Abbiamo testato le nuove gomme da downhill/enduro di Vittoria, le Jafaki. Una carcassa doppio strato per una gomma robusta ma scorrevole…

Vittoria è un nome storico nel ciclismo su strada. Dal 1953, anno in cui nacque, a oggi, ha fatto passi da gigante, ora è uno dei più grandi produttori di pneumatici per bici, con di più di sette milioni di pneumatici “sfornati” ogni anno, tra i quali quasi un milione costituito da tubolari e gomme in cotone per il settore corsa e competizioni xc.

Dal 2014 Vittoria introduce anche la produzione di ruote da strada e per mountain bike con una gamma che prevede dodici modelli: otto da strada e quattro da mtb. Pensate che Vittoria è distribuita in Benelux, Italia, Francia, Spagna, UK, Giappone, Thailandia, Taiwan, Cina, Sud Africa e USA.

 

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Ecco come si presentano le Jafaki da nuove. Tasselli laterali ampi e pronunciati, centrali più piccoli. Ogni tassello presenta una scanalatura per migliorare il grip.

Le Jafaki

Sul sito Vittoria le gomme Jafaki 27,5″x2,35″ si trovano nella categoria “all mountain”, anche se poi nelle specifiche del pneumatico recita la frase: “gomma dedicata al downhill“. Sul listino prezzi inviatomi sono definite “all mountain/enduro”.

Le perplessità aumentano quando né sul sito né sul listino si trovano indicazioni riguardanti la mescola della gomma, cosa principale, dopo il diametro, la tipologia e il prezzo, che qualsiasi biker con un minimo di esperienza cerca ed esige. La cosa strana è che Vittoria propone ben otto mescole differenti in totale sul catalogo, non poche, e il sito è molto completo, con anche tutto il catalogo scaricabile in Pdf.

Uno scambio di email con la responsabile di Vittoria e ottengo la rassicurazione che tutto verrà sistemato quanto prima, inoltre mi comunicano che la mescola è la Sticky Soft Double Compound, più morbida sui tasselli laterali (50 Shore A) e più dura su quelli al centro per favorire la scorrevolezza (60 Shore A).

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Riguardo alla carcassa troviamo la sigla TNT, tube no tube, una tipologia tubeless ready adatta sia a cerchi tubeless sia normali, e la composizione a 60 TPI con aggiunta di strati laterali per una migliore resistenza ai tagli alle basse pressioni di utilizzo tipiche degli stili di guida gravity.

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I tasselli laterali sono intagliati e orientati in maniera differente per aumentare il grip in curva

Il battistrada presenta un disegno caratterizzato da due file di tasselli più pronunciati sui bordi dello pneumatico e un alternarsi di file doppie e triple sul centro, per garantire scorrevolezza, direzionalità e grip in frenata. Viene definita come una copertura con un buon grip sul bagnato (dal grafico sul sul sito), che si scarica velocemente grazie ai tasselli piuttosto distanziati e adatta a terra smossa e ghiaia, sabbia e roccia (sul catalogo).

Tutti i piccoli intagli presenti su ogni tassello aumentano la deformazione dello stesso durante l’uso e quindi il grip.

Il test

Le ho montate con camera d’aria su una bici da enduro e le ho testate su tantissimi tipi di terreno diversi, dalla Liguria alla Toscana e sulle nostre Alpi, su un cerchio dal canale interno “normale” da 21 mm. Il profilo è piuttosto squadrato, e ciò aumenta ancora di più se vengono montate su cerchi più larghi “all’ultima moda” da 30 mm, il che è un bene perché trovo che in curva un profilo simile aumenti il grip delle file di tasselli laterali.

La trasformazione in tubeless non è stata contemplata in quanto non amo particolarmente il liquido sigillante e tutti i problemi che comporta un malaugurato taglio nella spalla e il successivo inserimento della camera d’aria, oltre alla scomodità del non poter cambiare velocemente copertura a seconda delle esigenze (se abbiamo un solo set di ruote come spesso accade per le bici che ho in test, ad esempio). Apprezzo le gomme tubeless su cerchi dedicati ma propendo per le nuove soluzioni che stanno arrivando sul mercato, vedi Deaneasy/Procore.

