Ignorante: è la parola che mi gira nella testa pedalando la Surly Moonlander, una supercicciona con gigantesche gomme da 4.8”

Ignorante perché è un c4220 di telaio in acciaio completamente rigido che sembra riportarci agli anni ’80, preso brutalmente a martellate tanto da “stortare” il carro posteriore e “gonfiare” la forcella per riuscire a ficcarci dentro 2 immense ruote larghe quanto la mia scarpa da trekking misura 45.

Niente geometrie superspinte, materiali venuti dallo spazio, componenti esoterici, ma un telaio in solido acciaio con un montaggio semplice, ma efficace, con freni meccanici, insomma l’unico olio su ‘sta bici è sulla catena e l’unica aria è nelle gomme.

La Bici

Il Moonlander è l’evoluzione vitaminizzata del Pugsley, con cui condivide il carro disossato e l’utilizzo di un mozzo standard MTB con battuta 135mm, la differenza principale è che quest’ultimo è concepito per ruote da 4” mentre la bici lunare per quelle da 5”.
Stessi forcellini orizzontali per il montaggio singlespeed, predisposizione per i portapacchi davanti e dietro.
La forcella, al contrario di quella del Pug non è offset, ma simmetrica, quindi non è possibile invertire le ruote anteriore e posteriore ed è forata sugli steli, oltre che per il portapacchi anteriore anche per montaggio di portaborraccia o degli Anything Cage di Salsa per trasportare oggetti più grossi (perfetto per sacchi a pelo o bottiglie oversize).

Perché quindi ostinarsi ad usare un carro con battuta da 135mm e non un 190mm su un carro simmetrico decisamente più adatto alle gomme da 5”?

Principalmente per poter montare mozzi specifici single speed o ancor meglio internal geared come il Nexus di Shimano o ancor meglio un Rolhoff, più, ovviamente, qualunque mozzo da MTB facilmente reperibile ovunque.
Il telaio è in acciaio 4130, sicuro e solido, pesa un po’, ma questa non è la bici per grammomaniaci compulsivi.
Le geometrie sono molto comode, quasi da passeggio, per nulla aggressive, ottime per lunghe pedalate.
La bici è montata con la guarnitura Surly Whirly doppia corona, un cambio SRAM e dischi meccanici Avid, manubrio semi rise piuttosto largo per poter gestire il mastodonte in discesa, componenti perfettamente adatti ad un utilizzo gravoso, senza incidere drammaticamente sul portafogli.
Le ruote sono montate su cerchi Surly Clown Shoe da 100mm di larghezza e gomme Surly Lou 4.8” 120 tpi, veramente impressionanti, al confronto persino dei Surly Knard da 3.8” sembrano stretti, mentre una normale gomma da 29” da 2.2” diventa quasi ridicola, sembra un 23c da strada.

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Foto Credit: © Aldo Reynaudo

Backpacking

Il telaio è semi sloping, sinceramente preferisco geometrie più basse per avere meno roba tra le gambe e non rischiare di sfracellare le parti intime sul top tube, ma preparando la bici per il bikepacking ne capisco subito il motivo, così ci sta bella comoda una frame bag supercapiente.
Con una frame bag e gli Anything Cage sulla forcella i portapacchi classici sinceramente diventano praticamente inutili, a meno di spedizioni di più giorni in autonomia.
Con il grosso del peso al centro del telaio della bici, la frame bag è veramente una soluzione eccezionale e stabilissima.
Non che il Moonlander abbia problemi di stabilità: monto una sola Anything su uno stelo della forcella con un litro e mezzo d’acqua più cibo in una sacca stagna, per un totale di 2 chili e non si avverte nessun problema nella guida.

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Foto Credit: © Aldo Reynaudo

Tirata da bikepacking, con tenda, sacco a pelo, viveri e acqua peserà una ventina di chili, abituato ad una bici che pesa meno delle metà, prevedo una tragedia quando mi toccherà pedalarla.

La prova

Partenza su asfalto, la Moonlander non si comporta poi così male, la geometria è molto comoda, un po’ citybike, ma più reattiva, si lascia pedalare e scorre incredibilmente bene con le gomme gonfiate a pressione relativamente alta, l’unico problema serio è il rumore che fanno i tasselli rotolando sulla strada, sembra di stare su un jet da combattimento, servirebbero delle cuffie antirumore.
Prima rampa sempre in asfalto, la bici non si scompone, nessuna necessità di spostare il peso sul manubrio, è talmente pesante che rimane incollata al terreno e si pedala belli dritti respirando a pieni polmoni, l’effetto è pedalare su una cyclette in palestra: i pedali diventano più duri ma non succede nient’altro.

Sterrato, si comincia sul serio, conviene sgonfiare un pochettino le gomme.

Qualche salita non troppo dura conferma il comportamento su asfalto, quest’affare è un carro armato che non si spaventa di nulla, devi solo mettere il rapporto più corto a disposizione e spingere; il problema è paradossalmente quando la salita diventa veramente troppo dura, quando tutti quanti, anche i miei compagni con bici più leggere, scendiamo a spingere e i 20Kg della bici si sentono tutti specialmente sulle braccia.
Sulla discesa veloce le gomme masticano ogni ostacolo, non importa dove le metti, tritano di tutto, non serve cercare le traiettorie, basta tenerla dritta
Ma il massimo è il fango, una bella pozzangherona gigantesca mi chiama, prendo velocità e la attraverso alzando ondate d’acqua altissime, la seconda mi frega e mi pianto a metà, poi prendo finalmente le misure e scopro che le gommone mi permettono di attraversare il fango e le pozze d’acqua semplicemente pedalando tranquillo come se nulla fosse, la trazione delle ruote fa tutto lei.

