Oggi nella nostra nuova rubrica “in cottura” vi parliamo del casco Leatt Enduro 3.0 che abbiamo ricevuto circa cinque mesi fa e che stiamo da allora testando. Prezzo di listino: 289,99 euro.

Leatt, azienda sudafricana specializzata in abbigliamento protettivo inizialmente per il motocross (nota per aver introdotto il concetto di neck brace), oggi è più che mai apprezzata anche in ambito mountain bike.
La sua è una soluzione inedita che con un unico prodotto offre al rider la possibilità di scegliere tra tre livelli di protezione.

A seconda della difficoltà del trail il casco può essere configurato inizialmente come jet, per avere più protezione si possono aggiungere le protezione laterali nella zona delle orecchie e infine, rimuovendo queste ultime, inserendo la mentoniera si arriva alla protezione massima di un casco integrale (full face).

Le tre configurazioni quindi vanno da quella più leggera e areata a quella più protettiva, garantendo comunque doti di vestibilità di un casco comodo e sempre ben ventilato grazie alle 20 prese d’aria.

Foto di Claudio Riotti durante il test del casco Leatt Enduro 3.0 nel fango

La versione caschetto aperto in una classica giornata di fango. Foto: Alex Luise.

Il livello di protezione della testa è assicurato sempre, grazie alla realizzazione della calotta esterna (in tre misure) in polimero leggero con schiuma EPS modellata al suo interno.
Il design della calotta è caratterizzato da una struttura denominata PowerBridge (ovvero un “ponte d’irrigidimento)” che, a detta del produttore, migliora la resistenza e la distribuzione del carico durante l’impatto.

Inoltre, come nella maggior parte dei caschi Leatt segnaliamo anche nell’ Enduro 3.0 l’utilizzo della tecnologia proprietaria Turbine 360° realizzata con l’impiego di dischi plastici di colore blu inseriti e ben visibili nella parte interna della calotta.

Turbine 360° ha lo scopo di ridurre l’accelerazione rotazionale della testa e del cervello e l’assorbimento di energia all’impatto a livello di commozione cerebrale in caso di caduta (il produttore segnala questi dati: riduzione del picco di accelerazione cerebrale fino al 30% alle velocità di impatto associate alla commozione cerebrale. Riduzione del picco di accelerazione rotazionale del cervello fino al 40%).

Restando sempre in ambito di sicurezza, Leatt ha posto attenzione anche alla visiera, regolabile in tre posizioni ma progettata per staccarsi durante una caduta, così da offrire un’ulteriore riduzione della forza d’impatto rotazionale.

Le caratteristiche appena menzionate hanno fatto ottenere al casco Enduro 3.0 le seguenti certificazioni: AS/NZS 2063:2008, EN1078, CPSC 1203, ASTM F1952–10.

Abbiamo richiesto al  distributore per l’Italia Athena il casco in taglia M nel colore bianco/nero.
L’Enduro 3.0 è disponibile in tre taglie (S 51-55 cm, M 55-59 cm, L 59-63 cm) e diverse colorazioni (bianco/nero, denim/nero, rosso/verde e nero-stealth) al prezzo di 289,99 euro.

Nella taglia M in test il casco pesa 424 grammi nella configurazione jet standard, 557 grammi con aggiunta delle protezioni laterali per le orecchie e 679 grammi nella configurazione integrale con mentoniera, quindi molto leggero.
Leatt sceglie la comoda chiusura magnetica Fidlock e dedica uno spazio apposito per riporre gli occhiali non indossati.

Inizialmente abbiamo riscontrato la necessità di un po’ di manualità e forza per passare dalla configurazione jet a quelle più protettive. Questo aspetto dà però l’idea di un casco robusto e sicuro: l’impossibilità di eseguire queste operazioni con il casco indossato durante la guida ne sono la riprova.

Foto di Claudio Riotti durante il test del casco Leatt Enduro 3.0 con la Ghost E-Riot

Claudio Riotti ha usato il casco anche nel test della e-MTB Ghost E-RIOT Full Party.

Per montare le protezioni per le orecchie o per fissare la mentoniera alla calotta, una volta posizionate in sede, bisogna far scattare il meccanismo dotato di pulsante. Viceversa, per rimuoverle è necessario premere lo stesso pulsante per sganciare gli accessori dalla calotta e tirare verso l’esterno.

