L’azienda italiana MET ci ha inviato l’ultimo arrivato in famiglia, il caschetto aperto per mtb MET Roam.

Celebrando quest’anno il 30° anniversario, il brand con sede in Valtellina a Talamona (SO) e proprietario anche del marchio di protezioni Bluegrass ha sfornato un prodotto molto valido, sviluppato specificatamente per l’uso con la maschera, in collaborazione con i rider che corrono nell’EWS Isabeau Courdurier, Killian Bron e Liam Moynihan.

Il MET Roam è indossato anche dalla nostra Veronika Widmann, campionessa italiana di downhill 2015 e 2016. Andiamo a conoscerlo da vicino.

Casco aperto mtb MET Roam, caratteristiche

Il MET Roam, che abbiamo già presentato in questo articolo sulle pagine di mountainbike.bicilive.it, è un casco aperto dedicato all’enduro e al trail riding che offre una buona protezione su tempie e nuca.

È dotato di 22 prese d’aria, 7 colori e 3 taglie disponibili: S (52/56 cm), M (56/58 cm), L (58/62 cm). Il peso rilevato è di 356 g in taglia M (senza luce, contro i 335 dichiarati) e il prezzo è di 150 euro e 170 euro per la versione con MIPS.

La luce posteriore integrata (13 grammi) è disponibile come accessorio al prezzo di 39 euro.

foto del met roam e del sistema di ritenzione

Il sistema di ritenzione del MET Roam è regolabile in altezza e larghezza. In verde i rivestimenti in gomma sulle parti che poggiano nella zona occipitale.

Struttura, visiera e sistema di ritenzione

La struttura del Roam è in polistirene espanso (EPS) creata con il sistema In mould, ricoperta da un guscio in policarbonato che garantisce protezione da graffi e piccoli urti. La forma della parte posteriore è studiata per permettere alla testa di piegarsi indietro senza che il collo subisca compressioni.

La visiera è stata creata in materiale più morbido per non costituire un pericolo in caso di urto o distacco ed è regolabile senza attrezzi su tre posizioni per poter ospitare la maschera. Questa resta ben fissata sotto la visiera anche grazie alle due clip ai lati della stessa in cui è possibile far passare l’elastico.

Il sistema di ritenzione è denominato “SAFE-T Orbital retention system“, è dotato di un rivestimento in gomma nella parte a contatto con la nuca ed è regolabile su tre posizioni in alto-basso. La classica rotellina posteriore determina poi la circonferenza del casco. I cinghietti a Y sotto l’orecchio sono regolabili così come la fibbietta sottogola, ne abbiamo parlato nel tutorial sulla scelta del casco mtb quanto sia importante regolare un casco nel modo corretto.

foto del casco met roam di profilo con luce a led applicata

La luce a LED (optional) del MET Roam è visibile anche di lato, ha 4 modalità ed è asportabile. Si ricarica via USB.

Luce a LED con sensore di luminosità e spazio per helmet cam

Come optional aggiuntivo MET ci a inviato la luce rossa posteriore a 6 LED, dal peso di 13 grammi e un prezzo di 29 euro. Nella confezione c’è il cavo USB per ricaricarla attraverso la porta micro USB, quest’ultima coperta da un tappino in gomma.

La luce, contrariamente a quella fissa che abbiamo trovato sul casco urban MET Corso, si applica al supporto della rotellina di regolazione, restando salda anche nella guida fuoristrada.

Dispone di 4 modalità (una fissa e tre tipi di lampeggio) e si accende e spegne tenendo premuto il tasto centrale per 2 secondi. È ben fatta e robusta.

La particolarità più importante è che presenta anche una modalità in cui si accende da sola se entriamo in una galleria, e questo la mette una spanna sopra a tutte le altri luci a LED normali. Per attivare il sensore di luce bisogna accenderla e poi premere quattro volte il tasto centrale.

foto del casco met roam con imbottitura stacabile

Attraverso i due fori superiori si può installare lo strap della action cam. Notare l’imbottitura a griglie asportabile.

Nella parte superiore della calotta del Roam è ricavato uno spazio, internamente alle imbottiture, per il passaggio del sistema di ritenzione della helmet cam o della luce per le uscite notturne. Le imbottiture in Coolmax sono staccabili e lavabili, applicate con il classico Velcro e sono disegnate in modo da formare una rete che lascia libero il flusso interno dell’aria ma impedisce il passaggio di “oggetti indesiderati” nelle due prese d’aria superiori.

Come per i caschi da strada MET Trenta 3K Carbon, è stato eseguito un grande lavoro per rendere il casco sicuro ma molto areato.

foto del Il mET Roam con maschera indossata

Il MET Roam sul campo, con maschera indossata oppure con maschera riposta sotto la visiera.

Il casco mtb MET Roam in prova

Il test è stato eseguito durante un autunno molto caldo e secco, in cui ho potuto apprezzare l’elevata ventilazione del Roam.

Le finiture sono curate, la sensazione è di avere tra le mani un prodotto di qualità. Appena indossato dona subito una sensazione di comodità e un’ottima aderenza su tutti i punti di contatto con il capo. Indosso sempre una taglia M (ho una circonferenza del capo di 59 cm) e il Roam mi calza a pennello.

