Come si sta evolvendo il mondo delle gare enduro? Quali sono le scelte che le persone “normali” devono fare per la loro passione agonistica?

Negli ultimi appuntamenti della stagione 2014 ho cercato di farmi un’idea parlando direttamente con i rider, non facendo i conti in tasca alle persone ma cercando di capire quali siano le esigenze, gli impegni ed i sacrifici che ognuno di noi deve affrontare nella propria vita quotidiana per mettere ogni settimana una tabella portanumero sulla bici.

Il nostro, più che uno sport, è una grande passione. Il contatto con la natura, la velocità e la ricerca continua di nuove sfide con noi stessi e con gli altri ci porta a competere ogni anno nelle gare organizzate in giro per tutta l’Italia, e qualche volta anche all’estero.

Purtroppo queste esperienze ed emozioni non sono “aggratis”, tutti quanti sono costretti a fare scelte e sacrifici per “poterci essere”.

Durante le prove di Sauze d’Oulx, Livigno, La Thuile e Finale Ligure ho indagato in giro per i paddock e durante la gara, intervistando ma soprattutto chiacchierando con i rider, cercando di farmi un’idea chiara di quali siano gli aspetti economici (e non) che pesano sulle spalle di tutti, ascoltando anche quali soluzioni e scelte queste persone/atleti mettano in atto per poter partecipare ai vari campionati durante l’anno.

È stato davvero un piacere parlare con tutti i rider. Ognuno mi ha raccontato la propria storia e qualche aneddoto da “vita vissuta”.

Non ho fatto distinzioni, intervistando il neofita alla prima stagione di enduro e ma anche il veterano con ormai molte stagioni alle spalle che punta alla classifica finale. In ultima analisi ho parlato con i rider riguardo ad aspettative ed esigenze, per capire se per ognuno di loro “il gioco vale la candela”.

Fun fun fun!

La prima risposta è stata unanime. Molti sono stati atleti in altri sport e molti altri non lo sono mai stati prima di cominciare la grande avventura dell’enduro, ma tutti hanno concordato che la parola d’ordine nei loro weekend di gara è una soltanto.

Divertimento. E questo è la base. Il motore che fa girare tutti gli ingranaggi fondamentali al nostro movimento, la scintilla che rende ogni sacrificio ed ogni goccia di sudore versato superflui.

Se il divertimento è il primo ritorno di questo sport, è tutto ok! Per fortuna, direi. Tanta gente in molti altri sport perde di vista quello che secondo me è un indispensabile fattore. Annebbiata dagli allenamenti e dalla sete di risultati finisce per essere talmente “sotto” che non si ricorda più come ci si diverte, gettandosi in paranoie e ansie da prestazione inutili.

Ma è grazie al divertimento che nei paddock delle manifestazioni si respira ancora un’aria genuina, dove tutti i rider, compresi i Pro, sono amici prima che avversari.

On the road…

Ci si trova sempre per strada, sempre in viaggio, tornando in posti a noi cari o scoprendone di nuovi. Perché alla fine la nostra è sempre un’avventura…

Primo fra tutti c’è sicuramente il costo delle trasferte. I costi di autostrada e benzina sono arrivati al punto tale da influire pesantemente sul portafogli, riuscendo a condizionare le scelte dei rider durante l’anno.

È meglio partecipare solamente alle gare più vicine o, al contrario, rinunciare ai campionati regionali e puntare alle trasferte “top” come gli appuntamenti dell’EWS? Tutti si sono trovati d’accordo sul fatto che questo crei già un problema, il quale viene raddoppiato quando si tratta di andare a provare la gara nei weekend precedenti oppure partire qualche giorno prima per poter fare delle ricognizioni sulle Ps.

Unica soluzione possibile, andare in compagnia con un mezzo soltanto e dividere le spese con amici/compagni di squadra…

Quando proprio non si può ricorrere ai mezzi classici, la vecchia e cara fune può farci risparmiare parecchia fatica. Sempre che abbiate un buon bicipite!

Ci sappiamo arrangiare!

Problema conseguente a questo è l’alloggio. Le situazioni che ho incontrato sono state delle più disparate ed ho potuto notare con piacere quanto sia vivo ancora lo spirito dell’avventura. C’è chi alle gare va in hotel oppure riesce a trovare un appartamento, ma fin qui tutto normale.

All’estremo c’è invece chi va alle gare in furgone e l’ha “camperizzato” ad hoc come Mattia Moraschi, che con una piccola opera di ingegneria fai da te ha realizzato due letti, un cucinino, lo spazio per la bicicletta ed una piccola officina nel suo mezzo di trasporto.

