Marco Milivinti sbanca e porta a casa gara e circuito Pro per questo 2014. Sempre in ottima forma ha dominato in entrambe le giornate di gara sapendo amministrare il vantaggio sui molti agguerriti inseguitori. Nelle donne la scena si ripete, dove troviamo Lousie Paulin arrivata qui con già il titolo in tasca.

Dopo due giorni di gara posso solamente confermare quello che l’anno scorso avevo imparato. A Sauze, tappa storica per il circuito Superenduro, la preparazione fisica è fondamentale

Non mi sembra vero. Un anno fa arrivavo qui a Sauze quasi per gioco, accompagnato dai soliti fidati amici di riding. Una macchina piena all’inverosimile, una tenda e tanta voglia di girare. Quest’anno ci risiamo, ma in veste di reporter. Non mi ci sono ancora abituato al 100%, ma questo mi dà ancora più carica per fare bene.

È già l’ora di Sauze. Dopo due giorni di prove, in cui ho tastato ogni buca e mangiato chili di polvere, sono pronto alla gara.

La forcella della mia Specialized ha alzato bandiera bianca ma per mia fortuna Manuel Ducci è stato così gentile da prestarmene una delle sue per tutti e due i giorni di gara. Per oggi le prove in programma sono 3 e la partenza per il primo atleta è alle 13. Avendo un numero abbastanza basso parto poco dopo e ci avviamo tutti in seggiovia verso Rocce nere.
La prima ps, uguale all’anno scorso, è davvero breve e non supera i 4 minuti. Prova abbastanza veloce che parte su fondo ghiaioso per poi finire nel sottobosco guidato. Non c’è molto da fare se non cercare di guidare bene e dare tutto. Parto e ovviamente succede l’opposto. Mi sento legnoso e sbaglio ovunque, mancando le linee provate e perdendo una marea di tempo. Arrivo non molto soddisfatto ma speranzoso per le prossime ps. So già che sarà una gara al recupero dove punterò sulla resistenza fisica cercando di commettere meno errori possibile. Con mille pensieri in testa mi riporto in cima, pedalando la strada sterrata che dal primo troncone riporta in vetta. La ps2 preoccupa un po tutti e il nome “la piu lunga del mondo” fa presagire qualcosa. Con più di 1000 mt di dislivello e dei tratti pedalati spezzagambe resterà nei ricordi di molti. Parto subito forte e forse sbaglio, tengo un buon ritmo ma accuso subito la stanchezza. Riesco a evitare gli errori ma un appoggio preso un po’ troppo di foga nella parte finale fa perdere pressione alla gomma posteriore, costringendomi ad abbassare il ritmo.

Arrivo comunque senza gambe e accuso il mal di braccia delle prove con la forcella andata. Controllando la bici mi accorgo di aver fatto tutta la prova con l’ammo bloccato. Ora mi spiego i pezzi di legno che sentivo al posto delle gambe! Le facce dei rider appena tagliato il finish parlano chiaro. Tutti hanno accusato, chi più chi meno,  i tratti pedalati e lo spaccato nel sottobosco. Purtroppo, o per fortuna, abbiamo ancora una prova speciale. Salgo sulla statale che conduce a Sauze per circa 2 chilometri e raggiungo l’impianto di risalita che ci porterà alla ps3, “fly to bali“, stage intermedio come lunghezza e dal bel flow. Parlando con gli altri concorrenti mi accorgo di quante siano già le vittime. Visiere rotte, gomme a terra e multitool alla mano ne sono la riprova. Io tocco ferro e parto per l’ultima di giornata bello carico e deciso ad usare tutte le energie rimaste. Questa ps mi piace molto. Infatti comincio davvero a divertirmi e a non patire così tanto, riuscendo a far scorrere la bici. Taglio il traguardo con il sorriso stampato in faccia, consapevole di non aver fatto dei temponi ma sicuro che domani recupererò ancora preziose posizioni. In 3 prove sono riuscito a guadagnare 20 posizioni, passando dalla 97esima all 80esima. Domani dovrò fare sicuramente meglio!