Non a caso, dopo pochi minuti sulla mtb ci si dimentica di averlo, ed è questo uno dei parametri su cui mi baso per definire il grado di bontà di tutte le protezioni mtb per il biker.

Per quanto riguarda le imbottiture, sono di spessore generoso e contribuiscono a dare una sensazione di alto comfort, oltre che assorbire bene il sudore. Unica pecca, a mio avviso, la mancanza dell’inserto frontale in gel presente sui modelli come il MET Parabellum: un sistema semplice che serve a incanalare il sudore della fronte verso le tempie, davvero molto efficace.Tuttavia è possibile acquistarlo a parte sul sito dell’azienda e applicarlo al posto della fascia frontale classica in spugna.

Su salite lunghe e faticose e nei single track con rilanci e strappi la ventilazione è molto buona, le 22 prese d’aria svolgono egregiamente il loro dovere, specialmente i 5 fori presenti sulla parte frontale che coadiuvati dall’ampia visiera convogliano molta aria sulla fronte. In discesa, anche nei rock garden più tecnici, il casco non si muove: la stabilità del Roam è tra le migliori, una volta regolati i cinghietti a dovere non serve tensionare più di tanto la rotellina posteriore, neanche con il peso aggiuntivo di una luce sul casco o di una action cam.

La regolazione della tensione è agevole anche con i guanti. Le cinghie a Y restano al loro posto, non si allentano come su molti altri caschi grazie a clip ben studiate e un doppio elastico fissa quella sottogola.

foto del casco met roam con la luce a led e il suo cavo

Le scanalature per la ventilazione e la luce LED dotata di sensore di luminosità con il suo cavo USB.

La visiera è ben dimensionata e tenuta in posizione standard non interferisce con la visione. Con i suoi tre punti di fissaggio è comodissima da alzare per riporre la maschera sotto di essa. La parte sopra alla fronte del MET Roam presenta delle scanalature che servono a mantenere una corretta ventilazione anche indossando la maschera.

Qui ovviamente bisogna decidere: se si tiene la maschera sotto l’aletta si rinuncia all’efficienza delle tre prese d’aria frontali. In salita, possibilmente, consiglio di togliere la maschera per beneficiare di tutte le aperture: anche l’elastico della maschera va a chiudere le tre prese d’aria posteriori.

La luce integrata a LED che si attiva da sola è davvero una bella pensata: l’ho lasciata sempre applicata al casco e mi è spesso tornata utile, soprattutto quando le giornate si accorciano e si rientra con il sole già tramontato.

Piccola pecca: il tappino che chiude la porta micro USB è facilmente smarribile, sarebbe meglio che fosse solidale alla luce stessa, visto anche il prezzo non proprio contenuto.

Informazioni aggiuntive

Sul fronte della sicurezza MET è molto scrupolosa con una serie di test per ottenere le certificazioni CE (Europea), CPSC (Statunitense) e AS/NZ (Australiana/Neozelandese). Tuttavia, del Roam esiste anche la versione con il sistema MIPS che abbiamo testato su altri caschi, che comporta una aumento di peso di circa 25 grammi.

Se il casco viene danneggiato a seguito di una caduta durante il periodo di garanzia, MET fornisce la sostituzione al 50% del prezzo di listino.

Infine una bella notizia per le ragazze: il Roam è compatibile con chi usa la coda di cavallo, dato che ha uno spazio apposito per farla passare tra il casco e il sistema di ritenzione.

foto del caschetto aperto da mtb MET Roam

Dopo alcuni mesi di test possiamo affermare che il MET Roam è un caschetto aperto da mtb molto stabile e confortevole.

Casco mtb MET Roam, conclusioni

Il MET Roam è un buon caschetto da mtb, creato con un in mente dei concetti molto chiari: la stabilità in ogni condizione di riding, la facilità di uso con la maschera, una ventilazione elevata e la protezione. Tenuto conto di tutto ciò, il prezzo è verso la fascia più alta dei prodotti analoghi presenti sul mercato, ma la qualità ha il suo prezzo. Lo consiglio per trail riding, all mountain ed enduro.

Se si desidera più protezione MET ha in gamma il Parachute con mentoniera fissa. Nota: non è stato possibile testare il Roam in giornate umide o di pioggia, aggiorneremo il test quanto prima per valutarne l’uso con la maschera in condizioni poco favorevoli.

Cosa ci è piaciuto:

  • La comodità e la stabilità.
  • L’uso facilitato della maschera
  • La luce posteriore integrata

Cosa non ci ha convinto:

  • La finitura lucida della parte posteriore è delicata e si graffia facilmente
Test casco mtb MET Roam
Comfort9
Ventilazione9
Sicurezza8
Estetica8
Accessori8.5
Prezzo
  • 150 €
8.5Il nostro voto
Voti lettori: (22 Voti)
6.4

A proposito dell'autore

Sono cresciuto sulle due ruote: BMX, motocross, le prime MTB negli anni 80. Dal 2007 ho gareggiato per 10 anni nel downhill e nell'enduro in tutta Italia. Dal 2013 al 2019 ho lavorato con la scuola MTB Gravity School anche a Whistler, in Canada. Sono istruttore Federale FCI e Guida Nazionale MTB. Ho visto nascere BiciLive.it nel 2013 e ora mi occupo di MTB, ebike ed eMTB. La bici è il mio pane quotidiano!