Il casco viene venduto, oltre che con gli accessori di cui abbiamo parlato, insieme a una sacca leggera per il trasporto, manuali, adesivi Leatt e un kit di imbottiture più sottili (da 8 mm rispetto a quelle di serie da 10 mm). I cuscinetti delle guance montati sulla mentoniera sono anch’essi sostituibili con quelli opzionali in dotazione. Questi ultimi sono più sottili e dello spessore di 15 mm rispetto a quelli montati che sono di 20 mm.
Tutte le imbottiture sono antiodore e lavabili a mano.

Impressioni Matteo Cevenini:

utilizzo questo casco principalmente nella versione con protezione laterale aggiuntiva, perché cercavo un prodotto alternativo ai diversi caschi jet che posseggo e che utilizzo da tempo. Il peso, la vestibilità e il flusso d’aria che entra e esce dai 20 fori non fanno percepire che sia un casco più coprente, sia nella stagione calda che in quella autunnale appena arrivata.

La zona delle orecchie non è ostruita permettendo di udire perfettamente ciò che ci circonda.
In questa conformazione può essere indossato sia con classici occhiali provvisti di aste che con maschera.

Il casco si regola bene grazie alla rotella posteriore e risulta sempre stabile in testa. Non ho trovato parti che stringono o danno fastidio ad eccezione dei cuscinetti dei para orecchie che hanno richiesto un minimo di adattamento risolto in un paio di uscite.
La regolazione interna in tre posizioni che permette di avere il casco più alto o più basso sulla nuca, non ha uno scatto deciso e a volte durante la calzata si sposta, aspetto che andrebbe migliorato.

Nella zona sulla calotta appena dietro la visiera ho trovato lo spazio per posizionare un supporto adesivo GoPro che utilizzo nelle uscite notturne per montare un faretto con batteria integrata.
Mi piace molto la scelta della chiusura magnetica Fidlock e degli accessori in dotazione.
Ottima anche la possibilità di modularlo cosi da avere più libertà di respirare nelle lunghe salite e più protezione nelle discese, una volta aggiunta la mentoniera.

Penso sia valido, nella versione “full face”, anche in bike park, ma in questo ambito personalmente preferisco utilizzare il casco integrale con i suoi “pro” in termini di sicurezza e “contro” in termini di peso e aerazione.

Foto di Claudio Riotti durante il test del casco Leatt Enduro 3.0

Impressioni Claudio Riotti:

uso l’Enduro 3.0 da diversi mesi e l’ho portato dovunque, sulle alpi, in bike park e anche in vacanza al mare. In qualsiasi situazione si è rivelato versatile e in definitiva un buon prodotto: areato il giusto, leggero nella versione full face, stabile, adattabile a svariate situazioni di riding e, aspetto da non trascurare, non fa nessun rumore mentre lo si usa (al contrario di alcuni caschi testati con sistema MIPS che “scricchiolava” in discesa).

Personalmente lo uso aperto per pedalare in salita e con mentoniera al seguito, così da trasformarlo in full face una volta che la pendenza diventa negativa. Ho provato le cover per le orecchie ma sfortunatamente, per la mia conformazione, risultano un po’ scomode. Proverò ancora per valutare se è una questione di adattamento delle imbottiture ed eventualmente aggiornerò queste impressioni. Ottima invece la chiusura magnetica e la possibilità di muovere la visiera su tre posizioni.

Da segnalare: se avete i caopelli  come il sottoscritto, i bordi della mentoniera risultano un pochino affilati quando si indossa il casco integrale; alcuni occhiali che uso non trovano posto sotto alla visiera né dietro al casco.

Per ulteriori informazioni vi invitiamo visitare il sito ufficiale Leatt e quello di Athena.

Leggi anche i nostri tutorial come scegliere il casco MTB e come scegliere le protezioni MTB.

Invece qui trovate gli altri nostri test “In cottura”.

iscrizione newsletter

Iscriviti alla newsletter di BiciLive.it


Ho letto e accetto le Politiche di Privacy

A proposito dell'autore

Dopo aver ritrovato il piacere di pedalare la MTB nel 2017 all’età di 44 anni, la passione per “le ruote grasse” mi ha spinto a frequentare i trail con costanza. La montagna e i bike park, hanno orientato sempre più il mio coinvolgimento verso il gravity. La bicicletta, la sua manutenzione e l’attrezzatura per il biker, ormai sono diventati il mio interesse principale.