Parliamo innanzitutto del peso: 1273 grammi sono parecchi, e seppur meno dei 1350 g dichiarati dalla casa è solitamente il peso di una gomma da 2,5″ da discesa, con mescola morbida. Queste Jafaki 2,35″ quindi non brillano per leggerezza, e se volete pedalarle su una bici da enduro ben venga, ma non aspettatevi una reattività e accelerazione fulminei.

Meglio al posteriore

Il disegno dei tasselli è adatto a mio avviso ad un uso sulla ruota posteriore, in quanto all’anteriore non mi hanno dato la sicurezza necessaria in curva e la direzionalità come altri copertoni specifici per l’anteriore.

La transizione tra i tasselli centrali bassi e i laterali è troppo netta e spesso la Jafaki mi ha abbandonato sul più bello, soprattutto su terreni smossi e curve senza appoggio.

Dopo aver provato la bici con le Jafaki su entrambe le ruote sono tornato alla mia solita copertura (Maxxis Dhf Super Tacky) per l’anteriore e la differenza si è sentita parecchio, la mescola Sticky Soft Dual Compound di queste Jafaky (per come sono abituato) non è adatta ad una guida aggressiva enduro né tanto meno downhill, meglio optare per altre gomme con mescole Sticky o la Super Sticky Soft presenti a catalogo.

Preferisco sacrificare la scorrevolezza all’anteriore ma sapere che mi posso fidare della gomma senza perdite di aderenza improvvise e relative scivolate o cadute.

Al posteriore invece la trovo una buona gomma, tralasciando il peso. La Jafaki è scorrevole su tutti i terreni, compresi gli immancabili trasferimenti su asfalto che a volte trovo nei miei giri pedalati, con una tenuta in curva discreta se non si spinge troppo e una performance in frenata sufficientemente prevedibile ma ovviamente non eccelsa per via dei tasselli molto bassi.

 

Sul fango si sono comportate abbastanza bene, lo scarico del fango è buono e il grip sufficiente. Sulle rocce affilate di Finale Ligure e Sestri Levante hanno dimostrato la loro validità in fatto di robustezza con l’unico prezzo da pagare costituito dal consumo dei tasselli, il quale però è stato minore che in altre coperture più blasonate.

Sull’asciutto smosso, su trail con sponde e sali scendi sono discrete, anche alle alte velocità, mentre nel sotto bosco naturale garantiscono una buona tenuta fino a quando la velocità è media, specialmente in curva, dove non si può esagerare troppo nel piegare la bici a meno di essere già preparati col classico “piede fuori” pronto a salvarci da una perdita di aderenza.

Ho provato a diminuire la pressione al posteriore per capire quale fosse la soluzione migliore portandola a 1,5/1,7 bar (con un peso di 70 kg in assetto di riding) ed ovviamente il grip è aumentato ma su sentieri con sponde e salti ho sentito la spalla dello pneumatico deformarsi troppo.

Conclusioni

Una copertura perfetta per chi cerca la sicurezza di una spalla robusta (nessuna foratura durante i mesi di test anche girando a basse pressioni, di media 1,7 bar sul fango e 1,9 su asciutto) e non guarda troppo il peso.

Dà il suo massimo se montata al posteriore in fatto di scorrevolezza, all’anteriore ci è sembrata poco precisa in una guida al limite, ciò non toglie che il rider medio possa apprezzare la Jafaki su entrambe le ruote in un ambito enduro discesistico, bike park e downhill, situazioni nelle quali sono richieste gomme resistenti e robuste. Il prezzo è nella media.

La chicca

Scorrevolezza

La pecca

Peso, poco adatta all’anteriore

Test gomme mtb Vittoria Jafaki
Grip6.5
Peso5
Scorrevolezza8.5
Durata7.5
Robustezza9.5
Qualità-prezzo6.5
prezzo
  • 48,95 €
7.3Il nostro voto
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9.7

A proposito dell'autore

Sono cresciuto sulle due ruote: BMX, motocross, le prime MTB negli anni 80. Dal 2007 ho gareggiato per 10 anni nel downhill e nell'enduro in tutta Italia. Dal 2013 al 2019 ho lavorato con la scuola MTB Gravity School anche a Whistler, in Canada. Sono istruttore Federale FCI e Guida Nazionale MTB. Ho visto nascere BiciLive.it nel 2013 e ora mi occupo di MTB, ebike ed eMTB. La bici è il mio pane quotidiano!