Dieci domande a Torquato Testa e Diego Caverzasi, pro del freestyle mtb Claudio Riotti 14 Settembre 2018 News Diego Caverzasi e Torquato Testa: per chi non li conosce sono due semplici ragazzi lombardi appassionati di bici. Per chi invece segue una delle discipline della mountain bike più spettacolari, quella dei salti e del freestyle, sono due atleti di fama internazionale che per primi hanno portato in alto la bandiera italiana sui podi delle maggiori gare di slopestyle e dirt jump a livello mondiale. Abbiamo voluto fare 10 domande ad entrambi dopo una stagione piena di risultati e colpi di scena nell’FMB World Tour, il circuito mondiale di freestyle/slopestyle e nelle gare minori a cui hanno partecipato. Il dirt jump e lo slopestyle Lo gare di dirt jump e di slopestyle si svolgono su tracciati ricchi di salti di diverse dimensioni, (anche fino a 15 metri di lunghezza), utilizzando mtb front o full ad escursione ridotta, molto robuste e specifiche per questa specialità. Il dirt jump presenta dei tracciati in piano abbastanza semplici e con pochi salti mentre nello slopestyle le piste sono in discesa e sono più complesse; i salti e le strutture sono più piccoli per il primo e di dimensioni e di numero maggiori nello slopestyle. In gara ogni rider parte da solo e dà il meglio di sé con salti e trick di ogni genere, fino ad arrivare a combinazioni sempre più tecniche e complicate al limite della comprensione per chi non è abituato a guardare. Contano ovviamente anche la fluidità e lo stile, due aspetti sempre tenuti in considerazione dai giudici di gara. Le competizioni si svolgono in tutto il mondo con un grande seguito in Canada e in nord Europa, purtroppo in Italia si tratta di uno sport di nicchia perché sono sempre mancate le strutture e le associazioni dedicate a far crescere la scena. Tuttavia anche nella nostra penisola qualcosa si sta muovendo, noi di Bicilive siamo stati al bike park dedicato al dirt jump chiamato Monza Pizza Bikepark creato da Toto Testa e i suoi soci e inoltre stanno nascendo alcune pumptrack e spot dove potersi avvicinare a questa fantastica disciplina. Diego Caverzasi in un perfetto “front flip” al RedBull Joyride. Foto: Jonny Livorti Intervista a Diego Caverzasi e Torquato Testa [mountainbike.bicilive.it]: Ciao Toto e Diego, presentatevi “al volo”: dove vivete, età, specialità, anni di riding. Diego: Ciao a tutti lettori di Bicilive.it, sono Diego Caverzasi, ho 24 anni e vivo in provincia di Varese. Con la bici faccio un po’ di tutto ma la mia specialità è chiaramente lo slopestyle. Ho iniziato con questa disciplina circa 14 anni fa. Toto: Ciao a tutti, mi chiamo Torquato “Toto” Testa, ho 25 anni, sono di Monza e pratico il dirt jump e il freestyle mtb. Giro in bici da circa 9 anni e da 4 anni lo faccio professionalmente. Toto al Glemmride Slopestyle a Saalbach, in Austria. [mountainbike.bicilive.it]: 1) Chi è stata l’ispirazione maggiore che ti ha fatto scegliere la bici? Hai un mentore o un rider in particolare da citare? Diego: In realtà non ho mai dovuto scegliere né essere ispirato da nessuno. Fin da bambino passavo tutti il mio tempo libero sulla bici o per boschi ad arrampicarmi sulle piante. La fortuna di avere un grande giardino pieno di terrapieni e sali scendi mi ha reso spericolato fin da subito. Da piccoli a tutti piace saltare e correre, così mi costruivo da solo le prime rampe con delle assi che trovavo nella legnaia. Ho avuto la fortuna di scoprire nel 2003 l’esistenza di un piccolo bike park con salti di ogni tipo a 10 minuti da casa. Da lì è cominciata la mia avventura in questo mondo (e io che alcune volte frequentavo lo stesso spot vedevo Diego che saltava, cadeva