Cratoni, il brand tedesco sul mercato da quasi 40 anni e distribuito da  Wiener Bike Parts (www.bike-parts.de) ha realizzato la seconda versione dell’Interceptor e propone un casco enduro e downhill fullface che fa della leggerezza la sua arma vincente.

Con un peso di 770 grammi in taglia S/M, l’Interceptor 2.0 si colloca tra i più leggeri sul mercato ma dispone di varie certificazioni tra cui lo standard per bike park ATSM.

È disponibile in tre colori e due taglie al prezzo di 279,95 euro.

Vediamo come si è comportato in tre mesi di test.

Cratoni Interceptor 2.0, caratteristiche tecniche

Realizzato con una costruzione composita, presenta una classica calotta in EPS iniettata nel guscio in policarbonato.

Sono 23 le prese d’aria, mentre gli interni chiamati Clean Tex sono trattati appositamente per prevenire la formazione di batteri, caratteristica volta ad aumentare la durata del prodotto e mantenerlo anche più igienico.

Il sistema di canali interni è studiato per garantire un flusso d’aria in entrata e in uscita, mentre la fibbia del cinghietto sottogola è a doppia D in stile motociclistico.

A livello di sicurezza troviamo in primis la certificazione ASTM F1952-15, quella americana CPSC, nonché quella base europea CE EN1078.

In pillole

  • Calotta in EPS
  • Guscio in policarbonato
  • Protezione estesa antigraffi
  • 23 aperture di ventilazione
  • Visiera fissa ma staccabile in caso di caduta
  • Sistema di chiusura a D-ring
  • Sacca per il casco inclusa
  • Imbottiture di ricambio per la regolazione della taglia incluse
  • Peso: 770 grammi dichiarati, 806 grammi rilevati in taglia M-L
  • Taglie: SM (54-58cm), ML (58-61cm)
  • Tre colori, Matt White (in test), Matt Black e Grey-Lime Matt
  • Prezzo: 279,95 euro

Foto di Claudio Riotti durante il test del casco cratoni interceptor 2.0

Il test del Cratoni Interceptor 2.0: leggero, sicuro e ventilato

L’Interceptor 2.0 è un casco integrale con un look moderno e accattivante. Come su gran parte dei caschi integrali, la visiera è fissa: non si può però né alzare né abbassare. Presenta un design abbastanza spigoloso ma lascia comunque lo spazio per alloggiare una maschera sotto di essa grazie ai due incavi sui lati.

Questo aspetto è voluto perché in caso di caduta la visiera si stacca piuttosto facilmente limitando i possibili danni dati dall’iperestensione del capo all’indietro. Purtroppo in questo caso ho proprio “testato” il casco con un bel volo contro un albero, a causa di un altro biker che mi è caduto davanti in velocità: fortunatamente, la visiera si è staccata immediatamente e non c’è stata nessuna conseguenza a parte un po’ di dolori per una settimana. La visiera l’ho poi ri-applicata grazie ai tre piccoli perni a pressione.

La colorazione, quella in test Matt White, mi piace molto e anche sotto al sole il colore chiaro permette al casco di non scaldarsi troppo, al contrario di colori scuri o neri.

La maglia personalizzata Bicilive è di Velorum.

Una volta indossato, l’Interceptor è comodo e quasi non sembra un integrale dato il suo peso ridotto che, bilancia alla mano, è di 806 grammi in taglia M-L.

Benché sicura come soluzione dato che non c’è il rischio che si allenti o si apra da sola, la chiusura del cinturino con gli anelli a D richiede un po’ di pratica. Con i guanti invernali ho dovuto effettuare diversi tentativi per riuscire ad allacciare il casco. Più facile slacciarlo, ma diciamo che è tutta questione di abitudine perché quando andavo in moto esisteva solo quella e nessuno si lamentava.

La parte posteriore presenta un design per la ritenzione dell’elastico della maschera.

Essendo un classico casco da downhill non troviamo sistemi di regolazione a rotelle. Tuttavia la vestibilità è ottimale e personalizzabile grazie alle tre coppie di guanciali e due cuscinetti per il collo di diversi spessori. Le imbottiture sono ancorate al casco tramite i classici bottoncini a pressione mentre quella sopra alla testa è unica ed è fissata con il classico velcro.

Provato con diverse maschere e occhiali, non presenta nessun problema di compatibilità, anzi l’apertura è molto ampia, mentre l’elastico dell’eventuale maschera resta in posizione grazie alla modellatura della parte posteriore della calotta.

Le 23 prese d’aria di ventilazione e il sistema Air Duct offrono una ventilazione molto elevata fin dalle basse velocità. Si riesce a percepire il vento tra i capelli (ad averceli, sigh!) e addirittura in inverno ho dovuto mettere un “buff” come sottocasco per non avere freddo alla testa, cosa che di solito con altri caschi integrali non mi capita.

In salita e in pedalata la ventilazione resta buona, tuttavia i guanciali trasmettono un po’ di calore e verrebbe voglia, sulle ascese più lunghe tipiche dei trasferimenti in gare di enduro, di staccarli come fanno i pro per avere un po’ più di aria sul viso, cosa che comunque è facilissima da fare grazie ai bottoni a pressione.

Infine, a livello “sonoro” è un casco che permette di sentire chiaramente i suoni intorno a noi, cosa che apprezzo particolarmente sia per i rumori provenienti dalla bici o dall’ebike sia quelli di altri biker quando siamo nei boschi, o ancora, i rumori del traffico nei trasferimenti in città.

Foto di Claudio Riotti durante il test del casco cratoni interceptor 2.0

Conclusioni

Cratoni ha voluto creare un prodotto che ponesse la massima enfasi su ventilazione, sicurezza e peso ridotto. L’Interceptor 2.0 centra tutti e tre gli obiettivi ed è un casco molto areato, comodo e personalizzabile nella calzata.

Le varie certificazioni e la qualità costruttiva giustificano in parte il prezzo di 279,95 euro ma a questa cifra sarebbe stato ancora meglio trovare anche un sistema di dissipazione degli impatti rotazionali che ormai la maggioranza dei brand offrono su prodotti analoghi.

Lo vedo perfetto per tutti coloro che cerchino un casco molto ventilato e desiderino più protezione in gara o nelle uscite enduro e all mountain, senza avere la sensazione di “chiusura” che alcuni altri integrali danno.

Per maggiori informazioni visita il sito ufficiale Cratoni.

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A proposito dell'autore

Sono cresciuto sulle due ruote: BMX, motocross, le prime MTB negli anni 80. Dal 2007 ho gareggiato per 10 anni nel downhill e nell'enduro in tutta Italia. Dal 2013 al 2019 ho lavorato con la scuola MTB Gravity School anche a Whistler, in Canada. Sono istruttore Federale FCI e Guida Nazionale MTB. Ho visto nascere BiciLive.it nel 2013 e ora mi occupo di MTB, ebike ed eMTB. La bici è il mio pane quotidiano!