Rose // Uncle Jimbo 2 27,5"
Costruzione
Allestimento
Appoggi
Salita
Discesa
Scatto/Rilancio
4.4Il nostro voto
Voti lettori: (37 Voti)
Prezzo2.459,48 € versione Uncle Jimbo 2 in test

Max Sistenich e Christoph Krüppel sono gli ingegneri responsabili del rinnovamento di tutta la linea mountainbike del colosso tedesco Rose Bikes

La Uncle Jimbo 2015 ne esce snellita e più performante dal punto di vista del telaio, abbandonando lo standard da 26″ in favore delle ruote da 650b. Praticamente una bici tutta nuova… andiamo a scoprirla!

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La Uncle Jimbo in tutto il suo splendore sullo sfondo del Passo San Marco, 1992 metri s.l.m.

Dove

In una stupenda giornata di fine ottobre ci siamo recati tra Valtellina e Val Brembana, nei pressi del Passo San Marco, per saggiare i lunghi e variegati trail che si snodano tra le due valli. Se vi piace il flow naturale dei single track alpini, le rocce, i tornantini, le radici e il ripido allora siete nel posto giusto, ma non solo! Anche carrarecce veloci nei boschi, vecchi sentieri del Cai dismessi e riutilizzati, tratti preparati con interventi minimi ma azzeccati, ce n’è per tutti i gusti e tutto è molto natural. Abbiamo usufruito del servizio di shuttle dei ragazzi di Guide Mtb Val Brembana per risalire in vetta e raggiungere i sentieri velocemente, in modo da avere più tempo a disposizione, senza tralasciare ovviamente delle salite e dei trasferimenti per valutare le bici sotto tutti gli aspetti.

Alla fine della giornata erano circa 4000 i metri di dislivello negativo e 500 quelli in positivo, per più di 30 km di riding.

I nuovi ingegneri hanno deciso di adottare finalmente l’idroformatura sulle tubazioni per evitare rinforzi e gusset e risparmiare peso, spostando inoltre il pivot del link dell’ammortizzatore dal top tube al seat tube per migliorare la cinematica e i valori anti-affondamento della sospensione four bar linkage con giunto Horst. In questo modo, assieme al nuovo disegno del tubo orizzontale, si è raggiunta una quota più bassa di standover ed è stato possibile variarla nelle quattro taglie della bici (S, M, L XL). Nuovo è anche il supporto del cambio con l’interno filettato per il perno da 12mm ed il passaggio cavi interno che si arricchisce di una piccola feritoia sotto il top tube dalla quale escono i cavi, soluzione pulita ed efficace.

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Il passaggio cavi è stato migliorato dalla versione precedente, ora è nascosto e discreto.

Il deragliatore anteriore è Low Direct Mount e si muove con il movimento della sospensione essendo fissato al fodero basso. I fulcri principali del carro hanno quattro (anziché due) cuscinetti sigillati ciascuno, la sensibilità e la rigidità sono migliorate notevolmente. Rose offre sempre la garanzia di 10 anni sul telaio e 2 anni sui componenti, oltre al Crash Replacement di 5 anni, cioè la possibilità di acquistare un nuovo telaio a metà prezzo in caso di incidente e/o rottura dello stesso.

In generale il restyling è molto evidente, soprattutto per quanto riguarda il look: le forme sono diventate più sinuose e “leggere” e le grafiche, nella colorazione Matt Black/Green Blue, hanno uno stile moderno e gradevole. Nella finitura Raw della bici in test l’aspetto è più grezzo e racing, ma ad un esame più ravvicinato si possono apprezzare le ricercate grafiche grigio opaco che staccano dall’argento dell’alluminio.

