InfoRose Italia // www.rosebikes.it
PrezzoVersione custom in test: 2.929€ // Modello Uncle Jimbo 2: 2.356€

Tra 650b e 29″ abbiamo voluto mettere alla frusta una 26″ da 165mm che è stata un best seller della casa tedesca Rose. Una bici sincera e affidabile, che va oltre l’uso enduro, strizzando l’occhio anche ai bike park

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Un telaio in alluminio 7005 con tubi a sezione prevalentemente tonda per il triangolo anteriore e squadrata per il carro, dove l’idroformatura è stata usata ma in maniera essenziale, per un totale di 2970 g in taglia M, quella del nostro test. Schema ammortizzante a quattro punti di infulcro con giunto Horst, quindi carro efficiente in frenata e e con ridotto pedal kick back, perno passante al posteriore da 142x12mm, foderi bassi asimmetrici, sterzo conico come ormai è la prassi su tutte le bici da trail/enduro recenti.
Un rapporto di compressione più basso dell’ammortizzatore posteriore in modo da: sfruttare l’intera corsa disponibile; utilizzare pressioni più contenute; aumentare la sensibilità ai piccoli urti.

Tutto vero? Andiamo a scoprirlo!

Un look che non passa inosservato con il montaggio custom, infatti anche l’occhio vuole la sua parte e la Uncle Jimbo in questa versione ha un che di “cattivo”, in senso racing

Complice anche il colore, la forcella tutta nera come la parte anteriore del telaio in contrasto col rosso metallizzato del carro e il bianco delle ruote Mavic Crossmax. Le linee sono tipicamente teutoniche, a me piace la solidità della costruzione e la filosofia “meno fronzoli e più sostanza” della casa tedesca, che comunque, come abbiamo visto dalle anteprime 2015, ha rinnovato parecchio anche le forme delle tubazioni e i gli accostamenti cromatici delle bike del prossimo anno.

Rose è un’azienda che vende solo online e per ogni bici propongono tre allestimenti base. Con il configuratore presente sul sito o dialogando con i consulenti al telefono si ha la possibilità di personalizzare ogni singolo componente (sospensioni, pneumatici, lunghezza pipa, manubrio, pedivelle, doppia, tripla, pacco pignoni…), quindi ogni bici è ampiamente customizzabile. Per questa Uncle Jimbo 2 troviamo, al reparto sospensioni, la validissima (anche se non top di gamma) forcella Rock Shox Pike RC Dual Position Air e l’ammortizzatore della stessa casa Monarch RT3 High Volume.

I freni sono i potenti e modulabili Avid Code R, 200mm anteriore e 180mm posteriore, il reggisella telescopico è il Ks Lev da 150mm, fantastico come misura per i rider della mia statura, 170cm, dove l’abbassamento è veramente efficace. Le ruote sono tra le mie preferite, le Mavic Crossmax Sx con coperture Schwalbe Hans Dampf Evo Hlr Snakeskin 2,35″ (sulle quali tornerò tra qualche riga) ed infine la componentistica si affida a Spank con un bel manubrio Spike Evo da 777mm e un attacco Spike da 50mm, giusto per ribadire che è in discesa che ci si diverte! Guarnitura doppia 36/24 Race Face Respond, cambio con frizione e deragliatore Shimano Xt e comandi Slx.

Peccato vedere ancora manettini con gli indicizzatori (inutili a mio avviso), che tolgono solo spazio sul manubrio e non permettono di creare ergonomia nel posizionamento di leve freno e leve cambio/reggisella. Ma quando mai uno guarda sul manubrio per vedere con che marcia sta pedalando? Passaggio cavi interno e dettagli curati come i due fermacavi sotto il movimento centrale e quello del reggisella sotto al tubo orizzontale fanno capire che anche le piccole cose in casa Rose sono importanti.

La Rose Uncle Jimbo 2 Custom 2014 ci è stata fornita dal sempre disponibile Sergio Ghezzi di Rose Italia, questa volta con un “regalo per il tester”: un bel giro first ride composto da salita meccanizzata e pedalata, e una discesa da una mezz’ora abbondante!

Il luogo, i magnifici ed eterogenei trail della bassa Valtellina, in Lombardia, per la precisione il monte Baitridana, meta d’allenamento per molti enduristi e downhiller della provincia di Lecco e Sondrio, tra i quali anche il forte Marco Milivinti. Settata la pressione delle gomme (prima) e il sag delle sospensioni (poi; mi raccomando, non fate mai il contrario!), controllati gli appoggi anche se era già tutto in ordine, come se l’avessi già usata io stesso, siamo partiti per il test ride. Un bel giro con una varietà di sentieri notevole, dalle pinete a quota 1600 metri ai single track veloci in mezzo a faggi e betulle, tratti di carrarecce sterrate e infine una vera e propria pista preparata con sponde e salti.