Ma c’è chi ancora più selvaggiamente porta avanti una filosofia “wild”: Marco Colombo, Marcello Vaglia, Andrea Rodolfi e Stefano Travisani di Pro-M mi hanno rimarcato più volte il loro modo di vedere l’enduro.

Per loro non c’è solo l’agonismo alla base di questo sport, ma una visione filosofica su come vivere i propri weekend: partire all’avventura accampandosi in tenda e vivendo a stretto contatto con la natura, non solo per gareggiare ma per viaggiare, scoprendo nuovi luoghi e vivendo esperienze che un hotel non può certo regalare.

_T3A0684 Quindi tenda e sacco a pelo anche nei luoghi dove le condizioni climatiche sono da colonnina di mercurio sotto lo zero. Una visione magari estrema, ma che si distingue dalla massa.

E anche nelle posizioni alte della classifica troviamo chi non si tira indietro dal dormire in una tenda o nel proprio furgone, magari non per scelta ma per obbligo di budget. Ho avuto il piacere di stare per due weekend con Francesco Fregona e Marco Fumagalli in appartamento, prima a La Thuile e poi a Livigno, ascoltando con piacere le loro avventure all’addiaccio, in balia dell’umidità nelle proprie auto e furgoni.

Fornelletti a gas per cuocere la pasta e docce improvvisate in mezzo alla strada mi hanno fatto sorridere, ma ciò fa capire quanto ognuno faccia quel che può organizzandosi al meglio con comfort fatti “handmade”. Quindi per loro poco “fighismo” e tanta voglia di aprire la manetta in gara…

L’Elite, quelli che corrono per vincere.

Il momento più atteso dopo aver tagliato la linea del traguardo..

Ma passato il divertimento? Qual’è il livello successivo? Leggendo un po’ fra le righe ho capito che tutti si aspettano di ricevere indietro “qualcosa” da questo sport.

C’è chi è alla sua prima gara e guarda i tempi in classifica usandoli come metro di confronto, poi c’è chi usa la posizione guadagnata come sfida tra amici, cercando di battere il socio di riding che va più forte sui sentieri di casa.

Naturalmente c’è poi quella schiera di persone che alle gare va per vincere. Quelli che tutti i sacrifici li fanno per una sola causa, ed ogni secondo guadagnato vale oro. Questa elite, composta ormai da molti dei partecipanti abituali, non lascia nulla al caso. Nonostante non siano Pro, curano la preparazione atletica e tecnica e la messa  a punto della bicicletta a livelli da top 10. Nessun dettaglio è lasciato al caso.

Ciò ha fatto sì che il livello generale medio si sia alzato a tal punto da rendere i distacchi minimi tra un atleta e l’altro. Tutti se ne sono accorti e naturalmente anch’io, che partecipo alle gare di enduro dal 2010.

Se solo quattro anni fa trovavamo i primi tre atleti distaccati di 10 secondi ognuno, oggi in 30 secondi ne troviamo anche 50.

Questa non è un’analisi sulle prestazioni degli atleti ma la riprova di quanto detto prima: l’elite c’è quindi, fa i sacrifici e ottiene i risultati, ma soprattutto, corre per vincere. Ed è qui che poi ricadono le scelte del proprio calendario annuale…

Cosa scegliere?

Quando è stato il momento di parlare della propria pianificazione stagionale ho avuto una netta divisione tra gli intervistati. Chi pensa più al divertimento non sceglie le proprie gare seguendo una logica di campionato, bensì segue le gare più belle a livello paesaggistico e di trail, se non le più “rinomate”.

Al contrario, quelli con lo spirito più race pianificano un calendario cercando di scegliere anche qualche evento a portata di piazzamento. Il gran coro di unanimità è partito invece sulla partecipazione agli eventi clou, come le Enduro World Series.

Tutti, compreso il sottoscritto, pensano che poter gareggiare a fianco degli atleti più forti e famosi del mondo sia un’esperienza più unica che rara. Se poi mettiamo in conto che queste gare sono organizzate in location da favola, cosa chiedere in più?

La nostra categoria è una delle poche al mondo in grado di dare questo vantaggio (per quanto ancora?), ma tutto ciò per i rider normali comporta dei “doveri“: la preparazione, soprattutto quella fisica, deve essere al top

Il mix perfetto: famiglia, amici, lavoro ed allenamenti…

Quali sono i più grandi sacrifici che devi fare per partecipare alle gare ogni anno? Dopo questa domanda ogni persona ha preso un attimo di pausa, consapevole che il mio interrogativo non riguardasse il denaro, ma al contrario, le vere rinunce che si è obbligati a fare per tutto l’anno .