Le geometrie della bici sono molto simili (se non identiche in certi punti) alla versione 2014, la quale è stata un’ottima discesista e per niente male in salita e nei rilanci. La nuova bici acquista quel tassello in più, pur presentando la stessa altezza movimento centrale di 353mm, stessi angoli sterzo e piantone (66° e 74°) e stesso passo da 1160mm. Anche Reach e Stack sono praticamente uguali, 421mm e 590mm la 2014 e 421mm e 594mm la 2015. I foderi bassi aumentano di soli 3mm passando da 429 a 431mm mentre l’orizzontale e il tubo piantone sono più corti, il primo 580mm anziché 590mm, il secondo 455mm invece di 460mm. Tutte misure molto simili eppure le due bici sono molto diverse: con l’aumento del diametro ruote ci si sente più dentro alla bici, gli ostacoli sembrano essere più piccoli e in discesa mantiene il flow e la velocità molto più della vecchia versione.

Magia del 27,5″? Probabile. I 160mm sembrano essere molti di più.

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Lo shooting è stato effettuato in una delle giornate più limpide di tutta la stagione, qui sul single track tutto rocce che scende verso il Passo San Marco.

In questa versione Uncle Jimbo 2 il reparto sospensioni è affidato a Rock Shox ed abbiamo praticamente il meglio che si possa desiderare:

La super collaudata Pike RCT3 Dual Position da 160mm e il Monarch Plus RC3 DebonAir, un ammortizzatore che può far cambiare volto ad una bike da enduro quando si vuole aprire il gas in discesa. I freni sono i Formula T1, un impianto che quanto a potenza non ha nulla da criticare, con dischi da 180mm. La componentistica di Spank, ruote, manubrio e stem, sono elementi robusti ed affidabili, i primi però che valuterei di cambiare al momento dell’acquisto nel caso volessi limare qualche etto al peso finale. Stesso discorso per la guarnitura doppia 36/24 di Race Face, la Respond, che salva la gamba sulle salite più lunghe e ripide ma incide sul peso finale. I comandi sono Shimano SLX con deragliatore e cambio XT, il reggisella “per eccellenza” è il Rock Shox Reverb Stealth da 150mm e le comodissime manopole sono le Ergon GE1, davvero eccezionali nell’affaticare meno le mani. La sella marchiata Rose è molto comoda, e per finire le coperture in dotazione sono le Schwalbe Hans Dampf Evo Snakeskin 27,5×2,35 con mescola Pacestar (la più dura). Come ormai dovrebbe sapere chi conosce Rose Bikes, l’allestimento proposto è completamente modificabile; infatti grazie al configuratore online si può creare la propria versione custom scegliendo la taglia e la colorazione ed intervenendo su ogni accessorio e componente della mountain bike: larghezza manubrio, lunghezza pipa e pedivelle, ruote tubeless o standard, freni (anche il loro posizionamento, destro/sinistro, anteriore/posteriore), ammortizzatore, forcella, pneumatici… insomma tutta la bici è montata così come la desidera il rider. 

Lo “Zio Jimbo” 2015 (in test in taglia M) se la cava molto bene in salita, grazie al nuovo cinematismo della sospensione, coadiuvato dall’ottimo Monarch Plus DebonAir.

Durante le prime fasi del test sono partito con un sag generoso del 35% e l’ammortizzatore tutto aperto proprio per mettere alla prova il mezzo: anche così si affrontano i tratti ripidi e tecnici con facilità, l’anteriore non si alleggerisce (chiaramente spostando il peso in maniera adeguata), la spinta sui pedali resta sempre attiva e l’affondamento della sospensione è minimo. Nei tratti con rilanci in stile enduro e strappi in salita il comportamento è molto efficiente. Se si vuole pedalare a lungo su single track o sterrati in salita basta posizionare la leva del Monarch su Pedal, mentre la modalità Lock l’ho usata solo per le salite asfaltate. Torniamo al discorso ruote, la sensazione è netta: nei punti in salita molto tecnici con rocce sparse, radici, ostacoli naturali come tronchi o ceppi tagliati sembra tutto più facile; scavalcano gli ostacoli e permettono di mantenere il flow. Anche l’altezza del movimento centrale in questo caso aiuta a non impattare le pedivelle col terreno. Adoro sfidare gli amici in queste sezioni semi-trialistiche a chi mette giù il piede per primo, e con la Uncle Jimbo 27,5” la vittoria è già in tasca, seppur le gomme Schwalbe in dotazione non brillino per il grip in questi frangenti. Tutto sommato in un contesto asciutto si fanno anche apprezzare, parlando di salita, ma nei tratti umidi e tecnici sono i tasselli laterali che perdono aderenza, in modo un po’ improvviso.