e si rialzava per migliaia di volte, N.d.r). La spinta più grande l’ho forse avuto dalla serie di film New World Disorder, che tra il 2000 e il 2010 ogni anno raccoglieva il meglio dei rider internazionali che spingevano l’asticella sempre più su. Chiaramente da ragazzino volevo raggiungere anche io quei livelli e fare tutti i trick che si vedevano nei video. Toto: Le mie basi vengono dal freeride, in quanto ho iniziato proprio da lì. La mia prima bici era una via di mezzo tra una bici da slopestyle e una freeride con solo 140 mm di escursione. Al tempo l’avevo acquistata proprio perché giravo tanto nei bikepark in giro per l’Europa ma principalmente mi piaceva saltare, quindi avevo preferito una bici con poca escursione. Quando ho cominciato non avevo un vero e proprio rider preferito, piuttosto mi ispiravo moltissimo ai film di mtb che vedevo, in particolare ai vari New World Disorder. Chi mi ha ispirato veramente è stato Mauro Toffaletti, la persona con cui ho iniziato veramente a girare e con la quale spingevamo sempre oltre il nostro limite. Di sicuro lo avrete visto a Livigno, lui è uno dei trailbuilder del Mottolino Bikepark. Un po’ di sano downhill non guasta mai… Diego in sella alla DH a Whistler, Canada. [mountainbike.bicilive.it]: 2) Riassumi brevemente questa stagione 2018, com’è andata? Quali obiettivi avevi? Diego: Beh questa per me è stata forse la stagione migliore di sempre. Arrivavo da un sesto posto nella classifica generale dell’anno precedente nell’FMB World Tour che mi garantiva l’invito a tutti gli eventi già da inizio anno (un vantaggio che solo i top 6 hanno). Con questo proposito ho iniziato la stagione focalizzandomi prima di tutto sul ripetermi, quindi totalizzare abbastanza punti da rimanere nella top 6 per l’anno successivo. Nel primo Crankworx a Rotorua è andata alla grande. Non ero per niente pronto dopo l’inverno passato a spalare terra piuttosto che allenarmi, ma con un pizzico di fortuna ho finito terzo. Ad aprile al Rocket Air a Thun in Svizzera purtroppo sono caduto nella prima run di finale battendo la testa abbastanza forte tanto da non vederci più bene, così ho lasciato perdere ma mi sono riscattato qualche settimana dopo al FISE di Montpellier in Francia facendo un altro terzo posto. Al Crankworx di Innsbruck in Austria ero determinato a fare almeno top 5 per raccogliere punti, ed ecco che finisco nuovamente sul podio al terzo posto. Questa serie di buoni risultati mi ha confermato come un pretendente al titolo mondiale. Purtroppo tutto è crollato quando al Crankworx di Les Gets in Francia ho buttato entrambe le mie run, la prima per un errore che mi ha costretto a fermarmi, la seconda per il vento che mi ha fatto sbagliare sul primo salto, finendo così all’undicesimo posto. Nonostante ciò, l’obbiettivo di terminare nella top 6 a inizio anno era già al sicuro così nei mesi successivi mi sono allenato con l’obbiettivo di arrivare a Whistler in Canada puntando al 1° posto. Mi sentivo decisamente pronto per la tappa finale del Crankworx World Tour, ho fatto tutte le prove concentrandomi al meglio sulla run che avevo pianificato, fino a quando tre ore prima della finale sono caduto riportando una lesione alla mano che ho scoperto solo qualche giorno fa essere la rottura di un legamento del pollice. Grazie all’ottimo fisioterapista che avevamo a disposizione abbiamo fatto un bendaggio in modo tale da sostenere il pollice e gestire il dolore e ho comunque partecipato alla finale provando a fare quel che riuscivo. Ho concluso 13° purtroppo, ma nonostante le condizioni sono contento. Nella classifica generale ho perso delle posizioni finendo al sesto posto come avevo previsto. Toto in