Le fat nascono per neve e sabbia, in mancanza di questi elementi direi che la prova “fango” dimostra la grande galleggiabilità delle ruotone su terreni molli.

Foto Credit: © Andrea Principato

Foto Credit: © Andrea Principato

 

Per dovere di cronaca chi pedalava su mezzi con ruote da “soli” 4” non si è trovato così bene come il sottoscritto.
Anche i solchi lasciati dalle moto non sono un problema, ci puoi passare dentro, attraversarli, basta continuare a spingere sui pedali e si passa su tutto.
Questa bici non si guida con stile, una tecnica raffinata non è necessaria per affrontare gli ostacoli, si pedala deciso e basta, da ignoranti, appunto.

Giriamo per i boschi fino ad arrivare alla base NATO sopra il Melogno, parte un ben noto percorso”H”.

Io son sempre stato una schiappa in discesa con la full, come me la caverò con una rigida carica come un mulo?
Oltretutto non indosso alcuna protezione se non il caschetto da xc.
Sgonfio ancora un po’ le gomme per aumentare l’effetto ammortizzante, giocare con le pressioni su una fat è fondamentale.
Il terrore di ribaltarmi, vista la geometria e l’impostazione della bici è grande e, ad onor del vero, un paio di tratti li scendo a piedi, ma onestamente pensavo molto peggio, la bici è pesante e devi avere una bella forza per portarla, ma le gomme da 5” digeriscono tutto e aiutano non poco, l’importante è non forare, per gonfiare una di queste camere ci vuole un sacco di tempo.
Insomma, non sono nell’ambiente ideale per questa bici, ma si scende.
Mi viene da pensare ad un certo tipo di scialpinismo dove l’importante è arrivare in cima alla montagna, il concetto della discesa è “perdere quota” per tornare a casa, al contrario del freeride dove la parte divertente è proprio la discesa; filosofie diverse, insomma.

Mi convinco sempre più che forse la Moonlander non sarà la bici più “divertente” del mondo da pedalare, ma è un mezzo di trasporto veramente eccezionale.

La parte più buffa è pedalare questa bici in mezzo alla gente, perché ti guardano veramente tutti, dal bimbo, all’anziano, al biker con la bici da 8000 euro, se poi, come nel mio caso, sei anche grosso, con la barba, sporco di fango e col sacco a pelo legato a manubrio l’effetto è completo.

Insomma se volete passare inosservati questa bici non fa per voi.

Conclusioni

Già, ma a chi serve questa bici?

La mia principale domanda prima di provare questa bici era: “la fat è la bici definitiva da usare tutto l’anno a 360°?”
Caso vuole, non ho provato una fat qualunque: potevo iniziare con ruote da “soli” 4”, oppure con un telaio in alluminio e/o carbonio con un montaggio attento al peso, e invece la mia prima esperienza cicciona è stata su un bestione da 5+ in acciaio caricato da bikepacking, una delle bici più estreme tra le fat disponibili sul mercato, nessun compromesso, quindi.

Sicuramente è un mezzo molto particolare, difficilmente paragonabile ad altre tipologia di mtb e richiede una filosofia da parte di chi pedala un altrettanto particolare e fuori dai classici schemi.

Se non vi importa nulla di andare veloce, di fare le risalite coi furgoni o con gli impianti, non vi piace la tecnologia, non vi preoccupate per qualche chilo in più, avete gambe robuste, vi piace l’avventura nonché una immotivata passione per le robe grosse (carri armati, ruspe, quelle robe li) allora una fat come il Moonlander può veramente essere il vostro mezzo definitivo.

E’ la bici ideale per chi (come me) è un po’ incapace sul tecnico, ma ha tanta gamba, perché va bene che gonfiate a dovere le ruote seppur ciccione scorrono bene, ma è pur sempre vero che si tratta di bici pesanti e per portarle in giro di forza ne devi avere tanta.
Con l’aggiunta di qualche accessorio e borse apre nuovi orizzonti avventurosi, ti permette di fare campeggio e andare a pesca, di provare attraversare un fiume o scendere su un pendio innevato lasciando sci o tavola a casa.

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Foto Credit: © Aldo Reynaudo

Io sono fissato urbano, un low tech biker, per me la bici è principalmente un mezzo di trasporto per fare cose e non un semplice giocattolo tecnologico fine a se stesso, beh, devo dire che io mi sono assolutamente innamorato della Moonlander.

Per maggiori informazioni potete consultare il link dell’azienda, o quello del distributore italiano.

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A proposito dell'autore

Aldo Reynaudo ama le cose semplici e le bici essenziali, la vità è già troppo complessa per complicarsela ulteriormente nel poco tempo libero a disposizione. La bicicletta specie nella sua incarnazione primordiale, a ruota fissa, è così: nulla che non sia strettamente necessario.