Test Cannondale Scalpel Si 2017, prestazioni da Coppa del Mondo xc Claudio Riotti 3 Maggio 2016 Test Siamo stati invitati da Cannondale sulle sponde del lago di Garda a Bardolino (VR) ad una delle presentazioni più attese del periodo, il lancio della nuova Cannondale Scalpel Si. La Scalpel Si di nuova generazione è una mtb full da cross country/marathon con 100 mm di escursione anteriore e posteriore. La Scalpel Si Team con lo Sram Eagle 1×12, “sospesa” sulle acque della piscina dell’Aqualux Hotel dove si è svolta la presentazione alla stampa mondiale. “Si” significa System Integration, ovvero telaio, forcella e componenti chiave sono progettati per funzionare assieme e raggiungere la massima performance possibile. I tecnici Cannondale, con i feedback dei migliori atleti xc al mondo (tra cui il nostro Marco Aurelio Fontana e Manuel Fumic), hanno lavorato sodo per ottenere una race bike che potesse aggredire i tracciati cross country di nuova concezione, più tecnici e ripidi, fornendo comunque grandi prestazioni in salita. Ce l’hanno fatta? Secondo il nostro parere, sì. Molte sono le novità introdotte sulla nuova Scalpel Si, andiamo brevemente ad elencarle: Geometrie: sterzo aperto, front center lungo La Scalpel Si presenta un angolo di sterzo da 69,5°, quindi molto aperto per una xc (sul modello precedente era di 71,2°) e un front center, ovvero la distanza tra movimento centrale e mozzo anteriore, più lungo: Cannondale dimostra che anche su una bici da xc si possono adottare le tendenze di questi ultimi tempi, prese dal downhill e portate sulle bici da enduro (pensiamo alla tecnicità di alcuni tracciati dell’Enduro World Series) e via via, a seconda delle case, passate a tutte le altre tipologie di mtb. La piega in carbonio da 760 mm, le sottili manopole Cannondale e gli ottimi freni Shimano XTR. Rake e avancorsa Assieme al rake della forcella Lefty maggiorato di ben 55 mm (il rake, chiamato anche offset o “aggetto” è, in sostanza, l’avanzamento delle punte della forcella rispetto alla linea di sterzo) e un carro dalle dimensioni contenute di 435 mm, l’effetto finale provando la Scalpel è una grande confidenza in discesa sul ripido e sul tecnico e comunque un mantenimento dell’agilità, della manovrabilità e della precisione grazie anche all’avancorsa contenuto: quest’ultimo è la distanza espressa in millimetri tra le proiezioni a terra della perpendicolare passante per il centro della ruota e l’asse di rotazione della forcella, quindi la risultante tra rake, l’angolo di sterzo e la dimensione della ruota. Un offset (rake) più lungo permette di contenere la misura dell’avancorsa (la linea verde più marcata), donando maneggevolezza alle basse velocità. L’avancorsa (“trail” in inglese) influenza il comportamento dinamico della bicicletta. Un valore elevato di avancorsa porta a una maggiore stabilità direzionale, mentre un valore di avancorsa ridotto porta a effetti opposti, cioè a una migliore maneggevolezza, precisione e scioltezza nell’inserimento in curva (maggiore velocità nel cambio di direzione). La stabilità aumenta sia all’aumentare del rake sia all’apertura dell’angolo di sterzo, e bisogna anche tenere conto che solo trovando il miglior compromesso tra i tutti e tre i fattori (rake, angolo sterzo e avancorsa) si ottiene un mezzo stabile e allo stesso tempo reattivo. Sono discorsi molto tecnici ma è proprio qui che si fa la differenza tra una mtb e un’altra, e il vantaggio di Cannondale è il poter lavorare sul concetto “bici totale” (telaio, reggisella, pedivelle, forcella) rispetto alle aziende concorrenti che spesso si limitano a progettare solamente i telai e la cinematica del carro posteriore. Da questa angolazione si può notare il carro asimmetrico della Scalpel Si e il tubo piantone che curva a sinistra. Carro corto e asimmetrico In tema di carro, Cannondale è riuscita a ottenere dei foderi bassi molto corti (435 mm) su una full suspended senza dover rinunciare alla possibilità di utilizzare un deragliatore anteriore grazie alla Asymmetric Integration: per lasciare spazio alla ruota posteriore (è possibile montare gomme fino a 2,3″) ed evitare contatti tra gomma e telaio, il fodero destro è asimmetrico e le corone e il deragliatore sono spostati di 6 mm verso l’esterno, un concetto che abbiamo già analizzato nel test della Cannondale F-Si. I foderi bassi sono anch’essi asimmetrici. Non è come il sistema Boost di Sram che porta la battuta del mozzo posteriore da 142 a 148 mm, cioè 3 mm più larga a sinistra e 3 mm a destra; l’Asymmetric Integration ricava i 6 mm solo sul lato destro permettendo anche una campanatura della ruota posteriore simmetrica e più robusta, costruita su un mozzo normale. Integrazione La sempre presente collaborazione con con RockShox ha permesso di integrare un controllo della sospensione a pressione singola sia per la forcella Lefty che per l’ammortizzatore Monarch XX di RockShox, come si è già visto sulla Habit. Il comando è sempre il Full Sprint, un po’ duro da azionare proprio per il fatto di dover gestire due unità contemporaneamente ma molto effettivo e comodo nelle sezioni piatte e pedalate. Il comando Full Sprint di RockShox e il cavo che gestisce il blocco della forcella Lefty. Il ritorno è la ghiera rossa sottostante al cavo, un po’ scomodo da regolare. Reggisella telescopico e alloggiamento Shimano Di2 Oltre allo spazio per i due portaborraccia sul telaio, soluzione creata per comodità e maggior autonomia in gara o nelle uscite senza dover portare uno zaino idrico, Cannondale ha fatto sì che l’alloggiamento per la batteria di un eventuale trasmissione Shimano Di2 si trovi nel tubo orizzontale, lasciando il tubo piantone libero di ospitare, volendo, un reggisella telescopico da 31,6 mm. Lo spazio per i due portaborraccia e il particolare dispositivo per alloggiare la batteria del Di2 nel tubo orizzontale. Foderi flessibili Zero Pivot e pinza freno posteriore Il sistema dei foderi flessibili in carbonio Zero Pivot (visto anche sulla Cannondale Habit provata lo scorso anno) permette una rigidità del carro evidente e un risparmio di peso, inoltre l’attacco della pinza freno è stato spostato all’interno del triangolo posteriore per poter disegnare i foderi alti più sottili e flessibili, oltre che per la funzionalità della pinza e una migliore resa estetica. Il perno della ruota è passante, da 142×12 mm, gestito da una brugola da 5 mm.. La pinza del freno sul fodero basso, ridisegnato, e i sottili foderi alti Zero Pivot Suspension. Carbonio e passaggio cavi La fibra di carbonio usata per il telaio della Scalpel Si è sempre la BallisTec di Cannondale, con garanzia a vita. Il peso del telaio con ammortizzatore è di soli 2118 grammi, più basso di diverse concorrenti della stessa tipologia. Il link dell’ammortizzatore in carbonio e il perno a expander Lock’R. Il link dell’ammortizzatore è in carbonio su tutta la gamma ed è fissato al ai foderi alti tramite il nuovo pivot con expander Lock’R, che, come i perni ECS-TC presenti sulla Habit ma più piccolo, non necessita speciali attrezzi per essere smontato e garantisce più tenuta e rigidità d’insieme. I passa cavi intercambiabili e il “fork bumper” della Lefty per non urtare il telaio con lo stelo. Il passaggio cavi è l’ultima delle particolarità di cui vi parliamo, rimandandovi al sito della casa madre per tutte le altre piccole specifiche aggiuntive. Grazie a dei nuovi inserti passacavi intercambiabili è possibile allestire svariate configurazioni per una posa differenziata delle guaine dei freni o dei cavi elettrici del sistema di cambio elettronico Shimano Di2. Inoltre, i passacavi bloccano l’alloggiamento delle guaine in sede per conservare curvature sempre perfette ed eliminare rumori indesiderati. La prova sul campo della Scalpel Si HM Race La