Oggi proponiamo ai nostri lettori questo tutorial per i principianti della MTB dedicato a Come iniziare in mountain bike, una guida per tutti coloro che sono stati recentemente contagiati dalla passione per le ruote artigliate ma non sanno ancora bene cosa fare per divertirsi in sicurezza e con consapevolezza.

Bene, avete sfogliato riviste, letto articoli su internet, siete rimasti affascinati da quelle MTB così robuste ed eleganti al tempo stesso, magari con doppia sospensione (full suspended) che le fa sembrare simili a una moto da cross, ma ancora meglio perché più agili e sinuose?

Poi, dopo un’estenuante selezione dove avete cercato di spendere meno ma di avere la bici più vicina ai vostri sogni, l’avete comprata ed ora è lì, vi aspetta per essere portata in mezzo ai boschi alla scoperta di sentieri che profumano di pino, lontano dal caos quotidiano della città.

Un rider scende per uno sterrato con una mtb full Ktm

A questo punto, per godervi ogni vostro giro al meglio dovete essere in grado di fargli fare ciò che serve quando serve, dovete saperla utilizzare in modo da ottenere il flow, vale a dire la capacità di saper affrontare gli ostacoli del sentiero in modo da non fermarvi e creare così continuità di movimento e divertimento.

Cercheremo di darvi le nozioni di base per poter iniziare ad affrontare l’offroad con soddisfazione e cominciare a divertirvi!

Vedremo innanzitutto quali sono le posizioni in sella alla MTB in ogni situazione, poi parleremo di come impostare le curve, come sollevare la ruota anteriore per superare gli ostacoli, come affrontare i primi salti (drop) e il ripido, come superare in sicurezza rocce e radici, come sfruttare al meglio le caratteristiche ammortizzanti di braccia e gambe.

Siete pronti? Si comincia!

Questo tutorial dedicato alla “guida MTB” per principianti che vogliono cominciare è molto lungo e approfondito, per aiutare la lettura abbiamo creato questo sommario dei contenuti:

La posizione in MTB
La posizione in salita e in pianura
La posizione in discesa
La posizione corretta di ogni parte del corpo in discesa
Guarda avanti: ok, ma quanto?
Come curvare in MTB
La posizione delle leve dei comandi sul manubrio della MTB
Come sollevare la ruota anteriore della MTB
Come saltare dall’alto in basso in MTB
Come affrontare il ripido in MTB
Come affrontare radici e rocce sul sentiero
Consigli finali

La posizione in MTB

Quando si va in MTB e si fa fuoristrada tecnico dobbiamo distinguere due fasi in maniera molto netta: quella della salita e quella della discesa. È chiaro che su qualsiasi tipo di bicicletta ci troveremo ad affrontare la salita e la discesa, ma nel caso della MTB le due fasi sono così diverse che richiedono un’impostazione diversa.

Cominceremo a parlare di posizione sulla mountain bike in salita per poi passare a quella da tenere in discesa.

Foto di Claudio Riotti durante una discesa in eMTB

In discesa la postura non è mai uguale perché si adatta al terreno e alla pendenza, tuttavia la postura nella foto è una buona partenza.

 

La posizione in salita e in pianura

Facciamo però un piccolo passo indietro, l’altezza sella: ci sono diversi metodi per regolare l’altezza del sellino, uno dei più immediati e abbastanza precisi è quello di regolare l’altezza sella fino a poter poggiare il tallone sul pedale con la gamba completamente estesa nel punto più basso della pedivella. Questa posizione consente una pedalata efficiente e fa in modo che le gambe possano esercitare forza in modo ottimale.

Le braccia non vanno tenute dritte ma devono essere leggermente flesse, la testa va tenuta eretta, lo sguardo in avanti e la schiena possibilmente dritta e non curva.

Questa è la posizione in cui vi dovreste trovare da seduti.

