Quella piacevole sensazione che provi quando diventi il biker che sei veramente… Roberto Calcagnile 10 Maggio 2021 Brainstorming Noi esseri umani nasciamo e viviamo in un ambiente sociale, vale a dire a contatto con altre persone. Cosa succede quindi attraverso questa continua interazione? Che veniamo ad assumere modi e condotte che non sono davvero nostri, ma che appartengono a una serie di comportamenti tipici di un determinato contesto culturale. Il processo di individuazione è uno dei cardini della psicologia junghiana di Carl Gustav Jung, il padre della psicologia analitica. Il tale processo prevede quindi la scoperta della nostra vera identità al di là della maschera sociale che abbiamo vestito in seguito a condizionamenti vari. Ma tutto questo, vi direte voi, cosa ha a che fare con la bicicletta? La risposta è: tantissimo! Ogni disciplina che prevede l’utilizzo di due ruote e pedali ha delle caratteristiche intrinseche, delle peculiarità che la distinguono da tutte le altre. Anche solo all’interno del mondo mountain bike esistono diversi modi di andare in bici: XC o cross country: la versione su sterrato della bici da strada, si corre tutti assieme e contano fiato e gambe. È svolta su circuiti ad anello con altimetria mista in cui il biker sale in sella a ritmo spedito e scende su discese non eccessivamente tecniche. La caratteristica principale non è la tecnica ma la capacità di mantenere un’andatura elevata sia in salita che in discesa; Cross country marathon: l’equivalente delle granfondo stradali con la differenza che vengono eseguite su sterrato; rispetto alle gare di XC sono più lunghe come chilometraggio e durata; Trail: cicloescursionismo alpino a tutto tondo senza ricerca di prestazioni né in salita né in discesa. Salita in vetta o al rifugio, fotografie del paesaggio, pausa ristoro e si torna a casa; All mountain: come il Trail ma con una leggera predilezione per la discesa, anche se permane la mancanza di ossessione da cronometro; Enduro: salite pedalate non cronometrate ma con un limite di tempo da rispettare e discesa tecnica “a tutta”, generalmente con cronometro; Downhill: nessuna salita, solo discesa ”a manetta” supertecnica con saltoni, pendenze fortissime e cronometro; Freeride: essenzialmente discesa su percorsi da brividi senza cronometro, solo abilità tecnica e tanto pelo sullo stomaco, la salita va bene anche in portage. Per essere chiari, la Redbull Rampage ne è il simbolo. Insomma, una bella varietà, no? Però stiamo sempre parlando di categorie, infatti ogni disciplina ha un suo modo di vestirsi ben preciso. L’XC prevede tutine aderenti stile bici da strada, il freeride invece nell’immaginario è bermuda con ginocchiere ed ampie maglie stile motocross e via discorrendo. E se noi amiamo la bici, ma in un modo tutto nostro? A parte alcune eccezioni, il più delle volte incontrerete in giro per i boschi persone che hanno uno stile tipicamente XC, oppure enduro o freeride, insomma ci si conforma perché i dettami comportamentali seguono quella voce interiore che Jung ha definito “valori collettivi” . Un altro tipico esempio di questa tendenza all’omologazione la possiamo osservare nel rigido senso di appartenenza a una categoria piuttosto che a un’altra. L’esempio più evidente è mountain biker contro stradisti o “bitumari” (da bitume, asfalto) che dir si voglia. Molti stradisti non salutano i biker e stessa cosa la fanno molti biker. Insomma, si diventa sacerdoti della liturgia della propria disciplina e si sacrifica l’apertura mentale sull’altare dell’estremismo bici-religioso più marcato. Io personalmente amo la bici da strada anche se preferisco la MTB e non ho nessun problema a praticarle entrambe (e a salutare tutti i ciclisti che incontro). Non parliamo poi degli “anti-ebike”, il popolo degli indignati da assistenza elettrica, tanto da portare rancore verso chi utilizza una bici a pedalata assistita come se fosse un traditore della “religione della sofferenza”, un sostenitore del ti piace vincere facile, quando invece chi è salito su una ebike sa benissimo che lo sforzo c’è eccome ed inoltre puoi scegliere tu il livello di assistenza per faticare di più o di meno. Oltretutto, last but non least, se fai il triplo dei chilometri che fai con la muscolare, la stanchezza si farà sentire anche con la bici a pedalata