Test GHOST POACHA: una MTB da freeride provata sul vulcano Etna Claudio Riotti 7 Maggio 2025 Test Siamo stati invitati da GHOST Bikes come unico media italiano per trascorrere una due giorni indimenticabile sul vulcano Etna, in Sicilia, per la presentazione della nuova MTB da freeride POACHA. Questa mountainbike è frutto di due anni di sviluppo e presenta una geometria modificabile, 180 mm di escursione su ruote mullet 29/27.5, telaio in carbonio e carro VPP con tecnologia Traction Link 3.0. Tre modelli in gamma con prezz do 8.000 euro di per la POACHA FULL PARTY, 6.499 euro per la POACHA PRO e 4.999 euro per la POACHA modello base. Vediamo ora alcuni dettagli, le caratteristiche tecniche e il montaggio del modello provato. Alla fine dell’articolo trovate le nostre impressioni ma si tratta di un breve test di due giorni e non di una prova a lungo termine come facciamo di solito. GHOST POACHA, un nome da spiegare GHOST Bikes è famosa per i nomi particolari delle sue biciclette come LECTOR, NIRVANA, RIOT, PATH RIOT tutti concepiti per dare un’idea del carattere della bici. Il nome scelto per questa nuova mountain bike deriva da “poacher”, il cacciatore di frodo, ma è cambiato con la “a” finale per trasformarlo in un nome con un’accezione positiva. Per GHOST infatti, POACHA è il termine adatto per definire quei rider che non seguono la linea più facile per scendere ma ne creano una loro, nella vera filosofia del freeride, ed è proprio quello che abbiamo fatto sui pendii di sabbia vulcanica dell’Etna! Korbinian Engstler (casco giallo) e Tomáš Slavík (casco Redbull). Un progetto ampio per una MTB molto versatile La POACHA rappresenta una ventata di aria fresca per il brand tedesco. Difatti, per consolidare il nuovo posizionamento del marchio, GHOST supporta come sponsor The Nines, uno dei più importanti festival europei di Freeride e Slopestyle in mountain bike. Inoltre, per il lancio di questa nuova MTB c’è un grande progetto globale che ha previsto anche la realizzazione di un video, il POACHA’s journal, che è un cortometraggio girato con i pro rider GHOST che sono intervenuti nello sviluppo, Tomáš Slavík e Korbinian Engstler, più altri due nuovi rider fortissimi nei trick in stile slopestyle. Il video è stato realizzato in Europa e Canada ed è veramente molto bello, lo trovate a questo link. Slavík (ormai leggenda della MTB, tre volte campione del mondo 4X, atleta RedBull e vincitore di svariate Urban Downhill “Cerro Abajo”) ci ha svelato che userà la POACHA per le sue competizioni di downhill urbano con l’ammortizzatore bloccabile via wireless al manubrio per le sezioni pedalate e le forti compressioni dei salti a “hip”. La POACHA però è pensata anche per il downhill puro perché si può montare con una forcella doppiapiastra da 200 mm, aumentando l’escursione posteriore a 190 mm cambiando interasse dell’ammortizzatore (75 mm anziché 70 mm). Oppure è utilizzabile anche per l’enduro spinto, dato che si può pedalare in vetta abbastanza agilmente per essere una “biciona” con 180 mm di escursione, come abbiamo avuto modo di provare nei (seppur brevi) trasferimenti di questa due giorni grazie al setting “High” con cui GHOST ci ha fornito le bici, ne parliamo nel paragrafo seguente. Caratteristiche tecniche La POACHA è quindi una MTB davvero solida e creata per “lo scassato”, il claim che GHOST ha scelto, built for the rough, è decisamente azzeccato. Il telaio in carbonio pesa 3,8 kg in taglia L ed è testato per ottenere la classificazione di “categoria 5” (la classificazione ASTM, American Society for Testing and Materials, suddivide le MTB in diverse categorie in base al loro utilizzo e alle condizioni di carico che possono sopportare. La categoria 5 è la più resistente e si rivolge a biciclette destinate a percorsi estremamente impegnativi, come quelli downhill e freeride). La POACHA permette un peso di rider+bici di 120 kg. La sospensione a infulcro virtuale VPP denominata “Traction Link 3.0” garantisce grande trazione, riduce gli oscillamenti indesiderati del carro e assicura una buona performance in frenate e staccate estreme. Entrambi i link della sospensione ruotano nella stessa direzione, anziché in