In salita, su un terreno dissestato sarà necessario spostare il busto a seconda della condizione del terreno: questo lo farete allontanando o avvicinando il busto al manubrio con le braccia, utilizzandole come un ammortizzatore naturale. In alcuni tratti, nei più tecnici, sarà necessario alzarsi in piedi e spostare il peso del corpo in avanti o indietro per ottenere trazione e alleggerire la bici sull’avantreno o sul retrotreno per scavalcare gli ostacoli.

Per prendere dimestichezza con queste manovre sarà necessario scegliere un tratto in salita moderatamente sconnesso e imparare gradualmente a fare queste piccole compensazioni in avanti o indietro fin quando vi verranno del tutto naturali.

Claudio Riotti scende per un percorso nel bosco con la sua mountainbike

In salita, con un po’ di esercizio vi verrà spontaneo muovervi nella maniera più consona al terreno che state affrontando, mentre nella fase di discesa bisognerà curare di più la tecnica per ottenere un ritmo appagante e la capacità di affrontare in tranquillità salti, drop, radici e pietraie.

La posizione in discesa

Prima di cominciare a parlarvi di discesa è importante dirvi che dovrete procurarvi delle protezioni. Sono molto utili per proteggere il vostro corpo sempre, anche quando sarete esperti, e in particolar modo all’inizio quando avete meno dimestichezza con la MTB.

Per ulteriori informazioni sulle protezioni MTB potete leggere il nostro articolo dedicato.

La posizione corretta da assumere con i piedi durante una discesa in mtb

La posizione in discesa, a differenza di quella in salita, è in piedi con le gambe leggermente flesse, i gomiti larghi ma non troppo, lo sguardo avanti e il sedere che resta sopra alla sella, ma naturalmente questa non è una postura fissa perché il terreno che passa sotto le ruote continua a cambiare.

Come regola di base certamente non bisogna stare seduti perché non è possibile avere la mobilità necessaria a spostare il corpo in modo da ottenere il comportamento ideale del mezzo per superare gli ostacoli. Inoltre, stando in piedi abbiamo a disposizione la sospensione più efficiente che esista: le nostre gambe.

Quando andiamo in discesa con la nostra MTB dobbiamo inizialmente sforzarci di allineare il nostro corpo secondo uno schema ben definito che trovate descritto molto bene in questo articolo sulla postura in MTB in discesa.

Le prime volte non sarà facile perché la nostra mente elabora solo un’informazione per volta, per cui mentre pensiamo alle gambe ci dimentichiamo di piegare le braccia e così via, ma con un po’ di pazienza e ponendo l’attenzione a una cosa per volta il corpo piano piano metterà tutto insieme e ci troveremo nella posizione corretta.

La posizione corretta di ogni parte del corpo in discesa

Vediamo ora ogni distretto corporeo e la sua posizione corretta in fase di discesa in MTB.

Il bacino: in certe manovre, questa parte del nostro corpo funziona come un pendolo che oscilla in avanti e indietro oppure ruota a destra e a sinistra a seconda di ciò che stiamo affrontando. Se siamo su un ripido il bacino si sposterà in basso e leggermente indietro (ma attenzione a non indietreggiare troppo) per evitare un OTB (over the bar, ribaltamento in avanti), stessa cosa se affrontiamo un drop cioè un gradone, il bacino si sposta indietro per una breve frazione di secondo per compensare la tendenza dell’anteriore a cadere in avanti: questo ci consente un atterraggio con la bici orizzontale evitando un impuntamento.

Un mountainbiker si abbassa per affrontare al meglio una discesa sulla sua mtb

Anche in caso di energica frenata, per evitare il sollevamento del posteriore, spostiamo leggermente il bacino indietro.

Il bacino è il direttore del movimento: io insegno arti marziali da più di vent’anni e lo so bene. Pensate che la famosa cintura nera, tanto sospirata e mitizzata da noi occidentali, è semplicemente la capacità acquisita di muovere il bacino. Il nero nella simbologia orientale significa potere e vestire una cintura nera sul bacino significa aver raggiunto il “potere del bacino”.

Tornando alla MTB, la rotazione del bacino, quindi lo spostamento delle anche verso sinistra o destra fa sì che la bici si orienti in quella direzione.

