Il test della Merida One-Sixty 6000 2023: una enduro mullet davvero prestante Claudio Riotti 21 Dicembre 2022 Test Articolo sponsorizzato Merida Italy (www.merida-bikes.com) ci ha dato la possibilità di testare la nuova mountain bike da enduro One-Sixty nella versione 6000. Si tratta di un modello in carbonio completamente rivoluzionato con soluzioni tecniche molto interessanti che andremo ad analizzare nei paragrafi seguenti. In gamma esistono cinque modelli, tre in carbonio e due in alluminio. La One-Sixty 6000 in test è la prima delle versioni in carbonio ed è disponibile al prezzo di 6.170 euro. La versione base in alluminio parte da 3.490 euro. Troviamo ben cinque taglie, dalla XS alla XL, dove le prime tre taglie piccole nascono mullet mentre la L e la XL sono di serie con ruote 29″, ma tutte sono utilizzabili sia 29/29 che 29/27.5″ grazie a un flip chip nel link dell’ammortizzatore che permette di mantenere le geometrie sostanzialmente invariate. A fianco alla One-Sixty troviamo la One-Forty, la sorella minore con 140 mm di escursione che condivide tutte le innovazioni descritte in questo articolo. Ne abbiamo già parlato nel nostro articolo Merida One-Sixty e One-Forty 2023. Guardate il nostro video test per sapere come va questa Merida “dal vivo”, proseguete poi nella lettura per maggiori dettagli. Merida One-Sixty 6000, caratteristiche tecniche Telaio: One-Sixty CF4 III Forcella: Rock Shox Zeb Select Ammortizzatore: Rock Shox Super Deluxe Select+ Freni: Shimano SLX M7120 a 4 pistoncini con dischi 203 mm a/p Attacco manubrio Merida 40 mm, manubrio Merida Team TR 780 mm Ø35 mm Trasmissione Shimano SLX/Race Face Turbine, cassetta 10-51, corona 34T Reggisella telescopico Merida Team TR 230-30 mm Pneumatici Maxxis Assegai MaxxGrip e DHR II MaxxTerra, Double Down Peso rilevato taglia M: 15,5 kg con camere d’aria, senza pedali, taglia M Peso massimo consentito rider+bici: 135 kg Taglie: XShort, Short, Mid, Long, XLong Colori: DARK PURPLE o SILVER/BLACK Prezzo: 6.170 euro Il carro presenta foderi alti e bassi solidali, senza snodi, con un nuovo sistema chiamato FAST, Flexstay Adjustable Size Tuned. Notare anche la protezione del fodero basso. La One-Sixty nel colore Dark Purple è davvero aggressiva e accattivante, nel Black Silver del nostro test è più sobria e piacerà ai rider che amano il classico nero. Le finiture sono ben realizzate e l’attenzione ai particolari, come vedremo, è altissima. Come geometrie troviamo un angolo sterzo di 64° e un angolo sella di 79°, super verticale (sulla One-Forty è addirittura 80°!). Il reach in taglia M è di ben 470 mm. Abbiamo poi uno stack di 615 mm, carro di 434 mm e interasse di 1242 mm. La forcella è da 170 mm, l’escursione posteriore è da 171 mm con ruota 27.5″ e 162 mm con ruota 29″. Sotto al tubo obliquo la protezione in gomma del telaio è in realtà un tappo per chiudere un vano portaoggetti che dà accesso anche ai cavi. La leva del perno posteriore serve per aprirlo dato che offre una brugola da 6 e da 4 mm. Oltre a dotarla di angoli e misure super moderne, Merida ha ideato per questa piattaforma di bici da trail ed enduro un nuovo sistema di geometrie denominato AGILOMETER. Si tratta di lasciare al rider la possibilità di scegliere tra una bici più stabile o più agile dove però lunghezza del tubo piantone, altezza di sterzo (stack) cambiano di pochissimo nelle varie taglie. Per esempio con i miei 170 cm andrei benissimo anche su una S se volessi un mezzo più maneggevole e con una sospensione più progressiva. Il reggisella telescopico Team TR realizzato in collaborazione con Limotec. Per ottenere questo risultato, gli ingegneri di Merida hanno scelto con cura le geometrie e mantenuto il tubo piantone ininterrotto e utilizzare un reggisella regolabile da 30 a 230 mm su tutte le taglie così da non avere più reggisella troppo corti (come se ne vedono molti su tantissime MTB ed ebike, anche 2023) o troppo lunghi. Chapeau per Merida e in tutta sincerità