foto action: Cannondale.comCannondale Habit Carbon 2 2016 Claudio Riotti 18 Settembre 2015 Test A Friburgo, in Germania, c’è la sede europea di Cannondale, ed è dove abbiamo assaggiato la nuova Habit 2016, una trail bike 27,5″ tuttofare in carbonio da 120mm di escursione. Dopo quasi due anni Cannondale torna al settore trail dopo l’uscita di produzione della RZ One Twenty nel 2013, è il motivo è il crescente interesse (o il ritorno in auge) per bici di questo genere, oggi però più divertenti e con geometrie simili a mtb da enduro ma dal peso minore e facili in salita. Non a caso è la bici vincitrice dell’All-Mountain World Championship alla Downieville Classic in America con Jason Moeschler del Team WTB/Cannondale. Ad Eurobike 2015 e a Cosmobike Show a Verona anche il pubblico ha finalmente potuto toccare con mano la nuova Habit di Cannondale: nei vari stand dei demo day tutte le bici erano fuori in prova e i pareri che ho raccolto tra gli addetti ai lavori e i semplici rider sono stati positivi all’unanimità. Ma un conto è provarla in un breve anello fuori dalla fiera, un conto è avere la Foresta Nera della Bavaria a disposizione per un’intera (piovosa) giornata. Vediamo di che bici si tratta. Analisi statica Habit Carbon 2 La Habit Carbon 2 che abbiamo testato su 35 km di giro per circa 1000 m di dislivello nella Foresta Nera vicino a Friburgo è una trail bike con ruote da 27,5″ e 120mm di escursione ad entrambe le ruote. Il materiale del triangolo anteriore è lo stesso carbonio con la collaudata tecnologia BallisTec che abbiamo provato sulla Cannondale FSI qui e delle Cannodale Jekyll qui. Anche la biella è in carbonio (su tutti i modelli carbon) e pesa 60g, mentre quella in alluminio sui modelli più bassi di gamma pesa 130g. Lo schema di sospensione è il sistema Zero Pivot Construction, ereditato dalla Scalpel, che in sostanza è un quadrilatero al quale è sostituito il fulcro sui foderi con la flessione dei foderi stessi, nello specifico quelli obliqui. Cannondale sceglie questa soluzione per risparmiare peso (il telaio il taglia L è appena sotto i 2 chili) e beneficiare della rigidità laterale che il disegno senza pivot permette. Nelle versioni superiori anche il carro è in carbonio, nel modello testato è in alluminio e i tecnici ci hanno spiegato che sono stati effettuati test da milioni di cicli su macchinari che riproducono le sollecitazioni dei sentieri e sia carbonio che alluminio hanno passato con ottimi risultati le prove. A mio avviso la risposta dei due materiali è molto differente, ma per avvertire i 20mm dichiarati di “travel” dei foderi bisogna essere molto sensibili. Si sente, ma per notarlo “a occhio nudo” dovremmo separare il lavoro dell’ammortizzatore con la flessione dei foderi, cosa difficilmente realizzabile visto che il sistema Zero Pivot è stato progettato per lavorare all’unisono tra i vari elementi. La pinza del freno posteriore è il must ormai anche nel settore strada ed è posizionata sul fodero basso per semplicità di costruzione, limitare le flessioni e risparmiare peso. Perno passante da 142×12. Il carro si muove su nuovi perni passanti ECS-TC trattenuti da expander che non richiedono di speciali attrezzi per smontarli e garantiscono più tenuta e rigidità d’insieme, senza più il rischio di gioco dei cuscinetti. La trasmissione è mista con guarnitura Cannondale Hollowgram Si con la scelta di una doppia corona anteriore 26/36 (da specifiche di catalogo dovrebbe essere 22/36) e un cambio posteriore Shimano XTR che gestisce le 11 velocità sui pignoni di gamma XT da 11-40T. Nel reparto sospensioni troviamo il RockShox Monarch XX DebonAir con comando remoto al manubrio Full Sprint, derivato dal mondo xc race e che permette di bloccare anche la forcella. La sua regolazione