Canyon ha presentato la nuova arma per le gare enduro, e non solo, una bicicletta che si basa su un innovativo sistema per variare il rapporto di leva della sospensione posteriore e di conseguenza la geometria della bicicletta

L’obiettivo di Canyon era di avere due bici in una: la prima per volare, o quasi, in salita, come un mezzo da XC e la seconda per aggredire le discese come una mini DH. Così, dopo tre anni di sviluppo, è nato ShapeShifter, l’innovativo approccio che abilita la doppia anima della Canyon Strive CF. Il secondo pilastro portante è invece il nuovissimo telaio in fibra di carbonio, anch’esso sviluppato internamente nell’arco dell’ultimo anno di gare enduro in giro per il mondo.

ShapeShifter

L’approccio di Canyon segue quello adottato negli anni scorsi da molti grandi brand dell’industria ciclistica: Cannondale, Scott, Trek e Kona. Tutti hanno seguito un obiettivo analogo: una configurazione della sospensione posteriore e della geometria per la salita, e una per la discesa. Infatti, il peso del rider gravita maggiormente sulla ruota posteriore quando si sale, è leggermente sbilanciato sul retrotreno quando si è in pianura, mentre su una discesa ripida il peso si trasferisce sulla ruota anteriore. In teoria, la sospensione posteriore avrebbe bisogno di setup differenti, così come servirebbero adeguamenti della geometria, ma non solo… infatti, per raggiungere la situazione ideale in salita, avremmo bisogno di meno corsa e di un sag più contenuto al posteriore, e di una geometria con angolo sella e sterzo più verticali, mentre in discesa sarebbe l’opposto: più corsa e più sag per una sospensione più morbida, un angolo sterzo più rilassato e pure un movimento centrale più rasoterra. Chi non adotta soluzioni raffinate per la sospensione posteriore, che comunque agiscono sull’ammortizzatore (Cannondale, Scott e Trek, nel frattempo Kona ha abbandonato) ed eventualmente sulla forcella (Scott), deve raggiungere un compromesso tra i due setup, invece Canyon ha pensato a qualcosa di rivoluzionario: un sistema che agisce sul link dell’ammortizzatore.

Attuatore a gas

Si tratta di un attuatore a gas che, controllato da una leva al manubrio, aumenta o riduce in modo opportuno il rapporto di leva della sospensione posteriore. In pratica, nella posizione DH la “molla a gas”, come la chiama Canyon, rimane compressa per un rapporto di leva maggiore, quando invece si passa alla modalità XC si estende per ridurlo. Non cambia solo la dinamica della sospensione posteriore – corsa alla ruota, sag, progressività più o meno accentuata – ma anche la geometria della bici. Il vantaggio di tale soluzione è di non aver bisogno di un ammortizzatore speciale, infatti, ShapeShifter è integrato nel telaio.

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Geometria variabile

La geometria varia in modo rilevante tra un setup e l’altro. Nella modalità XC abbiamo un movimento centrale più alto di 20 mm (355 m circa), angoli sterzo e sella più chiusi di un grado e mezzo (67,5° e 75°). La bici è più agile e scattante in salita, con una posizione più vantaggiosa per la pedalata e maggiore luce a terra per non rischiare di impattare su rocce e radici a ogni colpo di pedale. Nella posizione DH invece il movimento centrale si abbassa (335 mm circa) e, insieme a uno sterzo più aperto (66°, 73,5° l’angolo sella), la bici diventa più stabile e sicura su discese ripide, sconnesse e veloci. La geometria variabile è una diretta conseguenza dell’azione dello ShapeShifter e della derivante variazione del sag della sospensione posteriore, che a sua volta cambia in relazione al rapporto di leva… come si suole dire in questi casi, una cosa tira l’altra…

Carattere della sospensione

La sospensione posteriore, alla massima corsa e quindi in modalità DH, ha 163 mm alla ruota con un sag del 25-30%, mentre passando all’approccio opposto si passa a 139 mm con un sag del 15%. Le rispettive curve di compressione sono rispettivamente più lineare e progressiva per DH e XC, staccandosi in modo netto appena dopo il punto di sag. Passare da una modalità all’altra è relativamente semplice: si alleggerisce il peso caricando il retrotreno, mentre si preme la leva al manubrio, per passare a quella DH; si carica l’anteriore, sempre in piedi sui pedali, premendo il comando remoto, per passare a quella XC. Sembra facile, ma potremo confermarlo solo dopo aver provato la bici…