un passaggio al RedBull Joyride in Canada. Toto: Come al solito le stagioni per un atleta sono “imprevedibili” tra alti e bassi ma questo è anche quello che ti stimola a dare il massimo. Ho avuto un inizio di stagione buono al Whitestyle a Leogang in Austria dove ho concluso 3°. Dopo questo contest sono andato al Crankworx Rotorua in Nuova Zelanda dove ho fatto 9°. Non lo considero un ottimo risultato sapendo che l’anno prima ero arrivato 3° ma finire nei primi 10 nei Crankworx fa sempre piacere. Da quel momento nei contest successivi mi è sembrato di girare molto bene ma i giudici, a mio parere, mi hanno penalizzato e così non ho avuto risultati degni di nota, anche se si parla sempre del Campionato del Mondo. Purtroppo non ho potuto partecipare ai due Crankworx di Innsbruck in Austria e Les Gets in Francia siccome ero la prima riserva, e il numero dei rider invitati ai Crankworx è sceso dai 18 dell’anno scorso a 12 rider invitati di quest’anno. Dopo esser andato “senza scopo” a questi due Crankworx, nella mia testa è scattato il pensiero che stare lì a guardare gli altri a fare il contest non era assolutamente quello che volevo, così sono tornato a casa e mi sono posto l’obbiettivo di partecipare al Redbull Joyride a fine agosto in Canada. Come? L’unico modo era vincere una Wildcard (una sorta di carta di partecipazione, N.d.r.) ad uno dei due eventi a cui sarei andato nel mese successivo. Quindi sono andato in Canada al Big White Invitational (contest su invito di Tom Van Steenbergen) dove ho concluso 2° e ho vinto la Wildcard per il Redbull Joyirde. La settimana successiva in Austria al Glemmride ho vinto, finalmente, e questo mi ha dato molta fiducia. Sono andato al Redbull Joyride con l’obbiettivo di divertirmi e portare a casa punti per la stagione 2019. Alla fine così è stato e ho concluso 7°, fin ora il mio miglior risultato al Joyride. Toto in frontflip al Glemmride in Austria. [mountainbike.bicilive.it]: 3) Highlight e momenti peggiori del 2018 Diego: Beh sicuramente il momento top è stato quando ho chiuso per la prima volta un Twister alla fine della seconda run a Rotorua. Avevo provato quel trick a settembre al Nine Knights cadendo 3 volte, ma ero sicuro di saperlo fare ed era nella mia testa fin da prima di partire per la Nuova Zelanda. Nei momenti peggiori quella prima run a Les Gets che stava andando perfettamente e sarebbe stata probabilmente una delle mie run migliori e più complete di sempre, interrotta perchè ero completamente fuori strada. Toto: Beh dalla risposta precedente penso che si capiscano gli highlights della mia stagione agonistica. Altri momenti salienti sono i tutorial che tuttora sto facendo con Redbull. Quest’anno ho deciso di procurarmi una telecamera e produrre una serie di tutorial per tutti gli appassionati che vogliono avvicinarsi al dirt e in particolare alla pumptrack. Se devo pensare ai momenti peggiori mi viene in mente il Whitestyle, in quanto, anche se ho concluso 3°, ho vissuto una delle esperienze più brutte che un atleta può sperimentare durante un contest. Dopo le qualifiche e le semifinali è scesa una fitta nebbia che non ci permetteva di vedere il primo salto, così tutti i finalisti si sono rifiutati di scendere. Ad un certo punto l’organizzatore è arrivato da noi atleti in mezzo al pubblico gridandoci che se non avessimo girato avrebbe cancellato l’evento, senza dare i punti a nessuno e nemmeno il premio. Una cosa del genere non dovrebbe mai capitare a un evento del Campionato del Mondo di freestyle mtb! Diego in un “suicide no hander”. Foto: Richkphotography [mountainbike.bicilive.it]: 4) Rispetto al passato, com’è stato essere per la terza volta a Whistler in