La famiglia che si lascia a casa ogni domenica, gli amici e le serate, le ore passate ad allenarsi, le sveglie al mattino presto durante l’inverno per la preparazione e non ultimo, le ferie ed i permessi presi al lavoro. Più che un mix, un perfetto equilibrio che forse va oltre l’agonismo puro.

Riuscire infatti a far quadrare il bilancio non è facile, ed è questa la vera sfida nascosta per un appassionato di sport al giorno d’oggi

Per fortuna c’è chi si ingegna e tira fuori qualcosa dal cilindro, come Luca Fontana che a La Thuile ha portato tutta la famiglia convertendo la trasferta in una mini vacanza, o come i ragazzi di Giangis Bike o di ProM che, prima di essere squadra, sono amici e condividono le gare, gli allenamenti e pure le serate in compagnia

After riding… it’s time to party!

Ma alla fine… il gioco vale la candela? Facciamo due conti!

Anche questi sono i costi che dobbiamo preventivare ad inizio anno. Per fortuna le aziende lo capiscono e agli eventi fanno prezzi agevolati per i rider

I volti e gli sguardi a fine intervista mi hanno fatto capire più di mille parole. Ognuno degli intervistati aveva una storia da raccontare e obbiettivi diversi, ma bene o male tutti sono qui e resteranno qui, nel mondo dell’enduro, perché pensano che il ritorno sia maggiore della spesa.

Sono sicuro che ogni anno l’impegno ed i costi richiesti dal nostro sport saranno maggiori, e quelli che guardano la classifica dovranno mettersi ancora più sotto per tenere il passo. Ai restanti non rimarrà altro che godersi il lato fun delle gare, sperando che questa ondata di specializzazione e alto livello agonistico non portino via la sana e genuina sportività che ancora si percepisce nei paddock.

L’Enduro è una disciplina che prevede dei costi relativamente alti, non solo per le trasferte spesso in località lontane, ma anche per la tipologia di bici, accessori e abbigliamento. Potrebbe sembrare che l’Enduro non sia una disciplina per tutti, ma visto il grande interesse e l’afflusso alle gare riscontrato negli ultimi anni, le persone che vi partecipano da un lato se lo possono permettere (e quindi godono di una buona situazione finanziaria) e dall’altro purtroppo fanno enormi sacrifici per esserci.

Facendo una piccola stima delle spese per ogni weekend ho voluto stilare una tabella con due distinzioni:

Spesa media per una gara da soli ed in albergo

Queste spese sono suddivise in:

  • Iscrizione alla gara
  • Albergo
  • Autostrada/benzina
  • Giorni in più prima della gara per provare o weekend prima della gara per ricognizioni
  • Possibili rotture di componenti in gara
  • Pranzi, spuntini, integratori e spese extra come le birre tra amici

300/500 Euro

Spesa media se ci si arrangia dormendo in furgone/tenda

Queste spese sono suddivise in:

  • Iscrizione alla gara
  • Autostrada/benzina
  • Possibili rotture componenti
  • Pranzi, cene, integratori e spese varie extra come le birre tra amici
  • Piazzola in campeggio (opzionale, dipende dai luoghi e dall’organizzazione della gara)

150/300 Euro

Dopo tutte queste considerazioni, tutte alquanto positive, posso solo sperare che la naturale evoluzione del nostro sport porti a tutti dei vantaggi e maggior guadagni: le aziende, gli enti territoriali e gli organizzatori degli eventi possono ricavare tanto dall’Enduro, perché il nostro non è un passatempo da “toccata e fuga” ma è un vero e proprio modo di vivere la mountainbike.

Pacchetti agevolati e “offerte” per tutti i partecipanti alle gare farebbero crescere in modo esponenziale i partecipanti e quindi gli eventi, preservando gli enduristi e non facendoli diventare una gallina da spennare.

Si creerebbe un giro daffari positivo per tutti, capace di trasportare i vecchi utenti, le famiglie ed i nuovi praticanti in giro per il nostro bel paese (e per il mondo) innalzando l’Enduro ad unlivello superiore“,  impensabile ed inarrivabile per la quasi totalità degli altri sport.

A proposito dell'autore

Andrea Ziliani è un appassionato di ciclismo a tutto tondo. Corre su strada dalle categorie giovanili e da qualche anno anche in enduro. Appassionato di motori, fotografia ed ogni cosa che riguarda la meccanica e la velocità.