Già dal primo giro questa Rose mi ha dato una notevole confidenza; qualche dubbio sulle gomme. L’ho portata poi al bike park di Madesimo (SO) per un weekend tra sole e pioggia e poi a diverse notturne e pedalate brevi nei dintorni della mia zona, tra Varese e Milano. Il test vero e proprio però è stato sui sentieri dei paesini intorno a Como (confesso di avere un debole per quei trail) che ormai sono il mio “banco prova” per ogni bici test, essendovi presente quasi tutto quello che un rider desideri per spremere a fondo le doti di una mtb, trail bike o enduro che sia. Infine una serata al Monte Stella a Milano per due scatti e delle “prove video”.

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Lo “Zio Jimbo” va bene, molto bene, la definirei una bici tuttofare proprio per le sue ottime doti di arrampicatrice, aiutati anche dalla doppia corona anteriore, e la fiducia che infonde una volta che la pendenza del sentiero diventa negativa

La poliedricità di una bici adatta a lunghe escursioni all mountain perché nasconde bene il suo peso (13,85 kg senza pedali, montata tubeless), ma che non disdegna la giornata (o il weekend) nel bikepark. Chiaramente se l’uso spazia così tanto da un estremo all’altro un “cambio gomme” è necessario, per cui doppia carcassa e mescola morbida per divertirsi senza pensieri ed osare qualcosa in più su tracciati sconnessi e rocciosi ed invece coperture scorrevoli, soprattutto al posteriore, per enduro e all mountain.

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Per quanto riguarda l’enduro, la rigidità del telaio unita a quella delle ruote fa sì che il mezzo risponda subito nei rilanci, la pedalata rimane sostenuta anche con l’ammo tutto aperto e ciò è grande vantaggio nelle sezioni pedalate tipiche di queste gare. Uniamo anche una buona maneggevolezza nel misto e nello stretto e una capacità di incassare alla grande i passaggi scassati o tecnici, il tutto grazie all’equilibrio tra l’angolo sterzo da 66°, il passo da 1160mm, il carro 429mm e l’angolo tubo piantone da 74°.

Abbiamo una bici “ready to race” sotto i tremila euro, con un peso relativamente contenuto ed un’ottima affidabilità, niente male! In salita la spinta sui pedali resta omogenea e la bici non “bobba” se si sta in sella, leggermente di più se ci alza sui pedali con la corona piccola, questo a compressione tutta aperta. Col Monarch chiuso sui tratti sconnessi è quasi troppo rigida, quindi ho usato sempre la modalità pedal tranne che su lunghe salite in asfalto. Come pressioni nelle sospensioni ho trovato un buon compromesso con 100 psi per la Pike e 150 psi per il mono, sperimentando anche setting diversi; la Uncle Jimbo, con questo duetto Rock Shox, il mio peso e il mio stile di guida lavora bene con un sag del 25% anteriore e 30% posteriore e i ritorni leggermente veloci. Amo le bici reattive e adoro saltare da una radice all’altra, spesso però perdo la stabilità sullo sconnesso veloce con un settaggio di questo tipo.

Con la Uncle non è successo, e sono davvero favorevolmente impressionato. Le scelta delle gomme Schwalbe Hans Dampf sia all’anteriore che al posteriore è l’unica cosa che non mi ha convinto, la vedo più come una gomma da trail bike, al posteriore. Questo perché, finché si usano i tasselli centrali fila tutto liscio e il grip è notevole, sia in salita che in discesa e in frenata.; il problema è quando si passa sui tasselli laterali, quindi in curve senza appoggio e contropendenze: i tasselli si piegano troppo e la perdita di aderenza è immediata, soprattutto al posteriore, complice anche la mescola più dura pacestar (trailstar all’anteriore). Inoltre se si abbassano le pressioni per cercare più grip la spalla del copertone cede e e si rischia di stallonare il tubeless o, se montate con camera, di pizzicare molto facilmente.