Second day

La domenica mattina si fa sentire. Appena alzato dal letto mi rendo conto che la strada da percorrere è ancora molta. Oggi si fa il botto con quattro prove più lo stage finale con formula supermountain rivisitata: gli atleti partiranno con i distacchi reali accumulati durante tutte le ps. Scontro diretto quindi, per accaparrarsi posizioni preziose.

Ma fin li c è ancora molto. Per fortuna oggi mi sento bene e già nella prima riesco a guidare senza errori. Ovviamente il cronometro parla chiaro e rimango indietro. Nella seconda, Fly to bali, mi sembra di essere sciolto ed accusare meno la stanchezza. Questa prova è davvero una goduria e tra le sponde del bike park e i single track da rilanciare finisce in un attimo. Controllo orario e si riparte. Per la seconda volta, “la più lunga del mondo” è lì ad attenderci per sfinire ogni parte del corpo e del mezzo. Ed è proprio vero. Arrivo a fine ps con la vite che salda l’ammortizzatore al carro completamente allentata e pericolosamente pronta a saltare via. Per fortuna il cronometro è più clemente e riesco a recuperare altre 13 posizioni portandomi in 67esima. Non male ma si può ancora raschiare qualcosa da questo barile. Si risale in vista del bis su “fly to bali”. Anche qui fila via tutto liscio, anche se nel mezzo del tratto pedalato cerco di portarmi a casa una pianta con un dito.

Per fortuna solo una piccola botta e nessuna caduta. La risalita continua fino alla 64esima piazza. Ormai bisogna puntare tutto sulla Supermountain. La situazione è tranquilla e tutti sono ansiosi di salire. C’è chi lava la bici, chi la controlla e chi si racconta le gesta appena vissute su questi stupendi trail. In un baleno siamo tutti in cima dove comincia l’incolonnamento. La tensione sale e tutti sanno che forare o commettere qualche errore significa buttare via due giorni di fatiche. La cosa che mi preoccupa di più però è il fatto di partire nello stesso momento insieme ad altri 2 concorrenti. Nella classifica provvisoria infatti, siamo nello stesso secondo. Poco male penso! Il primo tratto è velocissimo e poi sale in cresta nel primo strappo tagliagambe in cui confido di seminarli. Andare a riprendere il concorrente davanti a noi è dura, avendo quest’ultimo 20 secondi da noi. In un batter d’occhio siamo lanciati e riesco a spuntarla al cancelletto.

Sto davanti e arrivo allo strappo neanche fossi in volata. Rapporto bello lungo e via a menare. Riesco a staccarli ma purtroppo uno dei due mi arriva nel tratto centrale dove decido di lasciare strada sperando almeno di seguirlo. Ai lati del sentiero molti concorrenti sono fermi, alcuni con la bici sottosopra intenti a riparare qualche foratura. Siamo quasi a valle quando da lontano vedo un concorrente che pedala seduto, forse troppo stanco per rilanciare sui pedali. È l’ultima occasione per guadagnare ancora qualcosa. Butto giù il rapporto e nell’ultimo drittone aperto riesco a passarlo. Gli ultimi metri su asfalto per arrivare sotto lo striscione RedBull sono infiniti e sembra che la bici voglia incollarsi al bitume. Non posso far altro che arrivare e accasciarmi a terra sfinito ma entusiasta! Segno il 48esimo tempo di prova e recupero fino alla 59esima piazza. Not bad ma di sicuro bisogna migliorare tante cose.

Sono soddisfatto per questi due giorni di fuoco ma lo sono ancora di più per le persone che ho incontrato. Rider e non che condividono tutti la passione per il mountain biking.

Nuovamente un grazie a Manuel per la forcella, ad Andrea e Fox, a quei matti di Scott Italia e al “Fuma” (Marco Fumagalli) che è già qui con me a Livigno per il regionale dell’EnduroCup Lombardia.

A proposito dell'autore

Andrea Ziliani è un appassionato di ciclismo a tutto tondo. Corre su strada dalle categorie giovanili e da qualche anno anche in enduro. Appassionato di motori, fotografia ed ogni cosa che riguarda la meccanica e la velocità.