Oggi sui fornelli di BiciLive “in cottura” vi presentiamo alcuni prodotti di Osprey.
Il “piatto principale” è lo zaino Raptor Pro 18L con paraschiena certificato accompagnato con alcuni accessori di “contorno” ovvero la sacca idrica Hydraulics™ 3L e la copertura per la pioggia Hi-Vis Raincover.

Lo zaino viene venduto al prezzo di 240 euro e gli accessori a parte hanno un costo rispettivamente di 62 euro per la sacca idrica e di 32 euro per la copertura anti pioggia.

Osprey ha un catalogo molto ampio con zaini specifici a seconda delle attività sportive, oltre che per il ciclismo anche per escursionismo, trekking e corsa.
 Prima di entrare nello specifico della descrizione del Raptor Pro 18L oggetto del test, vi segnaliamo i punti chiave del nostro articolo:

Test Raptor Pro 18L

Lo zaino dalla capienza di 18 litri è proposto in taglia unica nel solo colore nero al prezzo di 240 euro al pubblico e realizzato in resistente nylon a griglia rettangolare da 210 e 420 denari a seconda delle zone, con trattamento DWR senza l’utilizzo di PFAS. I materiali impiegati sono riciclati al 100% e sono approvati bluesign®.

Nella gamma di zaini per mountain bike il Raptor Pro 18L è l’unico che offre una protezione dorsale grazie all’impiego di un pannello interno rimovibile in D3O® BP4 Full Back CE livello 1.

Analizziamo ora la distribuzione dei suoi 18 litri di capienza in base all’organizzazione delle tasche.
Nella parte esterna, partendo dal basso, è presente una tasca dedicata al trasporto degli attrezzi (contrassegnata con apposito tab e logo dedicato) nella quale è riposta una sacca di tipo “roll” che può essere staccata dallo zaino al quale è agganciata tramite occhielli. Il suo posizionamento risulta strategico per far sì che il peso degli attrezzi sia concentrato nella parte inferiore abbassando così il baricentro del carico.

Se siete interessati a una borsa dedicata al solo trasporto degli attrezzi vi suggeriamo questo nostro articolo sulla borsa/zaino Mechanic Backpack di XLC.

Alla tasca di cui sopra, vi si accede tramite cerniera a doppio cursore con anelli grandi di nylon con un archetto plastico per mantenere una certa struttura e facilitare apertura e chiusura in entrambe le direzioni anche con i guanti indossati. Lo spazio interno permette di alloggiare oltre la sacca dedicata anche una copertura antipioggia (raincover), venduta separatamente e che vedremo successivamente.

Esternamente è presente un pannello imbottito che copre una zona di carico con apertura nella parte superiore. Questa è suddivisa in tre aree, una centrale ampia e due laterali con rete elastica, ideale per accogliere le protezioni magari non indossate durante la risalita o una giacca a vento.
 Per accomodare al meglio il carico esterno sono presenti quattro cinghie che comprimono gli oggetti inseriti rendendoli sicuri e fermi durante il trasporto.

Appena poco più sopra troviamo il sistema di trasporto del casco (che a nostro giudizio andrebbe però sempre indossato anche in salita) di tipo Lidlock.

Avendo parlato di spazio per gomitiere, ginocchiere e casco, vi segnaliamo questo nostro articolo test sulla linea di protezioni Rockrider Feel di Decathlon.

La prima tasca superiore esterna è decisamente ampia ed è dotata di cerniera mono cursore e nella versione da noi ricevuta con fodera interna in nylon e non in materiale soffice come descritto dal produttore (presumiamo di aver ricevuto una seconda versione rispetto alla prima uscita in commercio).
 Internamente si possono riporre occhiali, una maschera per casco integrale e altri oggetti “pronto uso”.

Salendo si accede al vano principale mediante cerniera a doppio cursore. Questo internamente può accogliere oggetti di medio/grande volume (come indumenti ripiegati, action camera e accessori, cibo, ecc…) e presenta una tasca interna con cerniera e gancio portachiavi. Inoltre sono presenti tre tasche aperte nella parte superiore, di cui una in rete elastica, per organizzare oggetti più piccoli.

