E’ con viva soddisfazione che abbiamo raccolto l’invito di Sergio Laurino di Winora per provare la nuova Haibike XDURO AMT RX 27.5 a Pogno (No), località che ormai è entrata nel cuore di ogni endurista che si rispetti, in occasione della quinta Enduro dei Gufi, alla quale noi partecipiamo con entusiasmo grazie ad Andrea Leo di 360 Enduro.
Potrebbe sembrare un controsenso, parliamo infatti di una disciplina che oltre alla tecnica in discesa esalta anche la pedalata, ma i ragazzi di 360 Enduro hanno le idee ben chiare: tra le altre cose, vogliono spingere sull’innovazione e rendere queste gare più alla portata di tutti, sia verso i giovani, con due nuove categorie per gli esordienti e gli allievi (dai 13 ai 16 anni), sia per le ebike, tanto da inserire nel loro circuito piemontese di otto tappe la nuovissima categoria “biciclette a pedalata assistita”.

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Com’è fatta e come va

La Haibike XDURO 27,5″ è una bella enduro con telaio in alluminio da 150mm di escursione anteriore e posteriore. All’occhio la linea risulta abbastanza leggera e gli accostamenti cromatici sono piacevoli e moderni. Il triangolo anteriore è stato studiato per accogliere all’altezza del movimento centrale un motore “mid” Bosch 36 Volt da 250 Watt Performance Line con energia fornita da una batteria al litio da 400Wh. Il sistema è gestibile dal manubrio sul lato sinistro con una piccola pulsantiera abbastanza efficace ed al centro un grande (e molto esposto) display lcd illuminato fornisce le indicazioni su velocità, carica della batteria, modalità di assistenza ed altro ancora.

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Piccola anticipazione: questa stessa ebike verrà messa alla prova e recensita in maniera più esaustiva dal nostro Alessandro Tedesco, “pedalatore elettrico” per eccellenza di BiciLive, durante uno dei suoi Coast2Coast Tour, in tre giorni di all-mountain sulle montagne dell’Atlas Marocchino e sei di XC fino al deserto! Per ora specifichiamo, per chi non le conosce, che le mtb “Pedelec” (abbreviazione di “Pedal Electric Cycle”) sono bici sulle quali è montato un motore elettrico che funziona solo in combinazione con la pedalata muscolare, ed una batteria che lo alimenta. La batteria viene ricaricata attraverso una normale presa di corrente. Il rider può regolare l’intensità della spinta fornita dal motore scegliendo il livello di assistenza più adeguato al percorso ed alle proprie necessità tra quattro livelli: eco, touring, sport e turbo.

Il Codice della Strada definisce i “velocipedi” all’Art.50:
“…sono considerati velocipedi le biciclette a pedalata assistita, dotate di un motore ausiliario elettrico avente potenza nominale continua massima di 0,25 KW la cui alimentazione è progressivamente ridotta ed infine interrotta quando il veicolo raggiunge i 25 km/h…”, ed ecco una delle caratteristiche che mi è piaciuta meno, ma che in un ambito competitivo garantisce ad equiparare il campo delle bici elettriche: nessuno può avere più di questo aiuto dal motore. 25km/h in salita sono tanti ma vi assicuro che in discesa si raggiungono (e si superano) in un attimo, soprattutto in tracciati veloci come a Pogno. Quindi ci si trova a pedalare un mezzo di quasi una decina di chili superiore alle moderne enduro su tratti medio lunghi, ed in questi casi gamba e fiato servono, garantito!

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L’integrazione del sistema motore+batteria fa infatti raggiungere al mezzo il ragguardevole peso di 22 kg con i pedali, tuttavia essendo posizionati in basso ed in centro la bici si comporta in modo molto bilanciato. Il modello provato non è il top della linea e forse molto più adatto all’All Mountain che alle gare enduro, infatti la componentistica è leggermente sottodimensionata per un uso aggressivo: la forcella Fox Talas Ctd con steli da 32mm è quella che ha evidenziato di più i suoi limiti durante la gara. A completare il montaggio troviamo ammortizzatore Fox Ctd, freni Shimano con dischi da 200mm anteriore e 180mm posteriore e componenti della casa Xlc, trasmissione e cambio Shimano, ruote sufficientemente robuste composte da mozzi Xlc e cerchi Dt Swiss. Qualche pecca nel reggisella Crank Brothers Kronolog che si abbassava pedalando, probabilmente solo da revisionare, e le coperture Schwalbe Hans Dampf PSC dal profilo molto tondeggiante che non ispirano fiducia quando si deve piegare la bici nelle contropendenze. Tra la componentistica non ho trovato di mio gradimento il manubrio troppo stretto: 70cm sono pochi, con un mezzo di questo peso avere una leva più stretta significa rischio di brusche sottosterzate; unite anche l’attacco manubrio leggermente lungo, 70mm, e la forcella da 32 e capite perché in discesa ho dovuto spesso stringere i denti nelle staccate ripide e nei tratti veloci e sconnessi.