Fibra di carbonio

La Strive CF non è solo ShapeShifter… tutto nuovo è il telaio in fibra di carbonio che ricalca nelle forme quello della sorellina Spectral, ma con un approccio più aggressivo per sezioni, spessori e geometria. Troviamo un classico sterzo conificato, passaggio interno dei cavi compreso il tubo del freno posteriore, protezione integrata per la parte inferiore del tubo obliquo, piastra anti risucchio della catena sul fodero basso destro, per finire un perno passante a sgancio rapido 142×12 mm al posteriore. Il tutto con un peso di soli 2.400 g compreso ShapeShifter! Canyon è andata oltre, proponendo la Strive CF con due geometrie differenti: Race e Regular. La prima è più aggressiva per le gare enduro, quindi con un Reach proporzionalmente più lungo rispetto allo Stack (448 e 615 mm per la taglia M), in sostanza un cosiddetto Front Center (distanza tra movimento centrale e asse ruota anteriore) più lungo per un peso del rider in posizione centrale. Il risultato è una bici più stabile sulle discese veloci, grazie anche a un montaggio adeguato con attacco manubrio corto (su suggerimento di Fabien Barel, uno dei creatori dell’approccio estremo in questo senso, Forward Geometry di Mondraker). L’approccio Regular è quello che si trova sulla sorella minore Spectral, quindi con Reach e Front Center proporzionalmente più corti (422 e 606 mm per la M), per una guida più reattiva e agile, sui singletrack all’insegna del flow. Ma non finisce qui, infatti, per le Race il manubrio è più largo di 20 mm e l’attacco più corto sempre di 20 mm, le pedivelle sono da 170 mm invece che da 175 mm, e il piantone sella è fissato a 430 millimetri.

Allestimenti

Cinque sono gli allestimenti proposti, con gli ordini già aperti e le prime consegne previste per fine estate 2014. Due sono quelli identificati dalla sigla Race, Strive CF 9.0 Race e Strive CF 8.0 Race. Entrambi hanno forcella Rock Shox Pike RCT3 da 160 mm, ammortizzatore Monarch Plus RC3 Debonair, cambio posteriore SRAM X01 11v, e reggisella telescopico Rock Shox Reverb Stealth. Cambiano i comandi, SRAM X01 e X1, i freni a disco, Avid Guide RSC e RS, le ruote, SRAM Rail 50 e Roam 40, e la guarnitura, SRAM X01 e Race Face Turbine, oltre ad altri dettagli nella componentistica. I rispettivi prezzi sono di 4.299 e 3.699 euro, con pesi di 12,6 e 12,7 chilogrammi. Gli altri tre allestimenti invece sono Strive CF 9.0 Team, 9.0 SL e 8.0, con rispettivi prezzi di 4.899, 4.999 e 3.799 euro. I pesi invece sono di 12,8, 12,9 e 13,5 chilogrammi. Questi allestimenti si basano su una forcella Fox 36 Float FIT RC2 da 170 mm, con ammortizzatore Fox Float X per il top di gamma e Cane Crek DBinline per gli altri due. La trasmissione spazia da XX1 11v per Strive CF 9.0 Team a Shimano XT 10v per Strive CF 8.0, passando per Shimano XTR 11v per Strive CF 9.0 SL. Maggiori dettagli li trovate nella tabella allegata e sul sito di Canyon.

Non vediamo l’ora di provare questa nuova belva da enduro race, e verificare l’impatto del sistema ShapeShifter sia nell’utilizzo di tutti i giorni sui sentieri dietro casa, sia nei trail più impegnativi delle gare enduro…

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A proposito dell'autore

Da oltre 15 anni nel mondo dell’editoria specializzata, come redattore di testate giornalistiche specializzate nel mondo mtb, dell’informatica e del multimedia, e come autore di manuali tecnici e guide d’itinerari dedicati alla mountain bike.