale Ligure sul Bric dei Crovi: spettacolare e molto selvaggia.

In seguito a una fortuita serie di coincidenze e un allineamento favorevole di pianeti (ovvero un weekend libero dai corsi con la scuola mtb) riesco a iscrivermi all’evento.

Grazie a Riccardo Negro, uno dei principali attori dell’organizzazione della 24H di Finale Ligure, mi ritrovo quindi in gara con la tabella M214 e uno strano sfarfallio nello stomaco.

La 24H di Finale Ligure, un po’ di storia

“24H di Finale”, una definizione che ha un qualcosa di mitico. È interessante conoscere le sue origini: a Finale Ligure tutto ebbe inizio quasi per gioco nel 1999.

In quel periodo infatti un piccolo gruppo di amici un po’ “visionari” appassionati di sport outdoor decise di creare qualcosa che desse risalto al territorio finalese nell’ambito mountain bike: tra le caratteristiche principali la parola “condivisione“, che è l’elemento distintivo di tutto l’evento 24H.

foto della partenza della 24h di finale ligure

La partenza con la corsa verso le bici, per sfoltire il gruppo, è un momento molto concitato ed emozionante.

Mauro Bertolotto, Lorenzo Carlini e Riccardo Negro diedero quindi vita alla A.S.D. Blu Bike e crearono il format della 24H di Finale Ligure con gli ingredienti principali: il percorso, la gara a squadre e il campeggio ma anche la festa, la musica e la goliardia.

L’aspetto agonistico, da lì in avanti, si è sempre fuso con la voglia di stare insieme, campeggiare, passare la notte a fare il tifo e ogni anno decidere per un tema diverso, dai supereroi al mondo dei film o delle fiabe.

Il denominatore comune è la voglia di fare le cose seriamente, senza prendersi troppo sul serio.

Negli anni la 24H si è sviluppata, in ben 19 edizioni, fino a diventare meta del campionato mondiale WEMBO per la categoria Solo, in solitaria.

WEMBO (World Endurance Mountain Bike Organization) è l’organizzazione internazionale che cura il circuito di competizioni di 24 ore mtb nel mondo ed è nata nel 2011.

foto del parco bici della 24h di finale ligure

Il parco bici della gara 24H Wembo Solo, circa 300 partenti da 30 nazioni diverse.

Nel 2012, proprio a Finale si è tenuta la prima tappa WEMBO e quest’anno, dopo 5 edizioni in tutto il globo, torna sull’altipiano delle Manie il 6° campionato mondiale Solo. Non potevo farmelo scappare!

In più, da alcune edizioni il villaggio camping e l’area paddock si trasformano praticamente in una piccola cittadina outdoor che conta più di 3000 persone ogni volta.

Tantissime zone in cui campeggiare sparse per il bosco, con il centro dell’evento costituito dall’area palco e la zona espositiva con i principali marchi del settore. Il tutto condito da concerti dal vivo, spettacoli di intrattenimento anche per bambini e un catering che funziona 24 ore su 24.

Un evento di tale portata si svolge solo grazie alla sinergia tra la collaudata macchina organizzativa e tutti i volontari che ogni anno fanno avverare il sogno di noi biker: grazie!

foto di claudio riotti alla gara mtb 24h di finale ligure

Ecco il mio accampamento in stile “favelas” appena arrivati alla 24H. Dopo qualche giorno era anche peggio… 😉

La 24H, dettagli e percorso

Lo storico percorso della 24H tracciato sulle Manie ha una lunghezza di 10 km e 250 metri di dislivello: è bello tosto, tanto single track, tante rocce (siamo a Finale), tante parti tecniche in salita con strappi, placche rocciose e radici e, oltre alle 30 curve del Toboga, alcuni tratti velocissimi in discesa.

Su tutto, una spanna di polvere e un sacco di pietre smosse che rendono le cose interessanti e spesso insidiose, specialmente in sella ad una front da xc con forcella da 80 mm.

Bisogna saper guidare bene la mtb in discesa, soprattutto quando si è stanchi, e avere una buona tecnica anche per quanto riguarda la salita.

La gara Wembo 24H Solo si è svolta da venerdì 2 giugno alle 10 a sabato 3 giugno alle 10. La gara 24H Team invece ha avuto luogo da sabato 3 alle 14 a domenica 4 alle 14.