di fabbrica dell’ammo è di tipo standard, per cui anche in aftermarket si può trovarne uno identico senza problemi e sostituirlo in caso di necessità. La curva di compressione studiata dai tecnici Cannondale è regressiva fino al punto di sag per poi diventare molto progressiva dopo averlo passato, quindi circa al 25% della corsa. Questo per ottenere efficienza in pedalata e per essere performante in discesa, eliminando i fine corsa. All’anteriore naturalmente la forcella è la Cannondale Lefty Carbon 2.0, bloccabile col comando Full Sprint, da 120mm di escursione con 50mm di offset. É stata oggetto di alcune modifiche alla cartuccia dell’aria per una corsa più sostenuta e reattiva soprattutto nelle sezioni tecniche. La Lefty è in carbonio solo sulle versioni full carbon mentre è in alluminio per le altre versioni. In totale ci sono 10 versioni configurate con telai in carbonio o alluminio,che includono anche le due versioni da donna (stesse geometrie ma montaggio più indicato alla donna) e la versione leggermente più aggressiva Habit SE con la Lefty da 130mm. Ruote C Zero L’altra novità riguarda le ruote, svilluppate da Cannondale e presenti in questo caso sulla versione Habit Carbon 1. I canali sono in carbonio,con larghezza interna 23mm, perché Cannondale ha ritenuto opportuno restare su questa misura considerandola la più efficace in ambito trail. I mozzi hanno raggi a testa dritta doppio spessore. Come va la Cannondale Habit Carbon 2 In sella La posizione in sella è centrale e ben spaziosa per essere una M, fa piacere trovare un manubrio largo (760mm x 15mm di rise) e un attacco corto da 60mm. Sembra che dica: pronti per divertirsi in discesa? Non essendo molto alto (170cm) mi sono subito fatto spostare gli spessori da sotto a sopra allo stem dai meccanici a nostra disposizione per ottenere una posizione più ribassata e una guida più aggressiva sull’anteriore, cosa che anche in altre bici in test come la Scott Genius ha aiutato notevolmente a migliorare la confidenza in curva e nel ripido. Nella classica prova in piano “da parcheggio” si sente già che non è una trail bike “comune”, infatti durante la giornata si è poi rivelata una bici da poter spingere al limite in discesa quasi quanto una da enduro. La cosa che non mi ha convinto e che ho modificato dopo il primo giro è la scelta del posizionamento dei comandi del reggisella telescopico Reverb e il comando Full Sprint, di serie rispettivamente a destra e sinistra. É un problema comune sulle bici con sistemi di bloccaggio remoto di uno o due elementi ammortizzanti e la doppia corona anteriore: la presenza di comando del deragliatore diminuisce lo spazio sul manubrio e sistemare il tutto sembra a volte impossibile. In questo caso infatti sono dovuto scendere a compromessi, comandi intuitivi ma lontani dai pollici piuttosto che alzare la sella ogni volta che volevo bloccare le sospensioni e viceversa. È certamente questione di abitudine ma diciamo che da questo punto di vista la Habit in test non è stata molto intuitiva, complici anche i freni Shimano con leve del cambio incorporate, una bella innovazione ma lo spazio interno tra leva e manubrio è troppo esiguo per far passare i collarini dei comandi remoti. La versione Carbon 1 con l’1×11 presenta meno problemi non essendoci il deragliatore anteriore e utilizzando freni Sram con comandi match-maker. Essendo quindi amante della pulizia sul manubrio ho trovato poco belli a livello estetico i sette cavi che dal cockpit si dipartono verso i rispettivi comandi, tuttavia sono corti e non si muovono durante la discesa e sono ovviamente necessari. Purtroppo le gomme non mi hanno dato una buona impressione, il grip delle Schwalbe Nobby Nic Evo anteriore ma soprattutto quello della Rocket Ron Evo