La doppia

DSC_8533Una doverosa parentesi va fatta sul discorso guarnitura, la “doppia” classica versus la “singola”: in un panorama mountainbike 2015 dove alcuni modelli di bici nascono per essere utilizzati solo con la corona singola anteriore vorrei, in modo provocatorio e scherzoso ovviamente, restare ancora attaccato al mio fedele “rampichino”, ovvero la corona piccola, la nonnetta (granny) come la chiamano gli inglesi. Questo perché amo fare lunghi giri alpini dove le salite sono importanti e ripide e le discese varie e spesso con tratti molto veloci; adoro gli strappi tecnici in salita tipo “muro” dove si fa gara a chi riesce a salire senza mettere il piede a terra e soprattutto ho già constatato che, senza un allenamento adeguato, spingere un 30 o un 32 anteriore con un 42 posteriore (nel caso di un XX1 o un X01 Sram, o 40 denti nel caso di Shimano) in contesti del genere diventa alla lunga una sofferenza anziché un piacere. Con una 28 denti davanti, a patto di poterla montare, si rischia di non avere rapporti in discesa, e quindi la coperta è sempre troppo corta da un lato o dall’altro.

Chiaramente su un mezzo da gara il monocorona ha senso, valutando con attenzione il numero di denti della corona in base al tipo di tracciato: mi è capitato in gara, con il 30/42, di non avere più rapporti da sfruttare e “mulinare” esageratamente nei rilanci in discesa. Oppure cuocermi troppo le gambe dopo tre salite da un’ora abbondante ed essere poco lucido e scattante nell’ultima prova speciale…

Comunque sia, il mio è solo un piccolo sfogo, la bici ideale deve avere il monocorona perché “fa figo” e “fa molto pro”!

Scherzi a parte, passerà poco tempo e sono sicuro che vedremo soluzioni adatte a risolvere anche questi problemi: confido davvero in un cambio interno al mozzo o alla guarnitura che ci separi definitivamente dal cambio posteriore, un’idea che è nata ai primi del 1900 ed è, a mio avviso, troppo fragile, esposta, scomoda e assolutamente vecchia, al giorno d’oggi.

Taglia telaio S M L XL
Cavallo consigliato (cm) 71-77 78-85 86-94 95-101
S M L XL
A – lunghezza tubo piantone 420 460 490 520
B – lunghezza tubo superiore 565 590 610 630
C – lunghezza tubo sterzo 115 125 135 150
D – angolo di sterzo 66° 66° 66° 66°
E – angolo sella 74° 74° 74° 74°
F – altezza mov. centrale 353 353 353 353
G – BB Drop 9 9 9 9
H – lunghezza foderi bassi 429 429 429 429
K – passo 1134 1160 1182 1204
L – reach 399 421 438 454
M – stack 580 590 599 612

Una bici davvero valida, in poche parole. Una di quelle che ti spiace restituire, anche se è “solo una 26”, come se istantaneamente tutte le bici con ruote da 26 pollici avessero improvvisamente perso valore

Chiaramente non è così, 26″ ain’t dead come sostengono molti inglesi e non solo, e a ragione, visto che ci sarà sempre una grossa fetta di biker che preferiranno questa misura… il problema, come per il modello in test, sarà trovarla: dall’anno prossimo infatti sarà disponibile solo in versione 27,5″. Di certo, se già con le ruote da 26″ la Uncle Jimbo va molto bene, con il nuovo standard aumenterà ancora di più la capacità di assorbire gli ostacoli… sono sincero, non vedo l’ora di mettere le mani sulla versione 650b!

La chicca

La Pike all’anteriore fa un gran lavoro, e lo fa davvero bene; il carro digerisce tutto, anche le pietraie più ostiche; è un mezzo scattante nei rilanci ma stabile in discesa, oltretutto arrampica con destrezza. Nasconde bene il suo peso.

La pecca

Le gomme non danno molta fiducia quando si cerca l’appoggio sui tasselli laterali. Il tappo dell’ammortizzatore è in posizione pericolosa per le ginocchia; in ottica “uso spinto” sarebbe utile un guidacatena inferiore per doppia corona.

Rose // Uncle Jimbo 2 Custom
Costruzione
Allestimento
Appoggi
Salita
Discesa
Scatto/rilancio
4.6Il nostro voto
Voti lettori: (16 Voti)

A proposito dell'autore

Sono cresciuto sulle due ruote: BMX, motocross, le prime MTB negli anni 80. Dal 2007 ho gareggiato per 10 anni nel downhill e nell'enduro in tutta Italia. Dal 2013 al 2019 ho lavorato con la scuola MTB Gravity School anche a Whistler, in Canada. Sono istruttore Federale FCI e Guida Nazionale MTB. Ho visto nascere BiciLive.it nel 2013 e ora mi occupo di MTB, ebike ed eMTB. La bici è il mio pane quotidiano!