È tutto il corpo che guida, non solo le braccia. La maestria nella guida della MTB in discesa si raggiunge quando è tutto il corpo a guidare perché se le braccia e le spalle girano e il bacino va dritto otterremo una risposta dissonante e la bici non avrà precisione nella traiettoria.

Così come nell’atto di colpire un avversario tutto il mio corpo deve partecipare a inviare forza alla mano che rappresenta il punto di contatto con l’avversario. Quindi tutto il corpo si muove nella stessa direzione per ottenere un risultato efficace.

Un rider professionista affronta una discesa in sella ad una mtb full-suspended Ktm

Le spalle: questa parte del nostro corpo deve essere il più possibile rilassata. Quando siamo tesi le spalle si contraggono e si alzano verso l’alto, questa tensione si comunica quindi alle braccia e va a irrigidire le mani.

La tensione delle spalle crea tensione nella parte alta del corpo e potete ben immaginare che questo porterà ad un conflitto tra le reazioni della bici che scorre sul terreno e il vostro busto che anziché assecondarle le contrasta innescando pericolose sbandate.

I piedi: in discesa le pedivelle vanno posizionate parallele al terreno, quindi a ore 3 e a ore 9. Inoltre, sia che usiate pedali a sgancio e sia che usiate pedali flat, il piede anteriore va posizionato con il tallone verso il basso (c’è sempre un piede dominante, piano piano lo scoprirete anche voi). Provate ad appoggiare le punte dei piedi su uno scalino e abbassare i talloni, la posizione da tenere è questa. In questo modo l’articolazione della caviglia diventa un primo filtro in grado di assorbire le asperità del terreno.

Un rider pedala la sua mtb Wilier Triestina mantenendo lo sguardo in avanti

Guarda avanti: ok, ma quanto?

Ora che abbiamo chiarito la posizione del corpo vediamo dove deve andare il nostro sguardo.

Il segreto per non farsi cogliere impreparati da un ostacolo in discesa sia esso radice, sasso, cunetta, compressione o altro è guardare avanti. Ma quanto? A seconda delle situazioni quattro o cinque metri davanti a noi sono sufficienti, ma dipende sempre dalla nostra velocità e dal tipo di trail che ci si presenta davanti. Un tornante stretto richiede una visione dei pochi metri visibili davanti a noi mentre una sezione veloce affrontata a 30 km/h necessita di uno sguardo molto avanzato, anche 10 metri.

All’inizio provate a guardare avanti dai 3 ai 5 metri su un tratto facile e vi accorgerete che pur guardando avanti state tenendo sotto controllo anche gli ostacoli più vicini all’anteriore della vostra bici. Si chiama “visione periferica” e non si fissa su un punto preciso ma tiene sotto controllo tutto ciò che è presente nel vostro campo visivo.

Viene anche detta “visione dell’aquila” poiché quando il rapace è in caccia, pur tenendo sotto controllo la preda che sta per ghermire deve controllare anche l’ambiente circostante per non schiantarsi su un albero o su una roccia.

Se invece guardate la ruota anteriore, la vostra discesa sarà destinata a concludersi con una caduta perché non sarete in grado di anticipare gli ostacoli per tempo.

Un rider pedala una mountainbike biammortizzata Merida mantenendo lo sguardo avanti

Inoltre, guardate sempre nella direzione che volete percorrere! Non guardate ad esempio un grosso sasso che trovate sul sentiero: sembra incredibile ma ci finirete contro.

Voi andate sempre dove i vostri occhi si posano. Anche in salita, se state salendo su un tratto tecnico e mentre siete sotto sforzo mantenete lo sguardo un secondo in più di quello strettamente necessario a valutare il terreno su una grossa radice, ci andrete a finire inevitabilmente sopra.

Come curvare in MTB

Ricordando che questo tutorial è rivolto a chi sta muovendo i primi passi in MTB, ci atterremo a una trattazione generica della curva, senza andare ad analizzare la curva su sponda in bike park o la curva su sentiero alpino ripido e stretto, proprio per il fatto che sconsigliamo chi è alle prime armi di cimentarsi in situazioni che potrà affrontare con più tranquillità quando avrà accumulato un po’ di esperienza.