senso antiorario come nei sistemi VPP “tradizionali” di Santa Cruz o Intense. Se volete saperne di più su cosa sia un VPP leggete il nostro tutorial sulle sospensioni della MTB. GHOST ha scelto di non usare un carro con High Pivot, ultimamente molto di moda sulle MTB da enduro e DH, perché grazie al VPP che utilizzano sono riusciti ad avere la curva di progressione desiderata. Le geometrie sono modificabili tramite un flip chip sui foderi alti che permette di variare l’angolo di sterzo di 0.5°, l’angolo sella di 1° e l’altezza del movimento centrale di 7 mm. Si può modificare il reach e l’interasse in incrementi di 5 mm con la speciale serie sterzo di Acros, oltre che utilizzare un angle set in modo da variare solo l’angolo di sterzo. Il disegno del telaio ha preferito mantenere l’ammortizzatore basso in modo da avere un baricentro ribassato, stabilità e al contempo per aumentare l’agilità nei cambi di direzione. Il reggisella Tranz X è regolabile in altezza senza attrezzi: si svita la ghiera e si ruota uno spacer il plastica. Questo però è un compromesso dato che il tubo sella è interrotto e c’è uno spazio limitato per il reggisella telescopico. Tuttavia la taglia M prevede un 180 mm (abbassabile in incrementi di 5 mm senza attrezzi) che sono risultati sufficienti per poter godere appieno delle capacità della bici. Per la L e la XL è previsto un 210 mm. L’alloggiamento del multitool di XLC è stato progettato dai tecnici GHOST in modo da poter stringere la serie sterzo da sotto e non servono chiavi a brugola lunghe per effettuare questa operazione: geniale! Mi sono piaciute molto le soluzioni “smart” per trasportare tutto sulla bici come un punto di attacco sotto al tob tube, lo spazio per una borraccia molto capiente e il minitool di XLC (brand sempre del gruppo Accell come GHOST) nascosto nella serie sterzo. La progettazione del telaio punta su manutenzione agevole e resistenza: tutti gli elementi hardware sono sostituibili e non ci sono filettature nel carbonio. I componenti in alluminio si avvitano tra loro e possono essere rimossi facilmente, riducendo i rischi di danni. Inoltre, molti perni, dadi e bulloni hanno dimensioni generose e seguono misure comuni, rendendoli facili da trovare e sostituire. Le due viti per poter installare un porta oggetti come camera d’aria, mini pompa o CO2. Geometrie Misura S M L XL Piantone 415 mm 430 mm 445 mm 475 mm Tubo superiore 570 mm 603 mm 630 mm 652 mm Tubo di sterzo 100 mm 105 mm 115 mm 125 mm Angolo sterzo (min/max) 63.5°/64° 63.5°/64° 63.5°/64° 63.5°/64° Angolo sella (min/max) 78°/79° 78°/79° 78°/79° 78°/79° Carro 439 mm 439 mm 444 mm 444 mm Abbassamento BB (min/max) 14 mm/7 mm 14 mm/7 mm 14 mm/7 mm 14 mm/7 mm Passo 1.224 mm 1.256 mm 1.291 mm 1.315 mm Reach (min/max) 435/440 mm 466/471 mm 490/496 mm 510/516 mm Stack 636 mm 640 mm 649 mm 658 mm Il montaggio della POACHA FULL PARTY Abbiamo avuto il piacere di provare la top di gamma, la FULL PARTY, montata al top e pronta per qualsiasi cosa, dal bike park alla gara di urban DH: telaio in carbonio POACHA CF approvato categoria 5, peso max consentito rider+bici 120 kg forcella RockShox ZEB Ultimate Charger 3.1 RC2 180 mm, DebonAir+, Offset: 44 mm ammortizzatore RockShox Vivid Ultimate 250x70mm, Vivid Air, Standard stem Truvativ Descendant Dia. 35 mm, L: 40 mm, A-Head manubrio Truvativ Descendant Riser Downhill, Dia. 35 mm, Rise: 25 mm 800 mm (tagliato a 750 per il test) trasmissione Sram GX Eagle T-Type AXS, 12 velocità, 30T, cassetta 10-52T freni Sram DB Maven Silver, 4 pistoni, dischi da 220 mm reggisella telescopico TranzX MTB +RAD, Dia. 34.9 mm, Travel: 160 mm taglia M sella Prologo Proxim Nembo Steel 145 mm ruote DT Swiss FR 1500 29“ 15×110 mm, 6 bolt Disc, TR pneumatici Continental Kryptotal-Fr Enduro Soft, 60-622 e Kryptotal-Re Downhill Soft, 60-584 La nostra prova Avevo già provato una MTB di GHOST, la RIOT AM Full Party, e mi era piaciuta molto. A riguardo leggi il test e guarda il video della comparativa MTB GHOST RIOT AM con la e-MTB GHOST PATH RIOT. Ero quindi molto curioso per questo nuovo progetto che cambia completamente il design delle MTB del brand tedesco e stabilisce una nuova piattaforma, sulla