consiglierei agli altri brand di prendere nota. Il flipchip per montare ruote da 27,5 o 29″ senza variare la geometria. Il sistema di sospensione è denominato FAST (Flexstay-Adjustable-Size-Tuned) ed è caratterizzato da un carro senza snodi ma con i foderi alti che presentano una minima flessione (sia su carbonio che alluminio) e una curva di progressione che cambia con il crescere delle taglie. Questo per eliminare il peso e la manutenzione di ulteriori cuscinetti e ottenere un carro rigido e comunque reattivo. Il parafango di serie è ben realizzato e utile a proteggere il fulcro principale del carro e l’ammortizzatore. Con questo sistema, se nel mio caso scelgo una M per maggiore stabilità significa che sono un rider più evoluto e quindi teoricamente con uno stile di guida più aggressivo. Da qui la necessità di una maggior progressività rispetto a una taglia S. Stessa cosa per le taglie L e XL, dove inoltre va considerato il peso maggiore di rider più alti che richiede appunto un sistema più progressivo per evitare i fine corsa. La forcella RockShox ZEB Select da 170 mm. Tante sottigliezze tecniche “sulla carta” richiedono anche una certa esperienza per essere capite sul campo: la One-Sixty però è molto sincera e trasmette sensazioni che tutti i rider possono comprendere facilmente. Passiamo quindi al test e al comportamento della One-Sixty nei vari contesti… I passaggi più tosti diventano facili in sella alla One-Sixty. Test: la Merida One-Sixty 6000 “on the trail” Grazie a Merida Italy ho potuto usare questa bici per diversi mesi passando dai bike park ai sentieri rocciosi di Finale Ligure finendo poi sui “miei” trail del Campo dei Fiori di Varese, location che utilizzo per tutti i test MTB ed e-MTB che trovate su queste pagine. Ho iniziato la prova con un classico sag del 25% anteriore e 30% posteriore, 1.5 e 1.8 bar anteriori e posteriori nei pneumatici montati con camera d’aria e poi ho personalizzato le regolazioni mano a mano che prendevo confidenza con il mezzo. Il RockShox Super Deluxe Select+ ci ha soddisfatto, tuttavia la cinematica è predisposta anche per un ammortizzatore a molla. Sospensioni più sostenute, attacco manubrio abbassato di uno spessore, gomme più morbide (1.2 e 1.5 bar a/p, peso 72 kg vestito da bici) e un ritorno più lento al posteriore sono state le modifiche che mi hanno permesso di trovare il giusto compromesso per fare un po’ di tutto, dai salti allo scassato, dal flow allo stretto. La regolazione dell’altezza del reggisella Team TR prodotto da Limotec che va da 30 a 230 mm richiede qualche minuto ma poi è un “set and forget” (regola e dimentica) e il funzionamento è stato impeccabile. Per regolare l’escursione basta agire su una piccola brugola alla base del reggisella. Sulla taglia M del test, con il mio cavallo, ho utilizzato una escursione di ben 186 mm, la più lunga mai provata su una bici da enduro. Questo perché il tubo piantone della One Sixty è dritto ed è di soli 410 mm sulla M, 400 sulla S e 425 sulla L. A mio avviso questa è la caratteristica più distintiva, assieme alla sospensione posteriore, che fa della One-Sixty una enduro “a sé” nel panorama odierno. La borraccia Fidlock è molto comoda. In salita La posizione in sella in pedalata è piuttosto avanzata a causa del tubo piantone da 79°: in salita va benissimo, un po’ meno se si fanno lunghi trasferimenti in piano dove si avverte un po’ di pressione alle mani sul manubrio. Teniamo conto che non è una bici fatta per questo, ma studiata per salire con calma in cima e poi aprire il gas in discesa. A tutti gli effetti questa geometria moderna richiede un minimo di adattamento, anche perché la bici da seduti sembra “corta” ma una volta in piedi si percepisce l’ampiezza delle sue misure. Con i suoi 16 kg tra pedali, borraccia e accessori, la One-Sixty non è una delle enduro più veloci in salita, complici ovviamente anche le coperture a doppia spalla e le camere d’aria. Di certo una trasformazione in tubeless (che consigliamo vivamente) permette di risparmiare qualche centinaio di grammi e sicuramente rende le masse in rotazione più leggere e la bici più agile. Il passaggio cavi è interno alla serie sterzo. Ho utilizzato il blocco dell’ammortizzatore solo su ascese asfaltate mentre sui trail l’ho lasciato aperto per sfruttare il buon grip della ruota posteriore, sia in piedi che seduti, ottenuto anche grazie alle basse pressioni degli pneumatici e una regolazione del ritorno che preferisco abbastanza frenata. Il carro non oscilla mai e sui ripidi più estremi la ruota anteriore non si è mai alzata, cosa che è successa invece con altre mountain bike mullet. Nel tecnico e nello scavalcamento di ostacoli in successione la bici risulta abbastanza agile: in questi frangenti con la ruota posteriore da 29″ le prestazioni potrebbero migliorare, ma poi bisognerebbe valutare il comportamento complessivo nello stretto e nel guidato in discesa che con le ruote differenziate è molto buono. In discesa Guardando il video potete capire che questa è una bici nata per andare forte sullo scassato, sulle pietraie e letti di radici, ma non solo: anche nelle curve in successione, nei sentieri alpini ricchi di switchbacks (tornantini) e nel guidato medio/stretto la Merida One-Sixty dà le sue belle soddisfazioni, a patto di condurla con grinta e con una guida moderna, ovvero pompando spesso la bici e caricando l’anteriore. Sui salti è composta e prevedibile, negli atterraggi anche lunghi non fa una piega grazie all’ottimo lavoro svolto dalla cinematica progressiva. Di certo il suo pane sono i sentieri impegnativi, i salti e le alte velocità, frangenti in cui davvero permette di mollare i freni, perdonare errori e far alzare l’asticella di diverse tacche ad ogni rider che la sappia condurre con un minimo di tecnica e di decisione. Il mini tool sotto la sella è utile e ben fissato. Il carro con la cinematica FAST lavora molto bene: assorbe efficacemente le piccole asperità e incassa i colpi in successione senza battere ciglio. La forcella ZEB Select è rigida e discretamente precisa ma quando il gioco si fa duro l’idraulica fatica a stare dietro all’ammortizzatore Super Deluxe Select+ e alla lunga stanca le mani. Un aggiunta di token e un cambio d’olio con un prodotto più performante sicuramente aiuterebbero a migliorarne il comportamento. Il supporto per alloggiare uno strap per la camera d’aria. Trasmissione e freni Shimano sono una garanzia, così come gli pneumatici Double Down di Maxxis con tripla mescola differenziata (3C MaxxGrip e 3C MaxxTerra), molto morbida all’anteriore e semi morbida al posteriore. Ho volutamente mantenuto le camere d’aria al loro interno per valutarne la robustezza e mi sono stupito di non aver mai bucato neanche con pressioni basse e sentieri molto rocciosi. Test Merida One-Sixty 6000 2023: conclusioni Merida ha fatto centro con questa nuova piattaforma da enduro e trail. Nello specifico, la One-Sixty 6000 si è rivelata un’ottima MTB da enduro, reattiva, moderna, ricca di dettagli e dannatamente veloce. Difatti, in mano a racer esperti è un’affilata arma da gara mentre per gli amanti dei bike park è il mezzo adatto con cui andare grosso sui salti e “svrappare” ogni sponda. Per il neofita rappresenta un inizio, uno strumento con cui progredire che dà molta confidenza e permette di alzare i limiti in sicurezza. Il rapporto qualità prezzo con 6.170 euro è buono e in quest’analisi teniamo conto anche di tutte le ingegnose soluzioni tecniche che danno la possibilità di girare senza zaino o marsupio. Da segnalare che nel periodo di test di tre mesi non ho mai forato né avuto un problema sulla bici. La One-Sixty è promossa a pieni voti! Per maggiori informazioni visita il sito ufficiale Merida. Se siete appassionati anche di gravel o strada, qui trovate il nuovo listino prezzi e catalogo bici strada gravel Merida 2023. In attesa della nuova gamma 2023 per le ebike invece, consulta il catalogo ebike Merida 2022.