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Dietro la bici digerisce bene buche e radici con un buon lavoro del carro posteriore, il sistema Sprocket Equalising System, quella rotella sopra alla corona anteriore, è un sistema studiato appositamente per avere un telaio più agile e scattante che fa coincidere il tiro catena al pivot inferiore della sospensione a quattro punti di infulcro, in modo da non avere pedal kick back pur usando una corona molto piccola (16 denti). In alcune situazioni la Haibike richiede un po’ di adattamento, nelle compressioni e sui dossi resta ovviamente più pigra di una mtb normale, lo stesso nelle staccate veloci dove bisogna ricordarsi di anticipare la frenata. Inoltre riuscire a sollevare le ruote da terra diventa un gesto molto più fisico, che impegna maggiormente braccia e gambe, ma non è impossibile. La difficoltà maggiore comunque è stata trovarsi in ambito race con un mezzo provato poco e non settato al meglio sul mio peso e il mio stile di guida, di sicuro un paio di discese in più mi avrebbero permesso di trovare un feeling migliore con la XDURO.

Per quanto riguarda il consumo di batteria usando la modalità touring per una sola salita e quella turbo e sport nelle due Ps ho terminato la gara (mezza gara in realtà) con tre tacche su cinque di carica rimanente, quindi abbastanza per un’altra salita e forse un’altra Ps. Il comando sinistro per gestire le modalità è semplice da azionare ma durante una speciale ho provato ad aumentare l’aiuto del motore poco prima di una salita e mi sono quasi trovato su una pianta per aver abbassato lo sguardo mezzo secondo, quindi anche questo semplice gesto richiede la dovuta pratica per essere gestito in ambito gara. Ho apprezzato il massimo aiuto del motore nei rilanci e negli strappi tipici di una gara di enduro ma confrontandomi con gli altri tester (c’erano cinque ebike in prova a Pogno) sono stato l’unico ad usare la modalità turbo in discesa, trovata troppo brusca come erogazione di potenza alla ruota per alcuni. Tutti e cinque comunque abbiamo consumato circa metà della carica del motore, sarebbe stato bello fare la gara intera per valutare la vera durata ed eventualmente studiare una tattica salva-batteria per trarre il massimo vantaggio dalle grandi potenzialità del mezzo.

Riflessioni

Piccola ma importante parentesi: sarei stato pronto ad affrontare la competizione anche con la mia solita bici “normale”, ma alcuni problemi di infiammazione al ginocchio sinistro hanno fatto sì che decidessi per il riposo, così da non sforzare l’articolazione in vista di altri impegni futuri. A pochi giorni dalla gara però l’email di Andrea mi ha fatto cambiare idea. La proposta era allettante, portare la Haibike sulle due lunghe risalite (circa 11km l’una) e le tre prove speciali di Pogno, tracciato intero quindi, e vedere come si comportava: l’uso della batteria, la maneggevolezza e tutto il resto. Accettando subito e sapendo che in questo modo sarebbe stato meno stressante pedalare per il mio ginocchio, mi è venuta spontanea una riflessione: pur non volendolo ricado nella categoria di persone che potrebbero avere bisogno di una ebike, coloro che per problemi fisici momentanei, permanenti o per riabilitazione, vuoi per l’età o il poco tempo a disposizione per allenarsi troverebbero nella ebike una buona compagna di divertimento.

Ho parlato a lungo con molti altri biker che naturalmente sulle salite mi guardavano come se imbrogliassi, per scambiare opinioni e idee sulla presenza di mezzi ibridi in una gara di enduro, e con questo articolo vorrei rimarcare il fatto che la bici elettrica non è barare, è una nuova categoria differente da tutte le altre.
Parliamo quindi di una cosa che non può e non deve essere paragonata al normale “fatica in salita-divertimento in discesa”, e così dovrà essere vista. Una nuova concezione e filosofia di gara, dove tutte le ebike devono avere le stesse caratteristiche e limitazioni e solo l’abilità del pilota nel limitare il consumo della batteria e nel saper portare un mezzo molto più pesante della norma farà la differenza. Una cosa completamente a sé, anche come tempi di partenza (partire prima di tutti sarebbe perfetto) e tempi di risalita (naturalmente più stretti), di modo da non creare polemiche e garantire il divertimento per tutti.