quale – credo – si baseranno le prossime MTB e magari anche qualche modello di e-MTB. Il test è iniziato in modo abbastanza atipico perché le prime discese sono state appunto sulla sabbia vulcanica, in puro stile freeride. Ma andiamo con ordine. Lo staff di GHOST ha accolto me e un’altra decina di giornalisti in una stupenda villa siciliana nei pressi di Piedimonte Etneo (CT). Con noi anche i due pro rider e ambassador del marchio Tomáš Slavík e Korbinian Engstler. Slavik e “Korbi”, entrambi molto simpatici e disponibili, ci hanno svelato che sono state davvero numerose le prove con la raccolta di feedback attraverso “blind test” dove i tecnici GHOST cambiavano le geometrie dei prototipi tramite vari flip chip e drop out ma senza dire cosa andavano a modificare. Pur non sapendo cosa stavano provando di diverso, le sensazioni che emergevano erano le stesse per entrambi i rider e questo la dice lunga sulla loro esperienza e sensibilità. Il “muletto” su cui hanno effettuato i blind test per decidere le geometrie. Dopo la presentazione della bici, tra l’altro molto interessante perché era presente anche il “muletto” su cui hanno testato tutte le varie configurazioni come ancoraggi per ammortizzatore, lunghezza foderi bassi ecc, la sera abbiamo cenato tutti assieme con prelibatezze tipiche preparate da due chef siciliani. Come digestivo, ognuno ha poi effettuato un set up approfondito delle MTB nel retro della villa, con meccanico e product manager a disposizione per consigli e pareri sulle regolazioni e anche scalinate e muretti per provare il mezzo prima di portarlo sui trail. Le manopole, piuttosto atipiche, sono l’unica cosa che cambierei di questo montaggio, per il resto tutto al top. Da notare che in 12 anni di lavoro come tester e giornalista, questa è stata la prima volta in cui un’azienda chiedesse, oltre alla taglia della bici e il tipo di pedali usati, anche la larghezza di manubrio preferita così da far trovare a proprio agio il rider al momento della prova. Chapeau! Se volete sapere come la pensiamo a riguardo, leggete il nostro tutorial sui manubri MTB. La mattina seguente partenza presto in direzione vulcano Etna, che svetta su Catania a 3.403 mslm. Guarda caso, due sere precedenti aveva eruttato ma ovviamente noi avremmo percorso delle zone sicure, non a rischio eruzione, accompagnati da due guide ufficiali dell’Etna, Peppe e Giamba, di cui quest’ultimo anche vulcanologo. Dopo un’ora di transfer con furgone e carrello arriviamo a Nicolosi Nord a circa 1.900 mslm per prendere la funivia Rifugio Sapienza – Montagnola. Una volta qui, a 2.500 metri di altitudine, ci aspetta per ogni discesa una breve pedalata su una salita sterrata di sabbia nera e polverosa . C’è un traffico inaspettato di camion carichi di turisti in “escursione” sul vulcano, certamente il periodo delle feste di Pasqua non aiuta. Pedalando prima e spingendo poi la bici nella sabbia alta una spanna arriviamo a quasi 2.600 metri. Qui, tra il freddo e l’emozione (vento forte e 6°), affrontiamo la prima discesa verso la zona che si chiama Rocca Sabbiosa. Piccola parentesi: prima si potevano caricare 4 bici sulla funivia, ora solo una e con la ruota anteriore smontata (immaginate che scomodità gestire 20 persone, 20 bici e 20 ruote anteriori). Da “bike friendly”, l’Etna ora sembra essere “anti-bike”, con molti percorsi chiusi e aree vietate. Sarà magari l’argomento di una altro articolo ma è un peccato vedere tutto questo potenziale per la MTB poco sfruttato a favore invece del turismo di massa degli escursionisti e “passeggiatori”. Non è solo sabbia… ci sono anche le rocce! Le guide che ci accompagnano ci danno alcune dritte: “non toccate i freni, peso indietro, serve velocità sennò la ruota davanti affonda e il capottone è garantito”. Dal canto mio non è la mia prima volta sull’Etna (ci sono stato nel 2017 per un camp quando lavoravo con la Gravity School) e quindi parto un po’ avvantaggiato, ma subito la POACHA dà una bella confidenza e sono tra i primi a “disegnare curve” sulla sabbia lavica. L’adrenalina è comunque altissima e tutti siamo gasati e felici come bambini in un parco giochi. La POACHA, pur non essendo un terreno