L’apprendimento del gesto tecnico (chiamato anche gesto atletico) è definito “il verificarsi di un cambiamento relativamente permanente nella prestazione o nelle potenzialità di comportamento conseguibile attraverso l’esperienza diretta o l’osservazione degli altri” (Adams, 1971).

Parliamo quindi di una sorta di adattamento reso possibile da una serie di capacità (propriocettive, coordinative e condizionali) con un decisivo intervento del sistema nervoso.

Il gesto atletico è composto da una serie di movimenti volontari il cui fine è l’anticipazione del risultato da conseguire, sviluppando le soluzioni motorie migliori. Il ruolo dell’allenatore sarà quello di guida in questo percorso complesso. L’iter di apprendimento del gesto tecnico viene suddiviso, da Kurt Meinel, in 3 fasi principali, con caratteristiche ben definite e contornate da una serie di variabili fisiche, psicologiche e sociali che possono influenzare positivamente o negativamente il compito assegnato dall’allenatore all’allievo.

Fasi apprendimento motorio del gesto tecnico

Secondo la teoria di Meinel, fin dai primi tentativi di compiere un gesto tecnico, l’allievo potrà appropriarsi di una forma grezza e primitiva contenente tutti gli elementi fondamentali del gesto finale. 

Coordinazione grezza

È la fase in cui si ha il primo approccio con il nuovo gesto. La pratica verrà anticipata da una parte di informazioni teoriche che dovrebbero condurre alla formazione di una prima immagine mentale, molto approssimativa, del movimento finale. Alla teoria seguirà la pratica del nuovo gesto tecnico. Le prime esecuzioni saranno composte da movimenti imprecisi, aritmici e spesso impacciati, fino al raggiungimento delle prime forme di automatizzazione del movimento grossolano. L’informazione ricevuta, visiva e/o acustica, deve essere elaborata e tradotta in un linguaggio interno in grado di generare un cambiamento nel corpo. L’efficacia dell’elaborazione di un’informazione è soggetta a diverse variabili, tra cui la base di partenza, la capacità di adattamento e ragionamento, la capacità di attenzione.

Punti chiave per l’allenatore

– L’apprendimento del gesto tecnico sarà più efficace se inserito nelle fasi iniziali dell’allenamento, nel momento di massima freschezza mentale e fisica dell’allievo. – Linguaggio chiaro e semplice dal punto di vista sintattico, con numerosi riferimenti a aspetti concreti e l’utilizzo di un numero limitato di elementi.

Sarà necessario accertarsi che l’allievo abbia ricevuto le informazioni teoriche fondamentali per creare uno primitivo schema motorio mentale. – Alla spiegazione teorica seguirà una dimostrazione dell’allenatore.

L’allievo eseguirà il movimento subito dopo la dimostrazione. – Durante l’osservazione del modello (allenatore in questo caso), lui stesso dovrà enfatizzare gli aspetti del movimento cui l’allievo dovrà prestare maggiore attenzione.Suddividere il gesto tecnico in più movimenti. Dovrà essere un percorso propedeutico composto da esercizi chiari e di facile esecuzione.

Coordinazione fine

Gli automatismi appresi nella fase precedente iniziano a essere perfezionati e diventano più efficienti, con una migliore fluidità e economicità del movimento. Il gesto assume una buona costanza se l’allievo non viene disturbato da fattori sfavorevoli. biker impara a far un drop con la mtb

Punti chiave per l’allenatore

– L’esecuzione del movimento completo si svolgerà in condizioni non complesse, limitando i fattori di influenza interni e esterni. – L’allievo sarà in grado di eseguire il gesto tecnico senza errori, in condizioni non complesse. – Il movimento verrà ripetuto molte volte per migliorare i dettagli esecutivi – L’allenatore utilizzerà informazioni verbali e pratiche per correggere l’allievo, il quale avrà già acquisito il controllo del movimento e potrà quindi correggere eventuali errori su guida dell’allenatore. – La visualizzazione mentale del gesto tecnico, da parte dell’allievo, sarà completa e quindi il movimento sarà analizzabile dallo stesso, a fine esecuzione.

Disponibilità variabile per il gesto tecnico

L’automatismo del gesto tecnico raggiunge il livello massimo con una proporzionale diminuzione dell’attenzione volontaria durante l’esecuzione, dando la possibilità all’allievo di concentrarsi su altri compiti. In questa fase finale la coordinazione del movimento sarà consolidata con una completa autonomia dell’allievo nella gestione del movimento. Ma il successo dell’apprendimento di un gesto tecnico non è dato semplicemente dal raggiungimento della completa autonomia di ripetizione meccanica del gesto. A ciò sarà necessario affiancare un lavoro di attenzione cosciente ben finalizzato. Solo a questo punto si arriverà ad avere la piena padronanza del gesto tecnico, riuscendolo a adattare a diverse situazioni grazie alla creatività e reattività di inventare o modificare schemi percettivi e motori.