La formula Team è quella a squadre, in cui 4, 8 o 12 partecipanti si danno il cambio durante le 24 ore per percorrere quanti più giri possibili. La Solo è, come dice il nome, una gara in solitaria.

foto di ciclisti davanti al palco della 24h di finale ligure

A ogni giro si passa davanti al palco e c’è sempre qualcuno che suona o intrattiene il pubblico. La 24H di Finale non dorme mai!

La mia 24H Solo

Precisiamo subito: ho scelto la formula Solo perché ci si può fermare quando si vuole, gestendo le soste, la stanchezza e gli eventuali inconvenienti senza stress alcuno.

Certamente pedalare senza soste per 24 ore come fanno i veri pro non è nelle mie intenzioni: non ho un allenamento specifico per questo e non è concepibile farlo così di punto in bianco.

Il mio obbiettivo è stato semplicemente quello di vivere un’esperienza assieme agli amici, “gareggiando” sì ma solo contro me stesso.

foto di gaia ravaioli campionessa mondiale 24 ore solo wembo

Gaia Ravaioli è la nuova campionessa mondiale Wembo Solo con il numero impressionante di 32 giri nelle 24 ore.

Ambizioni e realtà: 10 giri

Sapendo già che i pro effettuano oltre 30 giri, mi sono posto un obbiettivo “umano”: proviamo ad arrivare a 10 giri, poi si vedrà…

Dopo aver settato al meglio la mtb (ricevuta il giorno prima) sono partito con un po’ di tensione, quella “buona”, come a ogni competizione affrontata negli anni.

In questo caso però ero un po’ più nervoso del solito, vuoi per il formato di gara mai provato, la bici da xc front in carbonio che ho avuto in prestito e il poco sonno accumulato nei giorni precedenti.

La stanchezza data dalla mancanza di sonno, oltre a causa dei preparativi dei giorni pre evento, è una conseguenza inevitabile del dormire in tenda nel villaggio-campeggio: già dal giovedì sera megafoni e impianti stereo vanno a manetta a tutte le ore.

Diciamo che il casino era previsto, ma ne ho sicuramente sottovalutato la portata…

Se poi si campeggia vicino agli amici di Bike in Progress “BIP” (che ringrazio per avermi ospitato) e i Wild Pigs, allora ci si trova nella fossa dei leoni: tra i due team c’è una sorta di gara a chi fa più festa e rumore durante tutti i quattro giorni di manifestazione!

foto del canadese Cory Wallace campione del mondo Wembo 2017

Negli uomini, il canadese Cory Wallace si corona campione del mondo Wembo 2017 (notare la bici full).

24H: la gara nel dettaglio

In tanti me lo avevano detto ma ovviamente fino a quando non provi le cose sulla tua pelle non puoi sapere come reagirai.

La mia reazione alla fatica e al poco sonno dei giorni passati alla 24H è stata da un lato strana e dall’altro prevedibile. Mi spiego meglio…

Sono partito bene, dopo la rituale corsa di 500 metri a piedi ho iniziato a pedalare agile e a lasciare andare il gruppone di testa con tutta la polvere che si portava dietro.

Dalle 10 della mattina ho effettuato 3 giri, alcuni da solo e alcuni con gli amici. C’è voluto un attimo per capire un po’ il tipo di gara e valutare tutti i fattori: il percorso, la bici, lo sforzo e il risparmiare le energie.

foto di un rider della 24h di finale ligure

Uno degli strappi più ostici dove il minimo errore costringeva al piede a terra: via a spingere!

Mi hanno impressionato i sorpassi dei pro che vanno a mille e i rischi e le cadute dei meno esperti che mi sono trovato davanti: già dopo un’ora c’era gente con guasti meccanici e braccia o gambe insanguinate. Calma, mi sono detto… qui non ho le protezioni e le rocce sono belle affilate.

La prima lezione: una front da xc non è la bici adatta se vuoi girare easy, divertirsi in discesa e non avere il mal di collo. Va bene sulle salite e nei rilanci, ma è troppo nervosa per un tracciato tecnico come Finale, a mio avviso, soprattutto se si è abituati alle full.

Umidità, caldo, polvere: faccio fuori una borraccia con i sali a ogni giro ma ne berrei 10. Sudo come una fontana, l’atmosfera è nuvolosa ma pesante, senza aria.

Alle 13 mi fermo per una rinfrescata e un pranzo leggero, dico “riposo mezz’oretta in tenda” e mi sveglio dopo 2 ore e mezza. Cacchio! Mi rimetto in sella per un altro giro ma arriva la sera.