Canada durante uno degli eventi più grandi del mondo, il Redbull Joyride e i Crankworx? Diego: Ricordo che la prima volta lì, dopo il primo giro sui salti ero terrorizzato, il terreno diverso la quantità di salti e il continuo vento erano condizioni nuove. Ora invece so cosa aspettarmi, ho imparato a prepararmi con metodo alle gare e riesco a rendere di più. Vedremo l’anno prossimo come sarò dato che almeno a Whistler il tracciato sarà tutto nuovo! Toto: Nel mio caso è la quarta volta al Redbull Joyride, e probabilmente la migliore! (Nel 2015 Toto è stato il primo italiano che vi abbia mai partecipato, N.d.r). Dopo tre anni di cadute, infortuni ed errori durante le mie run, finalmente quest’anno ho portato a termine una run completa concludendo 7°. Al Joyride, essendo l’evento finale dell’anno, la tensione è alle stelle in quanto c’è molta aspettativa da tutti (30.000 persone presenti, più le persone che seguono dal vivo nella diretta webcast). È facile sbagliare anche perché i salti sono veramente grossi e precisi! [mountainbike.bicilive.it]: 5) Riguardo agli altri rider, chi ti ha fatto più impressione quest’anno? Diego: Prodigiosa è stata la presenza ed il risultato di Emil Johansson al Joyride. Fino a due giorni prima mi diceva che non era convinto di partecipare ed è stato incredibile quello che ha fatto con solo sei giorni di riding dopo 8 mesi di stop dovuti a un infortunio molto serio. Allo stesso modo è stata incredibile la serie di vittorie consecutive di Nicholi Rogatkin. L’anno prima erano alti e bassi mentre quest’anno solo primi posti a parte l’errore di Rotorua. Toto: Probabilmente come rookie Erik Fedko che ha dimostrato di essere un rider costante e forte pur essendo al suo primo anno ai Crankworx. La cosa che continua a impressionarmi comunque è la tenacia che ha Nicholi Rogatkin in questi anni; ogni stagione che passa tira fuori qualcosa di nuovo e sbalorditivo. Tanta gente lo critica per il poco stile ma come lui ha detto schiettamente, “se ne sbatte” e vince! Una spettacolare immagine aerea del percorso RedBull Joyride a Whistler, Canada. Foto: Scott Serfas – Redbull [mountainbike.bicilive.it]: 6) Siete i rider italiani che hanno avuto più successo a livello internazionale nello slopestyle. Raccontateci come è stato e quanto vi ha richiesto arrivare fino a dove siete ora. Diego: È stata come una corsa in salita e non è finita! La mia prima competizione l’ho fatta nel 2007 a 13 anni e quindi ho molti più anni di esperienza rispetto a Torquato nel settore e nelle competizioni, ma nell’FMB abbiamo iniziato assieme nel 2013. Dal 2013 ad oggi sono migliorato ogni anno sempre di più, ma è anche stato sempre più difficile competere con il livello che si innalza ogni anno. Stare al passo degli altri senza strutture adeguate è stato il problema principale ed io ho cercato di superarlo attrezzandomi a casa con dei salti che ho migliorato di anno in anno. Oltre a questo, il fatto di allenarmi con una persona determinata quanto me ad imparare come è stato Torquato ha sicuramente accelerato i tempi. Toto: Io e Diego siamo gli unici Italiani ad essere arrivati nel Crankworx World Tour. Beh… non è da nascondere che arrivare e rimanere a questi livelli non è semplice, soprattutto in un paese che offre poche strutture per praticare il tuo sport. Inoltre devi cercare di farti conoscere in mezzo ai “Big” solo con le tue forze, trovare sponsor che ti permettano di vivere di questo, non avere infortuni gravi che compromettano la tua carriera e nel frattempo rimanere al passo con l’evoluzione costante dello sport! Basta? Quello che posso dire è che la passione per questo sport è la chiave di tutto. Avere tanta