Prima di arrivare alla seconda grande tasca dove trovano spazio il paraschiena D3O® e la sacca idrica, è presente una maniglia per il trasporto a mano.
 Per accedere a questa seconda tasca è stata creata una soluzione unica, ovvero una lunga cerniera che parte dallo spallaccio destro mantenendo così coperto e stabile il tubo della sacca idrica.
 Quest’ultimo, una volta uscito, passa sul petto e si fissa stabilmente alla cinghia trasversale tramite chiusura magnetica.

Gli spallacci sono ergonomici con un taglio ad ala e sono realizzati in materiale traspirante, compresa l’imbottitura interna che risulta anch’essa traforata.

Nello schienale, la parte imbottita a contatto con la schiena denominata AIRSCAPE™ è realizzata in schiuma rigata extra profonda rivestita in rete in due parti. Il canale che si forma tra le due parti e il disegno delle imbottiture stesse permette il passaggio dell’aria per far sì che la schiena possa “respirare”. Questa scelta non pregiudica la stabilità dello zaino indossato.

La cintura lombare in Airmesh è avvolgente ed è dotata di due capienti tasche laterali in rete elastica e presenta una chiusura inedita che utilizza una fibbia metallica. Una volta chiusa, la regolazione avviene in maniera molto veloce agendo sulle eccedenze delle cinghie tirandole verso l’esterno/avanti.

Se siete curiosi di capire come organizzare al meglio il trasporto delle vostre attrezzature anche durante i tragitti urbani in bicicletta, vi segnaliamo questa interessante guida come organizzare borse e equipaggiamento bici in città.

Veniamo ora alla descrizione dei due accessori, venduti a parte, ma molto interessanti per completare le funzionalità dello zaino Raptor Pro 18L.

Sacca Idrica Hydraulics™ 3 L Reservoir

Dalla capacità di 3 litri e venduta al prezzo di 62 euro al pubblico, questa sacca idrica è unica rispetto alla concorrenza.

Realizzata da HydraPak e certificata BPA e PVC FREE su specifiche Osprey, presenta una apertura “open top” con chiusura simile a una cerniera, facile quindi da riempire e pulire.

Internamente è presente un divisorio di zone nella parte bassa, mentre esternamente la struttura è arricchita da una maniglia a Y rovesciata nella parte anteriore e da uno schienalino posteriore in materiale semi rigido che permette un facile inserimento e adesione allo zaino.

Il tubo flessibile dal diametro di poco più di 6 mm (1/4 di pollice) permette un veloce flusso di acqua è inoltre intelligentemente suddiviso in due parti unite tramite un innesto a sgancio rapido. Dalla base della sacca a circa 330 mm il tubo si interrompe permettendo cosi una più facile rimozione delle sacca stessa per essere riempita.

Il beccuccio del tubo è morbido e provvisto di levetta per aprire e chiudere il flusso. Inoltre, la presenza di un magnete e relativo supporto magnetico (per gli zaini non provvisti) permettono di avere il tubo sempre in ordine e allo stesso posto.
Le misure della sacca con capienza massima di 3 litri sono di 43,25 x 19.5 x 1 cm con un peso di 236 grammi.

Copertura antipioggia Hi-Vis Raincover Extra Small

Per zaini con capienza massima di 20 litri, Osprey consiglia la copertura anti pioggia nella dimensione extra small.

Al prezzo di 32 euro al pubblico, ripiegata su se stessa per occupare il minor spazio possibile, appare come una piccola borsetta di colore giallo “lime” ad alta visibilità.

Si posiziona sullo zaino avvolgendolo grazie a un’ingegnosa regolazione tramite cordino elastico.

Non presenta cuciture per resistere meglio all’acqua ed è provvista di una stampa riflettente per aumentare maggiormente la visibilità.

Impressioni di Matteo Cevenini

Dei diversi zaini in mio possesso non ne avevo di Osprey e questa è la prima opportunità che ho avuto di testarne uno.
Sinceramente questa azienda mi ha sempre incuriosito e per piacere personale ho “monitorato” via web i prodotti da loro concepiti.

L’aspetto di un design ricercato e pulito sono stati per me il punto di interesse principale.
 Quindi quando abbiamo avuto la possibilità di averne alcuni in redazione ho iniziato subito il lavoro di test.