Punti chiave per l’allenatore

– L’esecuzione del movimento completo si svolgerà in differenti contesti, con l’influenza di fattori interni e esterni. Si presenteranno quindi delle condizioni variabili. – L’allenatore dovrà tenere conto dello stile personale di esecuzione del gesto e il modello di riferimento ideale. – Nel caso in cui ci sia una riduzione del rendimento del gesto tecnico sarà necessario valutare se questa carenza sia dovuta a differenze tra modello di riferimento ideale e stile personale. – Differenze e/o carenze antropometriche, carenze nelle capacità condizionali e/o coordinative e lacune tecniche sono le cause principali di erronea esecuzione del gesto tecnico.

Fattori che provano l’avvenuto apprendimento del gesto tecnico

Magill (2001) ha voluto raccogliere i fattori che danno prova dell’apprendimento: Il miglioramento. Dopo aver ripetuto più volte il gesto tecnico, quest’ultimo deve essere eseguito in modo più efficace e preciso rispetto a prima. Un numero elevato di ripetizioni risulta essenziale per immagazzinare una quantità di informazioni necessarie per portare a un miglioramento del gesto. La costanza. Il gesto, dopo averlo acquisito, dovrà essere ripetuto costantemente per poter essere gestito al maglio dal punto di vista esecutivo e tecnico. Per “ripetutamente” si intende più volte durante la settimana. Con un numero esiguo di allenamenti settimanali non raggiungerete mai la massima potenzialità in un determinato gesto tecnico. La persistenza. Il gesto tecnico diventa permanente in modo relativo, ovvero si può protrarre e ripetere sempre per periodi di tempo più lunghi. L’adattabilità. Capacità di modificare e portare a termine con successo un gesto tecnico in condizioni non previste.

Fattori influenzanti l’apprendimento del gesto tecnico

La variabilità individuale dell’apprendimento è molto elevata, così come i fattori influenzanti. Elenco solo i più significanti: Fattori personali Le capacità coordinative sono i pilastri neurologici sui quali si baseranno tutti gli step di apprendimento. Un requisito indispensabile per la realizzazione di gesti tecnici. Un atleta motivato sarà più attento ed efficiente nell’esecuzione dei compiti a lui assegnati. Fattori strutturali Morfotipo, proporzioni corporee, stato fisico, mobilità articolare e capacità condizionali. Fattori ambientali Ambiente di lavoro, interazioni con compagni, cultura, istruzione. “Ciò che si può apprendere dipende da ciò che già si è appreso” sequenza di un biker mentre prova un salto con la mountain bike

Gesto tecnico: interventi dell’allenatore

Il ruolo dell’allenatore durante l’apprendimento del gesto tecnico è quello di guida e come tale dovrà comportarsi. Interventi troppo frequenti minerebbero la sicurezza dell’allievo creando una sorta di dipendenza dal giudizio dell’allenatore con una conseguente limitazione delle capacità di analisi e risoluzione dei problemi da parte dell’allievo. Sarà di estrema importanza chiedere all’allievo di dare dei feedback sulle sue sensazioni riguardanti l’esecuzione e i fattori influenzati il gesto tecnico. Gli interventi saranno quindi puntuali e tempestivi, caratterizzati da critiche precise e costruttive, facenti il più possibile riferimento agli organi di senso: “Quando sei in bici guarda avanti”. Un valore aggiunto è quello di un linguaggio capace di creare immagini mentali. Focalizzarsi sui gesti da compiere e non su quelli da evitare e cercare di costruire sempre frasi “in positivo”. In questo modo l’allievo si concentrerà su cosa deve fare e non su cosa deve evitare di fare. Ad esempio dire “quando devi saltare stai sempre in piedi” ha un altro effetto rispetto a “quando devi saltare non stare mai seduto”, così come “mantieni la velocità” crea un’immagine positiva, anche nell’inconscio, rispetto a “non rallentare”.

Bibliografia

Meinel, K., e Schnabel, G. (1977). Teoria del movimento. Tr. it. Roma: Società Stampa Sportiva, 1984. Magill, R.A. (1993). Motor learning: concepts and applications (4rd ed.). Dubuque, IA: Brown & Benchmark. Schmidt, R.A. (1991). Motor learning and performance. Champaign, IL: Human Kinetics.

A proposito dell'autore

Osteopata D.O., chinesiologo e tecnico FCI. Appassionato di sport individuali e gareggia in mtb dal 2006, ottenendo buoni risultati nel downhill ma partecipando a gare di ogni specialità. Socio fondatore di Promosport Racing e Boschi Sport club, due associazioni volte a seguire quelle che sono le sue idee di sport: aggregazione, divertimento e competizione.