Devo montare le luci però ho davvero fame, basta barrette! Quindi mi fermo per cena, cerco un po’ di relax con gli amici dei BIP, si discute del percorso, delle cose assurde della 24H e si scherza su chi fa più tifo sul Toboga.

Non conoscete il Toboga Stadium? Si tratta di una parte di tracciato con grandi curve e sponde, vicino al villaggio, ed è il clou della 24H di Finale.

foto del cartello Toboga Stadium della 24h di finale ligure

Il Toboga Stadium della 24H di Finale Ligure

È la discesa che dal Bric dei Corvi porta al campeggio vicino a Ferrin. Quest’anno sulla parte finale del Toboga Stadium ci sono impalcature con luci, un impianto con casse che pompano e una consolle per il dj dotata addirittura di “cubi” per ballare: si preannunciano notti da discoteca a cielo aperto.

I due spalti principali appositamente creati per il pubblico sono gremiti di spettatori, rider, curiosi, appassionati, membri dei team, gente travestita (quest’anno il tema è Alice nel Paese delle Meraviglie)… c’è di tutto.

foto del pubblico sul Toboga della 24h.

La notte e il degenero sul Toboga: può capitare di venire innaffiati da coriandoli o… birra!

Si avvicina infatti la parte migliore per chi assiste alla gara e ama far casino, ma anche per chi partecipa e di pedalare non ha molta voglia: so di gente iscritta alla Solo che ha fatto un giro soltanto, per poi passare il resto delle 24 ore con la birra in una mano e una costina nell’altra.

La 24H ti mette faccia a faccia con te stesso

Torniamo alla gara. Dopo una leggera cena mi preparo, monto e accendo le luci e riparto.

I pro hanno già una bici di scorta montata con le luci nel paddock oppure partono con quelle già addosso dal mattino sapendo che non si fermeranno mai. Alieni.

Comunque sia, ad ogni “sosta lunga” si deve passare da un apposito cancelletto e dai giudici di gara che, tramite il braccialetto con il chip indossato da ogni rider, registrano i giri e le fermate.

Li saluto con un abbagliata della mia frontale e mi inoltro nel single track verso il campeggio, con la voce di Enrico Guala, speaker storico e “uomo Superenduro”, che riecheggia instancabile tra le tende e i boschi.

foto di due ciclisti sulle Manie di Finale Ligure

Pedalare con un compagno che vada al tuo ritmo rende le cose più semplici, si chiacchiera e il tempo passa veloce.

La notte in bike è magica. Adoro pedalare in notturna, lo faccio spesso. Qui è stato spettacolare poterlo fare con altri 300 appassionati, in un posto meraviglioso e con il pubblico che a ogni giro ti accoglie con musica, applausi, urla, trombe, fischietti e coriandoli (!) sul Toboga.

Grazie forse a quest’energia e alla compagnia degli amici mi sono ritrovato a pedalare tutti gli strappi tecnici per tre giri consecutivi con delle riserve insospettabili, per poi essere cotto come una pera e dovermi fermare per qualche ora di sonno verso l’una di notte.

Seconda lezione: risparmiarsi è la parte più dura della gara, se non si è abituati.

Assieme ad alcuni dei BIP decidiamo di ripartire all’alba: al mattino alle 5 ci svegliamo colti da una leggera pioggia.

Quattro ore scarse di sonno “scomodo”, sommate al faticoso giorno precedente si fanno sentire.

foto notturna del Toboga a Finale Ligure

Un altro scorcio del Toboga Stadium, dove a destra si scorge la consolle del dj dei Wild Pigs con tanto di cubista.

Guardo assonnato verso il fettucciato poco distante dalla mia tenda e scruto gli altri ciclisti che pedalano, coperti di polvere e fanghiglia e più simili a zombie che a biker. Mi gira un po’ la testa, già mi vedo cappottato sulle rocce aguzze e quindi mi rimetto a dormire.

Alle 8 suona la sveglia nuovamente: mi alzo più determinato, colazione veloce e via, devo portare a termine il mio obbiettivo! Sono a 7 giri e ne devo fare ancora 3 per arrivare a 10… anche questi semplici calcoli sembrano equazioni nella mia testa assonnata.

Mi dico “con circa 50 minuti a giro posso farcela, l’importante è iniziare l’ultimo giro entro lo scoccare delle 24 ore, poi lo posso finire con calma”.

Arrivo dopo due giri alle 10.01 sotto al palco e giustamente mi fermano, gara finita.