bici a disposizione per la stampa era il modello Cannondale Scalpel Si HM Race: 8499 euro di listino e 10,4 kg di peso in taglia M senza pedali, dotata di montaggio al top tra cui ruote da 29″ Enve M50 con canale interno da 21 mm già montate tubeless e componenti Shimano XTR. Foto credit: © Ale di Lullo Il test ride si è svolto a San Zeno di Montagna, vicino a Bardolino; tutto perfettamente organizzato come da tradizione Cannondale, che ha fornito un dispiegamento di forze notevole per soddisfare le richieste dei 50 giornalisti provenienti da tutto il mondo. La mattina, assieme al gruppo di giornalisti italiani, abbiamo girato su due percorsi preparati ad hoc per l’occasione e il pomeriggio su una serie di trail molto divertenti per il rientro alla base, per un totale di circa 40 km: non molta distanza effettiva ma le ore in sella sono state intervallate da fondamentali pause ai box per sistemare le pressioni, le regolazioni e anche per provare una Scalpel taglia S con ruote da 27,5″. È chiaro che sia stato solo un breve assaggio, ma rispetto alle classiche presentazioni ho potuto davvero sperimentare diversi settaggi grazie al breve giro che presentava un po’ di tutto, salite scorrevoli e tecniche e discese veloci, compressioni, rock garden e radici. Davvero ottima scelta per la location. La trasmissione Shimano XTR 1×11 con corona da 32T Ai SpideRing, pedivelle Cannondale HollowGram e pacco pignoni 11-42. Affidabile e precisa. Setting I primi giri, dopo un veloce setting, sono stati fatti con delle ruote dotate di camera d’aria, sostituite prontamente con due ruote convertite in tubeless. A parità di pressioni la differenza sul campo è stata notevole, sia nel feeling di guida in discesa, grip in salita e prontezza nei rilanci. Tubeless obbligatorio, quindi, anche se non siete “amanti del lattice”. Le ruote Enve M50 in carbonio con canale interno da 21 mm mi hanno lasciato molto ben impressionato. Ottimi come scorrevolezza anche i Racing Ralph Come setting di partenza ho scelto una pressione delle gomme di 1,7 bar davanti e 1,8 dietro, scendendo a 1,5/1,6 e 1,7 durante la giornata. Il Sag delle sospensioni è stato impostato al 25% davanti e dietro, per poi passare al 20% come mi ha consigliato Marco Aurelio Fontana, guest star del lancio della Scalpel Si e nostra guida d’eccezione per tutto il test day. Grazie alle dritte di Marco ho provato diverse regolazioni fino a trovare un grande feeling col mezzo usando un settaggio molto reattivo (ritorni delle sospensioni abbastanza aperti), sostenuto (Sag al 20%) e pressioni delle gomme Schwalbe Racing Ralph da 2,25″ non troppo basse “per evitare che ti scappi all’improvviso”, come mi ha detto lui. Sempre dietro consiglio del “Prorider” che conosce la Scalpel meglio di chiunque altro, in discesa ho adottato una guida “a piedi pari” in tutte le situazioni (curve senza appoggio comprese) molto attiva e improntata sull’anteriore, che mi ha permesso di spremere a fondo la Scalpel Si anche sulle tostissime pietraie del percorso di prova e del trail durante il rientro. Ora, in discesa sono riuscito a non perderlo mai di vista quando Marco whippava su qualsiasi ostacolo davanti a me in sella alla sua Scalpel, quasi identica alle nostre eccetto il doratissimo gruppo Sram Eagle a 12 velocità. In salita il discorso è stato ben diverso, ma d’altronde… In pedalata Il manubrio da 760 mm mi ha fatto sentire “a casa” perché è la misura che solitamente uso sulla bici da enduro (750 mm) o downhill (770 mm); sembra molto largo ma ci si trova bene, la sua leva lunga permette di gestire al meglio la Scalpel e alle alte velocità la stabilità che regala è impagabile. Attenzione solo se frequentate trail con passaggi tra gli alberi molto stretti. La posizione in sella è comoda, si è più “dentro alla bici” piuttosto che allungati in avanti come spesso succede sulle xc race. La trasmissione Shimano