Da diversi mesi ormai indosso regolarmente il Raptor Pro 18L nelle uscite in e-MTB sia lunghe che brevi, per valutarne le caratteristiche. Cerco sempre di indossarlo quasi a pieno carico quindi al suo interno non mancano mai attrezzi, qualche ricambio, giacca anti vento/pioggia, maglia a manica lunga, almeno 1,5 litri di acqua, cibo, kit medico, telefono e mazzo di chiavi.
Sono sincero, lo zaino così non è proprio leggero e anche da completamente vuoto, complice l’impiego di materiali altamente resistenti, non è di certo uno dei più leggeri sul mercato.
La cosa però che mi stupisce (che ho fatto notare e provare anche ai miei amici durante le uscite) è che una volta indossato, il peso sembra diminuire notevolmente.
Il design dello zaino infatti consente di alleggerire molto la pressione sulle spalle e non carica eccessivamente la zona lombare, distribuendo quindi il peso in maniera perfetta.

Reputo sia stato fatto un gran lavoro sulla forma degli spallacci con un disegno ad ala, caratteristica che facilita il passaggio su spalle e petto, tale da non risultare mai scomodi.
Durante i tratti più accidentati è sempre stabile sulla schiena anche quando utilizzo una maglia con protezione posteriore integrata che volutamente non sfilo, per capire se riesce a convivere con quella presente all’interno del Raptor Pro 18L.

Tra le caratteristiche che apprezzo maggiormente e che non ho trovato in altri zaini vi segnalo la tasca officina con la sua borsa “roll” che può essere srotolata anche se fissata allo zaino (fissaggio che avviene per mezzo di occhielli).
 In questa gli attrezzi principali e le minuterie trovano uno spazio ben preciso, non si muovono durante il trasporto e sono sempre facili da prendere in caso di necessità.

Un altro aspetto che mi convince molto è l’alloggiamento della sacca idrica, il posizionamento nonché il fissaggio magnetico del suo tubo. Questo si integra con la chiusura della cinghia pettorale che, come avviene per le chiusure dei caschi Fidlock, si rivela sempre precisa e comoda.

Avere una tasca esterna simile a un “marsupio di canguro”, soluzione trovata anche in un altro mio zaino, mi piace molto per riporre indumenti sudati o bagnati.
 Quella di Osprey è suddivisa in tre zone, con possibilità di alloggiare oggetti più voluminosi nella parte centrale e gomitiere/ginocchiere nelle due parti laterali.

La parte esterna di questa tasca è imbottita con un foam semi rigido che si rivela un piccolo scudo, testato personalmente in un passaggio, da me mal giudicato, sotto un albero caduto sul sentiero.
 Essendo alto 185 cm, pedalo una bicicletta in taglia L (con ruote da 29”) e nonostante mi sia appoggiato involontariamente al tronco, lo zaino è scivolato proteggendomi. Dopo un controllo visivo, a parte una “strisciata di sporco”, sullo zaino non c’era nessun tipo di danno da abrasione.

La cintura lombare è la vera novità in quanto non presenta la classica fibbia di plastica a scatto ma una in metallo dove la parte destra più piccola si inserisce in quella sinistra più grande di diametro.
Questo sistema presenta, a mio parere, dei vantaggi in termini di durata e facilità di regolazione che avviene mediante l’eccedenza delle cinghie che devono essere tirate in avanti.
 Tale sistema però può apparire inusuale e non consente di tenere la cintura troppo lasca perché le fibbie metalliche, inserite una dentro l’altra, stanno in posizione se c’è un minimo di tensione.

Inoltre, per chi è abituato a togliere lo zaino con una sola mano, questa scelta non risulta ideale in quanto tale manovra richiede l’uso di entrambe le mani.
Non è stata prevista né per l’eccedenza delle cinghie inferiori né per le altre cinghie presenti sullo zaino la presenza di anelli elastici dove poterle ripiegare. Infatti queste tendono a sbattere e a fare rumore durante i tratti di guida veloci, aspetto abbastanza fastidioso e che richiede quindi di agire sulle suddette cinghie con degli anelli di velcro o simili per fermarle e accorciarle.

Trovo invece ben posizionate e della giusta dimensione le tasche laterali sulla cintura lombare che possono accogliere barrette, chiavi e uno smartphone di medie dimensioni.
 Queste tasche per me fanno sempre la differenza nella scelta di uno zaino e qui ne troviamo due in posizione arretrata, così da non essere di ostacolo nei movimenti e in caso di eventuali cadute.
 Con un altro mio zaino mi è capitato di cadere impattando la parte laterale del corpo e tale tasca posizionata un pò in avanti con al suo interno un multitool, mi ha fatto decisamente male (con il suo contenuto) e si è bucata per l’abrasione con il terreno.