Per imparare ad avere una buona impostazione del vostro corpo in curva vi consiglio di scegliere un tratto in piano e mettere degli ostacoli che segneranno il punto dove cambiare direzione. Il primo accorgimento da mettere in atto è che, da una certa velocità in poi, la bici curva se noi la incliniamo. Inoltre, in curva i pedali vanno posizionati in modo corretto.

Un mountainbiker affronta una curva con la posizione del corpo corretta

In una impostazione classica, il pedale sull’esterno sta in basso ricevendo la pressione della gamba per ottenere aderenza sui tacchetti laterali delle ruote: di conseguenza il pedale si alza per evitare che, con la bici inclinata, la pedivella tocchi il terreno con conseguente rischio di caduta. Si cambia posizione tra una curva a destra e una a sinistra dando un colpo di pedale in senso orario (come quando si pedala normalmente) e non antiorario, questo per evitare problemi con la trasmissione e capire anche in che marcia siamo.

Nelle curve tutto parte dallo sguardo, la bici va dove state guardando.

Quindi la testa anticipa la curva guardando prima l’apice della curva e subito dopo il punto di uscita; le spalle ruotano verso l’interno della curva e così anche il busto e il bacino: concentrare l’azione sulla rotazione del bacino facilita questo allineamento.

Posizionando il corpo in questo modo rimarremo sempre frontali rispetto alla traiettoria che stiamo percorrendo e la bici sarà libera di piegarsi e muoversi liberamente sotto il nostro corpo.

La gamba esterna è piegata e ciò contribuisce ad abbassare il baricentro. Il ginocchio interno piegato ruota in direzione del centro curva

Il busto si abbassa sull’anteriore per dargli peso e aderenza, anche attraverso l’azione delle braccia: il braccio esterno è piegato più di quello interno ed entrambe le braccia creano un’azione di leva per far sì che i tasselli laterali della ruota anteriore abbiano grip (aderenza). Non curvate mai con le braccia dritte!

La posizione corretta dei pedali durante una curva con la mountainbike

I movimenti non sono particolarmente complessi ma affinché diventino naturali occorre ripeterli tante volte. In questo modo attiverete quelli che vengono chiamati automatismi iper-appresi, che significa che ho ripetuto così tante volte un movimento che l’ho scritto nella memoria del corpo e non devo pensare come fare per riprodurlo: accadrà semplicemente al bisogno.

Quando insegno le tecniche di combattimento spiego che è meglio ripetere una tecnica mille volte che ripetere mille tecniche una volta sola. Sotto sovraccarico sensoriale, più abbiamo ripetuto e più la tecnica uscirà spontanea. La stessa cosa accade in MTB.

Vi consiglio di sacrificare qualche uscita per lavorare sull’impostazione di curva, sarà un piccolo sacrificio da cui verrete ampiamente ripagati.

Una buona soluzione può consistere anche nel filmarsi con l’aiuto di un amico o da soli con un cavalletto. Questo vi aiuterà a vedere chiaramente dove intervenire per perfezionare la vostra tecnica.

Una rider pedala nel bosco con la sua mtb

La posizione delle leve dei comandi

Questo è un argomento spesso ignorato ma davvero importante. La posizione dei manettini e soprattutto delle leve dei freni influenza in modo determinante la nostra posizione in sella e il poter guidare la bici al meglio.

Se posizionate le leve troppo in basso, quando vi troverete a scendere sarete costretti a stare con il busto troppo in avanti inducendo così uno sbilanciamento dei pesi che può avere conseguenze spiacevoli come l’OTB (il ribaltamento, letteralmente la caduta oltre il manubrio, Over The Bar).

Vi consiglio quindi di posizionare i comandi e le leve dei freni in un modo che vi consenta di stare centrali sulla bici, in una posizione che vi consenta di arretrare o avanzare con il corpo in modo naturale a seconda delle necessità imposte dal tracciato che state percorrendo.

