Caschi mtb: quale scegliere per acquistare un prodotto sicuro? Claudio Riotti 6 Marzo 2022 Wiki Bike In ambito mountain bike è ormai esperienza rarissima incontrare un biker senza il casco ben allacciato in testa. Nell’off-road il rischio di una caduta è sempre in agguato, ma anche semplicemente uno scontro con rami o altri oggetti volanti non identificati può avere conseguenze negative se non si indossa il caschetto. Un segnale positivo: la sensibilità sul tema della sicurezza, che proprio nel casco ha la massima sintesi, è ormai un fatto condiviso da quasi tutti gli appassionati di due ruote. Ora sono gli stradisti a dover afferrare fino in fondo l’estrema necessità del casco: in città, in montagna e sulle colline capita ancora di vedere ciclisti a capo scoperto, soprattutto d’estate, certi che l’abbronzatura sia più importante della sicurezza e che cadere a 40 o 50 km/h sull’asfalto sia un evento per loro improbabile. Il casco protegge. Sempre e comunque. Non esiste sentiero o strada anche priva di traffico in cui la protezione per la testa sia superflua. Dalle più piccole ferite, abrasioni e tagli, fino ai traumi cranici indotti da cadute violente (che causano uno scuotimento del cervello all’interno del cranio): il casco è da considerarsi un salvavita. Il rischio di farsi male è sempre in agguato, sia che si affronti una discesa di downhill tra alberi, fango e rocce, sia che si pedali su una ciclovia pianeggiante. Omologazione del casco da mtb Quando si acquista un casco, la prima domanda da porsi è se sia omologato. Occhi puntati sull’etichetta che riporta la dicitura CE EN 1078. Questa è garanzia di qualità del prodotto, un aspetto che fa rima con sicurezza e tutela del biker in caso di caduta o urto. Ormai quasi tutti i caschi in commercio rispettano le regole dell’omologazione, ma è pur vero che qualche prodotto d’importazione extra-europea potrebbe rappresentare l’eccezione alla regola. Mountain bike: qual è la nostra disciplina? A questo punto è necessario scegliere il casco in funzione alla disciplina mtb praticata: cross country e all mountain, oppure enduro e downhill? A ognuna corrisponde una tipologia di casco diversa per design, caratteristiche di aerazione e aerodinamica, tutte componenti volte a garantire la sicurezza. Esiste una bipartizione di massima che racchiude le tipologie di elmetto. Il casco da xc e all mountain, di norma un casco aperto (che quindi non protegge il mento). E il caschetto chiuso o integrale, da enduro e downhill (con mentoniera fissa oppure removibile), un casco all’apparenza simile a quello da motocross, ma più leggero e specifico per le due ruote senza motore. I caschi da mountain bike si dividono in due macro categorie: aperti, usati prevalentemente da chi pratica XC e all mountain, o integrali, indicati per l’enduro e il downhill. Caschi mtb aperti Il casco aperto assicura protezione per la testa e la nuca. L’obiettivo del prodotto è riparare il biker dalle cadute rovinose e dall’impatto con ostacoli, quali i rami degli alberi quando affrontiamo una bella escursione nei boschi. Per il cross country, di norma, il design è meno marcato in corrispondenza della nuca; per l’enduro, al contrario, il casco è più coprente anche sulla parte retrostante della testa per assicurare la massima protezione in una disciplina dove le cadute sono più frequenti e talvolta più rovinose. Ogni casco aperto è dotato di feritoie per la ventilazione canalizzata che garantiscono una buona aerazione alla testa. Evitare che il casco ci faccia sudare in modo eccessivo è un imperativo categorico. Basti pensare a una lunga pedalata d’estate sotto il sole pomeridiano per comprendere quanto l’aspetto della ventilazione sia essenziale. Infine, il casco aperto pensato per il cross country è inoltre più affusolato al fine di garantire la minor resistenza possibile all’aria. La visiera nei caschetti mtb La gran parte dei caschi aperti per mtb ha una piccola visiera anteriore regolabile. Questo particolare serve a proteggere dai raggi del sole e a riparare gli occhi, non solo dalla pioggia in caso di maltempo, ma anche da diversi pericoli in agguato: rami, fronde, rovi, a volte anche ragnatele. Tra quelli da mountainbike, I caschi da XC sono quelli più