posteriore è davvero esiguo, la mescola di entrambe è la più dura (Pacestar) e sicuramente scorrevole ma avrei preferito un disegno leggermente più aggressivo dietro e una mescola almeno media sull’anteriore, a fronte anche della spesa di quasi 5000 euro e il resto del montaggio di tutto rispetto. Salita In salita la Habit si comporta molto bene, le geometrie e il peso contenuto la fanno una buona arrampicatrice sia su sentieri scorrevoli che tecnici, a patto su questi ultimi di mantenere le sospensioni aperte. Con il blocco inserito la Lefty mantiene alcuni centimetri di corsa ma risulta poco fluida nel gestire le asperità come radici o rocce, quindi se si affrontano tratti sconnessi consiglio di sbloccare entrambe le sospensioni (non potendo gestirne una alla volta) e pagare qualcosina in termini di rendimento al posteriore, soprattutto con la corona piccola. Con la corona grande il bobbing è praticamente nullo e quindi torniamo al discorso che la scelta dell’1×11 sarebbe la mia favorita. La posizione in sella come già accennato è ottima e nei tratti ripidi non serve spostare il peso per salire con agilità, si apprezza la maneggevolezza e l’intuitività negli strappi brevi o nel tecnico trialistico. Discesa È qui che possiamo regalare i “dieci e lode”, Cannondale è riuscita a produrre una sorta di mini-enduro molto divertente in discesa. La Habit dà subito confidenza sia nel veloce pulito con una grande stabilità sia nello stretto tecnico con un’agilità disarmante e una risposta pronta agli input del rider, soprattutto se guidata in maniera moderna e aggressiva. Il connubio dei 68° di angolo di sterzo e i 74° effettivi di angolo sella si sommano in una formula vincente, con anche il carro da 429mm. Nei tratti sconnessi il comportamento delle sospensioni è “all’unisono”, la Lefty è rigida e una volta impostata la traiettoria la mantiene mentre il carro sembra avere molto più di 120mm a disposizione. Le geometrie pensate per la Habit sono un’ottimo mix tra divertimento e confidenza, sembra di potersi spingere molto più in là della sua destinazione d’uso, ma se lo fate attenzione a coperture e ruote che potrebbero presentare il conto, le prime con pizzicature o tagli e le seconde con una rigidità laterale non pensata per un uso gravoso. Sui salti (i trail non presentavano rampe o doppi ma come è mia abitudine ce li siamo “inventati” usando cambi di pendenza e radici per spiccare qualche piccolo volo) è leggera come una piuma ma prevedibile, anche qui le unità ammortizzanti esprimono tutta la loro validità lavorando in sincrono. Nelle staccate su percorsi sconnessi ho trovato la Lefty 2016 molto più sostenuta delle precedenti ma anche reattiva, segno che la messa a punto dei tecnici è stata efficace e mirata. La componentistica, tra freni XT, trasmissione Cannondale e XTR, la sella Fabric Scoop in versione Shallow Race, il reggisella Reverb e le ruote della casa è tutta all’altezza della situazione, eccezion fatta per le già citate coperture, unico vero neo di questa divertente Cannondale Habit Carbon 2. Geometrie Conclusioni Una trail bike tuttofare, il titolo di questo articolo riassume in tre parole la nuova proposta di Cannondale per un settore che sembra stia tornando molto di moda. Agile in salita, scattante e soprattutto ottima in discesa, se cercate un mezzo davvero polivalente potreste aver trovato ciò che fa per voi, a patto di sostituire le coperture con qualcosa di più performante. Tra i vari allestimenti si trovano prezzi alla portata di tutti, vi consigliamo solo di valutare le varie soluzioni tra 1×11 e 2×11 a seconda delle vostre esigenze e tenendo presente quanto analizzato nel test. Prezzo Habit Carbon 2: 4.999 euro. Per tutte le altre info e la gamma completa vai su Cannondale.com