“Non per me”, penso, e passando dietro al palco raggiungo la mia tenda, consegno il chip a Marta, la mia ragazza, che mi guarda insospettita: “Finito?”. “No, ne ho fatti nove… me ne manca uno!” e riparto lasciandola lì perplessa e con un bacio sudato sulla guancia.

foto di claudio riotti sul tracciato 24h di finale ligure

Mi concedo un selfie durante l’ultimo giro, sullo sfondo l’acqua azzurrissima tra Varigotti e Noli.

L’ultimo giro è quasi un mio tributo alla 24H, effettuato praticamente da solo sul percorso, a gara conclusa, con un mix di sensazioni contrastanti dopo due giorni davvero intensi.

Due giornate fatte di poco sonno, tante risate ma anche alcuni momenti di riflessione che il pedalare porta con sé.

Nel mio “giro d’onore” mi fermo a fare qualche foto, spingo a piedi la bici sulle salite e mi godo per un attimo il panorama sul mare di Noli e Spotorno.

Purtroppo devo constatare con tristezza che molti biker sono incivili: il percorso è tappezzato di bustine di integratori vuoti, bottigliette e carte di barrette.

Lo dirò poi al microfono assieme a Enrico al termine della gara: cerchiamo di riportare al campo base qualsiasi cosa ci portiamo in tasca.

E questo vale sempre, non solo qui… non sentitevi giustificati perché siete in gara, è una scusa troppo facile. Sono in gara, sì, ma non lascio spazzatura.

Finisce la 24H: soddisfatti o… soddisfatti!

La mia 24H di Finale Ligure non si conclude certo così, con un giro fuori gara e stop.

C’è stato il pomeriggio di lavaggio e ripiglio, il sabato sera a festeggiare e fare il tifo agli amici della gara Team, le mille persone viste e salutate, lo smontaggio della domenica mattina e i saluti di rito.

Butto un occhio alle classifiche e mi trovo 37esimo su 44 rider della mia categoria e 222esimo su 246 nella Overall. Beh, era prevedibile finire in fondo alla classifica, arrivando dal downhill e dall’enduro e non avendo mai fatto una gara endurance.

Lasciando stare i risultati, quello che la 24H mi ha lasciato dentro è proprio una bella sensazione: hanno tutti ragione a dire che è un’esperienza unica, che la prima volta, se ci tieni al tuo essere vero biker, va corsa da soli e va presa così come viene. Ne è valsa indubbiamente la pena.

Certo resta un briciolo di amarezza per non essermi preparato meglio, aver dormito poco la settimana precedente e aver utilizzato una front da xc che, seppur montata con un provvidenziale reggisella telescopico dall’amico Andrea di IBike, mi ha lasciato dei dolori tra schiena e collo che ci sono voluti tubetti interi di arnica per farli passare.

La bici adatta per questa gara è una full da xc biammortizzata o meglio ancora una trail bike full 29″ da 120 mm e telescopico. Leggera, comoda e in discesa puoi mollare i freni senza rischiare.

foto del traguardo della 24H di finale ligure

Fine gara: ho visto molti rider crollare a terra e alcuni piangere dall’emozione, un momento incredibile.

Appuntamento allora all’anno prossimo? Senza dubbi. Sto già mentalmente elencando le cose da migliorare, da portare, la strategia che dovrò adottare… no, scherzo.

Però “il dado è tratto”: ho un obbiettivo in mente e vedremo se riuscirò a realizzarlo. 15 giri? 20 giri? Chissà. Il campione mondiale ne ha fatti 38, quindi lascio a voi giudicare!

Infine, la 24H è un bel modo per rivedere un sacco di amici e perché no, l’essere spronati ad allenarsi: dà un traguardo importante, pensare durante l’inverno “mi alleno per la 24H”…  mi gasa, mi fa sentire bene ed è una scusa in più per uscire a pedalare!

Quindi, sia che siate pedalatori o biker bevitori di birra, fateci un pensiero… il 2018 sarà anche il ventennale e già si preannuncia come un’edizione imperdibile.

Ci vediamo l’anno prossimo a Finale!

A proposito dell'autore

Sono cresciuto sulle due ruote: BMX, motocross, le prime MTB negli anni 80. Dal 2007 ho gareggiato per 10 anni nel downhill e nell'enduro in tutta Italia. Dal 2013 al 2019 ho lavorato con la scuola MTB Gravity School anche a Whistler, in Canada. Sono istruttore Federale FCI e Guida Nazionale MTB. Ho visto nascere BiciLive.it nel 2013 e ora mi occupo di MTB, ebike ed eMTB. La bici è il mio pane quotidiano!