leggeri, con la visiera più piccola e con una forma affusolata o alcuni dettagli per migliorare l’aerodinamica. Caschi integrali da mtb Gli sportivi amanti dell’adrenalina e dei bike park in cui praticare il downhill, così come quelli che amano alternare salite e discese toste tipiche dell’enduro, devono indossare un casco integrale. Questo si distingue dal caschetto aperto per la mentoniera a protezione di mento, mandibole e denti. Un plus essenziale in caso di cadute violente. La struttura rigida del casco così come l’imbottitura interna (nei prodotti premium staccabile e lavabile al termine dell’uscita) generalmente maggiore garantiscono la massima protezione. Questa tipologia di casco è generalmente più pesante (i migliori si aggirano sui 750/950 grammi) e meno aerata. Immancabile la visiera anteriore più grande e coprente. Alcuni caschi integrali sulla visiera presentano un aggancio per l’action camera: il modo migliore per filmare le imprese in tempo reale, senza utilizzare supporti sul manubrio o di altra natura. I caschi integrali da mtb più completi in circolazione sono compatibili con i sistemi Neck Brace, gli accessori simili a collari messi a punto dalle aziende a protezione dei danni alla colonna vertebrale. Danni che si possono generare in caso di cadute violente, che provocano forti scuotimenti del collo portando con sé conseguenze gravi. I caschi chiusi (o integrali) hanno una visiera più grande, spesso sono dotati del supporto per l’action cam, sono più pesanti ma garantiscono un livello di protezione molto più alto. Caschi mtb con mentoniera removibile Un’ottima soluzione intermedia tra casco aperto e casco chiuso ha ormai messo radici sul mercato: il casco con mentoniera removibile. La mentoniera, con un po’ di pratica, si riesce a togliere (e rimettere) in un meno di un minuto come abbiamo visto in questo test, senza bisogno di alcun attrezzo e senza dover togliere il casco stesso. Un casco double-face: perfetto per le discese, e ideale anche per i tratti pedalati (riponendo la mentoniera nello zainetto). I caschi integrali e con mentoniera removibile consentono di indossare sia gli occhiali da mtb sia la maschera (simile a quelle da sci) a protezione degli occhi. Con l’affermarsi della disciplina enduro, alcuni marchi hanno lanciato dei caschi “ibridi”: la mentoniera, staccabile, può essere riposta nello zaino durante le salite e montata in pochi secondi prima delle discese. Le parti che compongono un casco da mtb Ogni caschetto è composto da diversi componenti quali la calotta esterna, quella interna (a sua volta dotata di sistemi di sicurezza aggiuntivi), il sistema di ritenzione sulla nuca e i cinghietti sottogola. Vediamoli nel dettaglio. Calotta esterna Realizzata in genere in policarbonato, verniciata e a volte rivestita da uno strato di lucido per la protezione dagli agenti atmosferici, è la parte immediatamente visibile dell’elmetto. Calotta interna Comfort e protezione assicurato dall’EPS (Polistirene Espanso Sintetizzato), materiale morbido che viene saldato alla calotta esterna, con cui è realizzata la maggior parte dei caschi in commercio. La ricerca in corso negli ultimi anni ha portato le aziende a sperimentare anche altri materiali, quali composti schiumati con differente densità o materiali con cellule disposte in modo particolare, per esempio a nido d’ape. La calotta ha quindi la funzione di assorbire gli urti in caso di caduta. In tali circostanze la calotta si deforma ed evita che il cervello subisca scuotimenti dentro il cranio che potrebbero portare a danni irreparabili. Sistemi di sicurezza aggiuntivi: MIPS L’esperienza del motociclismo è stata importata con grande beneficio nel mondo del ciclo con la tecnologia MIPS (Multi-directional Impact Protection System) che sempre più aziende adottano sui loro prodotti. Cosè il MIPS? Uno strato flottante, una piccola “sotto calotta” interna al casco che riesce ad assorbire la maggioranza dell’energia rotazionale in caso di urto, dissipandola in modo che non venga trasferita alla testa del biker. In questo test il nostro Claudio Riotti ha davvero messo alla prova l’efficacia del sistema MIPS, uscendo fortunatamente indenne da una forte collisione contro un albero. Il MIPS è una tecnologia