EWS a Finale: Rude e Moseley campioni, pareri divergenti sulla scelta dei trail Claudio Riotti 13 Ottobre 2015 Gare Dubbi e perplessità sulla scelta dei trail a Finale Ligure, dove Richie Rude e Tracy Moseley chiudono l’ottava e conclusiva tappa del circuito enduro mondiale EWS con il trofeo di campioni del mondo L’ultima tappa del circuito Enduro World Series 2015 si è svolta a Finale Ligure (SV) dal 2 al 4 Ottobre. È il terzo anno consecutivo che Finale e i suoi sentieri ospitano con successo un evento di fama internazionale, ma qualcosa quest’anno non è stato apprezzato da tutti: la scelta dei sentieri utilizzati per le prove speciali. La gara L’americano Richie Rude e l’inglese Tracy Moseley sono i nuovi campioni del mondo di enduro, in un campionato però ancora non riconosciuto dall’UCI, l’Unione Ciclistica Internazionale, e parlare di campioni del mondo senza vedere la tanto sognata “maglia iridata” fa una strana sensazione. L’ ottava tappa è stata vinta dall’australiano Jared Graves, davanti ai leggendari Fabien Barel e Nico Vouilloz, entrambi francesi veterani nel downhill e con una bella collezione delle maglie sopracitate sulle pareti di casa. Barel e la stessa Moseley (vincitrice anche della tappa davanti a Cecile Ravanel e Ines Thoma) hanno annunciato il ritiro dalle competizioni in un momento molto toccante per tutti gli appassionati. L’emozionante momento dell’annuncio di Fabien Barel e il ritiro del premio alla carriera La gara conclusiva dell’EWS è il momento clou della stagione, per molti è l’ultima gara prima di un meritato periodo di pausa, soprattutto per chi, oltre alle gare nazionali, ha affrontato anche le altre sette tappe dell’EWS che nel corso della stagione hanno toccato 8 paesi e 3 continenti. Ed è proprio per questo che la maggior parte dei rider si aspettava le prove speciali più belle, sui trail che hanno fatto innamorare migliaia di biker europei e americani, tanto da permettere a Finale di essere definita come “la Mecca della mountain bike”. La maggioranza di loro sono invece rimasti un po’ delusi dalla scelta dei sentieri, piuttosto “estremi” e cioè tendenti verso un lato o l’altro dello spettro della mtb: o il cross country o il downhill. Anche questo è enduro Naturalmente la finale dell’EWS va vista come parte integrante di tutto il circuito, dove ci sono state gare molto tecniche come a Whistler in Canada o poco pedalate come a Samoens in Francia. Dal video preview delle prove speciali della tappa di Finale si parla di tracciati pensati per fer emergere “il rider completo“, quindi deduco che a Finale Ligure gli organizzatori abbiano voluto riunire tutto in una gara per mettere alla prova sia le doti di resistenza sia quelle di guida dei rider più forti del mondo, lasciando da parte per alcune Ps l’aspetto “fun” dell’enduro. Bene. Ma forse “si sono fatti prendere troppo la mano”… Volto preoccupato per Curtis Keene, starà pensando alla Ps2? I pareri dei top rider sui trail dell’ottava tappa dell’EWS Dai pareri dei rider italiani e stranieri raccolti durante il weekend sono emerse molte considerazioni, una su tutte proprio questo divario tecnico tra le prove speciali scelte: alcune molto tecniche e prettamente discesistiche e altre davvero molto pedalate, tanto che si sono visti rider stranieri indossare i classici pantaloncini in lycra aderenti “da crosscountrista” per rimarcare il concetto in maniera ironica, parlando di “this is italian style”, anche in alcuni video che girano sul web. Wyn masters è stato uno dei rider che si sono presentati con tutina attillata in lycra per le Ps pedalate. Divertente, ma fa pensare… L’ironia è una gran qualità, ma il confine è sottile e in questo caso sembra proprio una presa in giro. Ciò mi porta ad alcune riflessioni, dopo aver ascoltato i commenti dei rider: su 14 atleti intervistati, 11 hanno espresso lo stesso parere. Tracey Moseley, Cedric Gracia, Jerome Clementz, Curtis Keene, Richie Rude, Isabeu Cordurier, Denny e Alex Lupato, Nicola Casadei, Marco Milivinti e Davide Sottocornola sono tutti concordi sul fatto che ci sia stato tanto da pedalare soprattutto nella Ps2 e nella Ps6 e i percorsi scelti non siano tra quelli più esaltanti del finalese. Tracey Moseley, la vincitrice di tre titoli EWS e al quarto anno di gare qui a Finale, dice che sicuramente non sono i trail più fluidi e divertenti su cui abbia mai gareggiato. Solo Cecile Ravanel, Jared Graves e Anneke Berteen hanno manifestato il loro apprezzamento per la varietà e la loro completezza dei percorsi, con l’unico neo del fango dovuto alla pioggia che però naturalmente fa parte del gioco. Cedric Gracia alle prese con una foto ricordo chiesta da un fan. Il rider francese ha commentato in maniera colorita la Ps2 e la Ps6: “it sucks!” e molto altro… Davide Sottocornola afferma invece che alcune prove speciali, come la “Dh Uomini”, siano troppo difficili per i piloti con meno “manico”, tenendo presente il fatto che, escludendo i primi 100 professionisti o semi professionisti (dal totale ragguardevole di quasi 500 piloti iscritti alla gara), gli altri sono “rider normali” che comunque pagano l’iscrizione e fanno sì che la macchina organizzativa EWS vada avanti. Abbiamo raccolto pareri anche dai rider normali, gli appassionati, quelli che tra lavoro, casa e famiglia ritagliano con grandi sacrifici il tempo per allenarsi e andare alle gare, e anche loro, quasi tutti su un campione di una ventina di persone, hanno espresso molte perplessità su questa gara. Per poter fornire un dato insindacabile bisognerebbe intervistare il numero totale di iscritti ma facciamo un’ipotesi con ciò che abbiamo raccolto: se l’80% o anche il 70% della “clientela media” di un’Enduro World Series torna a casa insoddisfatta, l’anno seguente potrebbe non tornare, anche a fronte di un’iscrizione non proprio economica per Finale Ligure: 115 euro e un fischietto come pacco gara. Jerome Clementz è stato molto pratico nella sua dichiarazione: questo è quello che hanno scelto e noi dobbiamo correre ugualmente” E se i pro sono quasi “obbligati” a gareggiare, come Jerome Clementz ha puntualizzato: “se questo è quello che gli organizzatori hanno deciso, noi siamo i rider e dobbiamo comunque farlo“, gli appassionati sono invece liberi di scegliere, e da quello che ho sentito probabilmente diversi di loro l’anno prossimo non parteciperanno o valuteranno molto bene prima di iscriversi “a scatola chiusa” circa 9 mesi prima dell’evento. È un problema piccolo ma importante, sul quale penso valga la pena riflettere. L’Italia Pur con questo episodio di Finale Ligure che ha destato pareri contrastanti, l’EWS sembra godere di ottima salute, in Italia invece stiamo vivendo una situazione poco chiara, con troppe gare minori e la mancanza di un circuito principale che torni a garantire degli standard qualitativi e organizzativi all’altezza del passato. Gli sponsor e le aziende stanno riflettendo su dove investire il prossimo anno, e la parola enduro potrebbe non comparire tra le loro priorità. Potrebbe essere l’avvisaglia di un cambio di direzione, la nascita di qualcosa di nuovo o una drastica diminuzione delle gare di enduro. Cosa ne pensano i nostri lettori?