La gara

La gara, che giunge alla quinta edizione dell’Enduro dei Gufi, è stata baciata da un caldo e benvenuto sole primaverile dopo le piogge delle ultime settimane, premiando così l’ottimo lavoro svolto dai Gufi, Cico Bikes e Team Locca. Stessi tracciati dello scorso anno, Ps1 e 2 in sequenza e poi tutti su di nuovo per la Ps3 Pogno, una delle più belle e complete, con il gran finale sui tornantini dove il pubblico si ferma sempre a tifare i propri campioni. Nella classifica assoluta Davide Sottocornola si riconferma Re di Pogno per l’ennesima volta seguito a ruota dal giovane compagno di squadra e “pupillo” Matteo Raimondi al secondo posto. Andrea Gamenara, downhiller della Nazionale Italiana, ottiene un buon terzo posto dimostrando grandi potenzialità anche nell’enduro. Un altro giovane come Matteo da tenere d’occhio è Jacopo Orbassano, che vedo molto determinato quest’anno, infatti chiude in quarta posizione. Andrea Toniati si piazza in quinta dimostrando la supremazia dei local su questi tracciati.

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Nella classifica ebike il sottoscritto riesce a gestire il mezzo mai provato, l’influenza e gli acciacchi e si piazza primo, secondo Daniel Naftali e terzo Andrea Nico . Un plauso al grande speaker della DH italiana Ugo de Cresi che ha commentato con entusiasmo tutta la lunga giornata (le premiazioni sono avvenute alle 18.30)!

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333 iscritti, un ottimo numero per essere la prima tappa del circuito. Forse proprio per alcuni dettagli ancora da rodare la segreteria di gara la mattina si è trovata in difficoltà e molta gente ha dovuto aspettare ore per avere numero e orari di partenza. Il motivo è anche dato dal fatto che parecchi hanno deciso di iscriversi la mattina stessa, sicuramente dalle prossime tappe la situazione migliorerà. Lo stesso mi auguro per le ebike che sono state fatte partire per ultime, dopo quasi 4 ore di attesa, nella categoria Promo (solo Ps1 e Ps2), quindi senza neanche poter fare la gara completa, con ampia delusione da parte di coloro che come me volevano mettere alla prova la durata della batteria. Cito da regolamento 360 Enduro: “Questa categoria (ebike) farà classifica a parte e partirà comunque prima della gara delle biciclette normali.Il tempo di trasferimento per questa categoria è di 30 minuti inferiore rispetto alla categoria bici tradizionali”. Parlando con gli organizzatori mi è stato detto che per questa volta è andata così anche per i suddetti problemi, ma nelle prossime tappe si troverà una soluzione più consona. E’ ciò che mi auguro perché il bello è proprio saper dosare l’uso della batteria su più salite per non restare “a secco” proprio quando serve.

Lo rifarei?

Certo che sì, restando in casa Haibike proverei anche il modello NDURO da 180mm di escursione, in modo da poter aprire veramente il gas in discesa! Spenderei più tempo per settare la ebike al mio peso e stile di guida e vorrei avere la consapevolezza di poter fare tutta la gara in modo da giocarmela sul serio.
Sono convinto che basterà aspettare qualche anno per avere mtb ebike dello stesso peso delle bici normali, e quello che ora è la stranezza diventerà la consuetudine. Magari nelle gare di enduro non avranno molto successo ma mai dire mai…

Intanto non mi resta che consigliarvi una cosa: provatene assolutamente una!

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A proposito dell'autore

Sono cresciuto sulle due ruote: BMX, motocross, le prime MTB negli anni 80. Dal 2007 ho gareggiato per 10 anni nel downhill e nell'enduro in tutta Italia. Dal 2013 al 2019 ho lavorato con la scuola MTB Gravity School anche a Whistler, in Canada. Sono istruttore Federale FCI e Guida Nazionale MTB. Ho visto nascere BiciLive.it nel 2013 e ora mi occupo di MTB, ebike ed eMTB. La bici è il mio pane quotidiano!