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Tornantini da nose press? Ne abbiamo affrontati a dozzine… con la Uncle nessun problema!

Confidenza fin dal primo metro e voglia di “mollare i freni” per vedere fino a dove si può arrivare con la nuova UJ

Queste le prime sensazioni provate. Ho preferito mantenere il sag al 35% sui due elementi ammortizzanti dopo qualche prova al 30%, e sono intervenuto sulla regolazione del Rebound parecchie volte per raggiungere il giusto compromesso, anche a seconda dei trail affrontati. Con il sistema Rapid Recovery di Rock Shox mi trovo a preferire un ritorno veloce su entrambe le sospensioni, per avere la bici reattiva e scattante, riuscire a pompare le asperitàgalleggiare meglio sugli ostacoli tipo radici e pietraie affrontate “a manetta”. A velocità elevate la bici resta composta, dietro digerisce ogni cosa senza problemi, si riesce a rilanciare e pedalare efficacemente grazie allo schema del carro e il movimento centrale sufficientemente alto. Davanti la Pike fa il bene suo dovere pur sembrando più pastosa come scorrevolezza rispetto alla sorella a corsa fissa Solo Air. Sarebbe da provare con qualche bottomless token (spessore che porta la curva di affondamento della forcella ad elevarsi verso il fine corsa) in più e rivalutare. La posizione di guida è ottima, il nuovo disegno del top tube permette qualsiasi movimento delle gambe e la maneggevolezza è un punto a favore nei cambi di direzione in sequenza e anche nei tornanti stretti, quelli da nose-press, per intenderci. I freni Formula T1 hanno un grande potenziale, un po’ sprecato dalla mancanza di regolazione del contatto delle pastiglie, inoltre la corsa della leva resta lunga anche se regolata tutta verso il manubrio e dita e avambracci ne risentono parecchio, specialmente dopo 10km di discesa. La rigidità e scorrevolezza delle ruote Spank è sufficiente, naturalmente con un set di ruote tubeless più leggere e aggressive la bici acquisterebbe ancora più prontezza nei rilanci e precisione negli inserimenti in curva. Il solo punto critico di questo montaggio è il reparto coperture, infatti sono l’unica cosa che cambierei subito, non me ne voglia Schwalbe (che tra l’altro produce svariate ottime gomme, provate e testate) ma il disegno dell’Hans Dampf non è proprio tra i miei favoriti, anche se nella versione 650b sembra avere più grip, per lo meno sul dritto, forse per la maggiore impronta a terra della carcassa.

Durante il test con Claudio ho avuto la fortuna di smettere i panni del fotografo per fare un paio di discese (1700 mt di dislivello!) in sella al modello top di gamma delle nuove UJ, la Uncle Jimbo 3, disponibile al prezzo di  3.894,78 €. Sergio Ghezzi di Rose Italia ci ha procurato infatti anche una taglia L, decisamente più adatta alle mie misure. Il montaggio prevede sospensioni Fox, con forcella 34 Talas e ammortizzatore Float X CTD, ruote Mavic Crossmax Enduro 27,5″, trasmissione mista SRAM X01 con guarnitura E13 TRSr , freni Guide RSC con dischi da 200/180mm ed un peso finale di 13,5 Kg.