facile, assorbe gli impatti senza problemi, si lascia gestire e mi sento un po’ anche Brage Vestavik “de no artri”. Iniziano i primi trenini per il fotografo, qualcuno cade ma senza conseguenze, Slavik e Korbi usano i cespugli per fare dei doppi e ovviamente io e Maxime, un giornalista francese molto bravo in bici, li seguiamo. La giornata passa in fretta con due discese nei canaloni dell’Etna, molte soste per foto e video e un pranzo veloce. Per l’ultima discesa ci spostiamo nel canalone degli Svizzeri adiacente alla funivia, un susseguirsi di gobbe e gole davvero spettacolare, e poi giù fino al Monte Vetore per chiudere appunto con il trail Vetore. Qui, tra terreno compatto, curve spondate e compressioni inizio a capire che la POACHA è un mezzo agile ma al contempo stabile e molto divertente da guidare anche su un trail semplice, nonostante le lunghe escursioni. “Sgheppini” usando i cespugli come trampolini… occhio alle spine però” Ma è solo il giorno successivo che la bici inizia a piacermi davvero perché la crew di GHOST ha scelto il trail Stumpjumper (3,2 km e 350 metri di discesa) a nord est dell’Etna come “banco prova”: appena ripulito da due rider dello staff presenta curve con appoggio e senza, brevi strappi, rock garden, salti, compressioni, letti di radici e mille traiettorie tutte da interpretare: davvero perfetto per provare una MTB di questo tipo. Delle tre discese fatte una poi mi rimarrà a lungo nel cuore perché Tomáš Slavík è stato così gentile da rallentare abbastanza per permettermi di stargli dietro e godere della sua guida fluida, potente e senza sforzo: incredibile! Uno dei momenti dietro a Slavik, non si vede ma ero vicinissimo all’infarto! Tra una discesa e l’altra ho aggiunto un token alla ZEB, chiuso un po’ il ritorno del Vivid e trovato un setting davvero ottimale: la POACHA è risultata stabile, sicura e maneggevole allo stesso tempo. Mi ha stupito il grip in curva, certamente merito anche delle Continetal Kriptotal Soft ma anche di tutto il mezzo che ricordo sempre essere un insieme di componenti che devono funzionare all’unisono. Sui salti è leggera e facile da condurre, con la sicurezza di avere tanta riserva anche se gli atterraggi avvengono su letti di radici o rocce smosse (ho provato di persona sbagliando un paio di traiettorie). Nei rilanci risulta abbastanza reattiva perché il carro con Traction Link 3.0 lavora bene, la bici “bobba” poco per avere 180 mm di escursione. I freni Maven sono davvero potenti e servono un paio di discese per farci l’abitudine, tuttavia sono ben modulabili e permettono staccate “al limite” e lunghe discese senza affaticare le mani. Passando al resto del montaggio ho trovato tutto perfetto dalle precise ruote DT Swiss alle ottime sospensioni Rockshox, dalla trasmissione Sram wireless agli appoggi come sella, manubrio e manopole. Riguardo al peso effettivo della bici purtroppo non avevo la mia bilancia ma dovrebbe essere sui 16 kg tubeless senza pedali in taglia M. Da notare quanto affonda la ruota anteriore, l’OTB è dietro ogni curva! Conclusioni Dal nostro breve ma intenso test possiamo già affermare che la GHOST POACHA è una MTB davvero capace che permette di affrontare sezioni molto tecniche e raggiungere alte velocità mantenendo il completo controllo della situazione. Agile e stabile allo stesso tempo, grazie al mix di geometrie, componenti e sospensioni, invoglia a staccare le ruote da terra anche se gli atterraggi non esistono, in pieno stile freeride. Con i suoi 180 mm di escursione è suo agio su trail sconnessi e impegnativi ma grazie alle geometrie modificabili dimostra di essere sfruttabile anche sui sentieri più scorrevoli e semplici. Ovviamente serve un test a lungo termine per poter sperimentare ancora di più con i vari setting disponibili ma dal nostro primo “assaggio” la POACHA rappresenta un grande step evolutivo nella gamma di MTB di GHOST Bikes. Bike park, urban downhill, pistini con i salti e anche uscite enduro, questa bici farà felici molti rider, giovani e meno giovani. Per vedere tutti gli altri modelli e avere maggiori informazioni consulta il sito ufficiale Ghost. 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