Inoltre, tutti comandi vanno posizionati in modo da essere utilizzabili senza dover spostare le mani dall’impugnatura sulle manopole, e i freni vanno azionati con il solo dito indice, per cui le leve vanno distanziate adeguatamente. Perché? I freni moderni sono molto potenti e l’indice può modulare la frenata al meglio mentre le altre quattro dita stringono la presa.

Come sollevare la ruota anteriore della MTB

Questa manovra è davvero alla base di ogni uscita in MTB. Sollevare la ruota anteriore ci salva da molti passaggi che altrimenti diventerebbero problematici, come un ostacolo inaspettato sul sentiero, un piccolo scalino naturale davanti a voi mentre salite sul trail.

Un primo esercizio facile da fare è trovare un marciapiede basso in una zona tranquilla vicino a casa vostra e provare a salirci sopra: ci sono diversi modi ma il più facile è, a velocità bassa, schiacciare verso il basso il manubrio per poi subito tirare verso indietro/alto con l’aiuto di un leggero spostamento del corpo sul posteriore della bici. Si tratta di un’azione tipo “botta e risposta” che con poco sforzo ci permette di sfruttare la risposta elastica della sospensione anteriore: la ruota si alza e sale sul gradino.

Una volta che la ruota anteriore è sul marciapiede bisogna spostare leggermente il peso del corpo in avanti per alleggerire il posteriore e farlo salire agevolmente.

Un rider impenna con la sua mountainbike

Chiaramente lo si può fare con qualsiasi tipo di bici ma qui, aiutati dalle sospensioni e ancor di più su una bici full-suspended, la manovra risulterà facile e intuitiva e inizierà a farvi prendere confidenza con il vostro mezzo.

Il consiglio è di fare questa manovra senza pedali a sgancio, ma con dei flat in modo da poter mettere i piedi a terra nel caso l’anteriore si alzi troppo.

Un tentativo dopo l’altro e senza fretta e sarete in grado di gestire meglio l’anteriore della vostra bici su qualsiasi tipo di sentiero.

Come saltare dall’alto in basso: piccoli drop crescono

Innanzitutto, spieghiamo bene cos’è un drop. Drop significa cadere in inglese, quindi il drop è un salto dall’alto verso il basso in cui non abbiamo una rampa (come ad esempio su un “panettone”, il classico salto presente nei bike park). Immaginate uno scalino alto: arrivate sullo scalino e scendete giù saltando verso il basso, avendo cura di mantenere la bici diritta e atterrare con le ruote pari in modo che non si impunti e provochi una caduta.

Quello che vedete nelle foto è un piccolo drop. Sul sentiero vi capiterà di trovare dei drop o gradoni di questo tipo e saperli affrontare sarà molto utile oltre che divertente.

Claudio Riotti affronta un "doppino" con la sua mtb

I primi drop che potete fare sono sempre i marciapiedi, sui quali potete allenare la tecnica senza rischiare nulla.

La tecnica nell’affrontare un drop consiste nell’arretrare con il sedere e allungare le braccia accompagnando la bici in avanti mentre si arriva sul bordo del marciapiede, in modo che l’anteriore non punti verso il basso. Lo sguardo è comunque avanti oltre l’ostacolo. Subito dopo l’azione di spinta in avanti si torna centrali sul mezzo e si assorbe l’atterraggio con braccia e gambe che si flettono. In questa maniera la bici atterrerà in maniera perfetta senza far cadere il biker.

Roberto Calcagnile affronta un droppino con la sua mountainbike

Tenete conto che su un marciapiede avete un atterraggio flat (cioè piatto) del tutto ininfluente sul vostro mezzo data la scarsa altezza da cui atterrate. Sui drop alti, quelli che trovate in bike park per intenderci, l’atterraggio è in discesa in modo da non sollecitare il telaio eccessivamente durante l’atterraggio, cosa che accadrebbe su un drop alto con un atterraggio piatto. In questo caso infatti il vostro peso verrebbe scaricato completamente sulla bici provocando la rottura dei componenti e, nei casi più sfortunati, anche la rottura del telaio, oltre che un contraccolpo molto forte che sicuramente si ripercuoterebbe sul vostro corpo.