assistita. Se volete farvi un’idea di quanto si può faticare con un’ebike guardatevi il video di questa lunga salita estrema in eMTB del nostro tester Claudio Riotti. Friedrich Nietzsche, che è stato addirittura di ispirazione a Jung nella teorizzazione dei suoi modelli psicologici, sosteneva a gran voce: diventa ciò che sei. Tu sei qualcosa di originale con modalità di comportamento che calzano alla perfezione con la tua natura; devi solo scoprirlo, perché il tuo vero io è stato sepolto da una quantità enorme di condizionamenti sociali (come quello più recente dove sembra che tutti debbano avere per forza una bici gravel). Devi attuare un processo di individuazione, capire che tipo di ciclista sei e quando l’hai capito goderti la tua vera natura. Se vuoi veramente capire che tipo di biker sei devi lavorare su te stesso, impegnarti, metterci un po’ di sacrificio, ma ti garantisco ne varrà la pena. È proprio questa volontà di comprensione della propria essenza che ci consente di gettare via la maschera dell’adattamento, che rappresenterebbe un tradimento del nostro mondo interiore, del nostro autentico sé. Un tradimento in nome di un’esistenza indifferenziata, molto simile a quella animale, a quella di un gregge di pecore che pascolano soffocate dall’imitazione di un comportamento dettato dai valori della coscienza collettiva. E allora cosa fare per non tradire se stessi in nome di una moda o di un comportamento sociale adattivo? Prova, fai esperienza. Ti piace salire su al rifugio senza arrivare al limite della recita del de profundis? Comprati una bella eMTB e goditi il viaggio. Nel caso tu decidessi di farlo ti consigliamo di leggere il nostro tutorial su Come scegliere la eMTB: front, trail o enduro? e anche come guidare la eMTB. Ti piace pedalare e sentire il sudore che cola con la soddisfazione di aver raggiunto la vetta con le tue sole forze? Comprati una bella MTB da XC, magari superleggera che ti assecondi nella tua vocazione a spingere in salita. Ti piace la discesa? Siccome la salita è l’unico mezzo per raggiungerla, non la puoi evitare. Però, sali secondo le tue regole, quando sei stanco e la pendenza fa bruciare le gambe scendi dalla bici e prosegui a piedi. Guadagnati la cima a modo tuo e poi buttati giù in discesa e goditi salti e petraie. Ti piace solo la discesa e ami i completini in lycra perché hai un fisico da palestrato e ti piace vederti così? Fallo! Le critiche di qualche detrattore saranno una prova evidente della sua invidia e potrai tranquillamente vederle come un complimento. Ti piace alternare tratti di asfalto a sterrati belli tosti con una MTB? Fallo! Non è necessario che la mountain bike venga solo usata in offroad. Ti piace fare più strada ma non disdegni qualche passaggio su strade bianche? Usa una gravel, sono bici che accontentano sia lo stradista che chi ama fare sterrati non troppo impegnativi. Non ami la tutina in lycra e i completi aderenti che si usano su strada? Usa abbigliamento comodo e informale. Ti piace vedere che tempo riesci a tirare in discesa o in salita sull’App Strava? Fallo (ma sempre usando il cervello)! Ti piace, nelle tue discese, curare la tecnica di salti e curve cercando lo stile fino all’esasperazione? Fallo! Ti piace avere una bici da downhill con 200 mm di escursione, ma scendere in sicurezza su percorsi non troppo difficili magari con casco integrale e protezioni di ogni tipo? Fallo! Insomma, non esiste una regola fissa anche se per svariate ragioni si usano certi mezzi prevalentemente su certi terreni o un certo modo di vestirsi per essere più aerodinamici o più liberi nelle manovre tecniche. Ciò che conta veramente è che tu esprima al meglio il tuo modo di intendere la bicicletta e che questo sia il modo che ti gratifica di più. Che poi tu non appartenga a una categoria ben precisa è più un pregio che un difetto. Il senso di “diventare il biker che sei” è proprio quello di trovare il modo di usare la bici che ti è più congeniale. Il modo che ti dà più soddisfazione, che ti fa sentire bene, a posto con te stesso, in pace con il mondo. Sono le persone originali che cambiano il mondo e che talvolta inventano un nuovo modo di fare le cose creando vere e proprie tendenze. Quindi non ci resta che augurarvi buone pedalate con una sola certezza: quella del casco in testa e ben allacciato!