XTR a 1×11 con corona 32T e pacco pignoni 11-42 è stata perfetta per la tipologia di trail percorsi. Su salite più lunghe e impegnative sarebbe bello provare l’11-46 di Shimano, magari con una corona da 34T. La reattività della Scalpel Si è spiazzante, fa venire voglia (come sulla “sorellina” hardtail FSi) di spingere forte sui pedali e seminare chiunque stia pedalando con noi. Le ruote Enve M50 sono rigide e velocissime ma non nervose, il canale interno da 21 mm permette al copertone di avere un buon grip su qualsiasi ostacolo sia in piano che in salita. Il RockShox Monarch XX che si inserisce nel telaio, con il “banjo” (l’attacco del cavo remoto, volutamente nascosto nel top tube) personalizzato da Cannondale. La Lefty è ai vertici di categoria per la rigidità, sensibilità e precisione e la sua nota scorrevolezza, dopo qualche giro, è stata da subito buona nonostante le bici fossero tutte nuove e ancora “da rodare”. La sospensione posteriore va capita, è molto progressiva e per mantenere una pedalata reattiva e sostenuta necessita di un Sag al 20% . Ciò la porta, con un utilizzo da rider “medio”, a non sfruttare tutta la corsa disponibile in discesa. La situazione cambia con il Sag ad un 25% abbondante ma l’efficienza in pedalata, seppur di poco, ne risente e sulle salite scorrevoli se ci si alza sui pedali viene da cercare il pulsante Full Sprint per chiudere le sospensioni. Pulsante che, quando non lo si scambia per quello del reggisella telescopico (è troppo forte l’abitudine del mio pollice sinistro, ormai), è stato utilizzato solo su salite lunghe e poco tecniche o su asfalto, una volta trovata la giusta regolazione dell’ammortizzatore posteriore. Da segnalare che il blocco delle compressioni trasforma la bici in una “rigida” ma se si pedala nello sconnesso con le sospensioni chiuse non si percepiscono botte ai polsi o il ritorno eccessivamente secco della forcella che avevo avvertito sulla Habit. Quando si prova a “pompare” o si prende una buca con le compressioni chiuse la Scalpel reagisce molto dolcemente, donando anzi una sensazione di assorbimento ancora più morbida e frenata. Un plauso a Cannondale per questa particolarità, parlando con Jeremiah Boobar (il direttore tecnico sospensioni di Cannondale) mi ha spiegato che hanno utilizzato dei nuovi pacchi lamellari sulla Lefty per ottenere questo comfort. Le misure delle geometrie della Scalpel Si nelle varie taglie. Notare la misura “N” che indica il trail, l’avancorsa, di 75 mm. Uniche pecche notata nella giornata di test: sugli strappi molto ripidi un leggero alleggerimento dell’avantreno mi costringeva ad assumere una posizione più raccolta, a discapito della respirazione (busto più abbassato e “chiuso”) e del grip sulla ruota posteriore. Sella di grande bellezza ma non comodissima, la ProLogo Zero II, di certo molto “race” ma troppo minimale per il mio fondoschiena dopo alcune ore in sella. Due spessori sopra allo stem per abbassare l’avantreno: la Lefty 2.0 Carbon, il cui look piace o non piace, resta una “signora sospensione” ma alza molto la zona manubrio. Sempre un po’ macchinoso lo smontaggio della ruota, va smontata la pinza del freno. In discesa Per 8500 euro, cifra sicuramente non per tutti, e un montaggio al top mi aspettavo tanto dalla nuova Scalpel Si, ma non tutta questa confidenza in discesa, al pari di una trail bike ma con un peso piuma. Impressionante pensare che abbia solo 100 mm di escursione. L’unica cosa a cui mi sia dovuto abituare è stato il tubo reggisella fisso, che ho anche provato ad abbassare di qualche centimetro sulle discese più lunghe per poter finalmente “aprire il gas” senza sentire la sella sulla pancia (e anche molto vicina ad altre zone ben più importanti). Nonostante ciò, ci si abitua in fretta e non si sente troppo la mancanza di un reggisella telescopico. Come dice Fontana, “non lo uso perché è una cosa in meno da