A mano a mano che acquistate confidenza potrete cercare drop un po’ più alti su cui provare l’atterraggio e prendere sicurezza in questa manovra.

Come affrontare il ripido in MTB

Il ripido quando si è alle prime armi fa un certo effetto, ci siamo passati tutti. All’inizio, come è ovvio che sia, non andremo a cercare ripidi quasi verticali ma dovremo solo prendere confidenza con pendenze un po’ più marcate di quelle che siamo abituati ad affrontare.

Basta un ripido di pochi metri su cui iniziare a prendere confidenza e iniziare a lavorare. La chiave per affrontare bene un ripido è sì la compensazione con il fuorisella ma questo deve essere molto contenuto, possiamo dire che in realtà si sposta indietro il sedere ma si continua a sentire un po’ di contatto con la parte posteriore della sella, quindi come l’esempio in foto qui sotto.

Foto di Claudio Riotti su una MTB su un ripido

Sul ripido c’è la falsa concezione di dover arretrare, è invece meglio stare centrali per dare grip a entrambe le ruote.

 

Per cui assolutamente no al sedere sulla ruota posteriore: arretrare eccessivamente è il modo migliore per perdere il controllo del mezzo e cadere! In più con le braccia tese non si riesce né a guidare né a dare peso all’anteriore per poter frenare con il freno davanti, quello più importante.

Nell’affrontare un ripido quindi serve stare centrali, abbassare il busto, guardare avanti e mantenere i gomiti abbastanza larghi per poter avere spazio di “copiare” cioè seguire il terreno sotto la bici. In questa posizione, e non arretrando, darete grip cioè aderenza a entrambe le ruote.

Il grip è di fondamentale importanza perché vi permetterà di modulare la frenata e non arrivare troppo veloci in fondo al ripido. Andranno usati entrambi i freni di cui l’anteriore con una percentuale maggiore, modulando l’intensità della frenata per evitare sia il ribaltamento sia la perdita di controllo del posteriore.

Ricordatevi che mentre vi avvicinerete alla fine del ripido quindi al cambio di pendenza, sarà necessario ribilanciare i pesi e “pompando” ovvero spingendo con i piedi sulle pedivelle per stabilizzare il mezzo.

Come affrontare radici e rocce sul sentiero

Radici, rocce fisse e mobili sul sentiero sono il pane quotidiano del biker: imparare a destreggiarsi su questi ostacoli naturali è di fondamentale importanza.

La regola generale per le radici e cercare di passarci sopra il più perpendicolarmente possibile. Questo significa che se la radice taglia il sentiero dobbiamo cercare di passarla accorciando al massimo il tempo in cui ci troviamo sopra di essa.

La radice, se non si adotta questo prezioso accorgimento, diventa un binario che costringe la nostra ruota a una traiettoria che potrebbe condurre in una zona del sentiero pericolosa o a una caduta. Inoltre, le radici bagnate sono estremamente scivolose e anche i rider più esperti sanno quanto siano pericolose. In inverno dopo una pioggia o semplicemente a causa dell’umidità presente nei boschi nella brutta stagione potremmo spesso trovarci ad affrontare radici umide.

In questo caso serve mantenere sempre la traiettoria perpendicolare, stare leggeri sulla bici cercando di alleggerire la MTB scaricandola per quanto possibile del nostro peso sulle radici più diagonali, specialmente per quanto riguarda la ruota anteriore. Per fare ciò bisogna “leggere il terreno” per individuare le zone più pericolose (da alleggerire) e quelle invece dove si può caricare il mezzo.

Il consiglio è di arrivare prima della zona di radici guardando molto avanti proprio per cercare di capire come comportarsi, quindi dove e come alleggerire la bici. In gergo questa tecnica si chiama “anticipo”

Potete provare questa manovra mettendo un asse per terra su un tratto in piano. Dovete cercare di passarci sopra spostandolo il meno possibile e utilizzando la pompata, ovvero lo schiacciamento delle sospensioni per alleggerire la bici nella fase critica.