presente sul mercato da alcuni anni che viene impiegata sui modelli top di gamma dei vari caschi in commercio. Fissaggio posteriore dei caschetti mtb Alla base della nuca due segmenti graduati, avvicinandosi o allontanandosi, permettono di regolare alla perfezione il diametro del casco. Ruotando una rotella, il sistema oggi più in voga, si ottiene la misura ideale. Esistono anche sistemi di regolazione diversi ma generalmente sono più scomodi in quanto bisogna utilizzare due mani per allargare o stringere il casco, invece di una mano sola nel caso della classica rotella. Cinturini del casco mtb Realizzati in generalmente in nylon e materiali plastici, permettono di fissare il casco sotto al mento. I caschetti aperti presentano quasi tutti una fibbia in plastica come chiusura, alcuni invece un sistema ad allacciatura magnetica molto comodo e sicuro chiamato “Fidlock“. I caschi integrali possono avere, in ordine di sicurezza: la chiusura doppio anello come quella usata in ambito motociclistico, il Fidlock o la semplice fibbia in plastica (sconsigliata su questi tipo di casco). I caschi da mtb hanno un sistema posteriore, generalmente a rotella, per regolare la calzata. Il casco va poi fissato grazie a delle fibbie da chiudere sotto il mento. Quali elementi valutare in fase d’acquisto? E come si prova il casco? Tutti le aziende realizzano caschi in diverse misure che corrispondono a una circonferenza della testa maggiore o minore (la si può misurare con un metro flessibile da sarto all’altezza della fronte). Il casco non deve essere né troppo grande né troppo piccolo. Come scegliere la taglia? Basta indossarlo, regolare al meglio i cinturini (che devono aderire al volto senza lasciare spazi e senza arrecare fastidio) e il fissaggio posteriore. A questo punto basta una semplice prova: scuotere la testa, agitandola in modo energico, e verificare che il casco non si muova. La cinghia a Y Non è mai superfluo ricordare, inoltre, che la fibbietta della cinghia a “Y” va posizionata esattamente sotto l’orecchio: in questo modo il casco non si muove, anche in caso di caduta. Se dovete usare degli occhiali da mtb indossateli quando provate il casco e verificate che non ci siano interferenze con le astine e il modello di caschetto che state valutando. Controllo del caschetto mtb Prima di acquistare un casco valutate se la calotta esterna presenti segni di abrasione, graffi o qualsiasi indicazione che possa far supporre un precedente utilizzo o un difetto di fabbricazione. La calotta interna deve apparire priva di tagli e segni d’usura, così come i cinturini e il fissaggio posteriore. Caschetti mtb: prezzi e pesi A ogni biker il proprio budget. Chi non teme spese folli può stare certo: un casco costoso, magari oltre i 150 euro per un modello aperto, è di norma un ottimo prodotto che garantisce leggerezza, qualità dei materiali (ciò si traduce anche in una maggiore durata di cinturini e componenti), capacità di aerazione e comodità. Non è detto, però, che un casco abbastanza economico (un elmetto aperto da 40 euro, uno chiuso sotto i 100) sia necessariamente da scartare. Il gap di prezzo si tradurrà in peso maggiore e magari qualità delle materie impiegate minore, ma il punto principale, la garanzia di sicurezza, è certificato dall’omologazione. Al netto del blasone del brand (che può influire molto sulla spesa), in genere un casco molto costoso ha come prima caratteristica il peso da piuma, e viceversa. Nello scegliere il casco valutate bene il principale utilizzo che ne farete e, ovviamente, sceglietelo esattamente della vostra taglia! Considerazioni extra Luci e catarifrangenti – Alcuni caschi sono compatibili con sistemi d’illuminazione che possono esservi montati per garantire di essere sempre ben individuabili anche di notte o in assenza di luce. In commercio anche prodotti con adesivi catarifrangenti. Retina per insetti – Altri prodotti sono forniti di una retina posta all’altezza dei canali di ventilazione che impedisce agli insetti di finire all’interno del casco. Un elemento per i biker che prediligano le uscite off-road tra boschi e località di extra-urbane. Avete mai provato l’esperienza di trovare un’ape impazzita nel vostro casco? Compatibilità con attacchi action camera – La maggior parte dei caschi aperti oggi in commercio sono compatibili con i sistemi di ancoraggio delle action camera più diffuse, di norma costituiti da una cinghia di plastica da ancorare alla calotta esterna. Altri caschi, in particolare quelli integrali, hanno appositi attacchi pensati per le stesse videocamere. Colori moda – L’influenza della moda si fa sentire anche sui colori più diffusi dei caschi. Se il nero, il bianco e il rosso continuano a esercitare un certo fascino, oggi in commercio una ricca gamma di colori, in particolare fluorescenti, per essere sempre alla moda. Dal giallo all’arancione, dal verde al rosa shocking. Oltre all’estetica un casco di colore sgargiante è un saggio accorgimento in fatto di sicurezza, aumentando la visibilità del biker in ogni contesto e condizione meteo. Il casco va indossato sempre, la caduta può capitare a chi pratichi downhill o enduro ma anche a chi stia pedalando tranquillamente in un sentiero o in una stradina. Dopo una caduta significativa o comunque dopo 5-6 anni, il casco va cambiato. Pulizia e cura del casco Il casco è a diretto contatto con la pelle del nostro volto e i capelli, e a pochi centimetri di distanza da un organo iper sensibile come gli occhi. Senza contare pioggia, polvere, fango, smog che il casco “respira” a ogni uscita. Una buona norma è quindi lavare l’elmetto con una certa regolarità. Come? È davvero facile. Per i lacci e la calotta interna (se non staccabile e quindi lavabile a parte) bastano acqua e un sapone liquido neutro e poco aggressivo. Per la calotta esterna si trovano in commercio alcuni pulitori spray appositi sotto forma di schiuma. Usati con uno straccetto, gli spray permettono di rimuovere la sporcizia senza intaccare la vernice protettiva. Nei negozi specializzati nel mondo bike o negli store on-line si trovano anche schiume pensate per la pulizia della calotta interna se questa non fosse amovibile, così come di altri accessori o indumenti che vengono a contatto con la pelle, per esempio i guanti. Si tratta di soluzioni ideali per detergere e rinfrescare (le schiume possono essere aromatizzate in vari gusti) la calotta interna dopo ogni uscita. Il casco va quindi fatto asciugare all’aria, senza sottoporlo a fonti di calore in modo diretto: armarsi di pazienza, specie nei mesi invernali. Conservare il casco in un luogo asciutto che non superi la temperatura di 60° C e al riparo dai raggi UV. La regola aurea dei caschetti mtb Un casco da mtb nel momento in cui subisca un colpo, oppure cada da una certa altezza dal suolo (anche da una sedia o un tavolo), termina la sua vita utile. Anche se non presenta alcun apparente segno di rottura, in queste circostanze il casco va sostituito senza indugi. Affinché i materiali che compongono l’elmetto possano conservare le loro peculiarità in fatto di protezione e le caratteristiche di assorbimento dell’urto sopra descritte, il casco non deve aver subito alcun urto di forte entità. È buona norma, inoltre, che il casco venga sostituito entro 5/6 anni dall’acquisto anche in caso di cura maniacale. Conclusioni La scelta del casco può impegnare per molte ore: dal design, il colore, il marchio, generalmente i primi elementi che condizionano la nostra scelta, l’approfondimento si sposta su molti altri elementi, in primis la sicurezza. Di conseguenza, qualunque modello scegliate, l’importante è assicurarsi che il casco rispetti l’omologazione, sia della vostra taglia e venga sempre indossato in modo corretto e ben allacciato. Se interessati, leggete anche gli altri nostri tutorial “Come regolare la mtb” e “Come guidare un’ebike” e “come iniziare con il gravel“. Articolo scritto in collaborazione con: Giulio Masperi. Vi suggeriamo di seguirci oltre che qui su bicilive.it anche sul nostro canale YouTube e sulla nostra pagina Instagram. Infine elenchiamo anche i nostri articoli e test precedenti realizzati su alcuni prodotti Deuter: Prova accessori Deuter: borse Aviant Duffel Pro, zaini Attack e marsupio Pulse Pro 5 Gli accessori per il ciclista urbano di Deuter Test zaino MTB Deuter Trans Alpine 30 News sugli zaini MTB Deuter Race e Race Air News sullo zaino MTB Deuter FLYT 20 Test borsa-zaino da bici Deuter XBerg Test zaino MTB Deuter Race Air 14+3