gestire e che può darti noia in gara, tra pulsanti, alzare e abbassare la sella… e poi questa bici va già forte così“. Come dargli torto? In tutte le situazioni mi sono trovato a mio agio, nello stretto, nel veloce, nel misto e nel ripido tecnico. Il “settaggio ottimizzato” è stato fondamentale, di certo con un test approfondito si potrà spremere più a fondo il mezzo e trovarne magari delle pecche, ma da questo primo assaggio la Scalpel si piazza prepotentemente tra le migliori bici da xc marathon mai provate. I freni Shimano XTR sono modulabili e potenti e il cambio sempre XTR con la frizione garantisce silenziosità e precisione di cambiata anche nei frangenti più gravosi. La sinergia dei componenti e la geometria “out front” si sentono eccome, non ci si trova mai con la sgradevole sensazione di impuntarsi anche se il trail diventa davvero ripido e tecnico e le ruote da 29″, unite al carro corto, donano una capacità di scavalcare gli ostacoli e una maneggevolezza che è davvero esaltante. Due piccole segnalazioni: sulle discese sconnesse il cavo del freno della Lefty, essendo una forcella rovesciata, si muove molto nei passacavi dedicati e spesso produce un po’ di rumore, mentre l’unico stelo sinistro, trattandosi di una doppia piastra, non permette di ruotare tutto il manubrio verso sinistra. L’ho notato solamente in una inversione di marcia a 180° sul sentiero, nella guida abituale non crea alcun fastidio. La 27,5 in taglia S Ho voluto testare anche una S (sono alto 170 cm), più per curiosità che per altro, essendo da tempo estimatore delle ruote da 29 pollici e le bici abbastanza “lunghe”. Il breve giro effettuato sulla taglia S ha evidenziato e confermato quanta differenza ci sia tra i due formati ruota. Dove le 29″ scavalcano e mantengono la velocità, le 27,5″ restano leggermente più impacciate. Certo, la maneggevolezza e la manovrabilità della taglia S era molto più evidente ma la sicurezza e la confidenza in discesa diminuivano parecchio. Scelta consigliata solo per chi sia sotto il metro e settanta ma opzione davvero intelligente per tutte le donne cicliste di statura media che cerchino una bici finalmente della taglia giusta. Conclusioni Avevamo già “assaggiato” una Scalpel lo scorso anno, ma con la Scalpel Si 2017 Cannondale ha creato un nuovo riferimento per il cross country moderno, tanto da coniare l’azzeccato termine “XXC”, dove la prima X può valere come “extra” xc, ovvero uno stile più tecnico e impegnativo. Un mezzo leggero, veloce, reattivo, preciso e performante in tutti gli ambiti, “una macchina da gara” per le gare cross country e marathon, ma anche una mtb polivalente da escursioni a tutto tondo se dotata di reggisella telescopico. Le dieci versioni la faranno apprezzare a tutte le tasche e la grande scelta di taglie accontenterà tutti i tipi di rider, uomini e donne. E dopo un bel giro, tutti all’aperitivo al magnifico Hotel Du Parc a Garda… fate due conti sul “capitale” lasciato sul quel prato! In primo piano al centro la Scalpel di Fontana con lo Sram Eagle 1×12. 10 modelli La Scalpel Si sarà disponibile dal mese di maggio nei negozi in ben dieci modelli, tra cui otto da uomo e due da donna. Forcella Lefty su tutta la gamma e un solo modello in alluminio, la Scalpel Si 5. Si va dai 2.999 euro della Scalpel Si AL 5 al prezzo notevole di 11.999 euro della Scalpel Si Black Inc. Per le taglie da uomo le ruote sono da 29″ sulle M, L e XL e 27,5″ per la taglia S. Per le donne troviamo solo le ruote da 27,5″ e le taglie vanno dalla XS alla M, per venire incontro alle rider di piccola statura. La chicca Confidenza in discesa, leggerezza e reattività La pecca Cavo del freno anteriore rumoroso in discesa Test Cannondale Scalpel Si 2017, prestazioni da Coppa del Mondo xc costruzione9 allestimento9 appoggi8 salita9 discesa10 scatto-rilancio9infowww.cannondale.comprezzo9Il nostro votoVoti lettori: (104 Voti)4.7