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Andrea mentre saggia le doti della Uncle Jimbo 3

La prima cosa che salta all’occhio è la colorazione Raw, cioè senza verniciatura e con le sole decals bianche. Molto aggressiva e dal tocco racing, grazie alle saldature a vista, sempre uno spettacolo per gli occhi. Saliti in sella si avverte subito la maneggevolezza dovuta al peso contenuto di questo montaggio. La confidenza iniziale mi ha spiazzato, stupendomi in positivo grazie al senso di sicurezza dato dagli angoli e dagli appoggi e permettendomi di mollare tutto fin da subito. Non vi dico che soddisfazione affrontare trail completamente nuovi ad andature elevate, potendo contare sulla precisione e la risposta ottima di telaio e sospensioni. Sia sul veloce che nei tornantini stretti il comportamento è stato dei migliori. I trail che abbiamo percorso sono stati lo scenario perfetto per capire al volo la enduro race di casa Rose, conditi da continui cambi di pendenze, fondo e velocità. Ma non siamo solo scesi. Prima dell’ultimo trail ho potuto pedalare la Uncle Jimbo 3 anche in salita. Ho notato con piacere come il reparto sospensioni e l’angolo del tubo sella aiutino in questa fase, sostenendo il rider ed evitando la tipica sensazione di “infossamento” di molte bici da enduro. Ci sono due pecche però, che mi hanno deluso. I freni Guide non sono stati all’altezza della situazione: se in occasione del Bike Festival a Riva mi avevano impressionato per potenza e modulabilità, qui si sono rivelati invece privi del “mordente” a leva quasi tutta azionata, indispensabile nei tratti tecnici, come nel caso di un nose press su un tornantino. Spero che sia stato solo un problema di spurgo o di pastiglie, perché il feeling che regalano è ottimo. Seconda incertezza, la Fox 34 Talas non è sicuramente una forcella race e la minor dimensione degli steli rispetto alla 36 fa la differenza in termini di rigidità e funzionamento. La buona notizia è che il montaggio definitivo prevede proprio la Fox 36, garantendo in questo modo ancora più confidenza all’anteriore.

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Ivo Locatelli di Guide Mtb Val Brembana, Nicola Fistolera, Sergio Ghezzi di Rose Italia, Andrea Ziliani e Claudio Riotti. Sunny day, happy people!

In definitiva Rose ha realizzato una nuova enduro race, facile, veloce e che dà un ottimo feeling sin da subito. Potrebbe essere la scelta giusta per chi bada poco ai fronzoli e vuole una valida compagna da portare sui campi di gara l’anno prossimo.

Questa nuova 27,5 è una bici riuscita, equilibrata, che col nuovo schema ammortizzante e il nuovo formato ruota mantiene e migliora la grande propensione per la discesa del nome Uncle Jimbo. In più, tutto ciò la trasforma anche in un’ottima arrampicatrice, reattiva nei rilanci. Con questo prezzo si ha un montaggio davvero valido, con molte luci e solo qualche ombra, che può essere dissipata giocando un po’ con il Bike Configurator online di Rose.

Gare di enduro? Certamente. Lunghi giri in montagna, molta salita propensa al divertimento in discesa? Sicuramente, trasformandola in tubeless e limando qualche etto sulle ruote/appoggi/trasmissione. Bike park? Anche, senza pensarci due volte.

Rose ha fatto centro!

Scheda Tecnica

Geotabellen_MTB_2015-1

Geotabellen_MTB_2015-2

La chicca

Il nuovo disegno della sospensione regala grandi prestazioni sia in discesa che salita. Il rapporto qualità prezzo è molto vantaggioso

La pecca

Le leve dei freni con corsa troppo lunga, stancanti. Le gomme a mescola dura dal grip poco soddisfacente

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A proposito dell'autore

Sono cresciuto sulle due ruote: BMX, motocross, le prime MTB negli anni 80. Dal 2007 ho gareggiato per 10 anni nel downhill e nell'enduro in tutta Italia. Dal 2013 al 2019 ho lavorato con la scuola MTB Gravity School anche a Whistler, in Canada. Sono istruttore Federale FCI e Guida Nazionale MTB. Ho visto nascere BiciLive.it nel 2013 e ora mi occupo di MTB, ebike ed eMTB. La bici è il mio pane quotidiano!