Blind Race Mini Downhill: è una gara? E’ un evento?
Sì e no, è tutto questo ma è soprattutto un momento di aggregazione per chi condivide lo spirito di avventura e di competizione nel mondo delle ruote grasse.

Creato dalla vulcanica mente di Pippo Marani per permettere a tutti di provare l’esperienza e l’emozione di partecipare a una gara di discesa, la Blind Race è una competizione con tutte le carte in regola, punto di iscrizioni, linea di partenza, traguardo all’arrivo, cronometristi e assistenza del soccorso alpino lungo il percorso, ma quello che la rende speciale e accessibile è la sua formula.

Per dirne una, la competizione è aperta a tutti i tipi di bici, e a sottolineare il concetto sugli striscioni della partenza e del traguardo i mezzi permessi andavano dalla bici alla carrozzina, quad, moto e addirittura i muletti da magazzino, questo giusto per sottolineare lo spirito casereccio della cosa.

E poi il concetto di Mini DH, i percorsi sono lunghi circa 500 metri, questo per permettere anche a chi non è allenato di poter arrivare in fondo all’arrivo senza troppi problemi, inoltre il percorso e tutti i tratti tecnici non sono stati creati dall’uomo ma sono stati “tracciati”dal cane di Pippo durante un giro di esplorazione a piedi, da qui il nome del trail, “Dog Wood”; per sicurezza è stata data giusto una spuntatina agli alberi in mezzo al sentiero, ma niente trampolini o altre cose ricavate con assi e chiodi, no, l’intero tracciato è stato lasciato al naturale per permettere a tutti di potersi divertire secondo le proprie capacità.

Nessuna prova del percorso, chi voleva visitare il tracciato doveva farlo rigorosamente a piedi,

Da qui il concetto di Blind Race, alla cieca, il tutto il giorno stesso, quindi niente risalite meccanizzate (dette qui in slang “furgovie”) o amici compiacenti che ti scarrozzano fino in cima, e niente giornate a provare e riprovare il percorso: due manche con tutti i partecipanti e una terza con i cinque migliori tempi che si sarebbero dati battaglia per scalare il podio, tutti contro tutti senza distinzioni, solo la velocità come unico metro di giudizio e premi fino al quinto classificato.

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La divisione per fasce di età non è presente in questa competizione, le categorie sono divise in uomini, donne e bambini e ognuno di loro ha pedalato o spinto il proprio mezzo in salita fino alla cima, quasi fosse un uscita fra amici di una domenica qualunque, fra prese in giro e risate tra chi aveva il mezzo più leggero o il girovita più o meno pesante.

Il punto di ritrovo e svolgimento della gara svoltasi sull’Appennino modenese nel Comune di Fanano è stato all’interno del Camping Eco Day e Ristorante il Castagno, dove i biker intervenuti si sono potuti iscrivere e ritirare, oltre al numero di gara, un profumato salamino di produzione locale.

Alla partenza, che si è tenuta più tardi del previsto per permettere a chi era arrivato “poco in orario” di iscriversi e arrivare in cima, cosa che non succede mai nelle competizioni normali, il clima era molto diverso da quello delle solite gare e la voglia di divertirsi, più di quella di arrivare primi, era palpabile. Così, con il “Randagio doc” (Pippo Marani, ndr) a fare da apripista, al via dei cronometristi si sono aperte le danze.

Il percorso, bello e scorrevole con un terreno compatto e in qualche punto un po’ tecnico con sassi radici e qualche salto naturale, non ha mancato di scatenare i piloti più agguerriti, mentre altri più prudenti hanno preferito scendere dalla bici nei tratti dove non se la sentivano. Questo non ha impedito a nessuno di loro di ritornare in cima per la seconda manche, che ha visto in un paio di casi qualcuno cadere a terra o “abbracciare un albero” o finire la gara sul cerchione, vuoi per una spina o maledicendo le ruote tubeless… tutti hanno tagliato il traguardo con il sorriso stampato in faccia, fra le urla e gli applausi dei presenti, e un bambino di dieci anni che ha partecipato alla gara assieme al padre ha fatto vedere qual è lo spirito con cui andrebbe vissuta una gara di mountain bike: bastava guardarlo in faccia!

Finita l’ultima discesa che ha decretato i vincitori ci siamo spostati nel parco del ristorante per il party di fine gara dove Franco, il proprietario del camping, aveva fatto allestire sotto ombrelloni e gazebo specialità locali e spicchi di pizza. Inoltre, cosa molto gradita a tutti, birra a fiumi e bevande varie per recuperare i liquidi persi sul percorso. Quindi, stanchi ma felici, seduti ai tavoli con una bicchiere in mano fra una vanteria e un altra abbiamo fatto i complimenti e brindato al nostro Pippo “nazionale” che passava fra i tavoli per sapere se era piaciuta la gara.

Una volta avuti i risultati definitivi la premiazione si è tenuta praticamente a rovescio, infatti un’altra particolarità dell’evento è che chi arriva ultimo si becca il premio migliore

In questo caso il fortunato ritardatario si è visto assegnare un salame alto quasi quanto lui, una bottiglia di vino locale e una targa della manifestazione con la posizione raggiunta in gara, mentre nella premiazione delle donne, purtroppo solo due (ma speriamo che aumentino), della categoria giovani e degli adulti sono stati assegnati la targa e una bottiglia di vino.
Fuori concorso è stato anche premiato per la caduta più spettacolare con due bottiglie di vino e un bicchiere di birra, un concorrente che si è buttato con tutta la bici dentro una pozza d’acqua alta fino al ginocchio vicino al sentiero, pare che avesse fatto troppa baldoria il giorno prima.
Il bicchiere di birra poi lo ha versato dentro uno degli zoccoli olandesi di legno che indossava per poi berselo, fra gli applausi del pubblico che gli lanciava addosso altra birra.

Alla fine, mentre scatto l’ultima foto con tutti quelli che sono venuti oggi, che si ammassano sul palco e fanno casino mostrando quanto hanno apprezzato la giornata, non posso fare a meno di pensare a quanto è diventato inquadrato e rigido il mondo delle competizioni, spingendo molti a vederle come cose troppo distanti dal loro modo di pedalare, fatto nella maggior parte dei casi da divertenti uscite con gli amici sui sentieri o nei bike park. Se ne avessero l’occasione, come in questo caso, di “averne un assaggio”, avremmo molta più gente interessata a gareggiare.
Ecco perché qui, in questa giornate, tutto torna a una dimensione più umana, quello che ti sta accanto non è solo un avversario, è anche un compagno di avventura che tornerai ad incontrare sui sentieri o magari… alla prossima tappa della Blind Race.

A presto ragazzi, ci vediamo alla prossima.

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A proposito dell'autore

Ha la mountainbike nel cuore, è un "compagnone" con un accento bolognese marcato che sta simpatico a tutti, ma è anche una macchina da guerra quando mette sulle spalle il suo zaino fotografico. Soprannominato Roboborg per la sua efficienza sul campo, BiciLive non potrebbe fare a meno di lui!