Mi sento di giudicare in maniera positiva il Raptor Pro 18L e altrettanto i suoi accessori, in particolar modo la sacca idrica Hydraulics™ 3L Reservoir. 
Questa la trovo migliore rispetto ad altre di Source e Camelbak che posseggo specialmente per la scelta di utilizzare una giunzione del tubo e far sì che l’attacco alla sacca si trovi in alto cosi da poterla agevolmente rimuovere lasciando l’altra metà del tubo attaccato allo zaino.
Per la facilità di pulizia posso collocarla tra Source che con la sua apertura classica nella parte superiore permette l’ingresso della mano (anche grande, io indosso guanti in taglia 10) e quella di Camelbak con il suo “oblò” per me non sufficientemente largo.

Il prezzo di listino, sia dello zaino che degli accessori, può sembrare importante ma la qualità è una certezza e la durata può essere allungata anche grazie all’assistenza che offre la possibilità di riparare lo zaino in caso di danneggiamento.

Se volete approfondire l’argomento su zaini, marsupi e borse da trasporto, cosa mettere dentro e conoscere le nostre valutazioni, vi segnalo anche questi nostri test:

Impressioni di Claudio Riotti

Ho utilizzato il Raptor Pro per alcuni mesi e fin da subito mi sono piaciuti il look total black, l’organizzazione degli oggetti al suo interno e soprattutto la stabilità sulla schiena. Sia a pieno carico che con pochi oggetti lo zaino resta sempre ben fisso, anche sui salti e sui percorsi più sconnessi, ma senza doverlo stringere eccessivamente con la fascia in vita e sul petto.

Ottima la zip sullo spallaccio per accedere alla sacca idrica. Quest’ultima è pratica, funzionale e facile da usare, con un buon flusso dal beccuccio e nessuna perdita accidentale.

Il paraschiena certificato in D3O non si nota ma dà una bella sicurezza, fortunatamente non l’ho ancora testato sul campo ma il suo spessore è rassicurante, pur essendo leggero.

Le tasche sono tutte al loro posto e apprezzo, come il collega Matteo, le due tasche sulla fascia lombare che permettono di accedere agli oggetti di uso immediato come multitool e barrette, il tutto senza togliere lo zaino. Molto pratico il roll dove inserire tutti gli attrezzi e le parti di “minuteria” come forcellino di scorta, filo del cambio, valvole tubeless e molto altro.

La mentoniera del casco, le protezioni o un casco integrale o aperto vengono comodamente alloggiati e trasportati grazie alle cinghie apposite. A riguardo, avrei preferito trovare, su un prodotto di alta gamma e di questo prezzo, delle fascette in velcro per poter arrotolare l’eccedenza di tutte le cinghiette.

Oltre a questo piccolo particolare, per i miei gusti l’unica nota stonata in un prodotto che è un “concerto” di soluzioni ben pensate è la fibbia metallica sulla fascia in vita: la trovo scomoda e più lenta da utilizzare rispetto alla classica clip, oltre che rumorosa quando si appoggia lo zaino a terra o in macchina. Di certo è più robusta di una clip in plastica e dura in eterno!

In seguito al nostro test e impressioni vogliamo inoltre raccontarvi qualcosa in più su Osprey, ovvero la sua curiosa storia.

Foto: https://www.the-journal.com/

La storia di Osprey

Osprey nasce nel 1974 a Santa Cruz in California (USA) quando il giovane imprenditore Mike Pfotenhauer apre un laboratorio tessile specializzato nella costruzione di zaini e borse, davanti alla sua abitazione.

Ben presto gli appassionati della vita all’aria aperta si recano da lui per commissionare prodotti su misura così da poter vedere concretizzate le loro necessità.
La bravura nella realizzazione unita alla esperienza maturata “sul campo” fanno emergere un aumento della domanda di zaini dalla vestibilità perfetta.

Il piccolo laboratorio quindi non è più in grado di soddisfare le tantissime richieste e Mike decide di traferire l’attività di Osprey a Dolores, nel sud-ovest del Colorado.