Per quanto riguarda le rocce possiamo scegliere di evitarle o di passarci sopra (soprattutto quelle fisse) copiandole se la loro conformazione non compromette la nostra sicurezza e soprattutto a seconda del livello di abilità che abbiamo raggiunto.

Un rider in sella alla propria mtb Wilier Triestina affronta un percorso roccioso

Un rock garden, (“giardino di roccia”, quindi una pietraia) si supera generalmente galleggiandoci sopra, vale a dire mantenendo una velocità di percorrenza tale che consenta alla bici di non fermarsi tra un ostacolo e l’altro ma di galleggiare appunto sopra alle punte dei vari ostacoli.

Questa, come la precedente, è una tecnica avanzata e la sconsigliamo a chi abbia scarsa confidenza con il mezzo: meglio scendere a piedi o aggirare le rocce o le radici pericolose.

In ultimo, il segreto per riuscire ad affrontare un trail in sicurezza ed in modo agile è dividerlo in sezioni. Prendete un tratto di sentiero di 15/30 metri ad esempio, guardatelo a piedi e scegliete la traiettoria che più vi sembra veloce o sicura, dopodiché provatela più volte fino a quando non riuscite a farla con un buon flow, vale a dire in modo scorrevole, continuo e senza fermarsi. Una volta che avete trovato un buon ritmo su una sezione ne provate un’altra e così via fino a quando non riuscite a fare metà trail e poi tutto il percorso intero con un buon ritmo di percorrenza.

Consigli finali

Privilegiate sempre la cura della tecnica di guida che vi consentirà di avere padronanza del mezzo.

Investite in un buon corso di guida MTB da una scuola o un istruttore qualificato e ne guadagnerete sicuramente in termini di sicurezza e divertimento.

Per quanto riguarda la velocità mantenetevi sempre in zona di sicurezza, massimo all’80% del vostro potenziale, questo vi garantirà un buon margine per evitare le cadute. Girare sempre al 100% vi espone a molti rischi.

Un rider pedala su una collina erbosa con una mtb Merida

Le gambe e le braccia sono le sospensioni più efficienti che abbiamo, usatele sempre, prendete la sana abitudine di “molleggiare” sempre con esse durante i vostri giri in MTB.

Respirate. State rilassati sulla vostra mountain bike, più siete tesi e più trasferite questa tensione al mezzo che diventerà come un cavallo imbizzarrito difficile da controllare. State centrali, morbidi e rilassati: dovete condurre la bici con dolcezza talvolta assecondandola e talvolta controllandola. È la capacità di discernere quando “cedere” e quando “imporsi” che vi farà diventare dei bravi biker.

Un ultimo importantissimo consiglio: prima di affrontare una discesa non ripetetevi mentalmente frasi del tipo: “Non devo cadere” o “Non voglio cadere”. Ripetetevi piuttosto: “Starò in equilibrio”, “Scenderò in sicurezza”. Gli psicologi sportivi insegnano che il nostro cervello non legge le negazioni, quindi se io mi dico: “Non devo cadere” il cervello legge solo la parola cadere e la intenderà come una mia volontà, facendo di tutto affinché si realizzi.

Auguro a tutti voi un buon divertimento in sella alle vostre amate MTB, sperando di avervi aiutato con queste prime nozioni ad avvicinarvi al fantastico mondo della mountain bike.

Articolo scritto in collaborazione con Claudio Riotti.

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A proposito dell'autore

Appassionato da sempre di sport. Le bici e le arti marziali lo accompagnano sin da bambino. Ama qualsiasi disciplina che preveda l’uso di due ruote a pedali, anche se la vocazione per eccellenza è la Mountain Bike, specie quando punta verso la discesa. Il Taijiquan diventa mestiere e la bici si coniuga perfettamente con la passione per la scrittura grazie alla collaborazione con la redazione di BiciLive.it.