Due chiacchiere con Bryson Martin, fondatore di DVO

Luca: ciao Bryson, da dove siete partiti per sviluppare questa forcella? Obiettivi? Problemi?
Bryson: volevamo fare a tutti i costi una forcella a steli rovesciati perché facciamo molto motocross e la struttura inversa è la migliore per ottenere alte prestazioni. Il problema è semplice, sulle biciclette, con il mozzo da 20 mm, è la torsione laterale e fino all’ultimo momento ci siamo scervellati per ridurre la flessione. Proprio alla fine, grazie al doppio archetto in carbonio, siamo riusciti ad incrementare di molto la rigidezza della struttura senza aggiungere peso extra, ma è stato un duro lavoro per i nostri ingegneri…

Luca: cosa ne pensi del continuo “stiffer” (rigido) che avanza su ogni prodotto?
Bryson: crediamo che un po’ di flessione sull’anteriore sia corretta per mantenere la ruota e quindi la direzione, sempre attaccata a terra anche in condizioni di terreno difficile, per non parlare dello smorzamento di stress che si avverte nelle mani/avambracci. Se ci pensi, con le bici di adesso con telaio e ruote in carbonio, alla fine la bici diventa troppo rigida e spesso difficile da guidare. Con i piedini in magnesio siamo riusciti a mantenere molto basse le masse non sospese e l’aderenza dell’anteriore è impressionante e molto confortevole. Come se non bastasse abbiamo 400 cc d’olio e quindi sai bene quanto cambiano le prestazioni con tanto olio.

Luca: l’elemento elastico della Emerald?
Bryson: è tutto ad aria, ma con il nostro sistema puoi intervenire sulla camera negativa dall’esterno. Al momento dello sviluppo non credevamo potesse cambiare così radicalmente le performance della forcella, così puoi regolarti il SAG alla perfezione e decidere quando farla lavorare. Quando abbiamo dato la forcella a Cedric Gracia per la prima volta non ci poteva credere, non ha toccato più di tanto le hi/low speed compression, ma ha agito moltissimo sulla molla negativa OTT (Off The Top, regola i primi 50 mm d’affondamento). E’ la prima sospensione da bici ad avere una caratteristica del genere. Indirizzandola alla gente che corre, sappiamo benissimo che per avere una forcella che li supporti nella parte centrale della corsa, troppo spesso vanno a perdere tutta la sensibilità iniziale, con la Emerald no!

Luca: avete tenuto conto anche delle 27,5″?
Bryson: certo! La forcella è la stessa, ma cambiando le teste e l’arco torsionale non ci sono problemi per le 27,5″, un altro vantaggio degli steli rovesciati, non devi cambiare tutto il monolite.

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Luca: dimmi qualcosa dell’idraulica.
Bryson: si tratta di un doppio circuito a bagno aperto. Usiamo il twin tube per isolare l’olio nel circuito idraulico, ma è allo stesso tempo aperto per avere un’ottima lubrificazione (migliore rispetto le forcelle tradizionali per una semplice questione di caduta dell’olio, che mantiene sempre le boccole ben lubrificate), ma non c’è modo che l’olio venga a contatto con l’aria per via del doppio condotto.

Luca: si scalda meno quindi?
Bryson: esatto, essendo una delle poche rimaste “open bath”, l’olio mantiene una temperatura costante a tutto vantaggio delle prestazioni anche sulla lunga durata.

Luca: si riflette anche sulla manutenzione?
Bryson: con la Emerald credo basti cambiare l’olio una volta all’anno

Luca: che taratura offre la forcella?
Bryson: oltre le classiche esterne, puoi accedere al pacco lamellare della compressione senza toccare né perdere olio, quindi molto rapido per chi gareggia, basta girare la bici a testa in giù e il gioco è fatto in pochi minuti.

Luca: visto il tuo passato in Marzocchi, non hai pensato a qualcosa che eliminasse la crescita dell’aria a seconda dell’utilizzo o dell’altitudine? (Sulle Shiver c’erano due grani di sfiato, lo stesso concetto che ha introdotto Fox sulle nuove Fox 40 ad aria)
Bryson: Con la doppia camera ad aria non è un problema per la Emerald. Logico che se vai al mattino presto ed è molto freddo e poi se il pomeriggio è molto caldo puoi avere bisogno di rimettere mano alle tarature, ma con l’OTT riesci a compensare al volo questi sbalzi termici, sempre che il rider sia in grado di percepirli.

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Luca: parlami adesso dell’ammortizzatore Jade.
Bryson: eravamo così contenti di come lavorasse la forcella che non potevamo abbassare la guardia sull’ammo, lo volevamo perfettamente in sintonia. Guarda quante bici hanno un costruttore che molta la forcella e un’altro per l’ammo, non sempre hai un equilibrio tra le due unità, le regolazioni sono diverse, il circuito idraulico è diverso, mi capisci?
Il Jade usa un serbatoio particolare che separa l’aria dall’olio. Altre aziende usano un pistone flottante, che però crea molto attrito e fa perdere parecchia sensibilità alla sospensione e trazione sui piccoli impatti. Questo sistema è di derivazione motocrossistica ed è dotato di tutte le tarature possibili, esterne ed interne.

Luca: come mai non ha la regolazione del fine corsa?
Bryson: con più o meno aria nel “bladder” e agendo su hi/low speed compression, puoi regolare la taratura in modo molto personale e a seconda dei vari cinematismi.

Luca: parlami dei materiali e del design.
Bryson: il corpo è in alluminio forgiato, il più resistente e se noti il design è lamellare per migliorare il raffreddamento. A Whistler, durante i test, su una discesa da 16 minuti, il Jade era il più costante rispetto tutti gli altri testati ed era quello che manteneva le prestazioni più costanti.

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A proposito dell'autore

Una figura chiave nel panorama della mountainbike italiana e internazionale. La sua presenza spazia dall'essere giornalista, tester, testimonial, protagonista di un canale Vimeo seguitissimo e co-fondatore della Gravity School.