Insieme a sua moglie e socia in affari Diane Wren, Mike si avvale di una piccola squadra di “sarti” a cui affida la produzione, così da potersi concentrare sulla progettazione e design.

Curioso sapere che la piccola squadra in questione era composta per lo più da donne Navajo (uno dei popoli nativi americani), esperte nella tradizionale pittura con la sabbia e nella tessitura di coperte. Queste acquisirono ben presto esperienza nell’arte e nella scienza della costruzione di zaini Osprey.
 Nel 1994 avviene il secondo ampliamento dell’azienda con cambio di sede nella cittadina di Cortez, sempre in Colorado, dove tutt’ora ha la sua sede principale.

Osprey attualmente è diversa rispetto agli umili inizi ma nonostante gli zaini venduti in tutto il mondo segue sempre la stessa filosofia del 1974.

Oltre al Colorado troviamo uffici a Poole, in Inghilterra e stabilimenti di progettazione e produzione a Ho Chi Minh City, in Vietnam, dove Mike e Diane hanno vissuto per quattro anni per costruire rapporti e trasparenza con dipendenti e fornitori.
Sempre in America è presente un centro di distribuzione a Ogden, Utah.

Mike continua a lavorare in azienda come head designer insieme a un team in crescita di oltre 270 dipendenti.
Lo scopo principale è sempre quello di realizzare prodotti funzionali e resistenti in grado di essere riparati e essere così utilizzati più a lungo.

Questa caratteristica dimostra una grande attenzione all’ambiente e come segnala Osprey “ci sforziamo sempre, quando possibile, di riparare i prodotti piuttosto che rimpiazzarligrazie a un programma di garanzia e assistenza molto attento.

Nella produzione dei propri prodotti l’azienda statunitense ha ben in mente i concetti che qui riassumiamo:

– vengono progettati solo prodotti di alta qualità che durano a lungo.
- gli articoli non vengono sovraprodotti, così da non doverli poi vendere a prezzo di saldo.

– sono scelti materiali e tessuti molto costosi, così da mantenere al minimo assoluto gli sprechi.

– i prodotti Osprey non sono influenzati dalla moda, perciò i consumatori non vengono incoraggiati a rimpiazzarli.

– dove possibile è preferito riparare in garanzia al posto di rimpiazzare.
- nell’imballaggio si preferisce utilizzare materiali riciclati e riciclabili.

Inoltre, a questo link potete trovare in maniera dettagliata tutte le tappe più importanti della storia di Osprey dalle origini a oggi.

Sul sito ufficiale Osprey si può leggere il pensiero del fondatore e capo designer Mike Pfotenhauer, che abbiamo il piacere di riportare qui:

la mia filosofia personale è che la vita mi piace di più se sono circondato dalle cose che ho realizzato di persona. Comprendo ciò che mi circonda e mi connetto meglio con l’ambiente. É stato l’amore per la realizzazione del prodotto, fare cose per me stesso e i miei amici che mi ha condotto in questo business.
Ho iniziato a realizzare zaini e zainetti per dei clienti a Santa Cruz. Ero appena uscito dall’università e mi divertivo molto a impostare le mie ore costruendo attrezzatura e ascoltando storie su come quell’attrezzatura aveva viaggiato per il mondo e su delle vette.

Nel concludere questo nostro articolo vi consigliamo di consultare il sito ufficiale Osprey per ulteriori informazioni sulla gamma completa degli zaini e gli altri prodotti dell’azienda americana.

Sperando che questo test vi sia stato utile, vi consigliamo di fare un giro anche sulla nostra pagina Instagram e sulla nostra pagina Facebook oltre che sul nostro canale Youtube dove trovate molti video-test.

Qui trovate il test dello zaino Deuter Trans Alpine 30 litri. Qui tutti i test dei prodotti Deuter come zaini, marsupi e borse.

Qui trovate invece tutti i nostri articoli sugli accessori per biker.

A proposito dell'autore

Dopo aver ritrovato il piacere di pedalare la MTB nel 2017 all’età di 44 anni, la passione per “le ruote grasse” mi ha spinto a frequentare i trail con costanza. La montagna e i bike park, hanno orientato sempre più il mio coinvolgimento verso il gravity. La bicicletta, la sua manutenzione e l’attrezzatura per il biker, ormai sono diventati il mio interesse principale.