determinazione in quello che si vuole raggiungere è fondamentale per coronare il proprio sogno. [mountainbike.bicilive.it]: 7) Ti piacerebbe partecipare alla RedBull Rampage? Diego: Sì, anche se non sono un asso con la bici da DH ma penso che preparandomi per tempo potrei tranquillamente andare. Bisogna tenere a mente che c’è differenza tra partecipare e provare a vincere la Rampage. Toto: Tante persone me lo chiedono ma per ora il mio obiettivo rimane lo slopestyle. Partecipare ad un gara solo per “partecipare” non è il mio target. Andare alla Rampage e ottenere un buon risultato significa avere una preparazione specifica nel freeeride. Io per ora sono focalizzato sul dirt e lo slopestyle. [mountainbike.bicilive.it]: 8) Hai qualche consiglio per i giovani che ti seguono e vorrebbero diventare come te? Diego: Se potete, spostatevi, viaggiate e girate con chi è più bravo di voi. Provate sempre se ne avete le capacità e se vi sentite sicuri di quello che volete fare senza cercare scuse. Ponetevi degli obbiettivi, siate determinati e insistete perché i trick quasi mai vengono alla prima. Toto: Iniziate a girare, divertitevi e trovate qualcuno con cui condividere la vostra passione, perché è la cosa fondamentale per progredire. Il resto viene da sé. Diego in una manovra decisamente new-school: front flip superman. [mountainbike.bicilive.it]: 9) Progetti per l’off season? Diego: quanto ci vorrà per riprenderti dopo l’operazione al pollice? Diego: Fortunatamente l’infortunio non è grave e dovrei tornare in bici nel giro di un mese quindi per fine settembre. Se va tutto bene vorrei partecipare al FISE di Chengdu in Cina, dopodiché allenarmi e prepararmi per Rotorua che al momento è il primo stop in programma. Dato che a giugno ho fatto il corso per diventare giudice FMBA mi piacerebbe provare durante questi mesi di calma a giudicare qualche evento per prendere confidenza con i punteggi e capire al meglio come ragiona un giudice. Chissà, magari nel frattempo inizio a lavorare su qualche altro progetto… Toto: Il Campionato del Mondo è praticamente finito, mi è arrivata una mail dall’organizzatrice di un evento in freeride in Cina e sto valutando se andarci. Per il resto i miei progetto per l’offseason sono girare in bici e divertirmi, continuare a mantenere il Monza Pizza Bikepark, dove tengo anche corsi mtb, costruire un nuovo salto dove poter migliore i miei trick, continuare la serie di tutorial mtb con Redbull e i vari video sul mio canale Youtube. In più ho in programma qualche show e magari organizzare un viaggio. Il Monza Pizza Bikepark si trova a Monza in provincia di Milano. [mountainbike.bicilive.it]: 10) Toto, come va il Monza Pizza Bikepark? Toto: Alla grande! Anche quest’anno abbiamo registrato circa 300 tesserati e la gente che viene da altre discipline come enduro, cross country, motocross, supermotard sta iniziando a capire che la pumptrack è davvero fondamentale e propedeutica. All’inizio molta gente è intimorita del giudizio delle altre persone ma il bello del Monza Pizza Bikepark è che si entra come in una grande famiglia dove si gira tutti assieme per divertirsi e consigliarsi a vicenda. È un po’ che non vedo anche voi di Bicilive al park, vi invito a provare il park finito, non ve ne pentirete! Invito anche tutti gli amanti della pumptrack (e non) a venire a provare il nostro park e non di andare nella vicina Svizzera solo perché là è gratuito. Ricordatevi di supportare sempre i vostri park locali perché è l’unico modo per far evolvere il nostro sport in Italia. [mountainbike.bicilive.it]: Grazie ragazzi e in bocca al lupo per tutti i vostri progetti. Non mancheremo di “fare un salto” al Monza Pizza Bikepark 🙂